www.youtube.com/watch?v=iTjlMhux3sU&feature=related
Stringevo forte il manico della custodia nera della Gibson, talmente forte da farmi male il palmo.
Voltai lo sguardo, ed osservai le altre ragazze che assieme a me erano in fila, aspettando di entrare nel luogo dove si sarebbe tenuta la signing session con coloro che a loro, ed a me, avevano cambiato la vita.
I Tokio Hotel.
Inspirai ed espirai profondamente, ed osservai le finiture irregolari della custodia della chitarra, mi soffermai sulla scritta bianca in corsivo.
Abbassai gli occhi, aspettando l'arrivo delle mie amiche, e ripensai a tutto ciò che mi aveva portato ad avere tra le mani quella chitarra in edizione limitata.
Erano passati cinque mesi da quando avevo preso quell'ardua decisione, cinque mesi di fatica, cinque mesi di sacrifici.
Ricordo ancora quando l'odore forte del negozio di strumenti musicali mi colpì alle narici, mentre aprivo lentamente la porta a vetri e titubante entravo.
Mi hanno sempre affascinata gli strumenti musicali, nonostante non ne abbia una predisposizione, ma ammiro le persone che hanno questa qualità
Come te.
Mi avvicinai al bancone, ed un uomo dai capelli grigi, gli occhiali minuscoli e gli occhi di un pingue giovane mi chiese cosa desiderassi.
Pronunciai un nome specifico di Gibson.
Una Gibson in edizione limitata.
La Gibson che si ruppe, durante le riprese di Automatic.
I tuoi occhi erano celati da quegli occhiali scuri, tentavi di sorridere, ma riuscivo a guardare oltre.
Non riesco a sopportare tu sia triste.
Per qualsiasi motivo.
Il sorriso deve splendere sul tuo volto, e farei qualsiasi cosa per fartelo ritornare, quando scompare dietro opache nubi.
Il tuo sorriso, i tuoi occhi luminosi, sono l'impulso che mi permettere di compiere ogni gesto.
Tu dai un senso a tutto, soprattutto a quelle parole che rimangono silenziose, ma pulsano.
Quell'immagine mi ha tormentata, la tua voce minuta e controllata, le tue labbra increspate.
Quella chitarra, dovevi riaverla.
Anche se era un bene materiale, io dovevo vederti sorridere di nuovo.
Ribadisco, non importa la causa, importa che la tristezza sia dissolta.
Quella versione, limitata, pregiata, costava 3000 euro.
Sbarrai gli occhi, e cercai di concentrare i pensieri, di renderli sensati.
Avrei dovuto procurarmi 3000 euro supplementari, per la fonte della mia esistenza.
Studiavo, avevo un lavoro che mi permetteva i libri, l'affitto, ma non una chitarra a questo prezzo.
Ma per te, l'avrei fatto.
Per le tue labbra, distese in un sorriso.
Pregai il proprietario del negozio di tenermela da parte, e corsi subito alla ricerca di un lavoro.
Feci quattro lavori a settimana.
Mi massaggiai le tempie, al ricordo di tutto quel lavoro, coinciso con lo studio.
Universitario e del conservatorio.
Ero arrivata a tal punto da non dormire quasi più, a mangiar poco ed a star solo poche ore in casa, quelle necessarie per dormire e studiare.
Mi guardavo allo specchio, magra, segnata dalle occhiaie, ed a volte pensavo di non farcela, che non avrei resistito a ritmi tanto battuti, ma poi ripensavo a te, e questo mi dava la forza di continuare.
Contavo i soldi tremando, con il cuore che batteva forte, ripetendo il tuo nome mentalmente.
E quando arrivai alla somma prestabilita, mi lasciai cadere sulla sedia.
Sentii le lacrime scivolare lungo le guance, copiose, una piccola risata si insinuava tra le mie labbra, intervallata dal tuo nome.
Tom.
Mai un nome ha avuto un sapore tanto dolce, mai lacrime furono tanto piacevoli da scendere.
Quando acquistai la chitarra, e tornai da casa, la poggiai sul letto quasi fosse fatta di cristallo, e la osservai.
Ogni frammento di quello strumento, gridava il tuo nome, eco di liberazione.
Sfiorai le corde rigide, la cassa lucida, chiusi gli occhi ripensandoti chino sulla tua Les Paul Custom, gli occhi socchiusi, i movimenti appena accennati, le dita che accarezzavano le corde, due amanti che si tenevano tra le braccia, e si consumavano.
Una musica, che governa la tua vita.
Un'anima, che governa la tua musica.
E per quell'anima, donerei la vita.
è un circolo vizioso, un circolo che mi ha portata a non respirare quando sei entrato in quella stanza, ti sei seduto ed hai sorriso calorosamente.
Ed io, a pochi metri da te.
Come se non sentissi più le gambe, come se la terra sotto i miei piedi fosse solo un'illusione.
Come se non fossi composta di corpo, ma solo di leggera anima, di leggero spirito.
Occhi per vedere, orecchie per sentire, ma null'altro.
Ma quella mano, dalla presa salda, era il contatto che mi manteneva intatta.
Cercai di respirare regolarmente, di non tremare, e porsi il mio CD da autografare a Gustav, e poi a Georg.
Li ringraziai, cercando di mostrar loro tutta la gratitudine che possedevo nei loro confronti, e senza quasi che me ne accorgessi, mi ritrovai davanti a te.
Era come se il mondo non fosse mai esistito, come se lo spazio ed il tempo fossero solo lontani ricordi.
Come se tutto fosse affievolito, ed offuscato.
Cercavo di concentrarmi sui tuoi capelli corvini, sul tuo collo forte, sui tuoi abiti larghi che nascondevano la perfezione di un corpo, finchè alle mie orecchie, la tua voce, non giunse squillante, come una Sleeping Beauty risvegliata dal sonno eterno.
Ti sorrisi, e poggiai la chitarra sulla scrivania che usavate.
Era come se, poggiando quella custodia, fossero scivolate via tutte le fatiche, come se mi spogliassi di un manto.
La apristi, il tuo faccino mutò in una smorfia curiosa.
E quando estraesti la tua chitarra...come se una magia, l'avesse riparata...fu come se due diamanti, fossero stati incastonati nei tuoi occhi.
Come se i raggi del Sole avessero cambiato dimora, come se l'acqua di una cascata sgorgasse, e diventasse oceano, i suoi zampilli delfini liberi e fluenti.
La sfioravi, la tua bocca ed i tuoi occhi spalancati, increduli.
In ogni movimento, quella calma che esplode d'ardore di felicità.
Ed io ero lì, con le mani che stringevano i bordi di quella scrivania.
Ancora stupito, mi dicesti qualcosa come che mi avresti pagata, che era troppo per te, ma io non ti ascoltavo.
Ero concentrata sull'oro dei tuoi occhi, che cose semplici come una chitarra, poteva far brillare.
Firmasti il mio CD con un DANKE enorme ed un piccolo cuore, quel cuore che identifico come il tuo, ed anche Bill mi rivolse un sorriso di gratitudine, perchè avevo reso felice la persona più importante della sua vita.
Mi stavi per dire qualcosa, ma scappai via.
Non so perchè sono fuggita.
Forse è stato perchè oramai non c'era più niente.
Perchè oltre il tuo sorriso, nulla aveva senso.
Ed erano bastati quegli occhi, e quelle labbra, la tua presenza davanti a me, nella mia vita, nel mondo, a farmi svanire.
Non ha senso il mio corpo, senza il tuo al mio fianco.
Sono seduta alla finestra, osservando la strada, osservatrice indisturbata, la musica lenta appare lontana.
La mia anima, ora, risiede nella tua felicità.
Risiede in quel momento.
Risiede in quelle corde