Dopo di te...

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Kate ~
view post Posted on 14/1/2009, 12:25




CITAZIONE (rok1 @ 13/1/2009, 17:52)
W.O.W troppo fighetta! ma, io che sono di roma ed ero al concerto dei tokio non mi pare che poi erano anda ti in un locale la sera? o sbaglio?

No no, questa FF è puro frutto della mia mente! I fatti di cui parlo sono inventati ^^

Grazie a tutte per i commenti! ^_^

**



“Ciao. Potrei avere un’altra vodka alla fragola e tre birre?” chiese.
“Sì certo. Un attimo” balbettò Lea.

“Ma tu sei mica il cantante dei Tokio Hotel?” gli chiese la ragazza bionda, in italiano.

Bill annuì, sorridendo, poi voltò lo sguardo verso Lea e sussurrò: “Ho capito solo Tokio Hotel. Cosa mi ha chiesto?”
“Se sei il cantante dei Tokio Hotel” rise Lea.
“Ah!” e poi, rivolgendosi alla ragazza “Sì, ciao!”
“Ma dai! Non è che possiamo fare una foto insieme? Mia cugina creperà dal nervoso, quando glielo dirò!” continuò la ragazza, sempre in italiano.
“Ha chiesto se potete fare una foto insieme, aggiungendo che sua cugina creperà dal nervoso quando lo saprà” tradusse Lea ad un incuriosito Bill.

Con estrema gentilezza, il ragazzo fece la foto, dopodiché la ragazza bionda lo salutò e si allontanò dal bancone con il suo cocktail.

“Siete gentili qui in Italia” disse Bill.
“Beh, diciamo che ti è andata bene! I maleducati ci sono pure qui!” precisò Lea, sistemando vodka e birre su di un vassoio.
“Allora ti ringrazio… per i drink e per avermi tradotto quel che diceva la ragazza! Non capivo proprio nulla! Ah… scusa ancora per mio fratello… lui fa lo scemo ma è un bravo ragazzo!”
“Figurati, non me la sono presa affatto! Tutto a posto, grazie a te”

Con un sorriso, il ragazzo si allontanò e Lea si ritrovò a fissare la sua figura snella che scompariva fra la massa di persone.

Inevitabilmente, la serata volse al termine. Pian piano, la gente cominciò a diminuire e arrivò anche il momento di vederlo andare via. Dal bancone, vide Tino salutare il gruppo, per poi avvicinarsi a lei, entusiasta. La figura di Tino coprì la visuale a Lea, così la ragazza non capì se Bill si fosse voltato a guardarla prima di sparire dalla sua vita per sempre.

“Si sono trovati bene! Mi hanno fatto i complimenti per il locale! Sono troppo felice! Adesso aspetta, aspetta…” si guardò intorno e, constatando che ormai non c’era più nessuno, fece un saltello “dovevo farlo!”

Lea scoppiò a ridere: “Tino, rilassati o ti verrà un infarto! Ad ogni modo, ero sicura che si sarebbero trovati bene! Sei un gestore eccezionale e un datore di lavoro eccellente!”
Tino le diede un buffetto sulla guancia e si allontanò.

Quell’uomo era l’unica figura maschile che più si avvicinava ad un padre, che Lea avesse mai avuto accanto a sé. Anche se non amava particolarmente quel lavoro, anzi, lo detestava, era molto affezionata a Tino e avrebbe fatto di tutto per lui.

Erano ormai le quattro quando Lea rincasò. Non aveva sonno, così dopo una doccia rinfrescante e rinvigorente, senza fare rumore andò in cucina e, con il portatile appoggiato al tavolo, si connesse ad Internet.
Le uniche due parole che poteva digitare, per ottenere qualsiasi tipo di informazione su di LUI, erano “Tokio Hotel” e “Bill”.
Come qualche ora prima, immediatamente apparvero una sfilza di risultati. Cliccò sul primo link che il motore di ricerca le proponeva e cominciò a leggere.

Scoprì così un mondo a lei del tutto sconosciuto. E anche un ragazzo. LUI era Bill Kaulitz, quasi diciannovenne, leader del gruppo tedesco Tokio Hotel, famoso prima in Germania e poi in tutto il mondo, nonché fratello gemello del chitarrista, Tom.

“Quello con i rasta, se non sbaglio” pensò Lea, facendo mente locale.

Figlio di genitori separati, proprio come lei, aveva sviluppato l’amore verso il canto grazie ad un’artista tedesca e al patrigno.
Continuò a leggere, fino all’alba, tutto quello che trovò su di LUI. I commenti delle fan, le storie a lui dedicate, i fan club, i forum di discussione, i testi delle canzoni. Andò perfino in camera a prendere le cuffie del suo ipod, le collegò al computer e ascoltò alcuni dei loro brani. Alle sei del mattino, con gli occhi cerchiati e un mal di testa ancora più forte, si trascinò in camera. Lasciandosi cadere sul letto, si addormentò con in testa la melodia di una loro canzone e la voce del ragazzo che ne sussurrava i versi.

Alle dieci, dopo appena quattro ore di sonno, Philip la svegliò.

“Ma che ci fai a casa a quest’ora?” brontolò Lea, strofinandosi gli occhi.
“Zia, è sabato!”
“Oddio. Me ne ero completamente scordata!”
“Vieni a fare colazione! Anche io e la mamma ci siamo appena svegliati!”

Ormai era sveglia, quindi tanto valeva buttare giù qualcosa di caldo. Calzò le pantofole e seguì Phil in cucina. Marie, come al solito, era intenta a preparare il primo pasto della giornata.

“Allora, come è andata ieri sera?” le chiese, avvicinandosi a lei per darle un bacio.
“Bene”
“Solo bene?” chiese Marie.

Lea le rispose con un’occhiataccia, come a dire “ti spiego quando non c’è Phil!”. Non voleva parlare di certi argomenti di fronte al nipotino. Era troppo piccolo e avrebbe fatto troppe domande.
Dopo la colazione, Philip uscì a giocare in giardino, così le due donne rimasero sole. Lea accese una sigaretta, seguita a ruota dalla sorella.

“Allora, adesso mi racconti che succede?”
“Ma nulla. Solo che… beh insomma. Marie, il ragazzo che canta in quel gruppo è… cioè… è fantastico!”

Marie sogghignò.

“Non dirmi che ti sei presa una cotta per un cantante!”
“Ma no! Solo che… non so, è così diverso dagli altri”
“Dagli altri chi? Lea, tu non ti sei mai concessa una storia d’amore, nemmeno alle scuole medie cazzo!”
“Lo so! Ma ho gli occhi e sai quanti ne vedo al locale? Tutti muscolosi, con i capelli biondi, gli occhiali da sole anche di notte, la camicia aperta sul petto per mostrare i pettorali, la camminata sicura di chi pensa di avere il mondo in mano… lui invece, non so… lui danza”

Marie scoppiò a ridere, strozzandosi con il fumo della sigaretta.

“Cosa c’è da ridere?”
“Danza? Sei sicura che non fosse Joaquin Cortez?”
“Smettila!” rise Lea “Intendo dire che è così delicato, nei movimenti, nel linguaggio”
“Adesso mi stai facendo paura” borbottò Marie “Pianeta Terra chiama Lea!”
“Marie dai! Sono qui, sono fra di voi… stanotte” continuò Lea “anzi, stamattina quando sono rincasata, mi sono connessa alla rete per cercare informazioni su di lui”
“Lea, mi fai sempre più paura! Dov’è finita la razionale Lea?”
“E’ qui e ti implora di aiutarla”
“A fare cosa?” domandò Marie, spegnendo la sigaretta.
“A farla rinsavire”
“Lea, seriamente parlando, non c’è nulla di male. Insomma, voglio dire, tu l’hai visto e ti ha fatto una bella impressione, tutto qui. L’importante è che questo non ti limiti, che non diventi un’ossessione. Lui non fa parte del nostro mondo”
“Ci ho parlato” mormorò Lea e prese a raccontare alla sorella la serata, per filo e per segno, come a voler dimostrare a sé stessa e forse anche a Marie che, tutto sommato, pur non facendo parte del loro mondo, Bill era una persona normale.
“Simpatico, gentile, ma pur sempre un personaggio famoso. Lea, tu non lo rivedrai mai più, lo sai?”
“Sì” rispose la ragazza, sentendo una fitta al centro del petto.
“Coraggio sorella, sono sicura che passerà. Ti sei improvvisamente accorta che là fuori c’è un mondo che tu non hai mai voluto esplorare, è per quello che ti senti così. Forse la colpa è anche mia. Ho fatto troppo affidamento sul tuo aiuto, impedendoti di vivere la tua vita come una ragazza normale”
“Non dire sciocchezze!” protestò Lea “Tutto quel che ho fatto per te e per Phil, l’ho fatto in maniera del tutto consapevole. Tu non hai colpe, sono io quella che non ha mai voluto fermarsi un attimo”
“Promettimi che, da oggi in poi, ti prenderai più cura di te stessa, ti fermerai e ti concederai delle piccole distrazioni, intesi?”
“Promesso” sussurrò Lea, poco convinta. Era dura modificare il proprio carattere, ormai.

Nel tardo pomeriggio, dopo una lunga pennichella, Lea si trovò Marie in stanza.

“Premetto che forse non dovrei dirtelo, però…” esordì Marie.
“Però?”
“Ho appena sentito alla tv che stasera i Tokio Hotel suoneranno a Roma”

Lea cambiò colore in viso, passando dal bianco candido al rosso scarlatto. Poi, scuotendo la testa, disse: “Primo: stasera lavoro. Secondo: dubito che troveremo ancora dei biglietti. Terzo: non credo che sia il caso. Quarto: …”
“Allora non mi ascolti quando parlo!” la interruppe Marie “Cosa ti ho chiesto poche ore fa? Di prenderti una pausa, di concederti delle distrazioni e questa, nonostante tutto, mi sembra l’ideale!”
“Ma sei hai appena detto che non avresti dovuto dirmelo!”
“Beh, l’ho detto perché non vorrei che ti facessi ulteriori strane idee, però…”
“Marie, non ci saranno più biglietti e non saprei nemmeno a chi poterli chiedere”
“Se mi dai un quarto d’ora, faccio un giro di telefonate”
“Lascia perdere, io…”

Lo squillo del telefonino, interruppe le due sorelle. Lea si alzò, afferrò il cellulare adagiato sulla scrivania e rispose.

“Ciao Tino, dimmi!”
“Lea!!! Abbiamo fatto centro!!!”
“Tino? Non capisco nulla”
“Stasera! Di nuovo! Party privato! Esclusivo! Da noi!”

Lea deglutì, cominciando a capire a cosa si riferisse l’uomo.

“Spiegati meglio, per cortesia”
“Stasera i Tokio Hotel suonano a Roma”
“Questo lo so…”
“Ecco, ma quel che ancora non sai è che, poco fa, ho ricevuto la chiamata del loro manager che mi chiedeva se potevo riservare il locale al gruppo, per un party, alla fine del concerto! Capisci?! Hanno scelto ancora noi!”

Lea, seppur vergognandosene un pochino, sperò che la decisione fosse stata presa da Bill e che l’avesse fatto solo per poterla rivedere. Ma scacciò quel pensiero immediatamente.

“Hanno ricevuto un premio, qui” continuò Tino “e desiderano festeggiare l’evento dopo lo show! Capisci, un party privato da noi!”
“Capisco… capisco” mormorò Lea, trattenendo l’eccitazione.
“Quindi, alle 19.00 ti voglio qui”
“Ma Tino, il concerto non sarà finito prima delle 23.30, presumo!”
“Dobbiamo predisporre i tavoli per il buffet, preparare i cocktail, io devo mettermi d’accordo con il deejay e tu stasera mi servi come traduttrice!”

Dopo ulteriori spiegazione, Lea salutò Tino e interruppe la chiamata.

“Non ci sarà bisogno dei biglietti.” disse Lea, a Marie “Stasera daranno un party al locale”

Continua...
 
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Lullaby;
view post Posted on 14/1/2009, 15:20




CITAZIONE
“Lo so! Ma ho gli occhi e sai quanti ne vedo al locale? Tutti muscolosi, con i capelli biondi, gli occhiali da sole anche di notte, la camicia aperta sul petto per mostrare i pettorali, la camminata sicura di chi pensa di avere il mondo in mano… lui invece, non so… lui danza”

è stata una delle prime cose che ho detto su Bill *.*
Curiosità Kate: chi è l'artista nella tua firma? ^_^
 
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rok1
view post Posted on 14/1/2009, 18:40




Troppo forte *cade dalla sedia* image
 
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Kate ~
view post Posted on 15/1/2009, 19:54




CITAZIONE (Lullaby; @ 14/1/2009, 15:20)
CITAZIONE
“Lo so! Ma ho gli occhi e sai quanti ne vedo al locale? Tutti muscolosi, con i capelli biondi, gli occhiali da sole anche di notte, la camicia aperta sul petto per mostrare i pettorali, la camminata sicura di chi pensa di avere il mondo in mano… lui invece, non so… lui danza”

è stata una delle prime cose che ho detto su Bill *.*
Curiosità Kate: chi è l'artista nella tua firma? ^_^

Davvero? *_*

Quella bellissima ragazza nella mia firma, è Brody Dalle, cantante dei Distillers, un gruppo punk americano. Ti consiglio vivamente di ascoltarli, se ancora non li conosci! Guarda, io li ho scoperti con "City of Angels", quindi ti consiglierei di partire da questa canzone! ^^

Grazie a tutte per i commenti, ragazze! :wub:

**



18.00
18.10
18.20
18.30

Dannazione! Quando era necessario chele lancette dell’orologio volassero, sembravano camminare più lente di una lumaca. Lea pensò che, se fosse arrivata al locale in netto anticipo, Tino sarebbe stato solo felice di avere un aiuto in più.
Era già pronta da mezz’ora, quindi le bastò salutare la sorella ed il nipotino, controllare che avesse tutto in borsa, salire in macchina e raggiungere il pub.

“Lea!” trillò Tino, quando la vide “Sei già qui! Che piacere vederti! Sono decisamente nella cacca!”

Tino era fatto così: lui diceva “cacca”, non “merda”. Lui diceva “sedere” non “culo”. Diceva “vaffanbrodo”, non “vaffanculo”. Solo nei momenti di rabbia, di rabbia vera, si concedeva una parolaccia, salvo poi affrettarsi a dire “Scusate la vogarita!”.

“Mi stavo annoiando, così ho pensato di venire qui un po’ prima”. In fondo, non era proprio una bugia. Sì certo, non era nemmeno la verità ma non era neanche una grossissima menzogna.

“Hai fatto benissimo! Qui ci sono ancora un sacco di cose da fare! Hanno richiesto cibo assolutamente italiano, senza contare dolci, panna e drink a non finire! Hanno dei gusti bizzarri, però!”
“In Germania mangiano le stesse cose che mangiamo noi, pressappoco, solo che usano ricette diverse e combinano ingredienti che noi non siamo soliti associare”
“Ad ogni modo, per me possono mangiare quel che vogliono! L’importante è che si trovino bene!”
“Se si son trovati bene ieri, non vedo perché non dovrebbero trovarsi bene anche stasera”
“Ma stasera il locale è solo per loro, con relativo staff e, presumo, qualche amico o… amica!” ridacchiò Tino.

Quel “amica” detto con voluta ironia, infastidì Lea. Non aveva messo in conto la possibilità di vederlo entrare mano nella mano con una stangona super accessoriata e bellissima. Eppure, la sera prima non c’erano donne al tavolo. Nemmeno una.
Si disse che, anche ammesso che fosse arrivato con al seguito venti modelle, non sarebbe stato affar suo. Quella sera lo avrebbe rivisto per l’ultima volta, si sarebbe beata di tanta bellezza e poi avrebbe voltato pagina, chiuso la parentesi dei sogni e sarebbe tornata alla sua razionalità.

22.00
22.20
22.40
23.00

Le lancette dell’orologio camminavano sempre più lentamente. Il locale deserto le fece aumentare l’ansia.

“Ok, è tutto pronto! Mi hanno detto che saranno qui intorno a mezzanotte e mezza”
“Ma tutta quella roba, per chi diamine è? Loro sono in quattro, più lo staff e, che ne so, un paio di amici… voglio dire, al massimo saranno in trenta, non di più. Lì c’è da mangiare per un esercito!”
“Meglio abbondare! Ad ogni modo, il loro manager, quello con cui ho parlato al telefono, mi ha detto che sono circa in cinquanta”
“Madonna! Quanta gente hanno nello staff?!”
“Mah… ci dovrebbero essere degli amici, poi credo qualche fotografo e sicuramente un giornalista o due. Qualcuno che compra l’esclusiva c’è sempre”
“Fantastico!” grugnì Lea “Corro anche il rischio di venire fotografata e di finire su un giornale”
“Beh, sicuramente fotograferanno principalmente i ragazzi del gruppo, ma se ti dovessero chiedere di posare con loro, mi raccomando non fare storie!” la implorò Tino.
“Tino, da quanti anni mi conosci?”
“Cinque? Sei?”
“Ecco… TI PARE CHE IO SIA UNA DA FOTO DI GRUPPO EVVIVA EVVIVA SI VA SUI GIORNALI???”
“No, ma per stasera lo sarai!” rise Tino, dopodiché si allontanò lasciando un’imbronciata Lea alle prese con lo spillatore della birra da lucidare.

23.10
23.20
23.30
23.40

Lea decise di uscire andare nel retro del locale a fumarsi una sigaretta. Dopo poco, la raggiunse Miriam.

“Che palle! E pensare che stasera volevo chiedere a Tino una serata di pausa”
“E’ sabato, Miriam. Insomma, difficilmente ti avrebbe concesso di startene a casa” rispose Lea, con freddezza. Detestava fare la figura della maleducata, ma non riusciva ad essere gentile con Miriam o a fingere che le piacesse.
Miriam, la bella Miriam, quella che ogni sera flirtava con un belloccio diverso, quella che faceva ondeggiare i suoi capelli platinati come fossero piume, quella che sbatteva le sue lunghe ciglia quando un ragazzo le parlava. Lea ci pensò bene. Delle volte invidiava Miriam e la sua leggerezza, quel vivere la vita come se tutto fosse un gioco, quella sua spensieratezza e quel suo menefreghismo.

“Siamo nervosette?” chiese Miriam.
“Un po’. Dormo poco e lavoro molto in questo periodo”
“Beh, non sei la sola! Non so se te ne sei accorta, ma sul bancone del bar ci sono anche io!” sbottò Miriam.
“Non ho detto che lavoro SOLO io. Ho detto che sono stanca perché lavoro e non dormo la notte”
“Oh beh, ho capito che non tira una buona aria… ti lascio sola, sbollisci la rabbia e quando torni, vedi di sorridere. Tino si aspetta una bella serata” e, voltandosi, se ne andò, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli.

“Vai vai, che è meglio…” pensò Lea.

00.00
00.10
00.20
00.30

Era ora.
Di lì a poco, l’avrebbe rivisto.
Di l’ a poco, sarebbe entrato da quella porta, con il suo passo leggero, con il suo sorriso da cartolina.
Di lì a poco, si sarebbe concessa il suo ultimo sogno. Poi, si ripromise, sarebbe tornata con i piedi per terra.
Di lì a poco, Lea avrebbe vissuto VERAMENTE per la prima volta. Senza ancora saperlo.

“Eccoli di nuovo!” trillò Miriam “Che carino quello con i capelli lisci lisci! Guarda che bella maglietta!”

Lea non si concentrò affatto su Georg. Bel ragazzo, assolutamente. Ma in quella stanza che, piano piano, andava riempiendosi, Lea vide solo LUI.
Solito passo, solito sorriso. I capelli neri che sparavano da tutte le parti, quasi a formargli una criniera intorno al viso. Gli occhi scintillanti, incorniciati da rimmel e kajal nero. Un giubbottino nero, stretto in vita, sotto al quale si intravedeva una maglietta, anch’essa nera. Un paio di jeans sdruciti e delle Adidas bianche. Tutti questi particolari li apprese in un istante, quasi come se fino ad allora, fosse vissuta solo in occasione di quel momento.

Quando tutti gli ospiti furono entrati, i buttafuori chiusero le porte e il deejay iniziò ad animare la serata, dando il benvenuto al gruppo e complimentandosi con loro per il premio vinto. Tino lo aveva addestrato alla perfezione.

Per i primi venti minuti, la folla si assiepò intorno al buffet, per poi iniziare a defluire verso i tavoli.

“Lea!” Tino si avvicinò al bancone. “Si sono seduti! Va da loro e chiedi cosa desiderano bere!”

Lea non proferì parola e obbedì.

Continua...
 
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Esty92
view post Posted on 16/1/2009, 15:16




Oh, ma che bello l'hai postata anche qui! *-*
 
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Fee1702
view post Posted on 16/1/2009, 18:29




E' così, Bill eclissa tutti gli altri! Impossibile concentrarsi sul Giorgio.

(Con rispetto Kate xD)
 
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Kate ~
view post Posted on 16/1/2009, 19:53




XDDDDD Don't worry! XD

Sìsì, ho deciso di postare anche qui la mia creazione! ^^

**



Si avvicinò al tavolo cercando di mostrarsi sicura, ma le ginocchia le tremavano e, per la seconda sera di fila, temette di cadere.

“Buonasera!” esordì Lea, in tono volutamente professionale.
“Ciao!” trillarono i quattro ragazzi.

Lea notò la presenza di due donne al tavolo, oltre che di quello che avrebbe dovuto essere il manager. Una biondina, dai venticinque ai trent’anni circa, piccola e magrolina e una donna, anch’essa bionda, ma di un biondo più scuro, sicuramente ultra trentenne, magra e dalla faccia simpatica. La madre? No, improbabile. La manager? Ma no, il manager era quasi sicuramente il moretto seduto accanto a Tom. La sorella? Mmh… non ricordava di aver letto della presenza di una sorella.

“Cosa posso portarvi da bere?” domandò, cercando di contenere l’emozione.
“Ciao! Giuro che questa sera cercherò di non farti cadere nulla!” esordì Tom.

Lea rise.

“Detto questo, io berrei volentieri una birra ghiacciata!”
“Anche io!” si affrettò a dire Gustav.
“Anche io birra, ma scura” disse Georg.
“Per me… mmh… vediamo…” inziò Bill “Non so, devo pensarci! Nat, intanto ordina tu”

La biondina prese la parola, rivelando una voce dolce e cortese.

“Io prendo una vodka alla pesca, grazie!”
“Per me, un Martini con ghiaccio!” chiese il manager.
“David, seguo il tuo esempio! Anche per me un Martini con ghiaccio” disse l’altra donna.
“E tu?” chiese infine Lea, rivolgendosi a Bill.
“Uff… non so, ho sete ma non so cosa bere. Vorrei qualcosa che mi disseti ma che, nello stesso tempo, mi addolcisca la bocca. Però, se è troppo dolce, difficilmente mi disseterà. Di conseguenza, sarebbe meglio se prendessi qualcosa di amaro. Ma, mangiando…”
“Bill!!!” intervenne Tom, mentre Gustav fingeva di dormire, seguito a ruota da Georg, che aggiunse alla candid anche delle fragorose russate.
“Scusate! Non credevo che ci corresse dietro qualcuno!” protestò il ragazzo.
“Forse lei” disse Tom, indicando Lea “deve lavorare! Non puoi trattenerla qui per ore!”
“Ok ok, mi do una mossa. Dunque… berrò… berrò… una Red Bull!”

Tutti quanti scoppiarono a ridere. Il viso di Lea rivelò un’espressione interrogativa. Probabilmente, anche Tom se ne accorse perché spiegò: “Perdonalo! Ma ha fatto tutto questo casino per poi ordinare quello che, praticamente, beve sempre!”
“Non c’è problema, può pensarci quanto vuole… Al massimo, ritorno dopo”
“No, va benissimo la Red Bull” disse Bill.

Lea si allontanò con le ordinazioni, per essere poi di ritorno nel giro di dieci minuti.

“Sei velocissima!” disse David, alzandosi per aiutarla a servire i drink.
“Non si disturbi, faccio io” si affrettò a dire Lea.
“Non darmi del lei!” la implorò David “Mi fai sentire tremendamente vecchio!”
“Mi scusi… Volevo dire, scusami!”
“Così va meglio!” trillò David.
“Potresti portarmi anche un bicchiere di acqua?” le chiese poi Bill.
“Non potevi dirglielo prima?!” si intromise Tom “L’hai tenuta qui un quarto d’ora!”
“Ma ci ho pensato solo adesso!” lo rimbeccò Bill.
“Certo, te lo porto subito”
“Quando ce ne saremo andati” disse Gerog ridendo, quando Lea tornò con l’acqua “pregherai di non vederci mai più!!!”
“Ma che dici? Figurati! Fossero tutti come voi i clienti!” si lasciò scappare Lea, per poi aggiungere, nel tentativo di riparare una frase che avrebbe potuto avere mille doppi sensi “Insomma, siete gentili e, soprattutto, non mi urlate di muovermi a portare la roba!”
“C’è gente che si comporta così?” chiese la giovane bionda.
“Già” spiegò Lea “Io generalmente non servo ai tavoli, ma mi è capitato di farlo e ho avuto certe brutte esperienze”

Come la volta in cui, pensò Lea, quello schifoso porco ubriaco fradicio, aveva cercato di toccarle il fondoschiena, facendole apprezzamenti poco galanti. Venne salvata solo dal rapido intervento del buttafuori, che ammonì quell’idiota e gli intimò di smetterla.

“Non dev’essere semplice, questo mestiere, nonostante lo sembri” continuò la ragazza.
“Esatto. Da fuori, sembra tutto estremamente semplice. Ma ti assicuro che avere a che fare con ubriachi e cretini vari, non è per nulla facile!”
“Senti, dato che sei così gentile, perché non prendi una sedia e bevi qualcosa con noi?” le chiese, infine, David.
“Ti ringrazio tanto, ma devo lavorare. Mi farebbe molto piacere, ma non credo che il mio capo gradirebbe!” rise Lea.
“Dov’è? Ci parlo io con il tuo capo!”
“No no, non preoccuparti! Credimi, è come se avessi accettato. Ora devo proprio scappare, ho lasciato la mia collega sola al bancone. Se avete bisogno d’altro, chiamatemi!”

Aveva rifiutato un drink con LUI. Insomma, non era stato LUI a chiederglielo, però si sarebbe seduta allo stesso tavolo. Ma il suo senso di responsabilità, nonostante tutto, era sempre vigile. Chissà se Tino le avrebbe concesso di sedersi. Beh, forse l’avrebbe fatto. Ma Miriam? Miriam si sarebbe infuriata e non avrebbe avuto tutti i torti, dato che l’avrebbe lasciata sola ad occuparsi di quaranta persone. Raggiunse di nuovo la sua postazione e aiutò la collega con la preparazione delle varie ordinazioni.

Bill, da lontano, la cercava con gli occhi. Ma, come la sera precedente, dalla postazione in cui si trovava, non riusciva a scorgere il bancone. O meglio, ne vedeva solo un’estremità e male, per giunta. Di solito, era abituato ad essere intorno a persone che lo conoscevano, lo idolatravano, chiedevano a gran voce un autografo, premevano per poter fare una foto con lui. Lei, invece, sembrava non dar peso a tutto questo. Si chiese se, almeno, sapesse chi fossero i Tokio Hotel. Suo fratello Tom, da quando il successo aveva permesso loro di viaggiare per il mondo, era solito “approfondire la conoscenza” con le fan dei vari paesi che visitavano. Bill, invece, non si era mai concesso quel tipo di scappatelle, semplicemente perché non gradiva il “mordi e fuggi”.
Una volta sola, durante un Meet&Greet in Europa, era rimasto piacevolmente colpito da un ragazza. Alta quasi come lui, lunghi capelli castano scuro, un sorriso affascinante e socievole, due occhi lucenti e scuri come i capelli e un tono di voce caldo e avvolgente. Durante la foto di rito, la ragazza si era stretta a lui e Bill aveva avvertito un leggero formicolio alla base dello stomaco.
Chissà, se avesse potuto incontrarla fuori da quel contesto, magari sarebbe nato qualcosa di speciale. Ma la vita che conduceva, non gli permetteva di certo di avere una relazione. Quando avrebbe avuto tempo per la sua ragazza? Quando avrebbe potuto passare una serata solo con lei, stretti sul divano, a guardare la tv? Non c’era tempo. Una semplice questione di tempo, perché il suo cuore era decisamente pronto ad accogliere qualcuno di speciale.

La vista di Lea, risvegliò in lui l’esigenza di avere qualcuno accanto. In quel momento, si sentì terribilmente solo, nonostante intorno ci fosse tanta gente. Talmente solo che, per la prima volta, la sua mente accolse anche l’ipotesi di una scappatella come quelle del gemello.

Lea era stravolta. Era abituata a gestire folle ben più nutrite di quella ma, seppur esiguo, il gruppetto beveva litri di birra. Lei e Miriam si affaccendavano dietro al bancone, correndo come le matte e cercando di non andare in confusione. Inoltre, capitava che qualcuno degli avventori non parlasse l’inglese, così Lea doveva aiutare Miriam con il tedesco, per poi tornare a svolgere quel che aveva lasciato in sospeso.
Con la fronte imperlata di sudore, durante un momento di straordinaria calma, Lea si avvicinò alla collega:

“Vado nel retro a fumare una sigaretta. Se ti serve aiuto, chiama”

Continua...
 
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Lullaby;
view post Posted on 16/1/2009, 20:22




CITAZIONE
“Uff… non so, ho sete ma non so cosa bere. Vorrei qualcosa che mi disseti ma che, nello stesso tempo, mi addolcisca la bocca. Però, se è troppo dolce, difficilmente mi disseterà. Di conseguenza, sarebbe meglio se prendessi qualcosa di amaro. Ma, mangiando…”
“Bill!!!” intervenne Tom, mentre Gustav fingeva di dormire, seguito a ruota da Georg, che aggiunse alla candid anche delle fragorose russate.
“Scusate! Non credevo che ci corresse dietro qualcuno!” protestò il ragazzo.
“Forse lei” disse Tom, indicando Lea “deve lavorare! Non puoi trattenerla qui per ore!”
“Ok ok, mi do una mossa. Dunque… berrò… berrò… una Red Bull!”

CITAZIONE
“Sei velocissima!” disse David, alzandosi per aiutarla a servire i drink.
“Non si disturbi, faccio io” si affrettò a dire Lea.
“Non darmi del lei!” la implorò David “Mi fai sentire tremendamente vecchio!”
“Mi scusi… Volevo dire, scusami!”
“Così va meglio!” trillò David.
“Potresti portarmi anche un bicchiere di acqua?” le chiese poi Bill.
“Non potevi dirglielo prima?!” si intromise Tom “L’hai tenuta qui un quarto d’ora!”
“Ma ci ho pensato solo adesso!” lo rimbeccò Bill.

Queste parti sono bellissime XD
Comunque anche io ho conosciuto i Distillers con City Of Angels!
Non è che siamo gemelle? XD
 
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rok1
view post Posted on 16/1/2009, 22:38




Troppo wow insomma è....è.......(la prima volta in cui la curmenda non riesce a esprimere i suoi pensieri ...no scusa) indescrivibile tutto! dalla narrazione alle situazioni



il pensiero cafone:fioco,wow,shisho!!!
 
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Kate ~
view post Posted on 17/1/2009, 13:16




CITAZIONE
Non è che siamo gemelle? XD

Probabile! XD Ci avranno separate alla nascita!

Comunque, vi ringrazio di cuore per le vostre parole, siete carinissime!! *_*

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Bill, che stava attraversando il locale diretto verso il bancone, vide Lea sparire dietro ad una porta, con in mano un pacchetto di quelle che, secondo lui, avrebbero dovuto essere delle sigarette. Si chiese se quella porta conducesse all’esterno o, cosa molto più probabile, al retro del locale.
Andare al bancone e chiedere di poterla seguire, era assolutamente fuori discussione. Uscire a fumare da solo, nella speranza di vederla sbucare da qualche parte, era più fattibile, ma data la grandezza dello stabile constatò che avrebbe dovuto girarci intorno come una trottola, sperando di trovarla. Inventarsi una scusa come, ad esempio, “posso fumare da qualche parte che non sia l’esterno? Sai, ho un po’ freddo” era la mossa più idiota che avesse mai pensato, dato che quel giorno, a Roma, la temperatura era decisamente alta e, nonostante fosse notte fonda, l’aria era ancora piacevolmente calda.
Pensò anche di coinvolgere suo fratello, chiedendogli un consiglio, ma conosceva benissimo le mosse di Tom e non facevano per lui.
Sconsolato e, nello stesso tempo, perplesso per via dello strano effetto che Lea aveva avuto su di lui, decise di uscire per fumare una sigaretta in solitaria.

“Dove vai?” gli chiese Tom, vedendolo alzarsi dalla sedia.
“Esco a fumare”
“Aspetta, vengo con te” trillò Nathalie. Bill avrebbe preferito esser solo, ma non seppe dire di no all’amica.

Chiusa nello stanzino, Lea fumava nervosamente. Non era più tornata al tavolo di Bill, nessuno di loro aveva più chiesto da bere e Lea iniziò a pensare che, evidentemente, Bill non era affatto rimasto colpito da lei a tal punto da volerla rivedere a tutti i costi. Del resto, perché avrebbe dovuto esserlo? Era una ragazza decisamente normale, con una faccia normale, dei capelli normali, degli occhi normali. Insomma, normale. Tristemente normale. Marie le diceva sempre che era stupenda, che nemmeno si accorgeva di quanto fosse bella. Una bellezza candida, aggiungeva, non appariscente, ma pur sempre bella. Lea scuoteva la testa, non credendo ad una sola parola della sorella. Era ovvio che Marie le dicesse così! Era sua sorella, non le avrebbe mai detto “Sei un cesso!”.

“Lea!” la voce di Miriam la richiamò alla realtà.
“Sì?” disse, affacciandosi alla porta.
“Già che stai fumando, vai fuori a svuotarmi il bidoncino della spazzatura! E’strapieno” disse, passandole il piccolo bidone della spazzatura che tenevano sotto al bancone.

Con la sigaretta stretta fra le labbra, Lea estrasse il sacchetto dal bidone, lo chiuse ed uscì.

L’esterno del locale era separato dalla strada grazie ad un robusto cancello in ferro battuto, attorno al quale cresceva dell’edera, ben curata e potata. L’effetto era magico. Sembrava di inoltrarsi in un giardino segreto. Dalla porta del cancello all’ingresso del pub, un sentiero di piastrelle, costellato di piccole luci, conduceva i clienti all’ingresso del locale. Durante l’estate, spesso, i clienti affollavano il piccolo giardinetto esterno, non solo per fumare, ma anche per concedersi una piccola immersione nel verde. Non era molto, ma sicuramente ben concentrato.
Lea svoltò l’angolo che, dall’uscita di servizio, la portò sul lato di ingresso e, mentre a testa bassa cercava di raggiungere il sentiero e l’esterno, udì delle voci.

“Che bello, qui fuori!”

Alzò la testa e vide Bill con la biondina. Ecco. Lo sapeva. Non era affatto la sorella o la cugina o chissà chi. Era ovvio che fra i due ci fosse del tenero e che fossero usciti per ricamarsi un minuto di intimità. La possibilità che i due fossero solo dei buoni amici che fumano una sigaretta, non la sfiorò nemmeno.
Passando loro accanto, per raggiungere i cassonetti dell’immondizia posti sulla strada, sorrise.

Bill e Nathalie ricambiarono, ma il ragazzo non proferì parola e si diede dello stupido per non aver approfittato dell’occasione.

Ci pensò il destino.

Il telefono che Nathalie teneva nella borsetta, vibrò.

“Chi può essere a quest’ora? Pronto? Emma? Ma che…?” poi, mettendo la mano sul ricevitore, disse a Bill “Scusami, è un’amica di Los Angeles. Evidentemente, si è scordata che qui è notte fonda!” ridacchiò la ragazza, per poi riappoggiarsi il telefono all’orecchio e dire, allontanandosi “No che non mi hai svegliata, sono in un locale!”

In quel momento, Lea ritornò. Era l’occasione perfetta.

“Ciao” esordì Bill, non appena la ragazza fu a pochi metri da lui.
“Ciao” sorrise Lea. Sorridere. Sempre sorridere. Era quello il motto di Tino, durante il lavoro.

Lea rallentò ma senza fermarsi. Che cosa avrebbe dovuto fare? Piantonarsi davanti a lui? No, assurdo.
Fu Bill a prendere l’iniziativa.

“E’ bellissimo qui fuori”

Lea si fermò di fronte a lui.

Continua...
 
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Lullaby;
view post Posted on 17/1/2009, 13:24




Poi dite che io lascio in sospeso U.U
 
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rok1
view post Posted on 17/1/2009, 13:51




Io no l' ho mai detto! e riguardo a Kate la tua fan ficton è stupeda!
 
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Fee1702
view post Posted on 17/1/2009, 14:05




Che c***o Lea! xD
 
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Fee1702
view post Posted on 17/1/2009, 14:53




Perchè è fortunatissima...
 
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115 replies since 9/1/2009, 12:50   1088 views
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