"A friendship that will never end"

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Fee1702
view post Posted on 19/12/2008, 13:55




Si è vero... Mi venne bene, una volta tanto! xD
 
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rok1
view post Posted on 20/12/2008, 13:21




troppo bellla ....posti?
 
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Fee1702
view post Posted on 23/12/2008, 14:56




Anna aveva deciso che quella sera avremmo fatto a modo suo. Niente pub, niente alcol, niente mondanità e soprattutto niente discoteca. Voleva una serata semplice e normale. Quindi saremmo rimasti a casa, avremmo ordinato le pizze e guardato un film. Se il film lo avesse scelto lei, di sicuro ci sarebbe stato da addormentarsi presto.
Mentre stavo apparecchiando, Anna si stava ritoccando il trucco. Da quando stava con Bill si curava molto di più. Come se ne avesse avuto bisogno.
Io, invece, ero rimasta in tuta. Ovviamente nera e un po’ attillata e con le converse consumate ai piedi. Non mi andava proprio di mettermi in ghingheri. Tanto che, stranamente, non misi nemmeno un filo di trucco. Qualcuno bussò alla porta e, sapendo già di chi si trattasse, andai ad aprire.
1 metro e 80 di maleducazione si intrufolò in casa sbattendo contro la mia spalla e facendomi indietreggiare.
“Che finezza Tom!”
“Da che pulpito Maggie…” Rispose il finto rapper che già si era stravaccato sul divano.
Poi mi voltai e sul ciglio c’era lui.
“Buonasera”
“Ciao…” Risposi al moro in tono minore. Mi osservava fermo sulla porta e ancora non era entrato. Ogni volta che mi guardava era come sottintendesse qualcosa che non riuscivo a capire.

“O forse fingi di non voler capire…perché è più comodo…”


Ci guardavamo come se esistesse tra noi una conversazione silenziosa e misteriosa che solo noi potevamo comprendere.
Ma fu interrotta dall’avvento di Anna sul cantante.
“Ciao amore, siete in anticipo, strano!”
“Mi sottovaluti tesoro” Il moro posò un bacio sulle labbra della mia amica e insieme mi superarono e si sedettero accanto a Tom.
Me ne andai in camera. Non riuscivo a sostenere quella situazione. All’apparenza così normale, ma in realtà così tesa e in sospeso. Mi sembrava di vivere un ante guerra. Era come se una bomba ad orologeria dovesse scoppiare da un momento all’altro. Mi scoppiava la testa. Nei miei pensieri avevo i suoi occhi, il suo sguardo gelido dopo il bacio di Tom, la sua carezza, il suo respiro sul mio collo. Dovevo fermare quelle immagini crudeli, dovevo smetterla, ma proprio non ci riuscivo.

“E ho guardato dentro a un’emozione e c’ho visto dentro tanto amore, che ho capito perché non si comanda al cuore”

“Ti sembra il modo di presentarsi quello? Tuta, converse consumate e niente trucco?” Disse un Tom schifato entrato in camera mia.
“Tom non è aria, ho un mal di testa terribile e sono di cattivo umore!” dissi massaggiandomi le tempie.
“Oh ma se è per quello io un metodo per fartelo passare ce l’avrei” Il biondo sorrise.
“Si certo, sono proprio dell’umore giusto…”
“Bisogna essere sempre dell’umore per affrontare del sano sesso” Esclamò Tom con aria saccente e con un dito alzato.
“Disse il filosofo Kaulitz, dai torniamo dagli altri che se no pensano male” Il pensiero di tornare di la non mi entusiasmava e un filo di tristezza si rispecchiò nei miei occhi, tanto da farlo capire anche al chitarrista.
“I pensieri che possono farsi loro non saranno mai tanto gravi quanto quelli che hai tu adesso”
Fece per andarsene ma io lo trattenni per un braccio. Aveva capito tutto e anche se spaventata ero sollevata dal fatto di poter condividere con qualcuno queste mie preoccupazioni. Si voltò, avrei voluto gridarli tutta la mia rabbia per non riuscire a cacciare via l’immagine di suo fratello dalla mia mente. Ma non accadde. Rimasi immobile e scoppiai a piangere. Lui mi prese tra le sue braccia e mi accarezzò i capelli. Io immersi il mio viso nella sua maglietta. Assaporai il suo odore, così dolce e mi abbandonai alla sua stretta, così rassicurante.
“Tom perché? perché? Non smetto di pensarci”
“Lo so, non c’è una spiegazione..”
“Deve esserci, devo trovarla e annientarla!”
“Devi solo essere forte e non cedere”
“Io non so se ne ho la forza, lui è così maledettamente dolce, c’è qualcosa nel suo sguardo da bambino che mi fa perdere il controllo, sono così idiota! Lei è la mia migliore amica cazzo!”
“Non farti ingannare dall’apparenza di mio fratello, lui è molto di più di quel che sembra. E’ mio fratello e lo amo, io conosco la sua parte migliore, ma so anche quanto può essere spietato. Lui, in una relazione, ama solo se stesso”
Alzai lo sguardo verso il rasta, era sincero, tremendamente sincero. Che Bill davvero non amasse Anna? No, non avrebbe potuto fingere così palesemente.
“Ehi! Voi due? Smettete di fare cosacce e venite di qua!”
La voce spensierata di Anna mi distolse da quei pensieri. Lasciai andare Tom e mi avviai verso la porta. Poi mi voltai verso di lui e dissi:
“Grazie”
“A buon rendere Maggie…” Leccò il suo piercing quasi a lasciar intendere i sui pensieri poco casti e mi sorrise. Sapeva che poteva giocare con me e gli piaceva un sacco. Finalmente anch’io sorrisi e asciugandomi le lacrime mi avviai in cucina.
Trovai Bill sul divano a scolarsi una birra e ad accarezzare il gatto, che tranquillo dormiva accoccolato sulle sue lunghe e magre gambe.
“Oh finalmente, ma che facevate eh?” Anna conficcò il gomito nel fianco di Tom e lui rispose con un sorrisetto:
“Questo non si può dire”
“Ti ho mai detto quanto sei prevedibile Kaulitz?” Dissi
“Almeno centinaia di volte”.
“Allora ragazzi, io vado a prendere le pizze” Esordì Anna.
“Ma non possiamo farcele portare?”
“No Maggie, voglio andarle a prendere da Bruno, lui le fa divine e non ha il servizio di consegna a domicilio.”
“Allora ti accompagno, che esile come sei ti cadranno tutte per le scale”
“Ha parlato il gigante Golia, comunque non voglio che tu mi accompagni, tanto poi finisce che paghi tu e non è il caso, è stata un’idea mia.”
“Vai tu con lei Tom, io sono stanco e mi sono appena rifatto la manicure con lo smalto di Anna” Disse Bill con un sorriso raggiante.
Il suo piano era ovvio, Tom lo aveva capito. Voleva rimanere solo con me e il biondo non sapeva come fare ad impedirlo perché se Bill Kaulitz aveva in mente qualcosa, di certo lo avrebbe ottenuto in tutti i modi.
“E dai Bill, muovi il culo e accompagna la tua ragazza, un po’ di moto non ti farà male!”
“No, non c’è bisogno, vado io, ti prometto che non pago!”
“Eh no cara mia, ti conosco, so come fai!”
La situazione si faceva difficile, sapevo che non l’avrei scampata stavolta. Guardavo Tom supplichevole, ma anche lui non sapeva come aiutarmi.
“Dai su, andiamo e poche storie” Anna prese il biondo per la maglia, lo trascinò con forza fuori dalla porta e la sbatté dietro di se.

“Non avresti mai dovuto farlo Anna, ma non potevi saperlo”

Ecco, ero sola con lui, in realtà c’era anche il Bill in versione pelosa, ma non avrebbe potuto aiutarmi. Se mesi prima qualcuno mi avesse detto che un giorno sarei rimasta da sola in casa con Bill Kaulitz avrei sicuramente pensato di aver a che fare con un pazzo che aveva, al posto del cervello, solo cenere. La passione per quel gruppo, per quel cantante mi accompagnava dall’età di 16 anni. All’ inizio ne ero ossessionata, come normale per un’ adolescente di quell’ età. Avevo poster, cd, foto e tutto l’occorrente per fare della mia camera un vero e proprio tempio per il culto di San Kaulitz. Era un amore platonico per qualcuno di inarrivabile, di impossibile, di lontano, troppo lontano. Ma per questo più forte di un amore vero, più potente di qualsiasi uragano. Adesso era li sul mio divano, con quegli occhi truccati che regnavano nei miei sogni da bambina. Era come se all’ improvviso provassi di nuovo quelle sensazioni infantili e adolescenziali. Sentii il cuore accelerare i battiti, le tempie pulsare, dovevo prendere aria. Corsi in terrazza velocemente, come se dovessi riemergere da sott’acqua.
Bill mi osservò uscire dalla sala. Pensò che quello sarebbe stato il momento giusto. Mi avrebbe avuto tutta per sé. Anna gli era piaciuta, ma da quando si era ritrovato quella pazza di fronte la prima volta, non aveva fatto altro che pensare a lei, a quella pettinatura buffa, a quegli occhi grandi, a quel corpo che voleva. Tom si sbagliava se pensava che stavolta sarebbe stata come tutte le altre. Ora aveva intenzione di dimostrarlo.

Mi appoggiai al para petto e respirai profondamente. Lui mi prese le spalle da dietro e mi tirò a sé.
“Lasciami Bill, sto bene”
“Non mi sembra, stai sudando e sei paonazza, hai la febbre?”
“No, ti ho detto che sto bene grazie” Scrollai le spalle tentando di liberarmi dalla sua presa. Ma lui era più forte di me.
“Non ti servirà respingermi”
“Che diavolo vuoi Bill, eh?” Ero arrabbiata, ma non con lui, con me stessa perché io quelle mani sulle mie spalle le volevo. Mi divincolavo, ma desideravo che lui continuasse a tenermi. Cercavo di scappare, ma volevo rimanere li. Lottando, riuscii ad allontanarmi da lui, ma quando sentii la sua mano afferrare di nuovo la mia provai sollievo e mi odiai per questo. Odiai profondamente me stessa.
“Smettila, smettila, non puoi, io non posso!”
“Taci!” Immobilizzò il mio volto con le sue mani e chiuse le mie labbra con le sue. Sbarrai gli occhi e iniziai a battere i pugni sul suo petto, ma lui non sentiva niente. Cominciai a piangere. I suoi baci erano più violenti. Si impossessavano del mio corpo,della bocca, delle guance, degli occhi, della fronte. Poi si fermò, mi guardò dritto negli occhi. Perché non lo feci, perché non scappai quando ne ebbi l’occasione? Ancora non ci eravamo baciati veramente, potevo far finire tutto li e cancellare poi tutto, come se niente fosse. No, non feci niente. Ero la sua schiava. Ero la marionetta nelle mani del suo burattinaio. Ormai avevo dato a lui in mano il gioco. Mi sorrise e asciugò una lacrima che usciva dai miei occhi. Poi iniziò tutto da capo. Stavolta la sua lingua entrò nella mia bocca e cominciò a danzare con la mia. Sentii le sue gambe incamminarsi e costringermi ad indietreggiare, camminavamo su di un percorso che lui aveva stabilito. Mi ritrovai di colpo seduta sul divano. Le lacrime continuavano a scendere imperterrite e la voglia di lui non diminuiva.
I suoi capelli, le sue mani, il suo corpo sul mio, era un sogno! Il sogno della mia infanzia, della mia adolescenza ed ora del mio presente. Sentii la sua mano gelida entrare nei miei pantaloni e l’altra accarezzare il mio fianco sotto la maglietta.

“Devi reagire Maggie, sei stata debole fino ad ora, dov’è la tua forza?”

Sentii dentro di me queste parole e con un gesto istintivo spinsi Bill lontano da me, con una forza che non pensavo di avere. Dov’era andata a finire fino ad ora? Il moro cadde dal divano incredulo. Il suo sguardo non prometteva niente di buono, ma a me non importava. Mi ricomposi in un attimo e corsi in camera mia chiudendo a chiave la porta dietro di me. Mi appoggiai ad essa e mi accasciai a terra con le mani a tappare le orecchie.
“Apri maledizione, apri!” Il cantante sbatteva i pugni più forte che poteva.
“Ho bisogno di te, non lo capisci?”
“Vattene, vattene!”
“Non rovinare tutto Maggie, ci siamo trovati adesso!”
“No no, non ci siamo mai trovati, è stata una cazzata, io non avrei mai dovuto! Mi fai schifo, hai preso per il culo la mia amica e io faccio ancora più schifo di te per non essermi controllata!”
“Ti faccio schifo? Prima non sembrava, sei una puttana, non sei nient’altro che questo! Non ti bastava mio fratello, volevi collezionare un altro Kaulitz?”
“Ti ho detto di andartene, sparisci! Tu sei morto per me, non esisti!”
Piangevo sempre più forte, urlavo e lui urlava con me. Non pensavo ciò che dicevo, ma era l’unico modo per allontanarlo. Mi avrebbe fatto solo del male, come lo aveva fatto ad Anna e per colpa mia.
“Stupida, stupida stupida! Non hai capito un cazzo di me, se mi avvicino a qualcuno è perché lo voglio davvero, cosa credi? a me piaceva Anna, poi ho visto te e sarebbe sicuramente nato qualcosa!”
“E poi? Una volta nato, buttato via, giusto? A te non piaceva Anna e non piacevo io, ti piace solo sentirti amato e a me le persone come te danno la nausea! Stasera ho commesso l’errore più grande della mia vita!”
“E’ questo che pensi?” La sua voce ora era più calma, non sbatteva più i pugni. Tolsi le mani dalle orecchie, mi alzai e mi appoggiai con una di esse alla porta, per sentire i suoi movimenti, ma sentivo solo silenzio.
Bill si era fermato “Ho commesso l’errore più grande della mia vita”. A quelle parole era rimasto pietrificato. Era davvero capace di fare così tanto male agli altri? Che persona era diventato?
Ora se ne stava li con una mano appoggiata alla porta, sotto di essa avrebbe voluto la pelle di Maggie,per accarezzarla e rassicurarla e dirle che lui per lei ci sarebbe stato, che non l’avrebbe gettata via come un oggetto. Invece ancora una volta sentì la sua voce:
“Si, è questo che penso”.
Lo dissi con un filo di voce, quasi impercettibile, ma sapevo che l’avrebbe capito, perché sentivo che era vicino, percepivo il suo respiro di la dalla porta.
“Bene, addio Maggie!” Sentii dei passi e una porta sbattere violentemente. Uscii dalla mia camera e ancora potevo sentire il suo profumo. Ma di lui non c’era più traccia. Ora ero sola, avevo tradito la mia migliore amica e cacciato il ragazzo del quale mi ero innamorata.

“Era l’unica cosa giusta da fare Maggie, dovevi allontanarlo”

Quelle parole non mi furono di alcun conforto.
Mi sedetti sul divano, dove poco prima ero sdraiata con lui, a dare inizio alla fine della favola della mia amica. Chiusi gli occhi e cercai di fingere che niente fosse accaduto. Ma non era così, ero stata debole e per quella mia debolezza Anna ne avrebbe sofferto. Sei un essere ignobile Margherita, sei una puttana, come ha detto lui, meriti di soffrire tu al posto suo, questo meriti.

„Keiner weiss, wies Dir geht.
Keiner da, der Dich versteht.
Der Tag war dunkel, und allein.
Du schreibst Hilfe, mit Deinem Blut.
Obwohl es immer wieder wehtut.
Du machts die Augen auf, und alles bleibt gleich.“
 
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rok1
view post Posted on 23/12/2008, 15:20




fico, il lato oscuro di bil kaulitz (me stupita)
 
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Fee1702
view post Posted on 23/12/2008, 15:25




Mi fa piacere che ti piaccia!
 
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Fee1702
view post Posted on 29/12/2008, 21:25




Tom aveva in mano le pizze, ma questo durò poco perchè venne urtato da qualcuno che stava scendendo le scale del condominio a tutta velocità e finirono per terra.
“Ma che caz….” Non ci mise molto a realizzare che quel qualcuno era suo fratello. Doveva essere successo, Bill non aveva resistito e come sempre aveva pensato solo a sé.
“Bill, Biiiiiiiiiiil, ma dove corri?” Anna lo stava chiamando, non capendo ciò che stava succedendo. Bill si fermò solo un istante, si voltò verso di lei e con gli occhi rossi dal pianto le disse.
“Non ti merito Anna, lasciami andare è molto meglio per te, sono l’errore più grosso anche della tua vita, credimi! E’ un addio, non cercarmi.”
Poi riprese la sua folle corsa verso nessuna meta.
“Bill che diavolo stai dicendo? Biiiiil, torna subito in dietro! Io ho bisogno di te, non puoi farmi questo, che è successo?” Prese anche lei a correre per le scale per tentare di raggiungere il suo ragazzo, il suo sogno. Lei doveva raggiungerlo perché lui le aveva reso la vita più bella e non poteva finire così.
Correva, correva… Fino a che non venne trattenuta.
“E’ inutile Anna, non lo fermerai”
“Tom che diavolo vuoi? Lasciami, lo devo raggiungere, non può fuggire così! Che è successo?! Tu lo sai? Devi dirmelo! DIMMELO!!!!!!!!!!!” Parlava a raffica e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime.
“Forse qualcun altro dovrebbe farlo al posto mio, va da Maggie…”
“Maggie? Perché? Che c’entra? Perché sapete tutti qualcosa tranne me eh? Perché?” Sbattè un pugno sul petto di Tom con rabbia, perché anche se non sapeva, aveva capito e voleva sfogarsi. Lui la bloccò e la abbracciò. Insieme si accasciarono su uno scalino e lei scoppiò in un pianto violento. Con le unghie si aggrappava alla maglietta extra large del gemello di colui che aveva amato e che ora la faceva stare così male.
Tom provava compassione per quella creatura che aveva tra le braccia. Lei non aveva colpa di niente. Il suo unico sbaglio era stato quello di essersi innamorata della persona sbagliata. Appoggiò il mento sui capelli di lei e assaporò il suo profumo. Cocco, si sapeva di cocco. Le alzò il volto e per la prima volta si rese conto di quanto fossero belli quegli occhi azzurri. Glieli asciugò.
“E’ un peccato bagnarli di lacrime Anna, sorridi che sei ancora più bella.”
Lei gli sorrise e tirò su col naso. Si alzarono e lui la accompagnò davanti alla sua porta.
“Non voglio entrare, non voglio vederla…” disse Anna.
“Prima o poi dovrai farlo, lasciala spiegare…Sei forte Anna, supererai tutta questa storia.” Dopo quelle parole il rasta accarezzò la ragazza e se ne andò. Era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, andare da lui, ma doveva. Anche se non lo meritava, Bill aveva bisogno di lui.
La bruna era ancora sul ciglio della porta con i pugni stretti e mordendosi il labbro inferiore. Le sembrava di dover andare ad inghiottire il mondo intero. Cosa avrebbe trovato dietro quella porta? Dolore, ecco cosa avrebbe trovato, sofferenza!
E la cosa più brutta è che a infliggerla sarebbe stata Maggie, la sua Maggie, la sua migliore amica. Consapevole di tutto ciò, forte ma debole, piccola ma grande, raccolse tutto il coraggio che le rimaneva e fece il suo ingresso nella sua casa, nella LORO casa.

Eccola, la vidi di fronte a me. Testa bassa, pugni chiusi che si stringevano sempre di più, lacrime ad incorniciarle il viso. Era immobile e non proferiva parola. Stava soffrendo, stava male ed io volevo consolarla come avevo sempre fatto. Vederla così non lo sopportavo. Non so nemmeno io cosa mi successe, fu un impulso, ma corsi, corsi da lei e la abbracciai.
“Toglimi le mani di dosso” disse piano, quasi in maniera impercettibile
“NON MI TOCCARE!” Stavolta invece lo urlò con tutto il fiato che aveva. Sussultai per lo spavento. Conoscevo Anna come nessun altro, ma quella rabbia dipinta su quel bel volto non l’avevo mai vista. Indietreggiai senza dire niente, non sapevo cosa poterle dire.
Iniziò a spintonarmi, facendomi allontanare sempre più da lei.
“Che e’ successo Maggie? Che diavolo è successo? Perché se n’è andato da me eh? Tu lo sai vero?”
“Anna io…”
“Smettila di frignare e parla, dì quello che è successo, io immagino già tutto, ma tu devi parlare, perché mentre lo fai devi vergognarti!”
“Io mi vergogno già tantissimo, ma ti giuro, ci ho provato! Non avrei voluto farti del male, non so cosa mi sia preso… sono stata debole! Ho cercato di respingere quei baci, credimi ma…”
“Baci, baci, baci! E dimmi, è stato bello? Ti sei divertita alle mie spalle? E’ bello eh sentire il contatto con il suo piercing? Fissare i suoi occhi mentre ti guardano? Bello vero? Peccato che quelle sensazioni dovessi provarle io e non tu!”
“Hai ragione Anna, mi sono comportata da cretina, colpiscimi, fammi del male se vuoi, dimmi tutto quello che devi per sfogarti, ma ti supplico, non odiarmi!”
“Troppo tardi, hai rovinato il sogno più bello che avessi mai fatto e non te lo perdonerò mai”
“No Anna, dimmi che non è vero, dimmi che mi perdonerai! Ora è difficile, ma dimmi che con il tempo tutto si sistemerà! Sei la mia vita e lo sai!” Le presi la mano per evitare che se ne andasse a chiudersi in se stessa come faceva ogni volta che stava male per qualcosa.
“Non dire mai più una cosa del genere… e come ti ho già detto non mi toccare!” Mi lanciò un’occhiata piena di odio, tirò via la sua mano dalla mia e si allontanò chiudendosi in camera sua.
Iniziai a piangere a dirotto, mi accasciai a terra coprendomi il volto con le mani.

*“Ti sta bene Maggie, cosa ti aspettavi?”*

******************************************************

Correva, correva senza meta. Di nuovo quelle parole rimbombavano nella sua testa
“Ho commesso l’errore più grande della mia vita” e pensare che per lui, per Bill, quel bacio era stato uno dei più dei desiderati, invece.
“Non ci siamo mai trovati, è stata una cazzata” No, per lui era stata una delle cose più giuste che avesse mai fatto e per lui vi eravate trovati davvero. Questa volta non era un capriccio. Ma gli stava bene, si era preso gioco degli altri da sempre. Adesso toccava a lui soffrire. E soffriva, Bill. Soffriva terribilmente perché per la prima volta aveva provato sentimenti mai provati prima. Quando vide Maggie per la prima volta avrebbe voluto dirle quanto le era piaciuta da subito. Quando la trovò addormentata dietro la porta e l’ aveva presa tra le sue braccia e sfiorato la sua pelle, avrebbe voluto dirle che lui l’avrebbe tenuta con sé per sempre, quando suo fratello l’aveva baciata avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani. Gelosia, questo aveva provato per la prima volta. Ma ora era finita. Aveva rovinato tutto come sempre. Perché avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro con Anna da subito, come gli aveva suggerito Tom. Gli costò ammettere che aveva ragione. Invece no, voleva pavoneggiarsi tra le braccia di quella ragazza bruna che lo metteva al centro del suo mondo. Con lei era tutto più facile. Gli aveva donato il suo cuore ingenuo e questo lo faceva sentire invincibile. Ma era bastata la reazione di Maggie a fargli capire che di invincibile non aveva niente. Non tutte erano disposte a stare ai suoi giochi.

*“Fa male scoprirlo eh bill?”*

Aveva raggiunto la sua camera d’ Hotel. Aveva rovesciato un vaso di fiori e preso a calci una sedia. Ora se ne stava immobile,sdraiato sul letto a fissare il soffitto e pensare a che razza di persona era diventato. Amava solo se stesso e gli altri non erano niente. Fino ad allora, perché adesso qualcuno di cui gli importava esisteva e stava soffrendo per colpa sua.
La porta si aprì e il suo gemello fece ingresso nella camera. Lui non lo guardò. Sapeva che gli sarebbe toccata una predica.
“Avanti, dillo: Bravo Bill, complimenti… te lo avevo detto!”
Il biondo si accese come di consueto una sigaretta, la portò alle labbra e si appoggiò al davanzale della finestra, dando le spalle al fratello.
“Che c’è non parli?” insistette il cantante alzatosi a sedere sul letto.
Di risposta non ricevette niente.
“Su, dimmi quanto sono stato stupido,insensibile, non curante e spregevole! Avrei dovuto dire tutto ad Anna, lasciare del tempo a Maggie e agire con cautela, non d’impulso per assecondare le mie voglie, su dimmelo!”
Il rasta si voltò per guardare il fratello e appoggiò i gomiti all’ in dietro, sul davanzale al quale prima era appoggiato. Vedeva un Bill sconvolto, furioso e incredulo. Si aspettava che parlasse. Ma lui ancora non lo fece. Il moro allora si diresse verso di lui, a pochi centimetri dalla faccia del gemello.
“Tom mi dai sui nervi, reagisci! Dammi un pugno, perché me lo merito, perché sono un vigliacco.”
Tom soffiò in faccia a Bill del fumo e pronunciò solo queste parole.
“Troppo facile…”
“Che cazzo dici? Troppo facile cosa?”
“Troppo facile la ramanzina, che per altro ti sei già fatto da solo, sarebbe stata solo una ripetizione di ciò che già sai. Troppo facile anche il pugno caro mio. Le parole fanno molto più male. Tu, se vuoi ciò che meriti, domani prendi il culo e vai da loro! Le affronti e ti fai sputare in faccia la realtà… La realtà di chi sta male per colpa tua. Se non lo farai, sarai doppiamente vigliacco.”
Con una spallata superò il fratello e uscì di camera, doveva sfogare la tensione accumulata e come farlo, se non rimorchiando qualcuna?
Bill rimase a bocca aperta e inerme di fronte a quella porta che si chiudeva. Suo fratello aveva di nuovo ragione.


 
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rok1
view post Posted on 30/12/2008, 13:52




ogni capitolo che leggo è come twilight : quando inizi a leggerlo non ti fermi più :D
 
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† Werewolf
view post Posted on 30/12/2008, 22:10




CITAZIONE
Tom provava compassione per quella creatura che aveva tra le braccia. Lei non aveva colpa di niente. Il suo unico sbaglio era stato quello di essersi innamorata della persona sbagliata.

A me non c'è nessuno che mi tiene tra le braccia e mi consola...
Io faccio solo ridere...
Anzi no...io faccio pena...
 
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Fee1702
view post Posted on 2/1/2009, 14:42




-Abbracciami-

Non riuscii a dormire quella notte, mi rigiravo nel letto, cercavo risposte a mille domande. Come era potuto accadere tutto? Come ero riuscita far del male proprio a lei? Perché non ero stata forte come lo ero sempre stata in vita mia?
Per colpa sua! Per colpa di quegli occhi che mi avevano stregato, di quel sorriso del quale non potevo fare a meno.
Perché me ne ero innamorata e non avrei mai dovuto.

Sentii dei rumori provenire dalla sala. Sapevo di cosa si trattava. Lei come me non riusciva a dormire. Probabilmente sarei stata l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, ma la conoscevo e sapevo che aveva bisogno di parlare, di sfogarsi. Non sapevo cosa sarebbe stato meglio fare, se lasciarla da sola o farle capire che io c’ero, che ero li per lei se solo l’avesse desiderato.

“Ich bin da, wenn du willst,
wenn du nach mir greifst, dann halt ich dich“


Decisi per l’ultima opzione.
Come immaginavo se ne stava li, rannicchiata sul divano con il gatto e la tv accesa a farle compagnia. Scorreva i canali senza mai soffermarsi su uno preciso.
Mi sedetti accanto a lei con un barattolo di cioccolata da spalmare in mano e due cucchiai all’interno.
“Sai, fa bene… prendine un po’” Le porsi il barattolo. Non si voltò, né proferì parola.
“ Io sono qui Anna, se vuoi parlare, dirmi ciò che ti passa per la testa, io ci sono! Ci sarò sempre”
“Cosa ti fa pensare che voglia parlare proprio con te?”
“Perché è sempre stato così…”
“Era sempre stato così, fino ad oggi…”
“Noi lo supereremo, supereremo anche questa, perché non basterà un errore commesso a spazzare via un’amicizia che dura da una vita.”
“Sei sicura che per te sia stato un errore?”
“Ma certo che lo è stato Anna, è stata una cazzata, è stata una cosa fine a se stessa, non succederà mai più, te lo prometto! Farò qualsiasi cosa per riconquistare la tua fiducia! E’ stato solo un bacio, un semplice e fottutissimo bacio”
“Peccato che Bill non la pensi come te… Non credo che per lui sia stato un errore!”
Per la prima volta da quando ero li accanto a lei mi rivolse lo sguardo. Uno sguardo interrogativo, forse tentava di capire se ciò che mi aveva detto mi aveva toccato. E l’aveva fatto. In qualche modo sapeva che lui provava qualcosa per me. La sensazione che ebbi fu così indescrivibile. A cose normali avrei gioito a quella confessione. Invece dovetti reprimere tutto, perché Anna era più importante. Annegai la mia crudele gioia nell’autocontrollo e finsi che non mi importasse niente. Lei, allora, continuò a parlare. Sapevo che doveva tirar fuori tutto.
“Era sconvolto, mi ha detto che non avrei dovuto più cercarlo, che sarebbe stato meglio per me, perché avrei commesso l’errore più grosso della mia vita”.

“Era sconvolto? Davvero lui lo era? E aveva usato le mie stesse parole, con quella frase dovevo averlo ferito. Mi dispiace Bill, mi dispiace davvero.”

“Ma come avrebbe potuto esserlo Maggie? Lui la mia vita l’aveva cambiata! Ne aveva dato un senso!”
Iniziò a piangere. La abbracciai, decisa stavolta a non farmi respingere. Anna provò a farlo, ma io la strinsi più forte e lei stremata non ebbe più la forza di opporsi. Dopotutto lei aveva bisogno di quell’abbraccio.
“Se n’è andato, se n’è andato!” Urlava. Io la tenevo stretta a me, la sentivo, la sentivo di nuovo e fu tremendamente confortante.
“Shh, non fare così, non ti meritava Anna”
Le accarezzai i capelli, ma lei, si divincolò. Strappò via quell’abbraccio, si asciugò le lacrime e si allontanò da me.
“E’ vero, forse no…ma non avresti dovuto essere tu a deciderlo”
Si alzò dal divano e andò a vestirsi. La seguii.
“Dove vai?”
“Lontana da te”
“Sai che sono le 2 e 30 di notte?Dove credi di andare?”
“Non ti azzardare a fare la premurosa con me, avresti dovuto pensarci prima!”
“Anna, ti prego torna qui!” La vidi uscire dalla porta. Era ancora presto, ma sapevo che tutto sarebbe tornato come prima un giorno o l’altro. Si era abbandonata al mio abbraccio perché, ne ero sicura, lei senza di me non avrebbe saputo vivere. Eravamo una cosa sola!

Anna si incamminò, faceva caldo, era estate del resto. Solo le sue lacrime le rinfrescavano il viso. Ripensava a tutto, ai momenti belli passati con Maggie, a quelli passati con Bill e non riusciva a darsi pace. Come aveva potuto essere così stupida? Come poteva non essersi mai accorta di niente?

“L’amore rende cechi”

Non seppe perché lo fece, non se lo domandò neanche. Aveva bisogno di lui, del suo abbraccio ancora una volta. Perché era stata confortante la sua stretta nel momento del bisogno. L’aveva accarezzata e le aveva dato coraggio. Lei sentì che in quel momento aveva bisogno di lui.
Prese il cellulare e scrisse un messaggio:
“Sono pazza a chiedertelo a quest’ora, ma potresti uscire? Sono sotto il tuo Hotel”
Dopo averlo scritto scorse la rubrica e lo inviò al nominativo desiderato: Tom Kaulitz.

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Il rasta stava dormendo beatamente, anche se non era riuscito a trovare un valida preda con la quale sfogare i suoi istinti animali, aveva preso sonno.
Ma un rumore disturbò la sua quiete. Drin Drin.
“Ma chi cavolo è a quest’ ora?”
Prese il cellulare, si strofinò gli occhi e lesse il messaggio. Anna?
Sul subito credette di aver visto male, ma poi si decise a credere ai suoi occhi. Si alzò e guardò suo fratello dormire nel letto accanto al suo. Lo lasciò fare e, dopo essersi vestito si precipitò giù dalle scale. Non conosceva il motivo di quella sensazione, ma aveva fretta, fretta di vedere di nuovo quegli occhi azzurri. L’ansia di vederla di nuovo gli fece capire di essere estremamente contento che lei avesse pensato a lui.
Anna era li, fuori dalla porta dell’ albergo. Aveva i Jeans e una felpa larga. Le mani in tasca e lo sguardo basso. Aveva agito di impulso, ma adesso un po’ si sentiva in imbarazzo ad incrociare lo sguardo del biondo. Chissà cosa pensava di lei. Perché avesse chiamato proprio lui. Ma lui non le chiese niente di tutto questo.
“Ehi Anna, ci tenevi proprio a vedermi in condizioni pietose eh?”
In effetti non era proprio un figurino…. Indossava i pantaloni di una tuta e una T shirt, stranamente della sua taglia, e i rasta erano raccolti dentro un morbido cappellino di lana. Ma aveva lo stesso sorriso smagliante e furbo che lo contraddistingueva da chiunque… tranne da un’altra persona, identica a lui.
“Si, in effetti non potevo resistere!” La ragazza accennò un sorriso e si asciugò una lacrima versata poco fa.
“Scusa se ti ho chiamato, sono un’egoista, ma non riuscivo a dormire e non mi andava di rimanere troppo a lungo con …Lei!”
Esitò prima di dire “Lei”. Avrebbe voluto pronunciare il suo nome, ma non le andava di farlo.
“Non ti devi giustificare, solo che chiamare Tom Kaulitz alle 3 di notte può risultare molto pericoloso!Nessuno sa cosa può accaderti…”
Le cinse i fianchi con un braccio e in maniera maliziosa, ma scherzosa la trascinò verso di sé.
“Beh, non è che con quel cappellino tu riesca molto nell’intento di sedurre!”
Mentì, perché quel sorriso e quegli occhi avrebbero sedotto chiunque anche se indossati da un corpo avvolto da un sacchetto di plastica.
“Attenzione signorina, perché potrei metterla alla prova”
Si misero a ridere e si guardarono negli occhi. Anna aveva bisogno di positività, aveva fatto bene a chiamarlo. Però d’un tratto i suoi pensieri la assalirono di nuovo. Smise di ridere e senza pensarci un attimo abbracciò Tom più forte che poteva e in silenzio affondò il viso nella maglietta del ragazzo.
Tom pensò a quanto fosse fragile quella ragazza e a quanto dovesse soffrire. Decise che sarebbe stato meglio non accennare a niente dell’ episodio successo se non fosse stata lei a parlarne.
“Guarda che così non mi rendi le cose facili eh! Sono pur sempre il Sexgott, in continua ricerca di giovani e belle vittime da sacrificare e, al momento, con una ragazza tra le braccia.”
“Scusami, hai ragione, mi sono lasciata andare. Non so cosa mi sia preso…”


“Non devi scusarti, è normale un momento di debolezza… Ma ora non è più il momento di piangersi addosso, devi reagire e so che hai la forza per farlo.”
“No, io non ce l’ho! Amavo tuo fratello, amavo Maggie e insieme mi hanno tradito! Non so se posso superarlo, non con lei in casa mia”
Alzò molto la voce mentre lo diceva e si era allontanata da lui.
Tom la prese per un braccio e la strattonò. Le maniere forti erano il suo forte.
“Tu ami ancora Maggie, e il fatto che abbia respinto Bill ti deve far capire che anche lei ama te. Non puoi rovinare un’amicizia per un errore.” La guardò dritta negli occhi, deciso a farla reagire.
“Un errore che mi ha portato via l’uomo che amo”
“Che ami, ma che non ti contraccambia! E’ vero, Maggie si è comportata male, ma Bill non è da meno, non puoi dare tutta la colpa a lei. Prima o poi sarebbe finita lo stesso.”
“Lui mi amava invece! Lei lo ha provocato sicuramente!” Delle lacrime iniziarono di nuovo a bagnarle il viso.
“E’ qui che ti sbagli… Io so quanto è costato a Maggie respingere mio fratello dall’inizio, perché, che lo volesse o meno si era innamorata di lui e, credimi, si è odiata per questo! Ha fatto di tutto per non rimanere da sola con lui, ma non ci è riuscita. Hai voluto che fossi io ad accompagnarti a prendere le pizze, ricordi?”
La furia di Anna era svanita. Ora era stanca, stanca di piangere, stanca di pensare e stanca di soffrire, la verità faceva male:
Si era illusa, Bill non l’amava.
Il biondo la prese di nuovo tra le sue braccia e la accarezzò.
“E’ difficile, ma ce la farai… e per farcela hai bisogno di lei, è sempre stato così.”
La bruna non rispose, si limitò a rispondere all’abbraccio di Tom.

*“Che avesse ragione? Davvero non poteva vivere senza Maggie, nonostante quello che le aveva fatto?... O… quello che Bill le aveva fatto?”*


Anna tornò a casa, Tom l’aveva accompagnata. Ancora non aveva ben capito il motivo per cui lo aveva chiamato, ma sapeva di aver fatto la cosa giusta. L’aveva fatta sorridere di nuovo e le aveva aperto gli occhi. Maggie aveva sbagliato, ma si era innamorata di lui e nonostante questo lo aveva respinto. Per lei, per la sua migliore amica.
“E’ il minimo che potesse fare! Lo avrei fatto anch’io per lei” Pensò.

*“Davvero lo avresti fatto?”*

Si avvicinò alla sala e trovò Maggie addormentata sul divano.
Si sedette accanto a lei e con una mano le sfiorò il viso. Non capì il perché di quel gesto, ma sentì il bisogno di farlo. Poi andò in camera e prese una coperta. La posò dolcemente sul corpo dell’ amica e andò a dormire. Quell’orrenda giornata era finalmente volta al termine.
 
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rok1
view post Posted on 2/1/2009, 20:20




srtabella (come sempre!)
 
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† Werewolf
view post Posted on 3/1/2009, 12:25




Bellissimaaaaaaaaaaa (come sempre U.U)
 
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Fee1702
view post Posted on 3/1/2009, 12:27




Danke ciccine
 
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Fee1702
view post Posted on 8/1/2009, 15:34




Goodbye my lover

Un raggio di sole infiltratosi dalla finestra accarezzò il volto delicato di Bill, provocando il suo risveglio. Dopo qualche esitazione decise di alzarsi dal letto e dirigersi a sistemarsi. Del resto a lui per considerarsi decente ci voleva non meno di un’ ora. Prima di entrare in bagno osservò suo fratello. Era sdraiato sul letto a pancia in giù, con la testa sotto il cuscino e un braccio e una gamba penzoloni.
Pensò che la sera prima doveva aver fatto molto tardi, non l’aveva nemmeno sentito rientrare. Entrò poi in bagno e si guardò allo specchio. Sei bello Bill, hai un viso perfetto, ma con le persone fai davvero schifo. Per rendertene conto hai dovuto far star male due ragazze che di certo non lo meritavano, hai distrutto un’ amicizia e come se non bastasse ci sei rimasto scottato pure tu. Lo aveva detto Tom:
“Prima o poi ti farai male con le tue stesse mani”

“E nessun’ altra frase fu più azzeccata!”

Infatti era così. Aveva affrettato i tempi, per un impulso, per il suo sentirsi sicuro e il risultato era che la ragazza alla quale non smetteva di pensare lo aveva rifiutato e lo aveva cacciato.
Prese dell’ acqua gelida tra le mani e si rinfrescò il viso. Poi gocciolante affrontò la sua immagine riflessa nello specchio davanti a lui:
“Vai Kaulitz, sii uomo per una volta e affronta ciò che ti meriti” disse a se stesso.
Perfettamente truccato e vestito uscì dalla stanza e si diresse verso casa di Maggie e Anna, deciso a chiedere scusa a quest’ultima e anche solo per incrociare lo sguardo dell’ altra. Dopodichè avrebbe trascorso gli ultimi giorni di vacanza con il fratello e se ne sarebbe andato. Sarebbe tornato in Germania e uscito per sempre dalle vite di quelle due ragazze. Lo doveva a loro, non avrebbe più dovuto farle del male.
Si incamminò a passi veloci, voleva che quell’ incontro finisse il prima possibile.
Arrivato di fronte al portone del condominio notò una vecchietta entrare, le corse appresso facendo sì che questa gli permettesse di intrufolarsi all’interno senza bisogno di dover suonare il campanello. Non voleva correre il rischio che le ragazze non gli aprissero la porta sentendo la sua voce al citofono. Se dovevano respingerlo, avrebbero dovuto farlo trovando il coraggio di sbattergli la porta in faccia e farlo, di fronte alle sue espressioni imploranti da cagnolino bastonato era pressoché impossibile, parola di Kaulitz!
Dopo aver ringraziato la nonnetta, intenerita dal suo sorriso da cucciolo, iniziò l’ arrampicata per le scale. Arrivò davanti alla porta dell’ appartamento ed esitò non poco prima di bussare.
“Vai tu Anna? Io sono in mutande…” Dissi ancora rinsonnolita. La sera prima mi ero addormentata sul divano e solo dopo essermi svegliata per il torcicollo mi ero trascinata verso il soffice lettuccio. Lo avevo fatto sorridendo, perché mi ero accorta di quella coperta stesa sul mio corpo. Era stata Anna a posarla e questo mi faceva pensare ad un vicino chiarimento.
“Si vado” rispose la bruna.
La ragazza aprì l porta e di fronte si trovò lui: il suo amore, il suo idolo, il suo sogno, il suo incubo.
“Sparisci!” gli disse sbattendo la porta. Ma lui, prevedendo una mossa del genere si era precipitato ad anticipare la mossa della sua ormai ex ragazza e con un gesto della mano riuscì a bloccare la chiusura della porta.
“Aspetta Anna, devo parlarti!”
“Sicuro che tu non voglia Maggie?” Gli disse con sarcasmo.
“No, sono qui per te, perché mi faccio schifo per come ti ho trattato e voglio dirtelo con il cuore in mano. Perché sei una delle persone più belle che abbia conosciuto e non ti meriti il mio comportamento squallido!”
Gli occhi del ragazzo si fecero languidi e il suo volto assunse un’espressione mortificata. Era un attore nato, questo lo sapeva.
“Cosa credi? Di aggiustare tutto con delle semplici scuse?”
Faceva la dura Anna, ma di fronte a quegli occhi non avrebbe resistito a lungo, le aveva fatto terribilmente male, ma era l’ uomo che amava ancora.
“Non potrò mai rimediare, lo so anch’io, ma ti devo le mie scuse, non pretendo il tuo perdono. Sono qui solo per riconoscere i miei sbagli di fronte a te”
“Che bravo attore che sei… Hai così tanto talento che devo farti entrare per forza”. Anna lo lasciò passare, non poteva resistere ancora.
Si sedettero sul divano… quel divano che a Bill evocava un bel ricordo. Aveva avuto Maggie tra le sue braccia… Si voltò per vedere se l’avesse scovata da qualche parte, ma di lei nessuna traccia.
Io ero rimasta in camera, avevo riconosciuto subito quella voce, ma non mi sembrò il caso di andare da lui.
Il ragazzo scosse la testa, per quanto la desiderasse in quel momento, non gli sembrò il caso distogliere l’attenzione da Anna.
Arrivò il suo omonimo peloso che iniziò a fare le fusa e con un balzo si posizionò sulle sue gambe. Il moro iniziò ad accarezzarlo e grattarlo con le sue lunghe unghie curate.
“Ciao piccolino!” sorrise alla bestiola.
Anna lo osservò e a stento riuscì a trattenere una carezza sul volto del cantante. Era così dolce. Non poteva pensare che quel ragazzo esile e dallo sguardo innocente fosse stato capace di farle tanto male. Poi Bill si voltò ed iniziò a parlare. Se la natura gli aveva dato un dono, di sicuro era quello della parola:
“Anna, voglio che tu sappia che quello che c’è stato tra noi non è stato un capriccio per me. Ricordo ancora la prima volta che ti vidi…”
Un sorriso si stampò sul suo bel viso.
“Avevi il blocco degli appunti ed eri intenta a scrivere quello che dicevo durante l’intervista. Avevi le guance rosse, le hai sempre quando sei impegnata…”
“Bill ti prego non…” Gli occhi di Anna si inumidirono ai ricordi del periodo trascorso in Germania.
“Lasciami finire Anna! Pensai che dovevo aver avuto una visione e che avrei dovuto parlarti il prima possibile. Infatti fu così e dopo averti conosciuta capii di aver avuto una fortuna immensa.”
Le prese le mani e gliele strinse forte.
“Provai da subito un sentimento forte Anna, non so se fosse amore, ma so che c’era e che mi ha accompagnato fino al mio arrivo qui. Non so cosa mi sia successo, ma quando…” Il ragazzo esitò, il suo discorso stava andando oltre.
“Quando l’hai vista non le hai resistito eh?” Anna lo fissò e vide il suo sguardo abbassarsi, a conferma di ciò che aveva pensato.
“Che c’è? Hai perso la parola? E’ così, è inutile che tu lo nasconda, ti sei innamorato di lei” Non sapeva con quale forza era riuscita a dire quella frase, forse perché ormai aveva accettato la realtà.
“Mi dispiace Anna, io… io non posso più mentirti, non avrei mai dovuto farlo, ma sono stato un vigliacco e non ho avuto il coraggio di affrontare né te e né lei.”
“Si Bill, sei stato un vigliacco, lo sei stato davvero e mi hai fatto del male, ma…” Le mani di Anna si strinsero in due pugni e si morse il labbro inferiore. Ciò che stava per dire le faceva male.
“Ma?” La esortò Bill.
“Ma so cosa significa amare una persona, l’ho provato con te per la prima volta, quindi so che non puoi fare a meno di pensare a lei in ogni istante, di volerla tra le braccia, accanto a te in ogni momento e so che non puoi controllare questo sentimento, per me è così Bill, io provo questo per te e credo di non essere l’unica, anche per Maggie è così. Non ho più il diritto di tenervi separati.”
Scoppiò in un pianto violento e si prese il volto tra le mani. Aveva rinunciato per sempre al suo sogno e lo aveva fatto per Maggie e per Bill. Pensò di essere una stupida per essersi fatta così tanto del male, ma pensò anche di aver fatto la cosa più giusta che potesse fare.
“Anna, mi dispiace, davvero! Sono stato un idiota, devi aver sofferto da morire.” Bill la abbracciò forte e le accarezzò i capelli. Anna immerse il suo volto nella maglietta del ragazzo e assaporò il suo profumo tanto amato per l’ultima volta.
“Ti meriti di essere felice Anna, ed io questo non posso dartelo”
Le alzò il mento e le diede un bacio a fior di labbra.
“Ora vattene ti prego, non posso guardarti un secondo di più” Anna si alzò dal divano e aprì la porta.
“Va bene, addio piccola..”

“Addio amore mio”

Avrebbe voluto dirgli lei. Ma non lo fece e chiuse la porta alle spalle del suo amore perduto.

“Goodbye my lover, goodbye my friend
you have been the one
You have been the one for me…”


Io non uscii mai dalla mia stanza, non volevo vederlo e sapevo che i primi a dover avere un chiarimento avrebbero dovuto essere loro due. Alzai anche il volume dell’mp3 al massimo per non sentire la sua voce. Mi recai in salotto dopo almeno 1 ora e mezza e di lui nemmeno una traccia. Anna era in camera sua e sicuramente non avrebbe voluto vedermi. A quel punto decisi di uscire e prendere una boccata d’aria. Indossai una tuta e andai a fare una corsetta per sgombrare un po’ la mente. L’ Hotel dei gemelli non era molto lontano da casa ma decisi di tenermi alla larga da esso. Chissà che cosa stessero facendo quei due.
 
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rok1
view post Posted on 9/1/2009, 20:09




Fee hai superato te stessa! profonda ben dettagliata e non sempre rose e fiori! :)
 
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† Werewolf
view post Posted on 9/1/2009, 22:00




Ma io so come finisceeeeeeeeee U.U
 
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85 replies since 2/11/2008, 17:16   1199 views
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