Autore: Vamp-girl
Genere: Introspettivo
Avviso: questo diario va letto contemporaneamente alla FF “ Astrid/ Emma: il volto dell’ amore”. Per facilitare la lettura apporrò dei link in entrambi gli scritti che consentiranno di comprendere al meglio la storia. È fondamentale che il presente diario sia letto di pari passo alla FF secondo l’ ordine da me indicato, pena la non totale comprensione degli eventi.
CAPITOLI : 1, 2, 3,
4, 5,
6, CAPITOLO PRIMO
Sei il regalo che mamma mi ha fatto prima che partissi, per cui trovo giusto utilizzare le tue pagine per dare corpo ai miei sentimenti, di cui a volte, forse troppo spesso, sono gelosa…
Finalmente mi sento libera di scrivere quello che penso di me, del mio passato, che ancora mi tormenta, dei miei genitori… di mio padre.
Sono passati tanti anni da quando ci ha lasciate, che quasi non ricordo il suo viso, la sua voce… è come se fosse una figura dai contorni sfocati, che, per quanto mi sforzi, non riesco a mettere a fuoco.
È presente, sempre, in ogni istante, ma la sua presenza è inquietante come quella di un fantasma, che ti spaventa, ti fa soffrire, ma da cui non puoi difenderti perché è incorporeo.
Ho pochi ricordi di lui, delle sue carezze, dei suoi baci…forse non ne ho menzione perché devono essercene stati pochi.
Ricordo soltanto in modo nitido lo sguardo di mamma, quando mi disse che papà non sarebbe più tornato, che ci aveva abbandonate e che, da quel momento in poi, ci saremmo protette e amate a vicenda.
Aveva pianto, ma orgogliosa com’ è, non lo voleva dare a vedere.
Da quel giorno non ne abbiamo più parlato, mamma lo ha cancellato dalla sua vita e lo ha annullato anche dalla mia…
Non è più venuto a trovarmi, non mi ha più cercata, non mi ha più mandato regali, è semplicemente scomparso dalla mia esistenza.
Non ho mai avuto il coraggio di confessarle che mi mancava e che mi manca ancora oggi.
La sua assenza mi ha lacerata, posso comprendere la fine di un amore, ma non posso ammettere l’ abbandono di un figlio, a meno che quel figlio non sia mai stato amato.
Per tutta la vita mi sono domandata le ragioni di questo disinteresse nei miei confronti e l’ unica risposta che sono riuscita a darmi è che l’ amore si merita e io probabilmente non ero degna di riceverne…
Una volta, quando ero più piccola, le ho chiesto di mio padre e lei mi ha risposto che sapere la verità mi avrebbe fatto soltanto male.
Mamma ha sempre cercato di aprirmi gli occhi e a suo modo di proteggermi.
Le sue parole sono incise a fuoco nella mia mente: “ Non affezionarti a chiunque ti dimostri un minimo di attenzione solo perché sei sola. La solitudine è la condizione umana. Nessuno riempirà mai questo vuoto. Il massimo che puoi fare è conoscere te stessa… sapere cosa vuoi.”
Ho fatto tesoro dei suoi insegnamenti e ho lavorato molto su me stessa, ma quel vuoto rimane e mi fa sentire dolorosamente incompleta.
Oggi sono andata all’ università. Ho provato un’ emozione forte quando ho visto quell’ edificio imponente, ho avuto la sensazione di aver compiuto una svolta, una sorta di rituale di passaggio tra l’ adolescenza e l’ età adulta.
L’ adolescenza! Per me è stata un incubo. Il solo ricordo mi fa affiorare emozioni amare.
L’ adolescenza ha sottolineato in pieno la mia diversità dalle altre ragazze. Non ho mai baciato, né amato nessuno, non ho mai avuto la gioia di sentirmi dire “ ti amo”.
Quando confido questo a mia madre mi dice che sbaglio a pensarla così. Sostiene che io sia fortunata perché non ho dato modo a nessuno di farmi soffrire e di ingannarmi come papà ha fatto con lei, ma lei non sa che io soffro comunque. La mia sofferenza alcune volte si trasforma in rabbia ed è la rabbia oltre alle sue sollecitazioni a fare in modo che io faccia tutto alla perfezione.
Essere la prima in tutto ciò che faccio è una sorta di risarcimento per una vita avara di quelle emozioni che alle mie coetanee sono elargite a piene mani.
Spesso le guardo, osservo i loro volti e le vedo felici. Perché io non posso esserlo?
CAPITOLO SECONDO
È difficile parlare di me. Mi appartengo, mi conosco alla perfezione, eppure non so da che parte iniziare.
Se mi guardo dentro vedo solo rabbia, una rabbia sorda e cieca che cerca uno spazio per uscire, ma è imprigionata, ingabbiata nel profondo.
In me regnano due mondi opposti: uno interiore sofferente, violento, rabbioso e uno esteriore impeccabile, perfetto e impassibile, sembra che nulla possa scalfirlo…
Nessuno sa che sotto la neve c’ è un fuoco che divampa e mi consuma, mi brucia l’ anima e mi uccide.
Non conosco l’ amore, è un sentimento che non mi appartiene, perché non mi è mai stato donato, mai nessuno mi ha dimostrato interesse in quel senso.
Mamma l’ ha provato e il risultato è stato l’ abbandono da parte di mio padre, per cui trovo giusto affermare che l’ amore ti umilia, ti toglie energie; è preferibile l’ odio perché ti culla, ti dà forza, speranza di riscatto. L’ odio per me è un calmante che seda questa rabbia e mi offre la pace.
Un odio che dirigo verso ciò che è esterno, lontano, a me sconosciuto.
Sono diventata tutto ciò che una donna non dovrebbe essere, autonoma, sicura di me, determinata… non ho nulla in comune con le altre ragazze, delle oche smidollate che arrossiscono se qualcuno le bacia o dona loro un fiore, che si concedono al primo che le inganna e continuano stupidamente a illudersi di una bugia chiamata amore.
Gli uomini non provano amore, perché non sono fatti per amare, è un sentimento che simulano di provare per ottenere qualcosa di molto concreto in cambio e le donne sono così fragili e sprovvedute da cascarci.
Mi fanno compassione e tanta rabbia.
Forse sarei più sincera se dicessi invidia, perché anche a me piacerebbe credere in quella bugia ed essere simile a loro, una smidollata illusa, ma l’ incanto non mi è stato concesso, perché non ho mai creduto alle favole.
La vita con me è stata crudele, sono cresciuta con l’ idea di dover meritare un affetto che non giunge mai e per inseguirlo ho salito i gradini che conducono alla perfezione, ma … ho aperto gli occhi.
Nessuno è disposto ad amare, a soffrire per un altro, ad anteporre la felicità altrui alla propria. Nessuno!
È un mondo senza speranza, che ruota impazzito, senza regole, senza ideali…
La mia natura è quella di un predatore, devo aggredire per sopravvivere, per questo mi sono imposta di realizzare qualsiasi obiettivo decida di raggiungere, lo faccio per conquistare una dimensione mia, una mia realtà in cui sono vincente e appagata e addolcisco quella rabbia interiore che mi consuma.
Mamma mi ha mandata in questa università perché desidera che io porti a termine ciò che ha lasciato incompiuto lei e lo farò, non sarò schiava dell’ amore di nessuno, non avrò pietà, andrò avanti per la mia strada, costi quel che costi.
Sono Astrid la sua unica ragione di vita.
CAPITOLO TERZO
All’ università ho conosciuto una ragazza, mi ha avvicinata lei perché io ero assorta e intenta a prendere visione dell’ inizio delle lezioni.
Mi ha colpita appena l’ ho vista. È bionda, graziosa, ben truccata e vestita con cura.
Il classico tipo che detesto. Ha detto di chiamarsi Helèna e si è prestata di fornirmi alcune informazioni, poi ha dato il via ad una serie di perle di sapienza, me le ha dispensate con cura… tuttavia alcune mi sono state utili. Sembra che in questo posto gli universitari più grandi si divertano a fare scherzi alle matricole, non so fino a che punto ciò sia vero, ma se dovesse essere così, la cosa mi deluderebbe abbastanza.
Un’ università esclusiva dovrebbe avere un’ utenza di alto livello, invece sembra che questo posto, tanto antico quanto costoso, sia frequentato da adolescenti imbecilli, piuttosto che da ragazzi attenti a pianificare il proprio futuro.
Dopo un po’ di preamboli, mi ha proposto di conoscere qualche altra ragazza, la cosa non mi dispiacerebbe… spero soltanto di non trovarmi invischiata in qualche gruppo di sciocche decerebrate che hanno bisogno di essere dirette nelle scelte da effettuare.
Ho troppi problemi, ci mancherebbe anche solo questo!
Mi ha condotta nel viale, ha detto che lì si fermano spesso i suoi amici, ma alla fine non mi ha presentato nessuno.
Ci siamo sedute a una panchina e mi ha indicato un po’ di persone a lei note, raccontandomi vita, morte e miracoli di ognuna.
Poi ha iniziato a parlarmi di un nuovo gruppo di musicisti che frequenterebbe la nostra facoltà, li ha chiamati… Tokio Hotel, credo.
Comunque me li ha indicati uno ad uno, dei soggetti strani…
Uno aveva dei tagli sulla fronte e dei punti di sutura piuttosto vistosi, pare che sia stato aggredito in un locale, si chiama Gustav, ma tutti lo chiamano Gus.
Mi ha colpita perché ha un aspetto piuttosto innocuo, da bravo ragazzo direi, mi fa specie il fatto che possa essere stato coinvolto in una rissa.
Poi ha indicato Georg il bassista, un ragazzo muscoloso, ma anche piuttosto tozzo, non mi piace. Ha i capelli lunghi, che orrore!
Helèna a un certo punto si è come … illuminata, sì, è la parola giusta.
Ha visto Tom. Il suo amato Tom. Io non ho notato niente di speciale in lui, mi ha detto che si è portato a letto un bel po’ di ragazze dell’ università e la cosa mi ha stupita abbastanza.
Veste abiti sformati, pantaloni e maglie larghissime, ha treccine scure, un piercing al labbro e porta gli orecchini. Che tipo!
Ha iniziato a descrivermelo con dovizia di particolari, quasi fossi cieca, e ha detto di amarlo, io pensavo scherzasse, ma faceva sul serio.
Mi ha fatto pena, nel senso più nobile del termine, un’ altra povera illusa destinata a soffrire!
Ho cercato di farla ragionare, ma non c’è stato verso; mi ha guardata come se fossi un’ aliena, una senza sentimenti…
È riuscita a farmi sentire in imbarazzo, ma lei non può capire perché non ha ancora aperto gli occhi come ho fatto io, non ha ancora visto la realtà in tutta la sua brutale crudezza.
Mi sembra Alice nel paese delle meraviglie. Quello sciocco candore un po’ glielo invidio, non so che darei per provare almeno per un attimo un briciolo di speranza e di gioia…
Poi mi ha indicato il gemello di Tom, Bill.
Dei quattro è sicuramente quello più eccentrico e strano, all’ inizio l’ ho scambiato per una femmina, poi per fortuna l’ ho osservato con più attenzione ed ho evitato una gaffe.
Certo che si veste anche lui in un modo stranissimo… gliel’ ho fatto notare e si è arrabbiata.
Era decisamente incazzata, mi ha detto che malgrado io sia scettica su Tom e il gruppo, ma principalmente su Tom, lei sarebbe riuscita a conquistarlo e a tenerselo stretto e mi ha proposto una cosa così assurda da rasentare il ridicolo: lei sedurrà Tom e diventerà la sua ragazza e io, che non credo nell’ amore, dovrò fare innamorare di me Bill, ma la cosa più esilarante, perché non potrei definirla in altro modo, è che dovrò alterare il mio aspetto.
Mi ha imposto la scommessa, ha detto che non posso tirarmi indietro e che quella che rischia davvero è soltanto lei, perché io dovrò travestirmi…
Mah, in fin dei conti tra qualche giorno festeggeremo Halloween, si potrebbe anche fare!
Io l’ ho presa sul ridere, ma lei si è incazzata davvero e mi ha lasciato il suo numero di cellulare con l’ ordine tassativo di vederci domani mattina.
Che pazza! Non so se accetterò la scommessa, ma non posso negare che la cosa mi intriga, può essere un divertente diversivo utile a spezzare la monotonia dei pomeriggi interi da dedicare allo studio. Ci penserò.
ASTRID/EMMA:il volto dell' amore CAP. 1Edited by vamp-girl - 14/5/2010, 20:13