One in a million.

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NiandraLades.
view post Posted on 20/4/2010, 17:50




One in a million.






Note: Questa fanfiction è stata creata senza scopo di lucro. C'è un pò di verità, è bene che voi lo sappiate. Purtroppo, non ho mai visitato la città di Amburgo e non ho mai avuto l'opportunità di incontrare un membro dei Tokio Hotel, ma alcuni dei personaggi (vedi Matteo, Maila e Gianluca), sono stati parte della mia realtà, e ne faranno per sempre parte. Naturalmente, non tutti i fatti sono realmente accaduti. Enjoy It! =D




L'aria mattutina era frizzante, pungente.
Nonostante i pochi passanti battevano i denti sotto le sciarpe dalle quali erano avvolti,
il sole splendeva e il cielo era una tavola limpida, azzurra, e ciò rendeva quella domenica mattina, fragrante come una fetta biscottata.
Due ragazze entrarono in uno dei fumosi caffè del centro,
uno dei pochi luoghi dove la temperatura avrebbe permesso loro di liberarsi da sciarpe,
cappelli e guanti con cui avevano dovuto rigorosamente bardarsi, visti i gradi sotto lo zero.
Gironzolarono per il locale, finchè individuarono un angolino ben appartato e accogliente.
Nel momento in cui presero posto, vennero addocchiate da una giovane cameriera.
- Avete già chiesto? -
Le due scuoterono la testa, facendo cenno di no.
- Per me un caffè, grazie. -
Jessica sapeva già cosa prendere, un caffè caldo era proprio un ottimo rimedio contro il freddo,
e inoltre era l'unica bevanda che le avrebbe ridonato un pò di tono ed energia,
quella settimana era stata stressante, e a forza di passare interi pomeriggi rinchiusa in casa per studiare fino a tardi,
si era ridotta uno straccio.
- E per me un thè alla vaniglia. -
La ragazza che le siedeva di fronte, aveva il viso rotondo e grazioso.
Aveva grandi occhi castani e il sorriso facile. Soprattutto adesso che erano finalmente giunte ad Amburgo,
per la loro visita d'istruzione annuale.
Frequentavano un istituto professionale per il turismo, e la presidenza organizzava dei viaggi anno per anno,
lasciando scegliere agli stessi studenti la meta, tutto dipendeva da quanti voti aveva raggiunto una delle città proposte.
In quel caso, Jessica e Maila, avevano optato per Londra, ma il resto della classe aveva abbattuto le loro speranze,
scegliendo Amburgo.
Loro cedettero, sicure che qualsiasi destinazione sarebbe stata un modo come un altro per svagarsi e fare nuove esperienze.
- Gianluca mi perseguita. E' diventato un ossessione.
Diventa sempre più irritante, il fatto che debba avercelo vicino anche quando sono in gita. E' maledettamente frustrante! -
Jessica se ne uscì di botto con questa affermazione, e adesso fissava la sua amica di sbiego,
temendo di essere mandata a quel paese per l'ennesima volta.
Aveva colto l'occasione di confidarsi con la sua migliore amica, in un luogo lontano dalle orecchie altrui,
aveva atteso giorni prima di poterlo fare seriamente, e come una bomba ad orologeria temeva di scoppiare da un momento all'altro.
E così effettivamente accadde.
Gianluca era il ragazzo di cui si era innamorata, già da molto tempo questo amore la tormentava psicologicamente,
e oltretutto non era corrisposto. Ciò aveva contribuito a logorarla interiormente.
- Devi solo darti tempo. Cerca di distrarti e non ci pensare.
Sbatterai il muso su un altro ragazzo e pensandoci, ci riderai sù.
Quello non fà per te, a cosa ti è servito piangere e disperarti per uno così? Pensa solo al calcio! -
Ribattè saggiamente Maila, dopo aver sorseggiato a lungo il suo thè, e alzato gli occhi al cielo.
- Si ma.. apparte il calcio.. dai! Non puoi non ammettere che è carino, simpatico, intelligente, spiritoso, ironico... -
- Si, ma non gli piaci Jè! Non capisci che è inutile?! Ti stai facendo solo del male! -
La ragazza aveva oramai perso la pazienza,
più di ogni cosa la speranza che Jessica potesse dimenticarsi del ragazzo che le aveva fatto perdere la testa.
Jessica restò pietrificata, da tale durezza, solitamente Maila era davvero molto paziente e tranquilla,
e di gran lunga, quella era stata la prima rispostaccia ricevuta da lei in tre anni che la conosceva.
- Oh dai.. non mi guardare così.. lo so, ci stai male, e sarà dura rimuovere i sentimenti che provi per lui,
ma non puoi continuare così. Tu meriti di più, e lui non fà al caso tuo, fidati. -
Adesso le stringeva la mano, sorridendo dolcemente.
- Hai ragione... io.. non so come, ma.. lo dimenticherò. -
Jessica la imitò, ricambiò la stretta e pensò che c'era da ritenersi fortunati ad avere un'amica come la sua.
Nessuno, apparte lei, aveva assistito a i suoi sfoghi all'interno del bagno femminile,
nessuno aveva ascoltato e consolato le sue paure, i suoi complessi. Proprio nessuno.
Le due uscirono dal locale, contro il vento gelido in direzione dell'hotel, al quale avrebbero dovuto fare rientro per pranzo.

***

- Jè, ohi Jè! -
Un ragazzo alto e dalla faccia brufolosa, venne incontro a Jessica.
Correva e aveva una scheda in mano.
- Ohi Mattew.. hai percaso visto Maila, da queste parti? Io non la trovo.. -
Matteo rispose di no, ma alzò il braccio con fare trionfante,
e con un sorriso a trentadue denti, spiegò a Jessica,
che era riuscito ad ottenere una scheda per l'accesso a Internet,
perciò non rimaneva loro che andare in stanza e utilizzarla.
- Dai, devo farti vedere una cosa! -
Jessica, accigliata, lo seguì in camera, e sedettero sul letto con il pc davanti a loro,
dopo aver inserito username e password.
- Guarda, questo sono io! Mi hanno ripreso a TRL! -
Esclamò Matteo, felice come una pasqua, accennando a un puntolino, equivalente a sè stesso sullo schermo.
- Wow, figo! Che artisti c'erano? -
Chiese Jessica, con tono non molto eccitato.
- Quelli che vedi! Guarda, ci stà anche la Santarelli, che pezzo di gnocca! -
Jessica rise dopo aver udito una cosa simile. Sempre il solito, pensò.
- E questi, chi sono? -
Fece lei, indicando con il dito sullo schermo una band che aveva appena fatto ingresso sul palco.
Non avevano un aspetto familiare, anzi, non li aveva mai visti prima d'ora, ai suoi occhi erano del tutto sconosciuti.
- Ah, i Tokio Hotel... c'erano un mucchio di ragazzine solo per loro.. comunque,
ancora non mi è chiaro di che sesso sia il cantante... o la cantante che dir si voglia.. -
Jessica si portò il portatile sulle ginocchia, e avvicinò il naso allo schermo per avere una visuale migliore.
La canzone non le diceva nulla, e loro non avevano suscitato in lei niente di speciale.
- Boh, devo ammettere che è difficile a dirsi, comunque.. tu resta pure qui a venerare la Santarelli.. io vado a farmi una doccia. -
E dandogli un buffetto affettuoso sulla nuca, Jessica si congedò autonomamente da quell'incontro.
Si sbattè la porta alle spalle, e alla mente le ritornò il motivetto della canzone che quel gruppo, i Tokio Hotel, avevano suonato sul palco di TRL.
Non era male. Abbandonò questo pensiero, quando entrò in camera e fece ingresso nella doccia,
con la speranza che a pranzo, avrebbe mandato giù qualcosa,
visto che ultimamente aveva poco appetito e mangiava in modo frammentario, saltando i pasti.
Al ristorante, Jessica riuscì ad ingerire solo un pò di pasta,
fatta eccezione giusto perchè era l'unico piatto che non rifiutava mai, dato che ne era ghiotta.
Ad intervalli regolari, ogni volta che abbassava la forchetta, subito dopo aver addentato un boccone,
lanciava rapidi sguardi verso il tavolo di destra, proprio di fronte a lei,
dove sedevano Gianluca e gli altri suoi compagni di classe.
A Maila non restò che rifilarle una gomitata e rimproverarla.
- Giuro che se non la pianti, ti strozzo! -
Le aveva sussurrato l'amica in un orecchio, con tono irritato e rabbioso.
Nel frattempo però, si era lasciata scappare un sorrisetto, chiaro segnale che si stava divertendo.
Jessica abbassò la testa, cercò di forzare gli occhi su un punto fisso, ma più ci provava,
più lo stomaco si chiudeva e minacciava di tramutarsi in una treccia.
- Non ce la faccio.. -
Ammise, scostando il piatto che aveva davanti.
Si alzò e percorse a passi rapidi l'intera sala, finchè giunta finalmente fuori,
prese una boccata d'aria e cercò di moderare il respiro, diventato irregolare.
Poggiò una mano sul petto, e si stupì di trovare tutte le costole straordinariamente a posto.
Il suo cuore batteva all'impazzata e credeva che da un momento all'altro le sarebbe schizzato fuori.
- Dai, rientramo. -
Una mano amica sulla spalla, la fece sussultare, ma dopo aver riconosciuto la sua voce,
non potè fare altro che ubbidire al suo volere, per farsi condurre in stanza.
- Vuoi parlarne? -
Domandò Maila, seduta accanto a lei sul letto.
- No, sinceramente non ho voglia di parlare di qualcosa.
Scusami, ma.. voglio restare da sola per un pò, voglio riposarmi un attimo e.. stargli lontana, perchè ogni volta che ce l'ho vicino.. è la solita storia!
Ti prego, lasciami qui, fra un'oretta scendo.. tanto dopo dobbiamo andare al museo, ci vediamo direttamente di sotto. -
Maila annuì, capendo che non c'era rimedio, si era trattenuta dallo sbottare con una ramanzina,
tutto ciò che le serviva era un pò di pace, e sebbene volesse rimanere lì con lei per farle compagnia,
si limitò a guardarla mentre si portava dietro la porta, che con uno scatto si chiuse.
Jessica rimase sul letto senza far niente per una ventina di minuti, tutto quel silenzio invece di aiutarla,
le recava solo irritazione e noia, una noia terribile si era impossessata di lei,
perciò dopo aver gironzolato a vuoto per la stanza, afferrò il telecomando e accese la tv, senza uno scopo ben preciso.
Fece zapping per un pò, poi si soffermò su Mtv, uno dei pochi canali che le piaceva vedere.
Al momento, stavano passando la pubblicità,
così approfittò per preparare lo zaino che da lì a poco le sarebbe servito per l'uscita di quel pomeriggio.
Vi gettò tutto quello che le sarebbe giovato,
poi mentre allungava il braccio verso il comodino per prendere una penna e il blocknotes, si immobilizzò.
Chitarra, basso, batteria.. e poi una voce.
Chiara e incredibilmente... incredibilmente cosa? Si voltò, e scoprì che le sue orecchie non l'avevano ingannata,
era davvero il gruppo che aveva già visto quella mattina, ad aver fatto irruzione in tv.
Incuriosita fece un passo verso il televisore. Adesso che la sentiva meglio, quella canzone era orecchiabile e il video non era affatto male.
Si soffermò sul viso del cantante.. effettivamente, aveva dei lineamenti molto fini e delicati,
il trucco nero gli incorniciava gli occhi..
Il suo aspetto lasciava credere maggiormente che quella fosse una donna.
Ma non ne era del tutto sicura, forse documentarsi sul suo conto, sarebbe stato meglio.
Al termine del video, rassettò alla bell'e meglio la camera,
raggruppò tutti i suoi averi e dopo aver controllato che ci fosse ogni cosa nello zainetto,
scese giù per le scale, con la testa stranamente vuota.
Incontrò un capannello di ragazzi nella hall, poi dopo aver bazzicato gli angoli del salone principale,
incontrò Maila e Matteo, e assieme a loro si unì al resto della classe, per dirigersi verso il pullmino che li avrebbe condotti al museo.


 
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;Ebony Julien
view post Posted on 20/4/2010, 18:35




Caso della sorte due nomi dei personaggi sono gli stessi nomi di alcune persone di una ff che sto scrivendo.
Così al primo impatto è carina, posta subito che voglio vedere come si svolgerà ;-)
 
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NiandraLades.
view post Posted on 20/4/2010, 18:55




CITAZIONE (;Ebony Julien @ 20/4/2010, 19:35)
Caso della sorte due nomi dei personaggi sono gli stessi nomi di alcune persone di una ff che sto scrivendo.
Così al primo impatto è carina, posta subito che voglio vedere come si svolgerà ;-)

Davvero? =D
Ti accontento subito, sono andata avanti di due capitoli, al momento posterò il secondo ;)
E grazie per aver commentato. image

Capitolo 2.




- Jè, ti svegli per favore? Siamo in ritardo, sbrigati altrimenti ci lasciano qui! -
Le urla di Maila si catapultarono dal bagno alla camera da letto per l'ennesima volta.
Jessica aveva ignorato i primi richiami, ma adesso non poteva più fare finta di niente,
quindi si districò dal groviglio di coperte e barcollò fino al bagno, per sciacquarsi il viso.
In questo modo avrebbe potuto schiudere per bene gli occhi, impastati dal sonno.
- Che ore sono? -
Chiese la ragazza, ancora sonnolenta.
- Le sette. Abbiamo mezz'ora per prepararci e fare colazione, quindi datti una mossa dormigliona! -
Fece Maila, scompigiandole i capelli.
Jessica impiegò diversi minuti a vestirsi, corse in bagno per dare una piega decente ai capelli e darsi una truccata.
Si guardò per un attimo allo specchio, molto attentamente.
Aveva gli occhi cerchiati di viola e diversi punti neri sulla fronte e sul mento,
così si mise a cercare nell'astuccio dei trucchi, qualcosa che potesse coprirli, ma in quel momento Giulia irruppe nel bagno di gran fretta.
- Andiamo Jè, per favore! Non possiamo perdere altro tempo! Scendiamo, o perderemo anche la colazione! -
La afferrò per il polso e la trascinò, dandole pochi secondi per agguantare lo zaino e volar via, giù per le scale.
Corsero fino alla sala colazioni, e si fecero servire un muffin al cioccolato, da dietro il bancone.
Non appena l'ebbero preso in mano, percorsero un altro corridoio, fino a che non si trovarono nella hall, dove già l'intera classe le aspettava.
La professoressa era indignata.
- Ragazze, ma dov'eravate?! Stavo per chiedere ad una delle vostre compagne di venirvi a cercare!
Avevo detto che ci saremmo ritrovati tutti qui alle 7 e mezza!
Comunque siete fortunate, il pullman arriverà con dieci minuti di ritardo...
adesso fatemi il favore, rimanete qui e non vi muovete per nessun motivo! -
Entrambe erano diventate rosse in volto, a seguito della sfuriata.
Si guardarono con complicità, dopo che l'insegnante si era girata per chiacchierare con una turista italiana all'ingresso.
Fu dopo un paio di minuti, che uscirono tutti fuori in fila indiana, sotto la supervisione della prof,
che gettò una sguardo truce sulle due ragazze prima che salissero in vettura.

***

Al termine della visita, ognuno poteva scegliere se rientrare in albergo, oppure restare ancora qualche ora fuori,
e Jessica e Maila, preferirono farsi un giro in centro, per visitare i negozi e acquistare qualche souvenir da portare a casa.
Poi, con le bustine piene di ricordini e gingilli, partirono in direzione del caffè in cui si erano fermate due giorni prima.
Appena entrate, lo trovarono intimo e caldo.
Presero posto in un tavolo davanti ad una grande finestra, e perciò si divertirono a scherzare e farsi beffe dei passanti all'esterno.
La cameriera portò loro ciò che avevano ordinato, e stavolta Jessica si rifece dei giorni passati senza mangiare,
addentando con appetito un toast farcito.
Quella mattina i suoi pensieri su Gianluca non erano tornati ad assillarla,
e durante la visita si era sentita libera da un peso, come se lui non fosse stato presente.
Il campanello sopra la porta d'entrata tintinnò gioiosamente.
Maila stava gustandosi il suo panino, quando strabuzzò gli occhi e si rivolse a Jessica, con interesse.
- Ma quello cos'è? -
Jessica ricambiò lo sguardo e rise della sua espressione.
- Cosa? -
Chiese, impegnata a strappare un pezzo dal suo toast, poi il boccone le andò di traverso
e ci volle un sorso d'acqua prima che si riprendesse.
- Ma sai chi è quello? E' un cantante! -
Disse, con gli occhi che le brillavano, ragion per cui si stupì di se stessa e della reazione che aveva avuto,
probabilmente perchè le era capitato solo un paio di volte di vedere gente apparsa in televisione,
ma che comunque non le interessava affatto.
- Wow... avrei detto che fosse una cantante. -
Sbottò Maila, con aria sincera.
- E' il cantante dei Tokio Hotel, un gruppo tedesco.. lo scorso settembre sono stati a TRL, Matteo li ha visti dal vivo.
Sai, mi è capitato di vedere il loro nuovo video, di ascoltare una loro canzone, non sono del tutto da buttare via.. -
Rivelò a Maila, a voce bassa.
Intanto lo aveva seguito con lo sguardo, fino a che non si era andato a sedere con un altro ragazzo,
in uno dei tavoli più remoti e nascosti del locale.
Ma anche da lì, Jessica aveva un'ottima visuale e riuscì a squadrarlo ben bene,
ad ammirare il suo viso e l'eye-liner tracciato pesantemente attorno agli occhi scuri,
la sua maglietta nera, i capelli lunghi e meschati, lisci che gli ricadevano sulle spalle.
- Mmmh.. Beh, credo sia meglio tornare, no? -
Jessica annuì di rimando, senza aver capito una sillaba. Sapeva che Maila aveva proferito parola,
ma qualcun'altro le aveva rubato l'attenzione.. e ci stava riuscendo alla grande.
- Andiamo. -
Jessica lasciò qualche spicciolo sul tavolo, prese per mano l'amica e finirono di nuovo in pasto al freddo,
dopo essere uscite dal locale.
- E'... -
- Ora di tornare a casa, lo so, e sarà meglio sbrigarci o faremo tardi anche a cena. -
Completò Jessica, infagottata nel suo cappotto, dal quale Maila riuscì ad intravedere un sorrisetto.
***
Rientrate da quella piccola escursione, la professoressa richiamò la loro attenzione su di sè.
- Voi due! Per favore, venite un momento qui! -
Jessica e Maila si scambiarono uno sguardo, poi si fecero avanti e la raggiunsero.
- Ragazze, dovrete abbandonare la vostra camera attuale, a causa di un piccolo malinteso.
Ci sono degli ospiti in arrivo che richiedono un trattamento speciale, e la stanza dove avete pernottato,
è l'unica in grado di soddisfare le loro esigenze.. ma non vi allarmate, ne avevano un'altra libera,
perciò mi sono già presa la responsabilità di far portare i vostri bagagli ed effetti nella camera 302. -
Le due annuirono perplesse, chiedendosi cosa mai poteva avere quella stanza, in più delle altre.
Ringraziarono e presero l'ascensore per il terzo piano.
Entrarono nella nuova stanza, trovando due letti rifatti alla perfezione e separati l'uno dall'altro,
il televisore poggiato sul settimanile, un armadietto, il frigobar a portata di mano, e in un angolo, le loro valigie.
Poi ispezionarono il bagno. Si, in effetti quella stanza era più... povera, rispetto alla prima in cui avevano alloggiato,
ma tutto ciò non risultava essere un enorme problema.

***

- Oh, cazzo! -
Esclamò Jessica, mentre entrava in bagno per lavarsi i denti.
Si era appena ricordata di aver lasciato sul lavandino dell'altra stanza, l'astuccio contenente i trucchi e gli accessori.
- Beh vai a bussare, probabilmente quegli ospiti lì saranno arrivati.. tanto vale provare. -
Propose Maila, mentre si smaltava le unghie.
Jessica seguì il suo consiglio, atterrò con l'ascensore fino al primo piano e giunta davanti alla porta della camera 106,
colpì un paio di volte con il pugno chiuso, con la speranza che ci fosse già qualcuno.
Ci vollero pochi secondi, e le vennero ad aprire.
Chiunque avesse schiuso la porta, era molto più alto di lei..
- Si? -
Jessica non riusciva a crederci. Bill Kaulitz, lo stesso ragazzo che le era apparso al pc, in tv e nel caffè quel pomeriggio,
era andato a finire proprio nella sua vecchia stanza.
Visti così da vicino, i suoi occhi non erano scurissimi, anzi, erano molto più chiari, di un castano ammaliante, seducente.
- Ciao, scusami se faccio irruzione così.. davanti alla tua porta, ma.. fino ad oggi la mia stanza è stata questa, poi me l'hanno cambiata e..
oggi pomeriggio ho lasciato i miei trucchi sul lavandino del bagno.
Ti dispiacerebbe farmi entrare un secondo per riprenderli? Giuro, toglierò subito il disturbo. -
Aveva balbettato tra un parola e l'altra, e questo contribuì a farla giungere ad una conclusione:
aveva appena fatto una pessima figura.
- D'accordo. -
Bill le sorrise, spalancò la porta e la fece entrare.
- Scusami davvero, è che.. -
Tentò una seconda volta di scusarsi, mentre afferrava l'astuccio da sopra il lavandino.
Ma Bill fece spalluccie, e la interruppe rassicurandola.
- Non ti preoccupare. Non ci sono nemmeno entrato in bagno, non potevo saperlo. -
Detto questo, le sorrise nuovamente.
Jessica si sentì avvampare.
- Sei stato molto gentile, ma adesso è meglio che io tolga il disturbo.. Ciao, e grazie ancora! -
Con ciò, Jessica scappò via, con l'astuccio in mano e rossa come un peperone in volto.
Bill rimase a guardarla, finchè non imboccò le scale e la vide sparire sù per i gradini che conducevano ai piani superiori.
Era cosciente di aver sbagliato ad aprire la porta ad una ragazza, e per di più farla entrare non era stata una mossa saggia,
Saki si era raccomandato.
Ma non era accaduto assolutamente niente, quella ragazza era stata innocua,
a giudicare dall'imbarazzo che aveva provato nell'entrare in camera,
probabilmente nemmeno era conoscenza che il suo nome in Germania era diventato famoso,
che faceva parte di una band che stava acquistando popolarità e successo molto rapidamente a livello europeo.
Non sapeva chi fossero i Tokio Hotel.

***

- Indovina? Indovina chi è andato a finire nella nostra vecchia camera? -
Jessica porse a Maila questa domanda, fremendo da capo a piedi.
- Chi? -
- Lui! Il ragazzo.. quello dei Tokio Hotel! -
Maila la fissò basita. Tutto si sarebbe immaginata, ma mai questo.
Ammise di essere rimasta colpita dalla notizia.
- E' stato molto carino.. e gentile. -

***

Jessica faticò a prender sonno quella sera.
Tra uno sbattere e l'altro delle palpebre, i suoi pensieri andarono a ruota libera, rapidi come una locomotiva.
Uno strano minestrone malmescolato aveva preso posto nella sua anima.
Non sapeva più come sentirsi e comportarsi.
Aveva cambiato orizzonte troppo in fretta.
Gianluca aveva alloggiato nel suo cuore troppo a lungo e il fatto di avere una seconda prospettiva,
un secondo obiettivo le recò agitazione.
Perchè a lei era piaciuto quel ragazzo, le erano piaciuti i suoi occhi di sole,
il suo sorriso caloroso, la sua voce gentile e il suo viso di porcellana.
La sua immagine l'aveva inesorabilmente stregata.
Non sapeva spiegarselo, ma c'era qualcosa in lui, quel qualcosa che non avrebbe mai trovato in nessun'altro,
quel calore che adesso la faceva avvampare nonostante il freddo stesse sferrando alcuni dei suoi pugni più violenti.
C'era ancora troppo da appurare, sul conto di Bill, di tante cose ancora non era al corrente.
Ma di una cosa poteva esser certa, che su un milione di ragazzi che aveva addocchiato, lui era stato il primo a farle un effetto simile.

 
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.Jada.
view post Posted on 20/4/2010, 20:26




E' molto carina, spero di leggere presto il continuo e di capire meglio la storia che, giustamente, ora appare poco chiara, brava (:
 
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NiandraLades.
view post Posted on 21/4/2010, 17:56




Grazie per i commenti ragazze *W*



Capitolo 3.




- Non potevo fare altrimenti. Secondo te, avrei dovuto sbatterle la porta in faccia? -
Bill ribattè indignato ed offeso. La mattina non era cominciata nel modo migliore,
si era trascinato svogliatamente dal letto con il piede sbagliato,
e il fatto che proprio la sera prima aveva aperto la porta ad una ragazza, fece infuriare Saki.
- Ogni movimento è delicato per voi, in questo momento.
Siete riusciti a raggiungere un successo clamoroso con poco,
e il novanta per cento delle ragazzine in Germania,
non fa che parlare di voi! Vi avevo avvertito! -
Saki rivolse al ragazzo un'occhiataccia.
- Ma non è successo niente. Probabilmente non sà nemmeno chi diavolo siano i Tokio Hotel.
E' entrata semplicemente per riprendersi un astuccio che aveva dimenticato sul lavandino.
Se ci fossero stati problemi, sai che te ne avrei parlato subito. -
Bill rispose tranquillamente, abbassando l'ascia di guerra, non voleva complicare la situazione,
non amava i litigi, e stava cercando di evitarne uno, adesso.
- D'accordo. Spero comunque, che tu abbia recepito il messaggio a dovere.
Vi aspetto nella hall alle quattro. -

***

Tre piani più sù, Jessica aveva messo le radici davanti alla tv,
disperatamente girava i canali durante la pubblicità e sperava che Mtv passasse nuovamente Monsoon.
Maila intanto, la guardava a bocca aperta, un comportamento del genere non era da Jessica,
fatta eccezione per quando perdeva la testa per qualcuno.
- Allora, hai intenzione di piazzarti lì oppure preferisci venire con me? -
Le domandò Maila, caricandosi lo zaino in spalla.
- Devi farmi un favore. -
Jessica la prese per mano e spiegò all'amica ciò che aveva in mente.
- Ti prego! Io, voglio rivederlo. Devo, capisci? -
La ragazza stava cercando in tutti i modi di convincere l'amica ad approvare questo suo piano,
e dopo svariati tentativi, ci riuscì.
- Tu sei pazza.. ma è per questo che ti voglio bene.
Non farti vedere in giro per Amburgo, miraccomando, o la prof ci uccide. -
Jessica fece cenno di si con la testa, le stampò un bacio sulla guancia e si infilò dritta dritta in doccia.
Aveva pensato a tutto proprio quella notte,
e la prospettiva di avere ancora una volta Bill davanti agli occhi, la rese euforica.
Aveva pregato Maila, di comunicare alla professoressa che lei non si sentiva affatto bene,
un brutto mal di gola e qualche linea di febbre non le avrebbero dato modo di uscire con qualche grado sotto lo zero,
perciò di conseguenza l'avrebbe rassicurata che un pò di riposo l'avrebbe rimessa a posto, come nuova.
- Siamo sicuri che non c'è qualcosa di losco dietro? Se scopro che state organizzando qualcosa... -
Commentò la professoressa, riducendo gli occhi a due fessure.
Maila tentò di coprire un sorriso con uno starnuto,
ma nel frattempo pensò preoccupata alla situazione in cui la sua migliore amica si era cacciata,
e per giunta, a causa di un estraneo.
Jessica al contrario, non aveva alcuna preoccupazione per la testa.
La televisione emetteva suoni, parole, trasmetteva immagini, e lei se ne stava in bagno,
fissandosi allo specchio.
I capelli avevano bisogno di una piega ben fatta, quei brufoli dovevano assolutamente essere rimossi.
Impiegò quasi due ore per lisciarsi a dovere la chioma castana e ondulata, scelse con cura i vestiti.
Cercò di applicare sugli occhi un pò di ombretto, del mascara, ma più ci provava,
più si rendeva conto che stava combinando un pastrocchio.
Si ripulì velocemente e decise che il trucco non le sarebbe servito, stava molto meglio così, al naturale.
In fondo non era mai riuscita a truccarsi in modo perfetto, come desiderava,
non era affatto pratica in queste cose.
Sistemò ciò che aveva sparso in giro per la stanza, poi guardò l'orologio legato al polso,
che segnava ancora le 10.10.
La classe sarebbe rientrata nel tardo pomeriggio,
perciò considerò allettante l'alternativa di poter uscire dalla stanza,
e magari cercare chi si aspettava di incontrare.
Gironzolò per i corridoi, poi scendendo le scale, percorse tutto il primo piano e arrivò alla porta,
dove una targa dorata recitava '106' .
Si era soffermata lì per diversi secondi, indecisa sul da farsi.
La vergogna le avrebbe impedito di bussare, magari stava ancora dormendo.
A nessuno piace essere svegliato, specialmente se da una persona estranea.
E poi, magari non si sarebbe nemmeno ricordato di lei, era così bello da mozzare il fiato,
chissà quante ragazze gli passavano sotto il naso.
Stava formulando queste spiacevoli considerazioni a sè stessa,
quando qualcuno le passò alle spalle, e per questo sobbalzò.
- Cercavi qualcuno? -
Era proprio lui. La superava di almeno una ventina di centimentri in altezza,
e la sua figura così imponente, la fece sentire ancor più piccola di quel che già non era.
Quella mattina, Bill non aveva gli occhi marchiati dal trucco,
portava una semplice tuta nera e i capelli ricadevano lisci, sulle spalle.
La guardò con interesse, tentando di capire cosa ci facesse davanti la sua porta.
Forse Saki non aveva avuto tutti i torti.
Le ragazze cominciavano a spaventarlo, naturalmente amava essere famoso,
adorava le sue fan e apprezzava il fatto che molte persone si stessero avvicinando alla band,
ma molte ammiratrici gli avevano giocato qualche brutto scherzo,
perchè la maggior parte cercava di sedurlo,
di gettargli le braccia al collo quando avevano la possibilità di averlo vicino.
- No.. non cercavo nessuno. Mi ero soltanto fermata un attimo a pensare.
Scusami, ma adesso devo andare. -
Non seppe spiegarsi bene il motivo, ma così aveva reagito, e non riuscì a darsi pace,
per l'occasione che aveva avuto, e che invece di cogliere al volo, aveva praticamente scelto di gettare via.
Con lo sguardo a terra, se la diede a gambe.
Bill rimase perplesso, la cosa non quadrava.
Non era del tutto sicuro che quella ragazza fosse una sua fan, perchè se così fosse stato,
se la sarebbe ritrovata addosso già da un pezzo.
Magari stava cercando suo fratello, ma anche questa teoria venne scartata all'istante,
aveva il viso pulito, e decisamente dimostrava un paio di anni meno di lui.
Galleggiava comunque un punto interrogativo nella sua mente,
e non trovò una spiegazione logica alla sua curiosità,
una curiosità tale da smuovergli le gambe. La stava seguendo.
Tutto ciò era inammissibile, Saki l'avrebbe usato per il tiro al bersaglio,
ma Bill non tenne conto delle conseguenze che sarebbero sopraggiunte in un futuro non molto lontano.
Preso l'ascensore, Jessica fluttuò per il corridoio.
Non poteva credere di averla data vinta alla vergogna, alla timidezza.
Nel momento in cui stava inserendo la chiave magnetica nella porta,
qualcuno le diede una bussatina sulla spalla.
Si girò di scatto, per un attimo aveva creduto di trovarsi davanti il faccione della professoressa stirato in un perfido ghigno.
Invece, un viso del tutto diverso, la colse di sorpresa.
Due occhi castano nocciola, si erano incrociati con i suoi, verdissimi.
- Va tutto bene? -
Chiese Bill. Il suo volto non aveva assunto un'espressione precisa.
Non sapeva nemmeno perchè le sue gambe l'avessero condotto qui,
solitamente si muoveva a seconda dei suoi bisogni,
e questo più che un bisogno, era stato un impulso.
- Si, grazie. -
Jessica cercò con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere.
Si chiese se non si trovasse in uno strano sogno.
Pregò che qualcuno le desse un pizzicotto.
- Perchè eri davanti la mia porta? -
Jessica esitò, non si era aspettata una domanda del genere,
almeno non quella mattina.
- Te l'ho detto, mi ero fermata a pensare. -
- Sei una fan? -
Sei una fan? Ma che diavolo di domanda era quella?
Eppure, non aveva timore della risposta,
sarebbe bastato un autografo e una foto per risolvere tutto.
Sapeva già che non lo era.
C'era altro che voleva sapere, la curiosità cominciò ad aumentare notevolmente,
l'impulso cominciò a tramutarsi in bisogno.
- Dei Tokio Hotel? No. Vi conosco, ma non posso definirmi vostra fan.. E tu, perchè sei qui? -
- Ero sicuro che tu fossi una nostra fan.. perdonami. Credevo che.. -
Ma non finì la frase.
- Da quando, gli idoli vanno dietro agli ammiratori? Non dovrebbe essere l'inverso? -
Jessica cominciò a sentirsi più sciolta, e decise di sfruttare quanto aveva in suo potere,
per poterci scambiare due striminzite parole.
- E' vero. Ma a me piace rompere le righe, quindi d'ora in poi, facciamo che l'ammiratore sono io, okay? -
Il discorso cominciò a prendere una piega sempre più strana.
- Ne hai tante? Di ammiratrici, intendo.. -
Chiese lei, combattuta tra l'interesse e l'imbarazzo. Un brivido le attraversò la schiena,
la gelosia la stava attraversando come una lama, da una parte all'altra del petto,
si sentiva trafitta già, da tutto ciò che la risposta avrebbe comportato.
Un atteggiamento infantile, da parte sua, non c'è che dire.
Aveva sempre vissuto nella paura che qualcuno potesse rubarle qualcosa che aveva bramato,
e così sempre era successo.
Bill non era una proprietà privata, non era un giocattolo, lei lo sapeva,
ma non poteva fare a meno di mettersi in difensiva ogni qualvolta le si presentava un'occasione tale,
anche se nessuno le stava facendo del male, era sempre pronta e prevenuta.
- Si, direi di si. La vita ultimamente, è un pò difficile anche per questo..
ma alla fine mi vogliono bene, sono contento che molte persone ci amino. -
Rispose il ragazzo, colpito da quella domanda.
- Perchè me lo chiedi? -
- Curiosità. -
Ribattè Jessica, mostrando una smorfia che traspariva un'apparente indifferenza.
- E tu, ne hai tanti di ammiratori? -
Lei non seppe cosa rispondere. Non si era mai ritenuta una ragazza attraente,
nè bella da far impazzire chiunque, non si considerava forte, nè allegra, nè divertente.
La sua autostima effetivamente, non era un granchè.
- Credo di no. Non sono una ragazza che piace. -
Guardò in terra, studiandosi i lacci delle All Star,
che avevano assunto un aspetto interessante così, all'improvviso.
- Ah capisco. Allora devo pensare che.. i ragazzi dalle tue parti abbiano qualche problema.-
- Cosa te lo fa pensare? Magari sono semplicemente io, che non piaccio. -
Quel discorso la stava mettendo in imbarazzo,
il pensiero di Gianluca non l'aveva tormentata quegli ultimi due giorni,
ma restava comunque impresso il sentimento che provava,
e adesso con questa risposta alludeva proprio a lui.
- Beh, allora ti capiterà più avanti, di piacere a qualcuno..
magari, quando meno te lo aspetti,
o chi meno ti aspetti verrà da te e ti confiderà i sentimenti che prova per te.. no?-
Jessica lo guardò con tanto d'occhi.
Bill evidentemente non era diverso dal resto della massa maschile con cui aveva avuto l'occasione di avere un rapporto relazionale,
solo per il modo in cui si vestiva o perchè si truccava,
o perchè il suo aspetto androgino alludeva a tutto fuorchè ad un ragazzo di diciotto anni,
e rimase così colpita da quella risposta che le si aprì il cuore.
- Non è così, non è mai così. Almeno per me..
Almeno quando passi due anni nella speranza che chi meno ti aspetti,
cambi idea.. e ricambi quel che provi. -
E come si era aperto, il cuore le si richiuse velocemente.
Gianluca aveva lasciato in lei una cicatrice, ancora fresca e sanguinante,
quella cicatrice, quel segno che aveva lasciato scoperto,
non le interessava quanto male le potesse fare, lei lo amava,
e non c'era dolore che potesse farle cambiare idea.
Almeno fino ad oggi.

 
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