;With me

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.Jada.
view post Posted on 6/4/2009, 12:15




E' nata così, avevo intenzione di scrivere qualcosa di simile, ma mi ero ripromessa di farlo in futuro, quando ero a buon punto dell'altra ff, ma ieri sera mi sono messa a scrivere e voilà.
Vi avverto che non posterò spessissimissimo, per cui, non lamentatevi xD
Per il momento posto il prologo, spero sia di vostro gradimento.







Prologo



Samantha era una ragazza normalissima, aveva appena finito la scuola di moda e lavorava per una famosa stilista alla “Atelier” di Berlino. Quel lavoro se l'era sudato, le era costato notti interi a tagliare ed a cucire, le era costato molte amicizie, ma tutta quella fatica aveva dato i suoi frutti, molte ragazze, volevano essere al suo posto. Al lavoro era una delle più brave, già dopo pochi mesi di lavoro l'avevano spostata ai reparti “alti”.
Sam si considerava già matura, aveva imparato che la vita era una sola e bisognava viverla al meglio, seguendo i propri sogni, così era andata via di casa a quindici anni, ed aveva finito gli ultimi anni di studio nella capitale.

Sembrava una normalissima mattina di ottobre, il sole splendeva dietro le nuvole e il caos mattutino della capitale tedesca faceva da colonna sonora a svariate situazioni. La sera prima, Sam, aveva parcheggiato abbastanza lontano dal suo appartamento, così ora si ritrovava a correre con una ventina di abiti sul braccio e altrettante stole colorate e buste in mano; come se non bastasse, il suo cellulare iniziò a squillare all'impazzata, a fatica, riusci a prenderlo nella tasca della gonna e rispondere.
“Si?” chiese annaspando.
“Sam!”, urlò la donna dall'altro capo del telefono, “dove cavolo sei?!” chiese.
“Sto arrivando, mezz'ora e sono li.”rispose raccogliendo un sacchetto che le era caduto sentendo l'urlo del suo capo. Alzandosi, però, andò a sbattere contro qualcuno e tutti i vestiti, le stole, le buste finirono a terra, seguite dalla mora che iniziò ad imprecare.
“Ma vuoi fare attenzione?” sbraitò alzandosi e cercando di raccogliere i vestiti.
“Scusa, non era mia intenzione, e poi eri tu che non guardavi davanti a te.” rispose il misterioso ragazzo, aiutandola a raccogliere le cose che le erano cadute. Sam sbuffo e, raccogliendo le ultime cose, congedò frettolosamente il ragazzo, l'ultima cosa che gli serviva era discutere con qualcuno.
Nella fretta, però, non si accorse che dalla borsa le era caduta l'agenda personale, quella dove vi erano appuntati i suoi disegni, vestiti su vestiti che non aveva il coraggio di mostrare a nessuno, il ragazzo, che era un po' furbo ed impiccione, la raccolse da terra e l'aprì.
Basta poco per cambiarti la vita, un solo secondo può essere fatale, purtroppo Sam, quella mattina, non se ne era accorta, ma ben presto ci penserà il destino a farle capire la realtà dei fatti...

Continua...

Edited by .Jada. - 13/8/2009, 19:40
 
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Lullaby;
view post Posted on 6/4/2009, 12:38




Buon inizio Jadina, continua ^_^
 
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.Jada.
view post Posted on 6/4/2009, 12:51




Grazie tesoro, ho tremendamente bisognod el vostro parere poichè è la prima ff che scrivo su uno dei gemelli...
 
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rok1
view post Posted on 6/4/2009, 13:18




Continua che mi piace e intriga...... :shifty: :shifty:
 
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Fee1702
view post Posted on 6/4/2009, 13:27




Oh Jadì Jadì! Già dalla grafica capisco che questa FF mi piacerà un sacco *risata satanica*
Psta prima che puoi! Bubù
 
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Lullaby;
view post Posted on 6/4/2009, 14:15




CITAZIONE (Fee1702 @ 6/4/2009, 14:27)
Oh Jadì Jadì! Già dalla grafica capisco che questa FF mi piacerà un sacco *risata satanica*
Psta prima che puoi! Bubù

Anche a me piace la grafica XD
 
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.Jada.
view post Posted on 6/4/2009, 14:19




ahahahahahah Grazie mie tesore^^
 
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.Jada.
view post Posted on 6/4/2009, 16:33




Capitolo 1
L'Atelier



“Finalmente Samantha!” sospirò Denise, il suo capo.
“Scusami, è che ieri sera avevo parcheggiato la macchina lontano.” cercò di giustificarsi la mora, mentre si sedeva al proprio tavolo da lavoro, il capo alzò gli occhi al cielo, prese le stole e se ne andò.
Denise era la classica donna che si rifiutava d'invecchiare, a quasi cinquant'anni si vestiva come una ventenne e aveva un lista d'amanti lunga chilometri e chilometri, aveva preso Sam sotto la sua ala, considerandola come la figlia che non aveva mai avuto, e come potenziale fidanzata di suo figlio.
Samantha iniziò a mettere alcune perline su una maglietta, in modo tale da riprodurre un fiore, affianco a lei c'era Rob, l'unico li dentro che non provava invidia nei suo confronti, forse perchè era tremendamente gay.
“Tu lavori troppo cara amica mia.” le disse il ragazzo, sporgendosi dal suo tavolo.
“E tu parli troppo.” lo rimproverò la mora, sorridendogli, “e comunque ho fatto tardi perchè un deficiente questa mattina mi è venuto addosso.” spiegò.
“Ed era bello?” chiese Rob, sfacciato come sempre.
“Non ci ho fatto caso sinceramente.” ammise la ragazza, un po' delusa.
“Ah, te l'ho detto, pensi solo al lavoro, adesso neanche mi guardi più i ragazzi.” sospirò lui, facendo un gesto con la mano, prima di tornare al suo lavoro.
Sam non inizialmente diede peso alle parole dell'amico, infondo, doveva uscire con il figlio del capo, prima o poi...forse Rob aveva ragione.
Decise che non glie l'avrebbe data vinta, così si mise a cercare l'agenda, dove c'era il numero di Pete, ma questa sembrava scomparsa, forse l'aveva lasciata a casa, si ripromise di chiamarlo.
“Sam, hai finito con quella maglietta?” Denise la distrasse dai suoi pensieri.
“Si, mi manca l'ultimo ricamo.” rispose la mora sbrigandosi a cucire.
“Muoviti, lo sai che la moda non aspetta.”
“Si lo so.” sbuffò lei, continuando il suo lavoro.
“Pranziamo assieme?” le domandò Rob.
“Se riesco a finire questa maglia si.”
Il ragazzo sospirò, Samantha non sarebbe mai cambiata; il punto è che doveva trovarsi uno svago, qualcosa oltre l' Atelier, qualcosa che le occupasse anima e corpo e di certo Pete non poteva essere.

“Bill, ma mi stai ascoltando?” domandò David Jost.
“No David...”ammise il vocalist tornando a guardare quei disegni; erano semplicemente bellissimi, quei vestiti lui li doveva indossare, a tutti i costi, soprattutto quei pantaloni con le catenelle, e quella maglia, si, li avrebbe indossati, la sera dei Comet.
“Bill!” urlò Jost, spazientito ed irritato dal comportamento del ragazzo.
“Cosa?” chiese lui, alzando lo sguardo verso l'uomo.
“Nulla Bill, lascia stare.” sospirò il manager, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.
“Sei sempre il solito, fratellino.” lo ammonì Tom.
“Tu non capisci...oggi mi sono scontrato con una ragazza...”
“Era figa?” chiese il rasta interrompendolo e mostrando la sua natura animalesca.
“Le è caduta l'agenda e io l'ho aperta...” continuò il vocalist ignorando quel porco del fratello.
“Violazione delle privacy.” s'intromise Gustav, serafico come sempre.
“Zitto tu! Il punto è che lei disegna abiti, abiti bellissimi, ed io li voglio indossare...” disse deciso il moro, con occhi sognanti.
“E come farai a chiederle di crearti qualcosa?” chiese Georg, mentre, con la mano continuava a lisciarsi una ciocca di capelli.
“Semplice, sta sera la chiamerò!”
Tutti guardarono Bill di traverso, dopo anni, non riuscivano ancora a capirlo.
“C'è il suo recapito in agenda.” spiegò lui, alzando gli occhi al cielo, il fratello, purtroppo, non aveva potuto sceglierselo, ma la colpa di avere amici così idioti era la sua.
“Fammi vedere questi disegni va.” sospirò Georg, alzandosi dal divanetto; Bill lo incenerì con lo sguardo, le sue mani da hobbit sopra quella meraviglia, era impensabile una cosa del genere.
“David!” urlò il vocalist, doveva comunicare subito la sua decisione al manager.
“Dimmi.” sbuffo l'uomo, tornando nella stanza, odiava gli sbalzi d'umore del moro, aveva sempre creduto che con la crescita e lo sviluppo questi sarebbero spariti, purtroppo si dovette ricredere.
“Per i Comet, voglio indossare questi.” gli disse Bill mostrandogli i disegni.
“Belli, di chi sono? Gucci, Armani...”
“No, sono di una ragazza...”
“Come si chiama?”
“Non ne ho idea, aspetta, forse nell'agenda c'è scritto.” disse aprendo l'agenda, “Samantha Hale” lesse, “lavora alla 'Atelier', e ha solo diciannove anni!” esclamò, stupito, “qui c'è una foto.” continuò il suo monologo, “è lei...che carina.” si complimentò, poi alzò la testa e si rese conto che nessuno, tranne David lo stesse ascoltando.
“Ora credo stia lavorando, dopo la chiamiamo e vediamo cosa si può fare.” disse il manager.
“No David, tu non capisci, io li voglio, a tutti i costi.” s'impuntò Bill, battendo un piede a terra.
“E se la ragazza non fosse disponibile?”
“La pagheremo fior di quattrini.” rispose il vocalist con un ghigno.

Sam era riuscita a finire in tempo la maglia e così di godeva la sua pausa pranzo con Rob, era bello sentirlo parlare, si perdeva sempre nei suoi racconti, ma non quella volta.
“Per cui ti dicevo, era bellissimo, siamo andati a cena...” il ragazzo stava raccontando della sua ultima conquista, ma la mora non lo ascoltava, stava facendo un viaggio tutto suo con la testa, stava cercando di capire che fine avesse fatto la sua agendina, visto che era sicura di averla messa in borsa quella mattina, e poi nei suoi pensieri c'erano un paio d'occhi nocciola, magnetici.
“Com'è la vita su Marte?” domandò Rob, sarcastico.
“Cosa?” Sam, strabuzzo gli occhi, “scusa Rob, ho la testa altrove.”
“Vuoi dirmi cos'è successo?”
“Non riesco a ricordare dove ho messo l'agenda.”
“Magari l'ha lasciata a casa.” suggerì il ragazzo.
“L'ho pensato anch'io, in un primo momento, ma ricordo con assoluta certezza di averla messa nella borsa sta mattina, quando sono uscita...”
“E poi cosa c'è?” domandò lui.
La mora sospirò, “non lo so, ho un paio d'occhi che mi perseguitano da questa mattina, ma non riesco ad associarli a nessuno.”
“Samantha Hale, sei veramente strana tu.” rise Rob, addentando il suo panino. Sam rise a sua volta, ma non riusciva a togliersi di dosso quegli occhi, era certa di averli già visti, ma proprio non riusciva a ricordare dove.
“Dai, continua a raccontarmi di ieri sera.”
“Ah si, dicevo, siamo andati in un ristorantino niente male, e poi a casa mia, ha voluto vedere i miei scatti, ed io, ovviamente, gli ho fatto vedere i tuoi, poi, abbiamo bevuto un po' di champagne e, tra una cosa e l'altra...” rise, lasciando intendere il finale della serata, Sam rise con lui.
“Sei sempre il solito Rob!”
“Non è colpa mia,” si giustificò il ragazzo, ridendo, “è stata colpa dello champagne...”
“Si certo, come no...aspetta, gli hai fatto vedere le mie foto?” chiese la mora, strabuzzando gli occhi. Rob aveva l'hobby della fotografia e si divertiva a fotografare Sam, lui diceva che era la sua musa e Sam si divertiva a posare per lui.
“Si, ha detto che sono bellissimi.” rispose, con occhi sognanti il ragazzo.
Dopo aver mangiato tornarono sotto braccio alla Atelier, ridendo come due invasati, qualsiasi persona li avrebbe scambiati per due fidanzati, ma chi sapeva guardare oltre capiva la vera natura del loro stare assieme, Sam e Rob si completavano.
“Tesoro, ti sta squillando il telefono.” le disse l'amico.
“Pronto?” rispose la mora.
“Parlo con Samantha Hale?” chiesero, in modo professionale.
“Si, ma chi è?”
“Ciao, sono il ragazzo di stamattina, ho la tua agenda.” rispose Bill.
“Oh mio dio, grazie, non sai quanto l'ho cercata.”
“Se vuoi ci possiamo incontrare da qualche parte, ho una proposta da farti.”
“Che proposta?” domandò la ragazza.
“Lo capirai dopo...ti mando un messaggio con l'indirizzo di casa mia...a dopo Samantha” la congedò così, senza ulteriori spiegazioni. Sam rimase interdetta per un secondo, la voce di Rob la riportò con i piedi per terra: “Allora?” chiese.
“E' il deficiente di 'sta mattina, ha la mia agenda...” spiegò la ragazza entrando in ascensore, “quando finisco qui la vado a prendere.”
“Vuoi che t'accompagno?” domandò Rob, preoccupato dalla faccia della ragazza.
“No, tranquillo.” sorrise lei.

Alle sei del pomeriggio finì di lavorare, e così decise di andare a riprendersi l'agenda e sentire la proposta di quel misterioso ragazzo. Percorreva velocemente la 106, la casa si trovava poco fuori Berlino; quando arrivò trovò li fuori una decina di ragazze appostate davanti al cancello, così, come il ragazzo aveva suggerito, gli mandò un messaggio dicendogli di aprire, dopo qualche secondo il grande cancello di ferro battuto si aprì e la mora entrò.
Quando scesa dalla macchina dovette sorreggersi allo specchietto per non cadere, la casa, era enorme, a più piani, si fece coraggio con un sospiro e bussò alla massiccia porta.
“Samantha Hale?” chiese un ragazzo dai lunghi capelli castani, lunghi e liscissimi.
“Si...” rispose Sam, abbozzando un sorriso. Il ragazzo la fece entrare e la invitò ad accomodarsi in salone: “Arriva subito.”
Li per li, pensò che quel ragazzo fosse il maggiordomo, ma quando lo vide stravaccarsi sulla poltrona, mettere i piedi sul tavolino di vetro e guardare la Tv, dovette ricredersi.
“Georg, è arrivata?” urlò qualcuno, dal piano di sopra.
“Si, muoviti Bill.” urlò Georg a sua volta.
“Non c'è bisogno che urli, sono qui.” rispose una voce dietro di Sam.
La ragazza si girò e rimase di sasso, gli occhi che la perseguitavano erano di quel misterioso ragazzo, il quale aveva in mano la sua agenda.
“Piacere Bill.” le disse cordialmente, porgendole la mano.
“Sam.” rispose lei, sorridendo.
“Vieni, andiamo in cucina, staremo più tranquilli.” suggerì lui, facendosi strada, Sam annuì e lo seguì.
“Allora, questa è la tua agenda.”
“Grazie ancora, non so come sdebitarmi.”
“Io si...” rispose Bill, con occhi sognanti. Sam spalancò gli occhi, arrossendo lievemente.
“Ma che hai capito?! Tranquilla, non sono io il maniaco di casa.” rise Bill, Sam lo seguì, con una risata isterica, si sistemò meglio sulla sedia: “Vai, dimmi cosa posso fare.”
“Ho aperto la tua agenda, alla ricerca di un recapito e ho visto i tuoi disegni, ecco, io vorrei...vorrei che tu creassi questo per me.” le disse porgendole uno dei disegni. Sam sospirò, guardando di sbieco il moro.
“Ci vuole tempo per una creazione simile...” disse, continuando a guardare il disegno.
“Lo so, a me servirebbe tra due mesi.”
“Due mesi?!” chiese la mora, inchiodandolo con lo sguardo.
“Si, vorrei indossarlo ai Comet, ovviamente non lavoreresti gratuitamente...”
“Bill, non so se riuscirò a farcela...” sospirò la ragazza.
“Provaci, ti prego...” la supplicò il moro, “mi sono innamorato dei tuoi abiti...” le disse con un sorriso, che Sam ricambiò.
“Penso di si, ma ho bisogno delle tue misure...” gli disse la ragazza.
“Puoi prenderle ora?”
“No, ci vediamo a casa mia, domani sera verso le sette va bene?” gli domandò, alzandosi dal tavolo.
“Va benissimo.” sorrise Bill, mente le faceva strada verso la porta.
Sam scrisse l'indirizzo su un foglio di carta ed uscì da quell'enorme casa, ignara del fatto che qualcuno, al piano superiore la stesse osservando.

Continua...

Vi posto un'altra immagine della vostra, spero amata, Sam, in casa, tra i suoi vestiti, immagine scattata da Rob in persona eh u.u



Edited by .Jada. - 10/6/2009, 17:37
 
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Fee1702
view post Posted on 6/4/2009, 16:43




LUI è quel "QUALCUNO"...
Certo che mi piace il finale Jadì, mi conosci eh... Comunque devo farti i miei complimenti perchè da quando ho iniziato a leggere le tue fanfiction, hai fatto un miglioramento incredibile!
brava tesò
 
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.Jada.
view post Posted on 6/4/2009, 16:45




Oh grazie caVa, te l'ho detto, questa ff mi sta prendendo troppo @__@
 
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blueNACHT;
view post Posted on 6/4/2009, 16:48




*W* continua.
 
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Fee1702
view post Posted on 6/4/2009, 16:48




CITAZIONE (.Jada. @ 6/4/2009, 17:45)
questa ff mi sta prendendo troppo @__@

E chiisà perchè.... Bye bye Gustaffo XD

Citazione di Jadì: "SANTO TOM"
 
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.Jada.
view post Posted on 6/4/2009, 16:52




Mcchè bye bye Ghiustaff, lui è sempre nel mio cuoricino <3
 
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blueNACHT;
view post Posted on 6/4/2009, 16:54




CITAZIONE (.Jada. @ 6/4/2009, 17:52)
Mcchè bye bye Ghiustaff, lui è sempre nel mio cuoricino <3

Conosco altre persone che dicevano così di un ragazzo. Poi, hanno cambiato idea ù_ù *fischietta*
 
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Fee1702
view post Posted on 6/4/2009, 16:56




Sì e Tom da qualche altra parte... xD Bella la mia porchè

CITAZIONE (blueNACHT; @ 6/4/2009, 17:54)

Conosco altre persone che dicevano così di un ragazzo. Poi, hanno cambiato idea ù_ù *fischietta*
[/QUOTE]

Appunto ù_ù
 
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235 replies since 6/4/2009, 12:15   3616 views
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