In pieces.

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Fee1702
view post Posted on 1/1/2011, 15:37




SPOILER (click to view)
Ebbene sì, è giunto il momento di iniziare a postare questa FF che da anni ci frulla in testa. Apparentemente può sembrare la solita storia banale, ma fidatevi che non è così, almeno per noi, me e la Schwe. Questa storia la scriviamo da molto tempo ormai, ma non avremmo pensato di postarla, un giorno. Scrivevamo solo per sfogo, per divertimento e svago, così, su msn, senza, spesso, filo logico. Solo con la voglia di divagare e sognare un po'. Poi, ci siamo rese conto che la maggiorparte delle storie che scrivevo e postavo venivano automaticamente ispirate da questa storia stramba che da tempo ci teneva incollate allo schermo, così ci siamo decise a mettere a punto quei capitoli disconnessi ma pieni di attimi di vita che scrivevamo, dando una logica alla trama, definendo i caratteri dei protagonisti, molto simili ai nostri ed ecco che è nata "In pieces". Il titolo è preso dalla canzone, colonna sonora della storia che potrete sentire nel trailer fatto dalla Cami. I capitoli, come avrete capito, sono scritti a due mani e posteremo un capitolo per ciascuna. Bene, adesso vi lascio al trailer di questa storia fatta di vita reale, sogni, amore, passione, violenza, tradimento e dolore, con la speranza che possiate apprezzarla quanto noi.
Vorrei solo aggiungere una cosa, questa storia, la dedichiamo a voi amiche nostre. A voi piscione: Esty, Jadì, Kate, Vale e Silvia. Voi che abbiamo conosciuto scrivendo e leggendo, voi che siete al nostro fianco, voi che spero di vedere unite insieme, un giorno.
Ora vi lascio davvero... Vale e Cami.




Tutto iniziò là, dove gli occhi si chiusero e cominciarono a sognare.
 
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Teti ~
view post Posted on 1/1/2011, 16:17




Non mi avevano mai fatto una dedica prima d'ora! ç_ç Grazie mille. Vale, mi avevi già preannunciato l'esistenza di questa ff ed io non vedevo l'ora di leggerla. Sono sicura sarà bellissima e puoi stare certa che non potrà mai sembrarmi banale, perché so che scrivere con anima e cuore. So che fra le righe di un capitolo ci siete voi, che vivete. Vivete grazie ai sogni e alle passioni che ci accomunano. Vi voglio bene. <3
 
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Fee1702
view post Posted on 1/1/2011, 16:22




Grazie tesorina T__T
 
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BuffyTH_89
view post Posted on 1/1/2011, 16:39




Grazie Estuccia <3
 
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BuffyTH_89
view post Posted on 1/1/2011, 17:32




E allora eccovi il primo capitolo della nostra creatura =) Buona lettura^^


1)

Correva.
Correva a caso per le strade di Amburgo, senza minimamente avere idea di dove stesse andando, imprecando tra sé fra gli ansimi, non ricordando nemmeno più l’ultima volta che gli era capitato di fare un po’ di sano movimento, e rimpiangendo in quel momento di aver sempre declinato, inorridendo, la proposta di Gustav di fare jogging mattutino con lui. D’altra parte, non poteva certo immaginare che delle ragazze potessero essere così allenate e tenaci da inseguirlo con tanto accanimento, muovendosi in uno spaventoso branco starnazzante e chiamando il suo nome, come se sentendolo, magicamente lui si dovesse concedere alle loro grinfie. Ma in effetti gli sarebbe almeno dovuto venire in mente che dalle fan dei Tokio Hotel ci si può aspettare di tutto.
Rallentò un poco per cercare di riprendere fiato, la milza che implorava pietà, ma senza fermarsi, maledicendosi per l’ennesima volta per aver avuto l’insana idea di uscire dal rifugio sicuro di casa propria senza alcuna scorta di bodyguard e nemmeno un travestimento convincente. Doveva essere stato pazzo per correre un rischio del genere, ma non c’era da stupirsi, considerando con che gente stressante era costretto ad avere a che fare continuamente, ogni giorno, sottostando a ordini e imposizioni riguardo ogni minima cosa.
Quel pomeriggio più del solito aveva veramente rischiato di uscire di testa, esasperato da un produttore lievemente schizzato, mai soddisfatto del numero già esoso di interviste e servizi fotografici stipati in ogni santo giorno della settimana, da una truccatrice pignola e appiccicosa che pretendeva di accompagnarlo a tutti i costi a fare shopping, e da due energumeni addetti alla sicurezza, che prima o poi era sicuro si sarebbe ritrovato persino in bagno, a controllare che nessun malintenzionato sbucasse a tradimento dalla tazza del water. Era più di quanto i suoi nervi potessero sopportare, e dopo aver tentato, inutilmente nonostante le proprie urla isteriche, di buttarli tutti fuori di casa, arrivando a minacciare armato di piastra per capelli i propri bodyguard decisamente troppo imponenti per essere affrontati a mani nude, aveva finito per piantarli in asso lui, senza dire niente a nessuno, uscendo da solo a prendere almeno una boccata d’aria e distrarsi, allontanandosi un po’ troppo, e rendendosi conto troppo tardi che forse non era stata un’idea così geniale.
Si voltò indietro, assicurandosi di aver messo una distanza consistente tra sé e le pazze urlanti, ma temendo di vederle comparire da un momento all’altro alle proprie calcagna, riprendendo quindi a correre, gettando occhiate nervose alle proprie spalle e svoltando in fretta un angolo, senza guardare. Pessima idea.
Prima ancora di avere il tempo di reagire o di capire cosa stesse succedendo, avvertì un urto improvviso e inaspettato, piombando a terra rovinosamente.

Si era comprata un gelato, cosa che non le succedeva da parecchio tempo, e ne era veramente soddisfatta. Non aveva potuto resistere all’allettante possibilità, visto che quel pomeriggio il sole splendeva invitante su Amburgo, e il clima era tiepido e gradevole, cosa per nulla usuale da quelle parti della Germania. Appena uscita dall’università, sulla via del ritorno verso casa, si era quindi fermata nella prima gelateria che aveva trovato, concedendosi un sontuoso cono a tre gusti e si era rimessa in cammino, senza fretta, assaporandolo beata e godendosi quella giornata particolarmente piacevole. Almeno fino a quel momento.
Stava per l’appunto leccando con impegno e concentrazione il rivolo di stracciatella che puntualmente le colava sulla mano, quando sentì qualcuno sbucare all’improvviso da dietro l’angolo e travolgerla, rovinandole addosso. Lanciò un grido, non riuscendo a evitare il disastro e finendo a terra con un tonfo, mentre il gelato, il suo prezioso gelato, le si spiaccicava irrimediabilmente sulla maglietta.
“Ma porco… SPINO!!!”
Gridò frustrata, completamente spalmata sul marciapiede, sollevando lo sguardo allibito e furioso sull’idiota che l’aveva assalita e che ancora non le si era levato di dosso, e ritrovandosi a fissare in viso un ragazzo dai lunghi capelli corvini, fino a poco prima probabilmente nascosti sotto il berretto che nell’urto gli era caduto, e dai lineamenti fini e delicati, o che almeno così parevano da quel poco che i grossi occhiali da sole griffati lasciavano intravedere. Chiunque fosse, non aveva idea di cosa lo aspettava, ma lo avrebbe scoperto di lì a poco, questo era sicuro.

Non avrebbe saputo dire se l’aveva stordito di più lo schianto inaspettato, o la bizzarra imprecazione che gli aveva perforato i timpani qualche istante dopo, lasciandolo del tutto allibito e confuso. Tentò velocemente di riprendersi e riordinare le idee, rendendosi presto conto, con sommo panico, di essere volato a terra e per di più di essere praticamente disteso addosso a una ragazza, tra l’altro chiaramente furiosa. Decisamente quella non era la sua giornata fortunata.
“Oh merda…”
Si raddrizzò immediatamente, imbarazzato e allo stesso tempo profondamente seccato da tutta quella situazione, sollevato unicamente dal fatto che, a giudicare dalla reazione tutt’altro che accomodante, quella che aveva appena rischiato di uccidere evidentemente non era una fan, anche se l’espressione nei suoi occhi gli faceva intuire chiaramente che nemmeno a lei sarebbe dispiaciuto mettergli le mani addosso, anche se per scopi totalmente diversi da quelli delle sue arrapatissime ammiratrici.
“… cazzo… scusami, non… non ti ho vista, mi dispiace…” biascicò in fretta, cercando di alzarsi faticosamente di nuovo in piedi e tendendole una mano per aiutarla. La ragazza lo fulminò con lo sguardo, ignorando completamente la sua mano tesa e scattando di nuovo in piedi, scuotendo indietro i lunghi capelli castani e guardandosi prima la maglietta del tutto rovinata, poi i resti del gelato ormai sciolto sull’asfalto, tornando a fissare lui con astio.
“NO MA, CIOE’!!! GUARDA DOVE VAI!!! ORA NON HO Più UNA MAGLIA E SOPRATTUTTO NON HO PIU’ UN GELATO!!! TI PARE?!?”
Il moro fece istintivamente un passo indietro, cercando intanto febbrilmente di sistemarsi i vestiti e ricomporsi, passandosi nervosamente le dita tra i capelli e guardandola a metà tra il mortificato e l’irritato, sbottando a sua volta, nel tentativo di difendersi e rimediare:
“Ti ho chiesto scusa!!! Andavo di fretta e non ti ho vista, ok? Mi dispiace!”
La ragazza non parve minimamente addolcita, e soprattutto affatto intenzionata a demordere, ribattendo subito con enfasi, gesticolando:
“Eh, l’ho notato, porca miseria! Guarda che disastro… Se stavi perdendo il bus comunque ci stai riuscendo! Cosa aspetti, sparisci da qui… il mio gelato… il mio gelato… il mio gelato…”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, travolto dai suoi sproloqui, cercando di interrompere le sue lamentele, sentendosi al limite della sopportazione, esclamando esasperato e ormai prossimo a un crollo di nervi:
“SENTI, TE LO RICOMPRO, VA BENE? Ti ho chiesto scusa accidenti, come potevo immaginare che eri appostata a mangiarlo proprio dietro l'angolo?!?"
Gli occhi della ragazza saettarono su di lui, indignati e furiosi.
“COOOOSA?!? E’ colpa mia quindi? Io stavo camminando ed ero impegnatissima a non farlo gocciolare, sei tu che mi sei venuto addosso come una furia!!!” Replicò aggressiva, le mani sui fianchi, squadrandolo dall’alto della propria statura, che probabilmente a malapena gli arrivava alla spalla.
Il moro sbuffò sonoramente, cominciando a irritarsi pericolosamente e sfilandosi con un gesto brusco gli occhiali da sole per squadrarla a sua volta, per nulla disposto a farsi mettere i piedi in testa da quella assurda ragazza, tanto minuta quanto dal caratterino per nulla accomodante.
"Se invece di essere impegnatissima a non farlo gocciolare, avessi provato a guardare dove andavi, magari non saresti stata in mezzo al passaggio e non ti sarei venuto addosso come una furia!!!" Ribatté tutto d’un fiato, facendole il verso e guardandola con sfida.
Lei lo fissò spalancando la bocca e investendolo con rabbia:
“Senti, io non so chi diavolo ti credi di essere, ma rimane il fatto che qui la colpa è tua! Sei tu che non guardavi, mi sei arrivato addosso all’improvviso e io guardavo avanti, mentre tu non lo hai fatto!!! Quindi chiudi il becco ragazzino!” Lo fulminò di nuovo, ma distogliendo improvvisamente lo sguardo dal suo, come distratta da qualcosa. “Ma che cazzo…”
Il ragazzo, che stava già per risponderle a tono, furioso per la sua impertinenza, si bloccò tendendo le orecchie. Preso dalla foga di quella discussione, si era praticamente dimenticato il motivo della propria fuga, che però ora si stava decisamente facendo sentire di nuovo, mentre le grida e le voci si avvicinavano di secondo in secondo, facendolo di nuovo sudare freddo. Imprecò sottovoce voltandosi a gettare un’occhiata alle proprie spalle allarmato, non sapendo più dove nascondersi o come sfuggire loro, ormai stanco di correre, sentendo l’ansia salire.
“Che diavolo succede?!?”
Tornò a voltarsi verso di lei, incontrando il suo sguardo inquisitorio e sbottando esaurito e con i nervi a pezzi, troppo preoccupato anche per mandarla a quel paese, anzi guardandola come se lei potesse miracolosamente avere una soluzione:
“Cercano me, dannazione...ecco perchè avevo fretta! Cazzo, ora che diavolo faccio?!?"
“Ah non ne ho idea...” Commentò la ragazza, inclinando però il capo improvvisamente incuriosita, e lui la vide studiargli il viso, gli occhi, i lineamenti, come intuendo almeno in parte la sua identità, distogliendo però presto lo sguardo e aggiungendo con una noncurante scrollata di spalle, “Sono cavoli tuoi, io devo prendermi un altro gelato”.
"Nascondimi e te ne ricompro due, per favore, non ho idea di dove cazzo andare!!!" Ribatté precipitosamente il moro, senza quasi sapere cosa stesse dicendo, agitandosi sempre di più e non smettendo di lanciare occhiate nervose alle proprie spalle, aspettandosi da un momento all’altro di vedere sbucare da dietro l’angolo la mandria urlante, pronta a fargli la festa.
“Ma nemmeno per sogno, guarda quel povero gelatino! Giace a terra per colpa tua. Per non parlare della mia maglia con gli uccellini…” Continuò a sproloquiare lei, ma ascoltando a sua volta gli schiamazzi inneggianti un nome, sempre lo stesso, sempre di più, guardandolo poi lievemente incuriosita.
“Bill saresti tu?”
“Cosa te lo fa pensare?? " Replicò lui ironico, guardandosi freneticamente attorno, pregando di trovare una via di scampo, una qualunque, l’ansia ormai a livelli inauditi.
La ragazza non replicò, ma si allungò a sporgere il capo oltre l’angolo del muro, come per vedere con i propri occhi cosa stesse succedendo, e probabilmente rendendosi effettivamente conto di quanto quel branco di ragazze scalmanate fosse terrificante e potenzialmente pericoloso, perché dopo qualche istante ritirò la testa, si appiattì contro il muro e, cogliendolo completamente di sorpresa, lo afferrò per il colletto, attirandolo vicino a sé e guardandolo perentoria e decisa.
“Baciami”.
Per un momento credette di aver capito male. La fissò sbigottito, il viso a qualche centimetro dal suo, cercando di far funzionare di nuovo il proprio cervello inceppato e chiedendosi se sotto tutta quella acidità si celasse in realtà un’ennesima fan in calore, o cosa ancora più probabile, se la ragazza si stesse palesemente prendendo gioco di lui. Rimase a guardarla spiazzato e confuso.
“…c-cosa?!?”
Lei sbuffò spazientita, facendo saettare i propri occhi verdi nei suoi, guardandolo come se lui non comprendesse qualcosa di assolutamente ovvio.
“Idiota! Non sto morendo dalla voglia, ma nei film funziona! Quindi o mi baci e fingi di apparire normale, lasciando che le tipe distolgano l'attenzione, o ti fai divorare da loro! Io non ho alcun problema a lasciarti lì” Spiegò con enfasi, guardandolo in attesa, con il sopracciglio sollevato.
Il ragazzo la fissò impalato, stranito da quella trovata assurda e ancora di più dal fatto che lei avesse effettivamente intenzione di aiutarlo, guardandola esitante, ma vedendola stranamente sincera.
Di una cosa era certo, non voleva per nulla al mondo scegliere la seconda opzione.
Le urla erano ormai a pochi passi di distanza, ancora qualche secondo e l’avrebbero trovato.
La ragazza davanti a lui lo fissava, ancora tenendolo per il colletto, aspettando che si decidesse.
E lui, senza sapere quale follia lo spingesse a farlo, decise improvvisamente di fidarsi di lei.
Chinò rapido il viso, avvicinandolo al suo e premendo leggero le labbra su quelle di lei, appoggiandosi al muro nel punto più nascosto e circondandola con le braccia, calandosi nella parte, quella di una normale coppietta qualunque impegnata a scambiarsi effusioni, e pregando dentro di sé che quel piano improbabile funzionasse, sentendo la massa urlante di ragazze sbucare poco lontano da loro correndo scompostamente, e ritrovandosi a serrare gli occhi, aspettando che passasse il peggio. Si strinse istintivamente un poco di più alla ragazza, e per un momento si sentì distogliere dal pensiero delle proprie fanatiche inseguitrici, distratto dall’aver appena realizzato che la sensazione delle labbra di lei e del loro calore non gli dispiaceva per niente. Rimase per un istante immobile e stupito, spiazzato da quella situazione. Lei, come da copione, l’aveva soltanto lasciato fare rimanendo impassibile tra le sue braccia fino a quel momento. Eppure, nell’istante in cui il moro premette di più la bocca su quella di lei, la avvertì reagire quasi involontariamente, rispondendo muovendo lentamente le labbra sulle sue, incerta, ma come incapace di trattenersi, provocandogli una lieve stretta dalle parti dello stomaco e il bisogno istintivo di avere di più. Sentì i proprio muscoli in tensione rilassarsi a poco a poco, stupendosi di non sentirsi più a disagio, ma solo allettato da quel contatto, rispondendo ai lievi movimenti delle labbra di lei, scoprendone il sapore, la morbidezza, e non volendo staccarsene. Lei approfondì un poco il bacio, posandogli esitante le mani sulla schiena, e lui avvertì chiaramente da parte sua la stessa strana e inspiegabile attrazione fisica che provava lui stesso, e una sintonia tra di loro quasi perfetta, spiazzante, mai provata prima. Improvvisamente non gli parve più di essere con una sconosciuta, non sapendosi spiegare il motivo di questa sensazione, ma lasciandosi andare, quasi inavvertitamente, intensificando quel bacio e sentendole fare lo stesso, fino ad avvertirla allontanarsi leggermente, dividendo con una certa riluttanza le labbra da quelle di lui e rimanendo a guardarlo, come risvegliandosi di colpo, seppur rimanendo aggrappata alla sua maglia.
Si ritrovò a fissarla a sua volta, ancora tenendola vicina a sé ed esitando a staccarsi da lei, senza più la fretta di allontanarsi e quasi dimenticando il motivo per cui si era infilato in quella situazione. Scrutò i suoi occhi senza parlare, non sapendo nemmeno cosa dire, spiazzato ma incapace di interrompere quel momento.
La ragazza sembrò riprendersi per prima, riscuotendosi e arrossendo di botto, distogliendo lo sguardo dal suo.
“Ok… se ne sono andate” Commentò, portandosi in un gesto nervoso i capelli dietro l’orecchio.
Il moro sbattè le palpebre, tornando bruscamente alla realtà e staccandosi subito da lei, facendo un passo indietro e cercando di riscuotersi, guardandosi intorno e realizzando solo in quel momento che aveva ragione, che il suo piano aveva insperatamente avuto successo, mentre lui era troppo occupato a perdersi in quelle sensazioni per rendersene conto.
“Oh, ehm… vero,fantastico” Mormorò con un certo impaccio, ancora intento a recuperare l’uso delle proprie facoltà mentali. Tornò a guardare lei, che nel frattempo si ricomponeva, riguadagnando il proprio contegno altezzoso e scostante, e a sua volta cercò di rimettere delle distanze tra sé e quella sconosciuta, ma suo malgrado si sentì riconoscente. Dopotutto l’aveva appena salvato dalla morte certa o peggio. “Allora, insomma… grazie” Aggiunse sincero, lanciandole nuovamente un’occhiata.
“Di nulla” Replicò lei, ma senza guardarlo “Io… beh, dovrei andare adesso… devo cambiarmi maglia”.
Sembrò sul punto di allontanarsi così, ma lui si ritrovò a ribattere senza averlo deciso, trattenendola:
“Senti, scusami davvero per quella. Posso farmi perdonare e… magari sdebitarmi?"
La ragazza si fermò tornando a guardarlo in viso, studiandolo, come soppesando le sue parole, mentre lui si chiedeva, per l’ennesima volta quel giorno, cosa accidenti gli fosse passato per la testa. Sapeva solo di aver sentito la curiosità verso di lei vincere sulla propria diffidenza, e ora attendeva, giocherellando con i propri occhiali da sole e fissandola. Gli sembrava impossibile che una ragazza non cogliesse al volo una proposta del genere da parte sua, e per quanto quella che aveva di fronte fosse sicuramente un tantino fuori di testa, si ritrovò a sperare davvero che accettasse. Non poteva non accettare.
Lei comunque non si scompose troppo, replicando dopo qualche secondo, pensierosa:
“Io avrei fretta, ma se vuoi…” Si interruppe per frugare nella borsa, con un leggero cipiglio, estraendone poi un rossetto e un pezzettino di carta e scribacchiando qualcosa, tendendoglielo una volta finito. “Questo è il mio numero. Per la maglietta passi, ma per il gelato magari…”
Lo guardò con un mezzo sorriso, il primo che le vedeva rivolgergli, e dentro di sé lui si sentì stranamente euforico, prendendo lentamente il foglietto dalla sua mano e sollevando il sopracciglio invitante, cogliendo la palla al balzo per vincere del tutto la sua ritrosia, guardandola con un ampio sorriso.
“Stavo giusto per proporti una cena…”
“A me basta che alla fine ci sia un gelato” Ribattè lei con una scrollata di spalle, ammiccandogli prima di voltargli le spalle. “Stai alla larga dai guai Bill Kaulitz… non so se avrai di nuovo la fortuna di venire salvato, la prossima volta” Aggiunse divertita allontanandosi, facendogli capire di averlo riconosciuto, alla fine.
Il ragazzo rimase a guardarla allontanarsi, completamente scioccato e senza parole. Non gli capitava da ere geologiche di invitare fuori una ragazza, e sapeva che ce ne sarebbero state migliaia, anche senza contare le assatanate di poco prima, che avrebbero fatto carte false pur di avere un tale incommensurabile privilegio.
E invece lei, pur sapendo con chi aveva a che fare, si comportava come se quello a cui era stata fatta una generosa concessione fosse lui. Era qualcosa di inaudito. Non poteva che essere pazza, quella…
“Ehi!!”
Esclamò improvvisamente, colto da un’improvvisa realizzazione, chiamandola prima che fosse troppo lontana. La ragazza si fermò, voltandosi a guardarlo interrogativa. Lui esitò un istante, inclinando poi il capo e scrutandola, lo sguardo curioso e incerto.
“Io però non so il tuo nome…”
Sulle labbra di lei comparve un sorrisetto, e si portò un dito alle labbra, mordicchiandolo appena e fingendo di pensarci su.
“Hai un altro motivo per invitarmi fuori…”
Gli ammiccò, prima di sorridere nuovamente e tornare a voltarsi, avviandosi di nuovo per la propria strada.
Lui rimase a fissarla allontanarsi, stupito, un po’ irritato, intrigato. Abbassò gli occhi sulle cifre scarlatte che comparivano sul biglietto nella propria mano e suo malgrado sorrise fra sé e sé.
Ci poteva giurare che l’avrebbe invitata fuori. L’aveva spiazzato, al punto che davvero la voleva rivedere, e mentre piegava il foglietto e lo infilava in tasca, decise che non se la sarebbe fatta scappare facilmente. Dopotutto lui era Bill Kaulitz, e quando Bill Kaulitz decideva una cosa, l’avrebbe senz’altro realizzata.
Certo, sempre se fosse sopravvissuto al ritorno a casa.

Edited by BuffyTH_89 - 1/1/2011, 18:58
 
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blue nacht‚
view post Posted on 1/1/2011, 19:59




E' da tantissimo tempo che non scrivo, MA mi sentivo in dovere di scrivere, anzi, in piacere di scrivere, ragazze.
Leggerò sempre questa fan fiction, la leggerò fino alla fine, anche se, purtroppo, non sembro presente, io ci sono.
Sono con voi, con quello che avete fatto di me, con quello che farete.
Mi avete cresciuta e non dimentico chi mi ha aiutata (:
Vi voglio bene,
Nacht.
 
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Fee1702
view post Posted on 1/1/2011, 20:36




Grazie piccola! Noi saremo sempre unite, SEMPRE. Ci sono quelle persone che devi sentire sempre, ogni giorno, per ricordarti che ci sono e quelle che, anche se non senti per tanto.... sai che comunque sono e saranno al tuo fianco. Voi siete questo =)
 
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;Ebony Julien
view post Posted on 2/1/2011, 20:43




Allora, pure io è da tanto che non leggo più in questo posticino. Comincio col dire che ora ho un vero e propio motivo per accendere il pc.
Devo dire che come primo capitolo spacca, e la parte finale è wow. Chi se lo sarebbe mai aspettato un “Stai alla larga dai guai Bill Kaulitz…"? E sapete cosa prevedo? Che queste parole, messe insieme, in più frasi che formeranno tanti capitoli che faranno la storia attireranno di nuovo le altre utenti al nostro caro forum come monetine ad una calamita.
 
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Fee1702
view post Posted on 2/1/2011, 22:04




CITAZIONE (;Ebony Julien @ 2/1/2011, 20:43) 
Allora, pure io è da tanto che non leggo più in questo posticino. Comincio col dire che ora ho un vero e propio motivo per accendere il pc.
Devo dire che come primo capitolo spacca, e la parte finale è wow. Chi se lo sarebbe mai aspettato un “Stai alla larga dai guai Bill Kaulitz…"? E sapete cosa prevedo? Che queste parole, messe insieme, in più frasi che formeranno tanti capitoli che faranno la storia attireranno di nuovo le altre utenti al nostro caro forum come monetine ad una calamita.

Grazie mille Giuly T___T e grazie per esserci sempre. Lo spero che questo forum si ripopoli, soprattutto grazie ad una fanfiction. Infondo siamo qui per leggere e scrivere e continueremo a farlo... per poche o tante =)
 
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BuffyTH_89
view post Posted on 2/1/2011, 22:27




Grazie mille ad entrambe!! Anche da parte mia *____*
 
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Teti ~
view post Posted on 3/1/2011, 18:20




Oh, ma che bel caratterino! ;)
Però dai, ha ragione! Il gelato alla stracciatella è sacrosanto! U_U
Immagino che il Kaulitz in questione si farà perdonare presto, molto presto. Complimenti per il finale, il mio amatissimo rossetto rosso *-* originale, raffinato ed intrigante.
 
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Fee1702
view post Posted on 3/1/2011, 20:50




E' una tipa tosta, la nostra amica U_U
 
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Fee1702
view post Posted on 9/1/2011, 13:13




In questa pagina di FB, potrete trovare le anteprime dei capitoli della FF e altre curiosità su di essa, come ad esempio, l'album dei personaggi. Date un'occhiata ;)Daphne
 
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** Prinzi **
view post Posted on 9/1/2011, 18:33




Questo primo capitolo è stupendo *_*
Mi piacciono le ff a due mani,e questa promette bene ^^
Postate presto *_*
 
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Fee1702
view post Posted on 9/1/2011, 20:07




Grazie Fra *______* Tra qualche minuto arriva il secondo cap ;)

Cap scritto da me =)

2)

Era passata poco più di una settimana da quel bizzarro incontro e dovette ammettere a se stessa di averci sperato, un po’, di vedere brillare il display del proprio cellulare con un numero sconosciuto lampeggiante. Ovviamente, non era stato così e, infondo, avrebbe dovuto saperlo. Non seppe a cosa dovere tutto quello strano interesse, probabilmente, solo al fatto di poter raccontare alla sua Charlotte di essere uscita con il cantante dei Tokio Hotel. Ok, non che si trattasse di chissà chi, infondo, dato che alla fine, non le era apparso poi tanto diverso da un ragazzetto qualunque, ma sarebbe stato fico poterlo dire, un motivo in più per pavoneggiarsi un po’ e lei adorava farlo.
Trovava sempre il modo di adularsi, di ammirarsi, era una dannata narcisista. Per quel motivo, il fatto che non l’avesse mai richiamata, le stava rodendo abbastanza. Per lei si trattava di una piccola sconfitta personale.
Quella sera, dopo essersi preparata alla perfezione, badando bene ai dettagli, come sempre, si era recata in un locale nuovo, da sola. Lotte odiava il troppo casino, così, decisa a non rinunciare ad una serata mondana, si era recata per conto proprio, sicura che comunque, avrebbe trovato qualche conoscente, come sempre.
Scese dall’auto, mentre l’aria della sera le accarezzò i capelli lunghi e castani, lasciandoli svolazzare liberi, come lei, liberi, come il vento. Volteggiò sui tacchi alti, una delle tante proprie passioni e si strinse nel cappottino che le copriva le gambe fino a metà coscia, fasciate nelle calze scure, decorate.
Il locale le apparve gremito, le luci abbagliarono la sua pelle candida e la musica accarezzò l’udito, la serata si prospettava interessante. Non faticò a trovare un gruppetto di conoscenti, inserendosi tra di loro, sedendo al bancone del bar e lasciandosi offrire da bere. Portò il bicchiere alle labbra, sorridendo ad un amico, fino a bloccarsi in un istante, incontrando due occhi inconfondibili, di un castano fondente, caldo, contornati leggermente da uno strato di matita scura, rendendoli ancora più profondi, più espressivi. Pensò che sembrassero occhi appartenenti ad un bambino, curiosi verso il mondo, verso la gente, occhi mai distratti. Si riscosse dai suoi pensieri, dando la colpa di quell’attenta osservazione al suo dannato vizio di descrivere nella propria mente le sensazioni che gli altri le davano. Era sempre sembrata una tipa superficiale e, probabilmente, era stata proprio lei a voler essere considerata tale, non avendo mai voluto mai confondersi troppo con gli altri, non regalando mai fino infondo se stessa, a nessuno, forse per paura, forse involontariamente. Deglutì appena, quando quegli stessi occhi incrociarono i propri, lasciandola un po’ spiazzata, ma non più di qualche istante, tornando a mantenere la stessa espressione sfuggente di sempre, ostentando indifferenza, sentendosi nuovamente colta nel vivo, ripensando al fatto di non esser stata richiamata, permalosa come suo solito.
Non fu comunque l’unica a non rimanere impassibile a quello sguardo, incrociato tra tanti, ma anche qualcun altro ne era rimasto sorpreso, trovandosi a ricordare quanto fosse stato stupido e sprovveduto, qualcuno che, quella sera, aveva accettato l’invito del migliore amico, Andreas che aveva insistito per averlo tra i primi clienti del nuovo locale, appena aperto, assicurandogli un pubblico selezionato con attenzione, permettendogli di sentirsi al sicuro. Si era sentito sollevato all’idea di poter sempre contare su un locale del genere, nel quale sentirsi soltanto Bill, senza bisogno di scorte a seguirlo o di raccomandazioni di un manager apprensivo. In quel momento, si trovò a sorridere impercettibilmente, sicuro che ormai non avrebbe più rivisto quella ragazza minuta e strana, per colpa della propria stupidità, approfittando, quindi di quel momento e muovendo dei passi verso di lei, senza pensarci più di tanto, spinto dalla voglia di parlarle.
“Ciao, Ragazza del gelato.” Abbozzò, trovandolesi davanti.
Lei lo guardò, sorridendo con scherno, fingendosi per niente accomodante, nascondendo alla perfezione lo strano formicolio allo stomaco, provocato da quell’incontro.
“Ciao, ragazzotiinvitoacenaeticomproduegelatiepoinonfaccionulladituttoquesto”. Sfarfallò le lunghe ciglia sugli occhi grandi e verdi, non perdendo occasione per rinfacciarglielo, piccata, lasciando lui a grattarsi la nuca, imbarazzato e ad emettere un risolino.
”Non mi sono dimenticato, te lo assicuro, è che il gelato spalmato sulla maglia non è stato l'unico danno che ho fatto, considerando che ho piegato il biglietto e il rossetto si è spappolato tutto, rendendo il numero illeggibile, anche se devo dire che il colore era molto carino e, francamente, non credevo che, quindi, avrei avuto un'altra l'occasione di rivederti e mi fa piacere che invece sia successo, nonostante io abbia sicuramente perso punti con tutto questo.”Pronunciò, tutto d’un fiato, regalandole, poi, un sorriso luminoso e infantile, che la costrinse a sorridere, vagamente divertita da quella valanga di parole, accavallando poi le gambe, in modo provocante e scostandosi i capelli indietro.
“E chi ti dice di averne mai acquistati?” Domandò, provocatoria.
“Uhm… solo una sensazione, sono sempre stato perspicace.” Sollevò un sopracciglio, sedendosi vicino a lei e ordinando da bere, ormai dimentichi, entrambi, delle persone vicine.
“Spesso, però, ci si sbaglia.” Commentò lei, appoggiando il viso al palmo della propria mano, guardandolo, curiosa.
“Fidati, su certe cose, sbaglio raramente, danni a parte.” Ammiccò l’altro, portandosi il bicchiere alle labbra, osservandola, da sopra.
“Tu sei un po’ troppo sicuro di te.” Lo ammonì, ma senza rimprovero e per niente infastidita da quello.
“Me lo dicono spesso, ma non lo trovo negativo, dopotutto, non sarei quello che sono.”
Lei lo guardò stringersi nelle spalle, con un’espressione noncurante, convinto delle proprie parole e sorrise, ribattendo, solo per non dargliela vinta.
“No, no, non è negativo, solo che spesso bisogna stare attenti a non farsi male, dato che a volte, le certezze crollano.”
“Forse, ma si può sempre riprendersele.” Le sorrise, guardandola fissa negli occhi per un momento, prima di affondare di nuovo le labbra nel bicchiere. Risposta che piacque molto alla ragazza, avendo sempre provato ammirazione nelle persone sicure di sé, trovandosi, quindi, piacevolmente sorpresa, ma non certo pronta a non avere l’ultima parola.
“Può darsi di sì, può darsi di no… chi lo sa?”
“Sei ansiosa di far crollare le mie certezze, quindi?” Domandò, sorseggiando il proprio drink, leccandosi impercettibilmente le labbra, guardandola interessato, intrigato da quel botta e risposta.
“Ansiosa? Assolutamente no, non darti troppa importanza con me, Kaulitz.” Ridacchiò, passandosi le dita tra i capelli.
“Ovvio che no, io ti devo solo una cena per sdebitarmi, non pensavo mica che tu intendessi essere chiamata per altro.”Sollevò un sopracciglio, annuendo tranquillamente.
“E’ la prima cosa giusta che ti sento dire da tutta la sera.” Gli donò un sorriso angelico, lei.
“Oh, sono assolutamente onorato da questa concessione.” Commentò, divertito, attratto da quella ragazza che faceva tanto la difficile, senza dargliela vinta, come chiunque altra avrebbe fatto, facendogli saltare i nervi.
“Eh, fai bene, non è mica da tutti dire una cosa giusta in una sera!” Proseguì, saltando puoi fuori, improvvisamente: “Senti, vuoi ballare?” Propose, come fosse normale, alzandosi dallo sgabello e sistemando il vestitino sulle gambe, quasi distrattamente, lasciando lui completamente spiazzato, a sollevare le sopracciglia in un’espressione stupita. Si ritrovò, però, a pensare alla prontezza con la quale gli aveva proposto di baciarla, dopo una manica di insulti, scuotendo la testa e pensando che per lei, quell’imprevedibilità, doveva essere normale, alzandosi e punzecchiandola:
“Volentieri, anche se non vedo orde di ragazze in agguato da cui nascondermi generosamente.”
“Uhm… sai che hai ragione? Vorrà dire che mi metterò a cercare qualcuno da salvare.” Prese tra le dita il bicchiere, finendo la propria bevuta e abbandonandolo al bancone, riavviando i capelli.
“Oh, non ti credevo così altruista!” Ribatté, divertito, senza preoccuparsi di fermarla.
“Vedi che a volte, ci si sbaglia?”
Gli fece l’occhiolino, ammiccando, allontanandosi poi tra la gente, raggiungendo gli amici di prima, soffermandosi a parlare con uno di essi, per niente interessata a quello che aveva da dirle, ma abituata a passare serate in quel modo, assecondando gli altri, tentando di divertirsi e mantenere le distanze, non sdegnando baci rubati e poi dimenticati, volendo approfittare di ogni istante della vita, volendola vivere a pieno, senza pensieri, eppure, trovandosi di continuo a puntare lo sguardo verso Bill, cercandolo anche senza volerlo, quasi pensando di tornare da lui e riproporli la richiesta predente, ma dandosi immediatamente della stupida. Infondo, aveva gettato l’amo e lui, volutamente, non aveva abboccato. Scrollò le spalle, aspettandoselo infondo, da uno come lui e tornando a fingere di prestare attenzione alle chiacchiere dell’amico. Un ragazzo normale, ma pur sempre alla sua portata.
Il ragazzo notò lo sguardo di lei spesso rivolto verso di sé, mantenendo, però, un atteggiamento indifferente, ripagandola della stessa moneta, per averlo lasciato lì, sfidandolo, ma vedendola poi insieme ad un altro, un tipo senza il minimo stile fra l'altro, secondo il suo “modestissimo”parere e sentendosi stranamente colto nel vivo, trovando impensabile che potesse essere preferito a lui e sbuffando tra sé, non disposto a farsi fregare così. Senza la minima esitazione, si alzò dallo sgabello, raggiungendola e sfiorandole una spalla per avere la sua attenzione, rivolgendole un lieve sorriso e tendendole la mano, come invitandola a lasciare lì quel tipo e ballare con lui, guardandola negli occhi. Lei ebbe come un leggero brivido a quel contatto, rendendosi conto di averci sperato fino a quell’istante, sul subito, volendo piantarlo lì, per non aver colto la prima occasione, ma lasciando morire lì le proprie difese per la prima volta con lui, scusandosi con l’amico e congedandolo, senza troppi fronzoli, afferrando la mano dell’altro e avvicinandoglisi, quasi timorosa, lasciandosi poi andare e sollevando le braccia attorno al suo collo, sorridendogli.
“Ce ne hai messo di tempo…”
“Eh, ti ho vista molto occupata nel salvare gente sola e bisognosa, non volevo disturbare." Le confessò, guardandola sottecchi e prendendo a muoversi, contro di lei, le mani leggermente posate sui suoi fianchi.
“Vedi che ti sbagli ancora? Non stavo salvando nessuno, stavolta ero io ad aver bisogno d'aiuto...”
La leggera risata di lui, la fece sorridere.
“Tranquilla, avevo avuto una sensazione anche di questo.”
“Beh allora, in questo caso, devo dire che hai detto un’altra cosa giusta.”
“Attenta, è già la seconda volta che lo dici. ” Continuò lui, tenendole testa e prendendo confidenza con la loro vicinanza, muovendosi a ritmo di musica, insieme a lei.
“Già, devo darmi una regolata…” Si strinse un po’ a lui, istintivamente, sentendosi a proprio agio.
“Eh, non vorrei dover cominciare a sentirmi troppo importante” Ridacchiò, divertito. “ E comunque, in questo caso, niente gelati, o cene, siamo alla pari.”
Lei lo guardò, assumendo un broncio infantile, mantenendo le braccia attorno al suo collo, ma scansandosi appena da lui, indispettita.
“Oh beh, come vuoi.”
“Eh, visto che ci siamo salvati a vicenda e che io dovevo solo sdebitarmi, mi sembra che tutto quadri, no?” La punzecchiò ancora, iniziando a piacergli il farlo, avvicinandola però, di nuovo a sé.
“… Quindi saremmo pari, ma… siamo ancora qui. Questo è strano…” Lo provocò, tenendo gli occhi fissi nei suoi.
“Hai finito le scuse per fuggire?”
“Ho paura di sì…” Rispose, arrendendosi a quell’evidenza, aderendo appena al suo corpo.
Un leggero sorriso gli increspò le labbra, perdendosi per un attimo negli occhi di lei, sentendoli vivi, vispi, attratto per un attimo anche dal colore intenso del suo rossetto rosso, avvicinandosi al suo viso, una stretta allo stomaco a fargli compagnia, mormorando vicino alle sue labbra:
“Bene.”
“Già..”
Rispose, lei, sentendo il respiro di lui sulle proprie labbra e socchiudendo gli occhi, così, come altre volte, come con tanti altri, come tante altre sere, eppure una sensazione strana dentro di sé, nata nel momento in cui le proprie labbra incontrarono quelle di lui, ritrovando quel sapore che scoprì aver avuto voglia di assaporare di nuovo, abbandonandosi a quel bacio, schiudendo le labbra su quelle del ragazzo, sospirando appena. Quel ragazzo, che, in quel momento si trovò a chiudere gli occhi a sua volta, catturando le labbra morbide e carnose di lei, non sentendo estraneità, in quel contatto, volendo, invece approfondirlo di più, inclinando il viso di lato, affondando piano nella sua bocca e risalendo con la mano sulla sua nuca, avvicinandola ancora un po’ di più a sé, intensificando il loro bacio e accarezzando la sua lingua con la propria , stuzzicandola con il piercing che fece sorridere lei, rimanendo piacevolmente sorpresa dal contatto freddo con il metallo, assecondando i suoi movimenti, stringendosi a lui. Si ritrovò a sorridere sulle sue labbra, fino a che non fu costretta a dividersi, per riprendere fiato, rimanendo immobile a guardarlo, nella sua stessa posizione, spiazzati entrambi, come tornati sulla terra dopo un viaggio sulla luna, in confusione.
Fu lei a decidere di dover riacquistare lucidità, non avendo forse dovuto farlo, per non incappare nei suoi soliti pensieri, nelle sue insicurezze, ogni qual volta le sue emozioni si fanno più forti, volendo impedire che le facessero perdere il controllo, essendo sempre stata severa con se stessa, in questo caso, faticando a volte, a dominare la propria irrazionalità, irruenza, istintività, talvolta ai limiti dell’assurdo, ma riuscendovi nei rapporti con gli altri, grazie al suo essere testarda e contraddittoria.
“Scusa, credo che… che si sia fatto tardi, dovrei andare.” Si staccò da lui, suo malgrado a malincuore, facendo un passo indietro e stringendo la propria borsa a tracolla, abbassando lo sguardo e portandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Bill si trovò a guardarla, non volendo che se ne andasse, muovendo un passo verso di lei, ancora spiazzato da quel bacio intenso.
“Ok, ma, sei sicura? Insomma, potrei, magari… accompagnarti a casa, se proprio devi andare.”
“NO!!!” Pronunciò a voce alta, di botto, alzando di scatto il volto verso il suo. “Cioè, grazie, ma sono in auto, non c’è bisogno, grazie ancora, ci vediamo!” Continuò, di fretta, voltandogli immediatamente le spalle e allungando il passo, quasi correndo via, sparendo tra la folla, lasciandolo a bocca aperta a guardarla sparire, preso alla sprovvista, rinunciando ad inseguirla, non sapendo nemmeno perché, infondo, ci tenesse tanto a trattenere con sè quella sconosciuta.
La ragazza si lasciò lui, quel bacio e quelle sensazioni alle spalle, dietro la porta di quel maledetto locale, tornando alla realtà con il colpo secco dello sportello della propria auto, infilando la chiave, e girandola, ma non ricevendo alcuna risposta del veicolo. Prese, così, ad imprecare, iniziando a pensare di aver dimenticato i fari accesi e che la sfiga l’avesse presa di mira, sbattendo la fronte sul volante due volte e gridando:
“Merda! Cazzo! Merda!” Uscì poi da lì, mollando un calcio alla ruota e incrociando le braccia al petto, furiosa e iraconda, calciando poi anche un sasso capitato vicino a lei.
Il cantante, dopo essere rimasto in mezzo alla pista da ballo come un idiota, si avviò fuori, scuotendo la testa, non avendo altro motivo per restare là dentro e raggiungendo la propria macchina, fermato, però, da un grugnito poco rassicurante.
“Uhm.. ehi!” Pronunciò lei, richiamando la sua attenzione, un ghigno sconsolato sul volto. Lasciandolo a sollevare un sopracciglio, sorpreso di rivederla, avendola vista dissolversi in stile apparizione e sparizione e aspettando che dicesse qualcosa.
“Ecco... scusami.. mi chiedevo se... insomma... ho combinato un casino, nel senso che ho lasciato i fari accesi, credo e quindi deve essersi consumata la batteria, allora diciamo che sarei a piedi e che a quest'ora non mi va di chiamare un taxi, resterei troppo qua fuori da sola, e non credo sia il caso, voglio dire... non è un posto raccomandabile, quindi non so, magari tu, magari noi, no, andava meglio prima, magari potresti accompagnarmi, sempre che la proposta sia ancora valida, e non abbia altro da fare, o ti sia di strada, perché potresti benissimo alloggiare dall’altra parte della città, quindi non vorrei che… insomma, hai capito, credo, spero.”
Il sopracciglio del ragazzo aveva quasi raggiunto l’attaccatura dei capelli, mentre la osservava sproloquiare e rovesciargli addosso parole, aspettando di sentirla smettere, divertito, per poi esitare a rispondere, a posta.
“Facciamo che ti propongo uno scambio: La mia offerta è ancora valida, ma tu in cambio mi lasci di nuovo il tuo numero. Questa volta ho una penna.”Colse la palla al balzo, esultando tra sé.
“Ok, grazie mille.” Rispose lei, educatamente, ma senza l’ironia e il sarcasmo di poco prima, avviandosi verso la sua BMW e salendovi, in silenzio, guardando fuori dal finestrino, mentre lui, di tutt’altro umore, felice di quell’imprevisto, metteva in moto l’auto.
“Allora, dove ti porto?”
“Non è molto lontano, percorri questa strada fino alla fine e imbocca la prima a destra, sto a metà di quella.” Rispose, guardando ancora fuori, i lampioni ad illuminarle il volto, contratto in un’espressione tirata.
Lui seguì le indicazioni, guardando lei di tanto in tanto, un po’ spiazzato da quel silenzio e da quell’improvviso cambio di umore, non capendo cosa le fosse preso, ma non conoscendo, alla fine niente di lei, trovandola sempre più misteriosa e strana.
“Ecco, ci siamo quasi, svolta lì.”Lo avvertì, continuando a mantenere le difese, ormai imposte, riconoscendo poi il portone di casa e indicandoglielo. “Quella è casa mia.”Biascicò, togliendo la cintura, seria.
“Ok”Parcheggiò davanti ad essa, spegnendo il motore e volendo prolungare ancora un po’ quel momento con lei, guardandola, ma avvertendo la sua ritrosia, sollevato dal fatto di saper almeno dove poterla cercare, nel caso in cui si volatilizzasse di nuovo.
“Beh, grazie ancora. Adesso non siamo più alla pari, dato che mi hai salvata due volte.” Sorrise appena, senza però allegria, sistemando il cappottino e stringendo la borsa, portando una mano sullo sportello, per uscire da lì.
“Tranquilla, puoi sdebitarti quando vuoi e io una cena te la offrirei volentieri, comunque.” Abbozzò lui, guardando il sorriso di lei spegnersi lentamente.
“Ah, sì, certo, ok, grazie, davvero, ma non ce n’è bisogno.”
“Ma mi farebbe piacere.” Insistette.
“Sì, anche a me.” Rispose evasiva e frettolosa, costringendolo a non andare oltre, non volendo apparire troppo invedente, ma continuando a non capire quel suo comportamento.
“Buonanotte, Bill.” Fece per uscire, ma bloccandosi di colpo, voltandosi di scatto verso di lui, inspiegabilmente insoddisfatta da quel saluto, trovandosi ad avvicinarsi a lui, a premenre le labbra sulle sue, stringendo gli occhi, per qualche istante, fino a scendere dall’auto e chiudere lo sportello. Salì di corsa le scale e chiudendosi la porta elle spalle, poggiandovi la schiena e portandosi una mano sul viso, scuotendo la testa, decidendo in quel momento di cacciare via le emozioni provate quella sera.
“Buonanotte, ragazza del gelato.”Pronunciò lui, dopo esser rimasto immobile per svariati secondi, realizzando la pazzia e l’imprevedibilità di quella ragazza, di ogni suo gesto, mordendosi appena il labbro, come a catturare il suo sapore, rimasto impresso sulla sua bocca, sentendosi irrimediabilmente incuriosito da lei, partendo poi con l’auto, dopo aver lanciato uno sguardo alla luce accesa della sua finestra, sorridendo impercettibilmente e svoltando, riversandosi su quella strada che, si promise, avrebbe percorso di sicuro di nuovo.

Edited by Fee1702 - 9/1/2011, 20:54
 
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