Grazie per i commenti ragazze *W*
Capitolo 3.
- Non potevo fare altrimenti. Secondo te, avrei dovuto sbatterle la porta in faccia? -
Bill ribattè indignato ed offeso. La mattina non era cominciata nel modo migliore,
si era trascinato svogliatamente dal letto con il piede sbagliato,
e il fatto che proprio la sera prima aveva aperto la porta ad una ragazza, fece infuriare Saki.
- Ogni movimento è delicato per voi, in questo momento.
Siete riusciti a raggiungere un successo clamoroso con poco,
e il novanta per cento delle ragazzine in Germania,
non fa che parlare di voi! Vi avevo avvertito! -
Saki rivolse al ragazzo un'occhiataccia.
- Ma non è successo niente. Probabilmente non sà nemmeno chi diavolo siano i Tokio Hotel.
E' entrata semplicemente per riprendersi un astuccio che aveva dimenticato sul lavandino.
Se ci fossero stati problemi, sai che te ne avrei parlato subito. -
Bill rispose tranquillamente, abbassando l'ascia di guerra, non voleva complicare la situazione,
non amava i litigi, e stava cercando di evitarne uno, adesso.
- D'accordo. Spero comunque, che tu abbia recepito il messaggio a dovere.
Vi aspetto nella hall alle quattro. -
***
Tre piani più sù, Jessica aveva messo le radici davanti alla tv,
disperatamente girava i canali durante la pubblicità e sperava che Mtv passasse nuovamente Monsoon.
Maila intanto, la guardava a bocca aperta, un comportamento del genere non era da Jessica,
fatta eccezione per quando perdeva la testa per qualcuno.
- Allora, hai intenzione di piazzarti lì oppure preferisci venire con me? -
Le domandò Maila, caricandosi lo zaino in spalla.
- Devi farmi un favore. -
Jessica la prese per mano e spiegò all'amica ciò che aveva in mente.
- Ti prego! Io, voglio rivederlo. Devo, capisci? -
La ragazza stava cercando in tutti i modi di convincere l'amica ad approvare questo suo piano,
e dopo svariati tentativi, ci riuscì.
- Tu sei pazza.. ma è per questo che ti voglio bene.
Non farti vedere in giro per Amburgo, miraccomando, o la prof ci uccide. -
Jessica fece cenno di si con la testa, le stampò un bacio sulla guancia e si infilò dritta dritta in doccia.
Aveva pensato a tutto proprio quella notte,
e la prospettiva di avere ancora una volta Bill davanti agli occhi, la rese euforica.
Aveva pregato Maila, di comunicare alla professoressa che lei non si sentiva affatto bene,
un brutto mal di gola e qualche linea di febbre non le avrebbero dato modo di uscire con qualche grado sotto lo zero,
perciò di conseguenza l'avrebbe rassicurata che un pò di riposo l'avrebbe rimessa a posto, come nuova.
- Siamo sicuri che non c'è qualcosa di losco dietro? Se scopro che state organizzando qualcosa... -
Commentò la professoressa, riducendo gli occhi a due fessure.
Maila tentò di coprire un sorriso con uno starnuto,
ma nel frattempo pensò preoccupata alla situazione in cui la sua migliore amica si era cacciata,
e per giunta, a causa di un estraneo.
Jessica al contrario, non aveva alcuna preoccupazione per la testa.
La televisione emetteva suoni, parole, trasmetteva immagini, e lei se ne stava in bagno,
fissandosi allo specchio.
I capelli avevano bisogno di una piega ben fatta, quei brufoli dovevano assolutamente essere rimossi.
Impiegò quasi due ore per lisciarsi a dovere la chioma castana e ondulata, scelse con cura i vestiti.
Cercò di applicare sugli occhi un pò di ombretto, del mascara, ma più ci provava,
più si rendeva conto che stava combinando un pastrocchio.
Si ripulì velocemente e decise che il trucco non le sarebbe servito, stava molto meglio così, al naturale.
In fondo non era mai riuscita a truccarsi in modo perfetto, come desiderava,
non era affatto pratica in queste cose.
Sistemò ciò che aveva sparso in giro per la stanza, poi guardò l'orologio legato al polso,
che segnava ancora le 10.10.
La classe sarebbe rientrata nel tardo pomeriggio,
perciò considerò allettante l'alternativa di poter uscire dalla stanza,
e magari cercare chi si aspettava di incontrare.
Gironzolò per i corridoi, poi scendendo le scale, percorse tutto il primo piano e arrivò alla porta,
dove una targa dorata recitava '106' .
Si era soffermata lì per diversi secondi, indecisa sul da farsi.
La vergogna le avrebbe impedito di bussare, magari stava ancora dormendo.
A nessuno piace essere svegliato, specialmente se da una persona estranea.
E poi, magari non si sarebbe nemmeno ricordato di lei, era così
bello da mozzare il fiato,
chissà quante ragazze gli passavano sotto il naso.
Stava formulando queste spiacevoli considerazioni a sè stessa,
quando qualcuno le passò alle spalle, e per questo sobbalzò.
- Cercavi qualcuno? -
Era proprio lui. La superava di almeno una ventina di centimentri in altezza,
e la sua figura così imponente, la fece sentire ancor più piccola di quel che già non era.
Quella mattina, Bill non aveva gli occhi marchiati dal trucco,
portava una semplice tuta nera e i capelli ricadevano lisci, sulle spalle.
La guardò con interesse, tentando di capire cosa ci facesse davanti la sua porta.
Forse Saki non aveva avuto tutti i torti.
Le ragazze cominciavano a spaventarlo, naturalmente amava essere famoso,
adorava le sue fan e apprezzava il fatto che molte persone si stessero avvicinando alla band,
ma molte ammiratrici gli avevano giocato qualche brutto scherzo,
perchè la maggior parte cercava di sedurlo,
di gettargli le braccia al collo quando avevano la possibilità di averlo vicino.
- No.. non cercavo nessuno. Mi ero soltanto fermata un attimo a pensare.
Scusami, ma adesso devo andare. -
Non seppe spiegarsi bene il motivo, ma così aveva reagito, e non riuscì a darsi pace,
per l'occasione che aveva avuto, e che invece di cogliere al volo, aveva praticamente scelto di gettare via.
Con lo sguardo a terra, se la diede a gambe.
Bill rimase perplesso, la cosa non quadrava.
Non era del tutto sicuro che quella ragazza fosse una sua fan, perchè se così fosse stato,
se la sarebbe ritrovata addosso già da un pezzo.
Magari stava cercando suo fratello, ma anche questa teoria venne scartata all'istante,
aveva il viso pulito, e decisamente dimostrava un paio di anni meno di lui.
Galleggiava comunque un punto interrogativo nella sua mente,
e non trovò una spiegazione logica alla sua curiosità,
una curiosità tale da smuovergli le gambe. La stava seguendo.
Tutto ciò era inammissibile, Saki l'avrebbe usato per il tiro al bersaglio,
ma Bill non tenne conto delle conseguenze che sarebbero sopraggiunte in un futuro non molto lontano.
Preso l'ascensore, Jessica fluttuò per il corridoio.
Non poteva credere di averla data vinta alla vergogna, alla timidezza.
Nel momento in cui stava inserendo la chiave magnetica nella porta,
qualcuno le diede una bussatina sulla spalla.
Si girò di scatto, per un attimo aveva creduto di trovarsi davanti il faccione della professoressa stirato in un perfido ghigno.
Invece, un viso del tutto diverso, la colse di sorpresa.
Due occhi castano nocciola, si erano incrociati con i suoi, verdissimi.
- Va tutto bene? -
Chiese Bill. Il suo volto non aveva assunto un'espressione precisa.
Non sapeva nemmeno perchè le sue gambe l'avessero condotto qui,
solitamente si muoveva a seconda dei suoi bisogni,
e questo più che un bisogno, era stato un impulso.
- Si, grazie. -
Jessica cercò con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere.
Si chiese se non si trovasse in uno strano sogno.
Pregò che qualcuno le desse un pizzicotto.
- Perchè eri davanti la mia porta? -
Jessica esitò, non si era aspettata una domanda del genere,
almeno non quella mattina.
- Te l'ho detto, mi ero fermata a pensare. -
- Sei una fan? -
Sei una fan? Ma che diavolo di domanda era quella?
Eppure, non aveva timore della risposta,
sarebbe bastato un autografo e una foto per risolvere tutto.
Sapeva già che non lo era.
C'era altro che voleva sapere, la curiosità cominciò ad aumentare notevolmente,
l'impulso cominciò a tramutarsi in bisogno.
- Dei Tokio Hotel? No. Vi conosco, ma non posso definirmi vostra fan.. E tu, perchè sei qui? -
- Ero sicuro che tu fossi una nostra fan.. perdonami. Credevo che.. -
Ma non finì la frase.
- Da quando, gli idoli vanno dietro agli ammiratori? Non dovrebbe essere l'inverso? -
Jessica cominciò a sentirsi più sciolta, e decise di sfruttare quanto aveva in suo potere,
per poterci scambiare due striminzite parole.
- E' vero. Ma a me piace rompere le righe, quindi d'ora in poi, facciamo che l'
ammiratore sono io, okay? -
Il discorso cominciò a prendere una piega sempre più strana.
- Ne hai tante? Di ammiratrici, intendo.. -
Chiese lei, combattuta tra l'interesse e l'imbarazzo. Un brivido le attraversò la schiena,
la gelosia la stava attraversando come una lama, da una parte all'altra del petto,
si sentiva trafitta già, da tutto ciò che la risposta avrebbe comportato.
Un atteggiamento infantile, da parte sua, non c'è che dire.
Aveva sempre vissuto nella paura che qualcuno potesse rubarle qualcosa che aveva bramato,
e così sempre era successo.
Bill non era una proprietà privata, non era un giocattolo, lei lo sapeva,
ma non poteva fare a meno di mettersi in difensiva ogni qualvolta le si presentava un'occasione tale,
anche se nessuno le stava facendo del male, era sempre pronta e prevenuta.
- Si, direi di si. La vita ultimamente, è un pò difficile anche per questo..
ma alla fine mi vogliono bene, sono contento che molte persone ci amino. -
Rispose il ragazzo, colpito da quella domanda.
- Perchè me lo chiedi? -
- Curiosità. -
Ribattè Jessica, mostrando una smorfia che traspariva un'apparente indifferenza.
- E tu, ne hai tanti di ammiratori? -
Lei non seppe cosa rispondere. Non si era mai ritenuta una ragazza attraente,
nè bella da far impazzire chiunque, non si considerava forte, nè allegra, nè divertente.
La sua autostima effetivamente, non era un granchè.
- Credo di no. Non sono una ragazza che piace. -
Guardò in terra, studiandosi i lacci delle All Star,
che avevano assunto un aspetto interessante così, all'improvviso.
- Ah capisco. Allora devo pensare che.. i ragazzi dalle tue parti abbiano qualche problema.-
- Cosa te lo fa pensare? Magari sono semplicemente io, che non piaccio. -
Quel discorso la stava mettendo in imbarazzo,
il pensiero di Gianluca non l'aveva tormentata quegli ultimi due giorni,
ma restava comunque impresso il sentimento che provava,
e adesso con questa risposta alludeva proprio a lui.
- Beh, allora ti capiterà più avanti, di piacere a qualcuno..
magari, quando meno te lo aspetti,
o chi meno ti aspetti verrà da te e ti confiderà i sentimenti che prova per te.. no?-
Jessica lo guardò con tanto d'occhi.
Bill evidentemente non era diverso dal resto della massa maschile con cui aveva avuto l'occasione di avere un rapporto relazionale,
solo per il modo in cui si vestiva o perchè si truccava,
o perchè il suo aspetto androgino alludeva a tutto fuorchè ad un ragazzo di diciotto anni,
e rimase così colpita da quella risposta che le si aprì il cuore.
- Non è così, non è mai così. Almeno per me..
Almeno quando passi due anni nella speranza che chi meno ti aspetti,
cambi idea.. e ricambi quel che provi. -
E come si era aperto, il cuore le si richiuse velocemente.
Gianluca aveva lasciato in lei una cicatrice, ancora fresca e sanguinante,
quella cicatrice, quel segno che aveva lasciato scoperto,
non le interessava quanto male le potesse fare, lei lo amava,
e non c'era dolore che potesse farle cambiare idea.
Almeno fino ad oggi.