CAPITOLO 3°
Tom era seduto sul divano, accanto a lui c’era una sola lampada accesa che gli illuminava le ginocchia, mentre il resto della stanza era avvolto in una penombra dai toni caldi.
Il suo sguardo era completamente rapito dalla televisione, che guardava con un’ attenzione avida, mentre la sigaretta che aveva tra le dita si stava consumando da sola.
I suoi occhi erano diretti alla luce dello schermo che dava forma a due corpi ansimanti avvolti in un sensuale abbraccio; in particolare egli fissava la fanciulla completamente nuda che si offriva generosamente al suo sguardo e pensava che la libidine, che quel pomeriggio era stato costretto a reprimere, avrebbe avuto il suo naturale sfogo quella sera.
Era totalmente assorbito da quelle immagini e da quel pensiero insistente, che gli faceva affluire il sangue alle guance, che non sentì la voce di suo fratello, che, dopo un paio di richiami, decise di alzarne di molto il tono.
- Tooom che intenzioni hai per stasera? – gli domandò Bill, riportandolo alla realtà.
- Beh, penso che ormai tu conosca le mie intenzioni! – gli rispose con un sorriso sornione.
- Il solito! Non intendevo per questa notte, ho solo chiesto per stasera. – chiese Bill, sbuffando.
Ormai i piani di suo fratello in quelle maledette feste erano assolutamente scontati.
- Verranno Gus, Georg, ovviamente Andreas e qualche nostro compagno di corso. Quanto alle pollastre ho scelto con cura. – gli rispose, fissandolo con uno sguardo che cercava complicità.
- Non avevo dubbi. Ma qualcuna con il quoziente intellettivo pari alla norma, no? Per te è davvero sufficiente che respirino?- gli disse Bill spazientito; lui non amava e non approvava le feste del fratello, le giudicava una inutile perdita di tempo, era molto più edificante, a suo avviso, trascorrere una serata insieme a cari amici.
- Bill, le donne intelligenti sono un pericolo da evitare con cura. Siamo giovani, datti una spolverata alle ragnatele che hai fatto nei tuoi boxer e pensa anche tu a divertirti. – gli rispose Tom, con il deliberato scopo di provocarlo; anche Tom era piuttosto insofferente verso l’ atteggiamento del fratello, non capiva lo scopo della sua ostinata, quanto inutile, ricerca del vero amore e considerava quell’ obiettivo una insulsa romanticheria di altri tempi.
Mentre Bill stava per replicare, squillò il cellulare di Tom.
Si alzò con pigrizia dal divano e, raggiunto il tavolino dove era posato il suo telefono, sbirciò sul display l’ identità del chiamante e, dopo aver rivolto un sorrisetto al fratello con il chiaro intento di dimostrargli che lui poteva avere tutte le ragazze che gli pareva, anziché conservarsi sotto naftalina per il vero amore, si decise a rispondere.
- Pronto? Ciao Sandra, no non mi disturbi affatto… Chi? …Non ricordo… Perché hai dato gli inviti? … Sandra, lo sai che non voglio estranei alle mie feste! … Non voglio complicazioni! … E se si mettesse a piangere? Ci manca solo questo! …Ormai è fatta…Fai come vuoi. Ciao. -
Tom chiuse la comunicazione piuttosto spazientito, buttò il suo cellulare sul divano e sbuffò.
- Che voleva Sandra?- gli chiese Bill incuriosito.
- Ho commesso l’ errore di darle qualche invito in più. Sai nel caso avesse intercettato qualcuna per cui ne valesse la pena… - rispose seccato.
- E allora? – lo invitò a proseguire ancora più incuriosito di prima.
- Allora, quell’ idiota ha consegnato un invito a Helèna ed uno alla sua orrenda amica. – disse Tom decisamente contrariato.
- Chi è Helèna?- domandò Bill, rivolgendogli uno sguardo interrogativo.
- Quella biondina che mi muore dietro. Ti ricordi quando inciampò e mi venne addosso? Era di tutti i colori! Che scema! – rispose Tom, incerto se essere seccato o lusingato degli effetti del suo sex appeal.
- La ricordo vagamente. La sua orrenda amica chi sarebbe? - chiese il fratello, sottolineando con l’ espressione del viso le parole “ orrenda amica”.
- Una matricola. Mi ha detto che si chiama Emma, che è spaesata poverina e che per movimentare la serata ha in mente di darle il benvenuto a modo suo. – rispose Tom secco.
- Tom queste cose a me non piacciono! Non voglio che accadano a casa nostra. – disse Bill col tono di voce un po’ alterato.
- Bill neanche a me piacciono! Figurati se io possa essere entusiasta all’ idea di avere per casa un mostriciattolo e un’ oca adorante. Purtroppo però le ha invitate! – rispose Tom ormai rassegnato.
- Tom devi impedire che Sandra ne combini una delle sue. Cosa ti ha detto esattamente? – gli domandò allarmato.
Ora il suo era diventato un vero interrogatorio.
- E’ stata piuttosto vaga. Ha detto che stava organizzando con le altre uno scherzo e che stasera ci saremmo divertiti. – gli rispose, sentendosi un po’ in colpa, come se fosse complice di un’ azione indegna.
- La richiami tu o devo provvedere io? – gli disse Bill con tono perentorio, prendendo il cellulare dal divano.
- Bill, ti ho detto che la terrò d’ occhio, va bene?- gli rispose il gemello, togliendogli di mano il telefono.
- Tom! – quelle tre lettere equivalevano a un avvertimento.
- Ho capito Bill. Dacci un taglio per favore. –
Tom spense la televisione e si diresse verso la sua stanza, non aveva alcuna voglia di litigare con suo fratello.
Helèna era a casa di Astrid. Era felice dell’ invito, non vedeva l’ ora di stare un po’ con Tom.
La sua emozione era percepibile da ogni sguardo, gesto o parola che pronunciasse e Astrid era piuttosto preoccupata; un po’ invidiava la spensieratezza di Helèna, la sua capacità di vivere i sentimenti in modo così spontaneo, senza inibizioni o inutili pudori, ma un’ altra parte di sé, quella più razionale, le suggeriva di metterla in guardia, unicamente per il suo bene.
- Helèna, ti prego non investire troppo in sentimenti. È solo una festa, ci saranno senz’ altro tante ragazze intorno a Tom. – la buttò lì per studiare la reazione dell’ amica.
- Lo so Astrid. Ma anche solo guardarlo mi fa stare bene. Sono cotta. – le disse con gli occhi che le brillavano.
In cuor suo Astrid la capiva per cui si limitò a sospirare e decise di non dirle più niente a riguardo, ma le sarebbe dispiaciuto molto se Tom l’ avesse fatta soffrire. Helèna era una brava ragazza e meritava di essere apprezzata. Con discrezione la osservava mentre si guardava allo specchio e con mani tremanti cercava di applicare il mascara. Era tenera e impacciata. Le fece un sorriso e si diresse verso di lei.
- Vieni qua, ti aiuto io! –le disse, togliendole di mano il mascara.
- Ma io voglio essere bella! – rispose Helèna non tanto sicura del risultato che Astrid le avrebbe potuto garantire.
- Signorina, il trucco che mi sono appena fatta è un capolavoro. Per diventare brutte ci vuole un’ abilità estrema, cosa credi? – le rispose l’ amica con un’ aria da finta offesa.
- Astrid ?- le chiese esitante.
- Dimmi. –
- Se tu non te la senti di venire… di venire così… io capirei. Guarda che non ti obbligo. È solo una scommessa, possiamo lasciar perdere... –
Helèna si sentiva in colpa per aver imposto ad Astrid quella scommessa e principalmente le dispiaceva che una ragazza così attraente dovesse mortificare la propria femminilità per uno stupido bisticcio tra amiche.
- No. E’ una scommessa con me stessa. E’ l’ ultima possibilità che concedo al genere maschile. – le rispose Astrid con un’ aria un po’ triste, ma al tempo stesso determinata.
- Perché parli così? –
Helèna aveva perfettamente colto lo stato d’ animo dell’ amica e voleva che trovasse la forza di confidarsi con lei, ma Astrid era ancora troppo lontana dalla possibilità di fidarsi di qualcun’ altro che non fosse sua madre, per cui si limitò a prender tempo.
- È una storia dolorosa, forse più in là te la racconterò. –
- Astrid, Bill è un bravo ragazzo, credo che ti piacerà. – le disse Helèna.
- Vedremo! – si limitò a risponderle.
Ma in quel “ vedremo” non c’era alcuna speranza.
Quella serata, che doveva essere magnifica nell’ immaginario di Helèna, in realtà sarebbe andata diversamente per entrambe, ma ancora non lo sapevano.
Quegli inviti, che sembravano una manna dal cielo, nascondevano un intento malvagio e perverso…
- Sandra hai preso il colore? – chiese Eli all’ amica, assicurandosi che la serata avrebbe garantito quel divertimento accarezzato e pianificato fin dal mattino.
- Certo gioia, ho acquistato un bel barattolo di ducotone candido, candido. – le rispose Sandra, sorridendo perché già immaginava la scena.
- Perché l’ hai preso bianco ? – le domandò Guenda con curiosità.
- Perché i cessi solitamente sono di quel colore! –
Non c’ era un briciolo di umanità in quelle parole; erano le parole di una ragazza senza sentimenti, senza valori, abituata a giudicare solo dalle apparenze.
- Quando intendi buttarglielo addosso?- chiese Erica con un sorriso divertito.
- Al momento opportuno. Ho accennato la cosa a Tom, vedrete ci divertiremo. – le rassicurò la mente perversa di quel gruppo.
Le quattro ragazze si diressero a casa dei gemelli con un po’ di anticipo, dovevano aiutarli a preparare il rinfresco, ma il piano era un altro…
CAPITOLO 4°
Sandra, Eli, Erica e Guenda arrivarono con anticipo a casa dei gemelli, come del resto era stato stabilito da tempo.
Nell’ appartamento c’ era parecchio fermento: Bill era alle prese con il trucco, Tom andava avanti e dietro indaffarato, le sue feste dovevano sempre essere un successone, Gus, Georg e Andreas sistemavano la sala.
Le quattro ragazze si fiondarono in cucina, avevano pensato a tutto: patatine, panini, salatini, birre…
Si misero all’ opera perché tutto doveva essere perfetto, proprio come piaceva a Tom.
Dopo circa 20 minuti tutto era pronto a parte il pezzo forte della serata.
- Allora Sandra, il nostro piano? - chiese Guenda eccitata.
- Dobbiamo attirarla in bagno. Tu Eli durante il rinfresco dovrai avvicinarla e, distrattamente, versarle qualcosa addosso. Così sarà costretta ad andare a pulirsi. Tu Guenda nasconditi dietro la tenda della doccia, quando ti darà le spalle, le verserai la vernice addosso. – disse Sandra.
Era compiaciuta di sé e delle sue idee, a suo parere brillanti, ma principalmente avrebbe fatto qualsiasi cosa per divertire Tom. Quel Tom che andava sedotto giorno dopo giorno in quanto vanesio, incostante e infedele, ma che la faceva letteralmente impazzire sotto le lenzuola.
I suoi pensieri furono interrotti dal commento di Guenda, che intanto aveva aperto il barattolo di vernice.
- Ma è molto densa! – replicò la ragazza.
- Basta diluirla con l’ acqua, intelligentona! Piuttosto, assicurati davvero di non essere vista, non voglio guai con Bill! Tu Erica rimani con Helèna, devi fare di tutto per separarla da Emma. -
- D’ accordo! – disse Erica scocciata perché le era toccato il compito più noioso.
Mentre prendevano accordi precisi, Gus entrò in cucina e le sorprese a confabulare.
- Di cosa stavate parlando? Chi è Emma? – domandò incuriosito.
- Una ragazza nuova, la conoscerai stasera. - gli rispose prontamente Sandra.
- È una matricola amica di Helèna e abbiamo pensato di invitarla, per augurarle il benvenuto. – disse Guenda.
- E quale benvenuto è migliore di una festa di Tom? – aggiunse Eli.
- Buona idea! - disse Gus.
- Noi abbiamo sempre buone idee, Gus. – disse Erica, prendendolo a braccetto e portandolo via dalla cucina.
Intanto Tom sempre più impaziente di dare inizio al suo festino, si affacciò alla scala che conduceva al piano superiore per richiamare al dovere suo fratello. Era rintanato nella sua stanza da troppo tempo ormai e c’ erano i loro amici che reclamavano la sua presenza.
- Bill porta il culo giù e smettila di fare la primadonna!- urlò Tom.
Se c’ era una cosa che faceva seriamente imbestialire Bill era la fretta che gli imponeva il fratello quando doveva prepararsi. Non lo degnò di una risposta e si controllò più volte allo specchio. Aveva impiegato diverso tempo, ma ne era valsa la pena. Il trucco agli occhi era impeccabile, i capelli ordinatissimi gli sfioravano le spalle. Non da meno era l’ abbigliamento, rigorosamente in nero. Aveva scelto pantaloni molto aderenti, stivali e un maglione pieno di applicazioni in acciaio.
Era molto attraente e, nonostante i lineamenti delicati, aveva un particolarissimo sex appeal che metteva in luce una mascolinità meno aggressiva di quella di Tom, ma ugualmente efficace.
Finalmente pronto si decise a scendere.
- Era ora! – lo apostrofò seccato suo fratello.- Io a darmi da fare perché tutto riesca al meglio e tu chiuso nella tua camera a rifarti il trucco. -
- Povero Tomi. Lo so, sei perduto senza di me, ma io dovevo farmi bello. Ho seguito il tuo consiglio e ho rimosso un po’ di ragnatele… - gli rispose Bill con un tono ironico intenzionalmente provocatorio.
- Voglio proprio vedere, cosa riuscirai a concludere stasera! – disse Tom con la stessa ironia e molto poco convinto.
Era già ora, il tempo era volato e gli invitati erano arrivati, entusiasti delle serate che solo Tom era capace di organizzare.
Astrid ed Helèna decisero di tardare un po’ per evitare l’ imbarazzo di trovarsi a tu per tu con i gemelli.
- Astrid sono emozionata. Come sto? – le domandò Helèna, girando su se stessa per farsi osservare nei minimi particolari.
- È la milionesima volta che me lo domandi. Stai benissimo, sei molto carina. Sono certa che Tom ti noterà. – le rispose Astrid, cercando di rassicurarla.
- Penso che anche Bill noterà te, Astrid!- le disse Helèna, ma seriamente.
- Non sarà di certo il solo a notarmi, conciata così. – rispose Astrid un po’ in imbarazzo.
- Guarda che non sto scherzando. Tu sei molto diversa dalle altre e colpisci gli altri proprio per questo. Sei speciale Astrid, lo penso seriamente. – insistette l’ amica.
- Grazie Helèna. – le rispose con un sorriso.
- Cosa pensi di fare stasera? – domandò titubante.
- Innanzitutto non starò incollata a te, tu devi essere libera di avvicinarti a Tom. Io mi guarderò un po’ intorno, poi deciderò il da farsi. –la rassicurò Astrid.
- Sei davvero comprensiva. –le disse Helèna, grata per la delicata sensibilità che le dimostrava.
- Ma figurati, piuttosto ricordati di chiamarmi Emma. – le raccomandò con un sorriso.
- Tranquilla. –
Si guardarono complici e bussarono alla porta.
Sandra ed Erica, come avevano precedentemente stabilito, andarono ad accoglierle.
- Benvenute. – dissero in coro, ma era evidente quanto quella calorosa accoglienza non fosse sincera.
- Grazie – risposero le due ragazze.
- Emma, ma che abitino delizioso hai scelto! – le disse Sandra con un tono vagamente canzonatorio.
- Sei molto gentile Sandra. – le rispose Astrid, stando al gioco e strizzando l’ occhio a Helèna.
- Vieni la festa è iniziata da un po’, unisciti a noi. - le disse, accompagnandola all’ interno.
- Volentieri. – le rispose Astrid, seguendola.
Mentre Sandra portava via Emma, Erica tallonava Helèna, in modo che le due ragazze fossero separate.
- Emma, ma che piacere rivederti. – le disse Eli, avvicinandosi a lei con un sorriso.
- Piacere mio, Eli. – rispose, ricambiando il sorriso
- Ti aspettavo anch’ io. – le disse Guenda – Le matricole non sono ammesse alle feste di Tom, ma per te abbiamo fatto un’ eccezione.-
- Ma che gentili. Grazie. – disse Astrid.
- Anzi – aggiunse Sandra – è proprio il caso di presentarti il padrone di casa. -
La prese per un braccio e l’ accompagnò da Tom.
- Tom, caro, lei è Emma. – disse Sandra, cercando negli occhi del ragazzo una qualche forma di complicità.
Tom, abituato a ragazze attraenti, la scrutò da capo a piedi. Era decisamente una ragazza singolare pensò. Era trasandata, per niente sexy, cosa che lui detestava, non bella, ma non adorante, non oca e questo giocava a suo favore.
Quando Astrid, perfettamente a proprio agio, gli strinse la mano e si complimentò con lui per la festa riuscitissima, Tom rimase interdetto. Astrid lo aveva colpito, in un modo molto diverso da come lo colpivano le ragazze che si portava a letto, ma lo aveva colpito. Mai nessuna al primo incontro con lui era riuscita a sostenere il suo sguardo in modo così sicuro di sé. Doveva essere una ragazza intelligente e in gamba. Dopo qualche piacevole scambio di battute Tom la liquidò.
- Emma mi ha fatto piacere conoscerti, spero che tu ti diverta. – le disse congedandosi.
- Lo farò senz’ altro Tom, grazie. – gli rispose Astrid, allontanandosi con Sandra.
A poca distanza da loro Bill aveva visto tutto e quando il fratello gli fu vicino non mancò di chiedergli spiegazioni.
- Chi era quella ragazza? – gli domandò.
- Emma. Quella di cui abbiamo parlato stamattina. – rispose Tom.
- Ho visto che è in compagnia di Sandra. – l’ espressione di Bill era un esplicito invito a stare in guardia.
- E allora? – disse Tom, facendo finta di nulla.
Quella era la sua festa e non poteva certo rovinarsela per occuparsi dell’ incolumità di una insulsa ragazzotta che neanche conosceva.
- Non vorrei che le giocassero qualche tiro. – gli confidò Bill impensierito.
- Non credo. E poi con tanta gente qui, cosa pensi che le possano fare? – cercò di sdrammatizzare il suo gemello.
- Sarà, ma io di quelle quattro non mi fido. – insistette Bill anche se debolmente.
- Rilassati e pensa a divertirti. – tagliò corto Tom – Non avevi forse detto che avresti fatto conquiste stasera?-
- Già! Hai ragione, mi guarderò un po’ intorno. - gli disse, allontanandosi.
Bill conosceva benissimo Tom e aveva già compreso che con la mente era altrove in quel momento.
Helèna, intanto, forzatamente in compagnia di Erica che non la mollava un attimo, si domandò che fine avesse fatto Astrid. Era in pensiero per l’ amica e infastidita perché non le era stato possibile avvicinarsi a Tom. Almeno fino a quel momento…
CAPITOLO 5°
Astrid e Sandra raggiunsero Eli e Guenda, che avevano assistito alla scena da lontano: l’ insignificante Emma aveva superato brillantemente la prova Tom, ma adesso per lei non ci sarebbero più stati successi perché era giunto il momento di mettere in pratica il loro piano.
Astrid, da persona sensibile qual era, era già stanca di quella compagnia forzata; la falsa gentilezza delle ragazze aveva qualcosa di subdolo che la metteva a disagio.
Decise allora di sbarazzarsene e con una scusa cercò di allontanarsi da loro.
- Bene ragazze, è stato piacevole per me essere in vostra compagnia, ma non vedo più Helèna e vorrei raggiungerla. – disse Astrid, tentando di congedarsi.
- Non c’è fretta Emma, avrai modo di stare con Helèna quanto vorrai. Adesso sei in nostra compagnia, non vorrai mica lasciarci? Tra l’ altro hai bisogno di persone come noi per reggere alle feste di Tom. – le disse Sandra, scegliendo con cura le parole in modo che il messaggio fosse recepito chiaramente.
- Reggere? Che vuoi dire? – chiese Astrid con un visetto preoccupato.
- Come? Helèna non ti ha avvertita? – incalzò la ragazza con una punta di sadismo.
Sandra aveva un’ abilità particolare nel far sentire a disagio le persone e nell’ impiegare con Emma questa sua naturale predisposizione provò un gusto estremo. Quella ragazza le era profondamente antipatica, c’ era qualcosa in lei che la disturbava, le recava fastidio e al tempo stesso la indispettiva, probabilmente era quella sua aria da perfettina o forse quella personalità così ben delineata… pur pensandoci, non era pienamente in grado di stabilire cosa fosse a infastidirla, ma sentiva il prepotente desiderio di umiliarla e, nel realizzare questo obiettivo, avrebbe messo in pratica tutte le astuzie di cui era capace.
- Cosa avrebbe dovuto dirmi? – la voce di Astrid denotava chiaramente una crescente apprensione.
- Del dopo festa. – incalzò la ragazza.
- Sarebbe? – l’ ansia di Astrid era al culmine, adesso cominciava seriamente a sentirsi spaesata.
- Sesso, cara. Con chi vuoi e quanto ne vuoi. Certamente Tom è il più gettonato. – le disse Sandra. –Tu chi hai puntato? Chi ti piace?- le chiese in modo malizioso.
- Non ero al corrente di questo. – disse la ragazza ingoiando saliva, ormai aveva un nodo che le serrava la gola.
- Emma! Sei proprio ingenua. Perché credi che si diano gli inviti? Tesoro è una festa privata proprio per questa ragione. – Sandra voleva metterla in difficoltà e ci stava riuscendo alla perfezione.
- Anzi – aggiunse Eli, mentre Guenda si era già dileguata per raggiungere il bagno – perché non bevi qualcosa di alcolico? Le prime volte aiuta. – le disse, porgendole un cognac.
- No grazie, non bevo. – rispose Astrid, muovendo la mano in segno di diniego.
- Invece devi. – le disse Sandra, prendendo quel bicchiere dalle mani dell’ amica e avvicinandoglielo.
- Ho detto di no, grazie. – disse Astrid in tono perentorio.
- Emma, sei stata richiesta. Alle feste di Tom funziona così: noi ci mettiamo in ghingheri, i maschi ci osservano e ci prenotano e poi tocca a noi decidere se farci tutti quelli che si sono proposti o scegliere il migliore. – le disse sadicamente Sandra – Allora ti è chiaro il concetto? C’ è qualcuno che ti desidera per il dopo festa! Ti conviene bere.-
- Forse non mi sono adeguatamente spiegata. – disse Astrid turbata e infastidita – Non intendo prendere parte a nessun dopo festa e non intendo bere. Adesso devo raggiungere Helèna. –
Stava per allontanarsi, ma Eli la trattenne per un braccio e fece in modo di versarle addosso il suo cocktail rosso. L’ abito di Astrid era irrimediabilmente macchiato e l’ unica cosa da fare era precipitarsi in bagno per pulirlo, cercare Helèna e andare via.
Dopo averle fulminate con lo sguardo, Astrid si allontanò da Sandra ed Eli. Non si perse d’ animo e chiese a una ragazza dove fosse il bagno.
Con sollievo lo raggiunse, si chiuse dentro a chiave e iniziò a smacchiarsi. Era così arrabbiata e così presa dal suo vestito che non si accorse di avere qualcuno alle spalle.
Era Guenda che, come da copione, completò l’ opera, gettandole in testa del colore, in modo da accecarla, e poi infierì sul suo vestito, aprì la porta e si allontanò.
Astrid sentì gli occhi bruciarle, era fradicia, ma il danno peggiore era stato arrecato alla sua parrucca. Era disperata, non poteva pulirsi bene il volto perché il trucco sarebbe andato via e il suo travestimento sarebbe andato in fumo; cercò di liberarsi gli occhi dal colore, li pulì bene e si guardò intorno: il bagno si era sporcato di vernice e sul muro, cosa che non aveva notato prima, c’ era un foglio con la scritta “ NESSUNO SCEGLIE I CESSI. E’ QUESTO L’ UNICO POSTO IN CUI PUOI STARE”.
Astrid capì che quello scherzo era stato organizzato dalle quattro ragazze e si maledisse per esserci cascata. Comprese tutto: Erica l’ aveva tenuta lontana tutta la serata da Helèna, le altre tre avevano messo in pratica quanto stabilito. Solo il motivo non le era chiaro, ma, data la situazione in cui si trovava, era un dettaglio assolutamente trascurabile. Estrasse dalla tasca il cellulare e chiamò Helèna, sperando che in quel frastuono ( la musica era a tutto volume ) la sentisse. Con il cuore in tumulto attese che una voce dall’ altro capo del telefono le rispondesse.
- Helèna ho bisogno di te, sono in bagno, ti prego raggiungimi subito. – disse tutto d’ un fiato.
Astrid interruppe la comunicazione, richiuse la porta del bagno e attese che l’ amica la raggiungesse. Era disperata, solo Helèna avrebbe potuto aiutarla in quel momento difficile.
Quando la sentì bussare alla porta e riconobbe la sua voce, che chiamava preoccupata il suo nome, le aprì. Helèna entrò velocemente in bagno e Astrid chiuse la porta a chiave.
- Mio Dio! Astrid cosa ti è successo? – le chiese l’ amica esterrefatta, guardandosi intorno: il bagno era sporco di vernice e la sua amica in condizioni pietose.
- Sono state Sandra e le altre. – le disse Astrid – Ci sono cascata come un’ idiota. - c’erano rabbia e tristezza in quelle parole oltre a una prepotente voglia di piangere.
- Anch’ io ci sono cascata. – ammise Helèna – Erica mi ha detto che Tom voleva vedermi in privato e mi ha fatto allontanare dalla festa. Io ti ho lasciata da sola perché mi avevi detto di farlo e perché per un attimo ho sperato davvero che Tom volesse incontrarmi, ma sono una povera illusa. Avevi ragione Astrid. - anche Helèna era turbata.
- Helèna, Tom non c’ entra nulla. Siamo state vittime di uno scherzo. Guarda. – Astrid le mostrò il foglio sul muro.
- Ora basta Astrid, la devono pagare. – le disse l’ amica con rabbiosa determinazione.
- Che intendi fare? – la voce di Astrid tradiva curiosità e speranza di risolvere al più presto quella situazione imbarazzante.
- Lo vedrai. –
Helèna scese al piano di sotto in cerca di Tom. Non si stupì, quando lo vide sprofondato sul divano abbracciato a una bruna. Quella vista le fece male e mandò praticamente all’ aria tutta la determinazione di un istante prima, ma si fece animo e si avvicinò.
- Tom ho bisogno di parlarti. – gli disse timidamente.
- Tesoro, non lo vedi che non è il momento giusto? - le rispose il ragazzo un po’ scocciato.
- Tom è urgente, per favore. –lo guardò negli occhi implorante e fragile.
Piuttosto seccato il ragazzo si alzò dal divano e si avvicinò ad Helèna. La sovrastava, tanto era alto, e la sua vicinanza le provocò un brivido di piacere, ma in quel momento non poteva pensare a sé .
- Cosa ti occorre? Non vedi che ho da fare? – la apostrofò, poggiandosi i dorsi delle mani sui fianchi.
- Si tratta della mia amica, Emma. – riuscì a dirgli soltanto Helèna.
L’ espressione di Tom cambiò improvvisamente. Aveva capito.
- Cosa le è accaduto? – le domandò preoccupato.
- È in bagno. Le hanno versato della vernice addosso. – si limitò a spiegare la ragazza.
- Maledizione! – si maledisse mentalmente per non aver dato retta a suo fratello, adesso avrebbe avuto grane e inoltre gli dispiaceva un po’ per quella ragazzotta, che, in fin dei conti, era simpatica. Si congedò dalla brunetta con un bacio sulle labbra e accompagnò la ragazza.
Mentre andava al piano di sopra con Helèna, vide Bill e gli fece cenno di seguirlo.
Dall’ espressione del fratello Bill comprese che era accaduto qualcosa e li raggiunse immediatamente.
CAPITOLO SESTO
Si precipitarono tutti e tre in bagno. Lì trovarono Emma intenta a ripulirsi. La stanza era praticamente inguardabile e ancora meno lo era quella povera ragazza che, per uno stupido capriccio, aveva subito una pesante umiliazione.
- Stai bene? – le chiese Tom col tono apprensivo di chi si sentiva un po’ in colpa.
- Sì – gli rispose Astrid mortificata.
- Hai visto chi è stato? – le chiese Bill, incoraggiandola a vuotare il sacco.
- Non ho potuto, mi è finita la vernice negli occhi. – gli rispose la ragazza imbarazzata.
- Emma lui è Bill, il mio gemello. - intervenne Tom per giustificare la presenza del fratello in quella stanza.
- Ciao Bill, mi fa piacere fare la tua conoscenza, anche se avrei preferito che le circostanze fossero diverse. Mi dispiace per il bagno, è tutto sporco.- disse Astrid, lottando con la voglia di piangere che si stava facendo sempre più intensa.
- Non devi preoccuparti di questo. È l’ ultimo dei miei pensieri adesso. Conti tu. - le disse Bill con delicatezza – Tom dobbiamo farla cambiare, non può restare così. – si voltò verso il fratello.
- Certamente, adesso chiamo qualcuno. - disse Tom premuroso e pronto ad allontanarsi.
- Ragazzi, siete molto gentili, ma preferirei andare a casa. – disse Astrid, facendo retrocedere il ragazzo che la guardò meravigliato.
- Ma Emma che dici ?- disse Tom – Non puoi andartene in quello stato!-
- Abito qui vicino ed Helèna mi accompagnerà con l’ auto. Vero? – chiese Astrid all’ amica.
- Certo. – le rispose Helèna.
- No. Resterai qui. Ti farai una doccia e noi provvederemo a procurarti degli abiti puliti. - le disse Bill gentilmente, ma con decisione - E’ il minimo che possiamo fare per te dopo quel che ti è accaduto. -
- Bill sei molto gentile, ma voglio andare a casa. Sono in forte imbarazzo… ti prego di comprendere.- replicò Astrid, implorandolo con lo sguardo di non insistere.
- Emma ha ragione. – disse Helèna, dandole man forte – L’ accompagno a casa sua in un’ attimo. -
- Sono mortificato. Non era mai successa una cosa del genere. Mi dispiace. – disse Tom in forte imbarazzo.
- Comunque ti assicuro che scopriremo chi è stato e lo obbligheremo a chiederti scusa. Principalmente per questo! – disse Bill, indicando il foglio attaccato alle piastrelle del bagno.
- Non prenderla così seriamente Bill – disse Astrid con l’ intenzione di rabbonirlo – sono una matricola e dovrò abituarmi a queste cose. Helèna mi aveva messa in guardia. –
- A casa mia queste cose non devono accadere. – le rispose Bill, osservando il fratello con uno sguardo severo.
- Tom, Bill è meglio se ora ci lasciate andare, Emma deve lavarsi. Mi occuperò io di lei, non preoccupatevi. – disse Helèna, tentando di stemperare la tensione che si era creata.
- Come vuoi! Però è meglio se uscite dal retro, così quelle oche che ha invitato mio fratello non avranno la soddisfazione di vederla in questo stato. – disse Bill, lanciando un’ occhiataccia a Tom e aggiunse - Emma mi lasceresti il numero del tuo cellulare? Più tardi vorrei chiamarti. –
- Ho il numero di Tom, più tardi telefonerò io. – intervenne Helèna – Ora andiamo. - disse all’ amica.
- Emma! – la chiamò Bill, costringendola a voltarsi.
- Dimmi Bill. – gli disse la ragazza con voce dolce.
- Mi dispiace. –
- Non preoccuparti. È tutto a posto. Ciao. – gli sorrise.
- Ciao. A dopo. - Quel “ a dopo” aveva tutto il sapore di una promessa.
Le due ragazze uscirono dal retro accompagnate da Tom, piuttosto dispiaciuto e consapevole della tiritera che avrebbe dovuto sorbirsi da suo fratello. Già immaginava i suoi “ te l’ avevo detto!”. Poi, dopo averle salutate, rassegnato entrò nell’ appartamento e raggiunse Bill.
Intanto Astrid e Helèna a passo sostenuto si stavano dirigendo verso casa.
- Perché hai detto che avevo l’ automobile? – domandò Helèna con un tono di rimprovero.
- Non volevo costringerli ad accompagnarmi a casa e poi avrei sporcato la loro auto. È già sufficiente il casino che ho lasciato in bagno. –le rispose Astrid ancora mortificata.
- Ma non è colpa tua! – strillò l’ amica.
- Lo so. La verità è che volevo andarmene al più presto, non potevo certo lavarmi a casa loro, si sarebbero accorti della parrucca. – le rispose, toccandosi i capelli fradici di vernice.
- Già! Piuttosto ti bruciano ancora gli occhi? –le chiese con apprensione.
- Va molto meglio. Per fortuna avevo le lenti a contatto. – la rassicurò.
- Sandra e le altre la devono pagare. – disse ad un tratto, cambiando discorso.
- Questo è sicuro. Hai in mente qualcosa? – le domandò curiosa.
- Ho intenzione di raccontare a Tom quello che hanno fatto a te e a me. – affermò decisa Helèna.
- Ma Tom è amico loro. - ribadì Astrid piuttosto scettica circa l’ efficacia del piano dell’ amica.
- Forse meno di quanto immaginiamo. Quando gli ho detto quel che ti era successo, mi è sembrato turbato. Non so, ha assunto un’ espressione strana. Poi Bill si è precipitato e ci ha raggiunti in bagno. I conti non mi tornano. Forse c’ è sotto qualcosa. – le rispose col chiaro intento di rassicurarla, ma anche con un velo di sospetto verso quei comportamenti strani.
- Pensi che Bill e Tom siano loro complici? – le chiese Astrid.
- Assolutamente no, ma penso che sospettassero qualcosa. – le disse l’ amica assolutamente certa sulla veridicità delle sue sensazioni.
Al piano di sopra del loro lussuoso appartamento Bill e Tom stavano discutendo animatamente.
- Ti avevo raccomandato di tenerla d’ occhio. – disse Bill con un’ aria di rimprovero.
- Hai ragione, ma non pensavo arrivasse a tanto! – si giustificò suo fratello.
- Comunque è il caso di affrontarla. – affermò deciso il ragazzo.
- No Bill, non farlo. Ne pagherebbe le conseguenze Emma. So io cosa fare. Adesso scendiamo e facciamo finta di nulla, lasciamo che la festa finisca. Domani m’ inventerò qualcosa. - lo rassicurò Tom, invitandolo con un gesto a seguirlo.
Mentre i ragazzi ritornavano al piano di sotto, Astrid, accompagnata da Helèna, aveva raggiunto il suo appartamento.
Quella sera Helèna chiese ad Astrid di restare lì a dormire perché aveva tante cose da confidarle.
CAPITOLO SETTIMO
Helèna aiutò Astrid a togliersi gli indumenti sporchi e poi attese pazientemente che si facesse la doccia.
Aveva bisogno di raccontarle ciò che era successo quella sera e di confidarle ciò che provava per Tom; l’ aveva fatto altre volte, ma quella sera era diverso.
L’ arrivo di Astrid la distolse dai suoi pensieri.
- Come ti senti? – le chiese, andandole incontro.
- Va meglio. – le rispose con un sospiro.
- Sei più tranquilla? – le domandò Helèna, accarezzandole la guancia.
- No. Non avrei voluto che accadesse, mi sono sentita impotente e umiliata. –le confidò, abbassando lo sguardo.
- Ti capisco. Anch’ io mi sono sentita così, quando mi sono accorta che l’ appuntamento con Tom… Beh … lasciamo perdere! – Helèna aveva voglia di piangere.
- Non lasciamo affatto perdere! Ora mi racconti tutto. – le disse Astrid, scuotendola delicatamente.
- Erica mi ha detto che Tom… - Helèna non riusciva a continuare.
- Continua, coraggio. – la invitò Astrid, addolcendosi.
- Mi ha confidato che Tom le aveva chiesto la cortesia di accompagnarmi al vecchio ponte perché voleva stare da solo con me. Ha detto che avrei dovuto aspettarlo lì e che presto avrebbe lasciato la festa e mi avrebbe raggiunta. – le confidò triste l’ amica.
- Il vecchio ponte? – chiese incuriosita.
- Sì. Noi del posto lo chiamiamo così. E’ un luogo molto romantico dove si incontrano le coppiette. -
- E poi? – le strinse la mano per infonderle il coraggio di continuare.
- Ha aggiunto che Tom le aveva detto di essersi preso una cotta per me e che voleva dichiararsi in un posto romantico. Mi ha lasciata lì e se n’è andata. Non so dirti quanto tempo io sia rimasta ad attenderlo. Quando ho realizzato di essere stata presa in giro, sono tornata correndo, perché ho immaginato che la prossima vittima saresti stata tu. Sono stata una stupida. Tom non è un tipo romantico, avrei dovuto capire subito che non era vero, ma una parte di me sperava così ardentemente che lo fosse, che mi sono lasciata raggirare. – lacrime silenziose cominciarono a rigare il volto della ragazza.
- Helèna mi dispiace tanto. Vieni qui. - Astrid la abbracciò - Non ci pensare più, vedrai, con Tom riuscirai ad avere la tua occasione. -
- Non ci spero più ormai. So soltanto che ho il cuore in pezzi. – disse, appoggiando la testa sulla spalla dell’ amica.
- Ascoltami. - le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardarla - Tom non c’ entra nulla con quello che ti è accaduto stasera e non devi essere triste. Quelle stupide non meritano tanto. –
- Sono triste anche per altre ragioni. – continuò, sciogliendosi da quell’ abbraccio - Quando mi hai chiesto aiuto io ho cercato Tom e l’ ho trovato tra le braccia di una bruna. Era molto bella Astrid. Lui non voleva darmi retta, mi sono accorta di essergli risultata molesta. Questo mi ha ferita. Ho capito che con lui non ho nessuna possibilità. – le confessò amaramente.
- E pensi che quella bruna ne abbia? Helèna te l’ ho detto, Tom vuole divertirsi, ma non è cattivo, ne ho avuto la conferma stasera. Non mi ha presa in giro ed era seriamente dispiaciuto per quello che mi è successo. Penso che tu debba aspettare l’ occasione giusta, tutto qui. – la rassicurò Astrid.
- Sei diventata fan di Tom? – la canzonò, abbozzando un sorriso.
- È’ uno sbruffone, un pallone gonfiato, ma ha un cuore anche lui, vedrai.. – rispose al sorriso, facendole l’ occhiolino.
- Astrid tu hai la capacità di farmi stare bene. – le disse ormai rasserenata.
- Non servono a questo gli amici? – le domandò, asciugandole le lacrime.
- A proposito, ho promesso a Bill che l’ avrei chiamato. – le ricordò con un sorrisetto malizioso.
- Helèna fammi un favore, digli che sto bene e che mi sono addormentata. Non me la sento di parlare con lui. – la voce di Astrid cambiò improvvisamente, ora era molto seria.
- Perché? – le domandò turbata.
- Perché sono ancora scossa. – era una bugia, ma non poteva dirle la verità, non se la sentiva.
- D’ accordo. – le rispose comprensiva.
Helèna si alzò, prese il suo cellulare dalla borsa e compose il numero di Tom. Mentre era assorta e felice di avere una scusa valida per sentire la voce del suo amato, Astrid si allontanò volutamente dalla stanza, era ancora troppo amareggiata. Non aveva il coraggio di raccontare all’ amica quel che provava veramente. I suoi sentimenti li avrebbe annotati più tardi sul suo diario, quello in cui metteva a nudo la sua anima.
- Astrid? Dove sei? – la chiamò Helèna, non vedendola più.
- Ero in bagno a dare una sistemata alla parrucca. – la raggiunse subito, trovando una scusa.
- Si è rovinata? – le domandò preoccupata.
- Per fortuna non irrimediabilmente perché sono capelli veri, ma penso che domani non potrò indossarla. – le disse Astrid.
- Domani iniziano le lezioni. – sottolineò Helèna con apprensione.
- Verrò a seguirle col mio solito aspetto, tanto seguiamo corsi differenti. - disse Astrid, facendo spallucce.
- Ho parlato con Bill. Pensa ha letteralmente strappato di mano il cellulare a Tom. Ha insistito a lungo per parlarti e io l’ ho convinto a desistere, dicendo che domani vi sareste visti all’ università. – le disse Helèna con complicità.
- Domani troverai un’ altra scusa. – rispose indifferente la ragazza.
- Come se fosse facile! Mi ha tormentata per avere il tuo numero di cellulare. – si lamentò, sbuffando.
- Gliel’ hai dato? – domandò.
- No. Ma non potrò evitare l’ argomento a lungo.-
- Domani mattina ci inventeremo qualcosa. Ora andiamo a letto. – Astrid sviò il discorso, ormai non aveva più energie per affrontarlo.
Le due ragazze andarono a letto perché il giorno seguente avrebbero dovuto svegliarsi presto.
Helèna si addormentò quasi subito, mentre Astrid dopo essersi accertata che l’ amica dormisse, si alzò e andò in cucina a scrivere il suo diario.
In casa dei gemelli l’ atmosfera non era certo migliore.
- Tom? – chiamò Bill con la tipica voce di chi desiderava un parere.
- Cosa c’è ?- gli rispose il fratello disponibile.
- Pensi che Emma se la sia presa con noi? – chiese titubante e preoccupato.
- Perché pensi questo?- lo interrogò Tom abbastanza perplesso.
- Non è venuta a telefono. – gli confidò dispiaciuto.
- Forse era stanca. Ha passato una serataccia. – la giustificò Tom.
- Così mi ha detto Helèna, ma io temo che stia soffrendo. – la voce di Bill tradiva una piena partecipazione all’ umiliazione di quella ragazza.
- Bill, senz’ altro non le avrà fatto piacere, ma noi non c’ entriamo nulla. Domani le spiegheremo bene tutto. Stai tranquillo. – lo rassicurò il gemello.
- Penso sempre a lei, mi dispiace tantissimo. – continuò il ragazzo.
- Bill, dispiace anche a me, credimi, ma è successo e non possiamo farci nulla. – disse Tom più fatalista e distaccato.
- Eppure ti avevo raccomandato… - insistette debolmente, ma si arrese subito quando scorse l’ espressione del fratello.
- Bill, per cortesia non ricominciare adesso. Ti ho detto che troverò il modo di sistemare Sandra e le altre, ma non posso farlo subito perché si accanirebbero contro Emma. Dai, te l’ ho già spiegato. Smettila adesso. – Tom era un po’ seccato, la presenza di quella ragazza alla sua festa era servita a sconvolgere i piani che aveva per la nottata: non si immaginava di certo di dover consolare suo fratello e ancora meno di dover redarguire Sandra, che fino ad allora gli era stata estremamente utile nell’ organizzazione delle sue serate, per tutelare la dignità di una ragazzotta goffa e sgraziata.
Bill preferì non insistere e, dopo aver augurato al fratello la buona notte, si chiuse nella sua stanza.
IL DIARIO DI ASTRID Cap. 6