Rinascita

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Fee1702
view post Posted on 19/10/2008, 21:38




Ragazze abbiate pietà di questa povera, vecchia Fanfiction, di un banale assurdo.
Ma è la mia prima e, come il primo amore, non si scorda mai!

RINASCITA

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Grazie alla mia Nacht per la grafica!!!!



-L’ANGELO-

„Du stehst auf
Und kriegst gesagt wohin du gehen sollst
Wenn du da bist
Hörst du auch noch was du denken sollst
Danke das war mal wieder echt´n geiler Tag
Du sagst nichts
Schrei Und keiner fragt dich
Sag mal willst du das „

Sulle note di questa canzone un altro maledetto lunedì spalancò le sue porte di fronte a me. Odiavo quel gruppo idiota seguito da ragazzine altrettanto idiote, i … si … insomma i Tokio Hotel….
Forse ero l’unica alla quale in questo periodo non venisse subito in mente il nome di quei 4 ragazzetti tutti piercing e tatuaggi. Ma quella canzone, alla fine, non mi dispiaceva più di tanto. Quell’istrice dotato di microfono era riuscito a cantare le sensazioni che provavo ogni lunedì mattina.
Come di consueto raccolsi i miei capelli increspati e gonfiati dall’umido invernale in una coda alta, indossai jeans e maglione largo, bevvi contro voglia la solita tazza di caffè, detti qualche morso ad un biscotto e mi incamminai verso la tortura quotidiana.
Varcai il cancello di scuola e mi feci spazio tra quella massa di galline a galletti che interagiva ipocritamente come ogni mattina.
La specie femminile è contraddistinta da ballerine di ogni colore, jeans rigorosamente firmati, se non ostenti la tua ricchezza del resto , come puoi frequentare una scuola privata? Giacchettine striminzite, che non ho mai capito come potessero sopportare, dati i 5 gradi perenni della stagione, e messa in piega caratterizzata da frangia sopra gli occhi. In fondo mica gli servivano quegli organi? Cioè: di sicuro non per studiare…
E ovviamente l’immancabile sigaretta che ognuna di loro si portava alle labbra con fare da diva come per dire: guardate come sono favolosa! So persino fumare!
Poi arrivano loro: gli appartenenti alla specie maschile… Con fare barcollante si avvicinano alle porte dell’ edificio individui strafottenti con occhiali da sole che non spariscono nemmeno se un nubifragio si abbatte sulla città, jeans che si fermano sotto le natiche coperte da mutande stragriffate e stessa frangia ripresa dalla specie femminile alla quale ormai sono sempre più simili…

“Watch out! Stay awake, they're lurking
Obsess you, they are always working
Promising everything you never asked for
And one day it'll be too late and you'll beg for more “


Quella mattina questa massa omologata emanava un brusio più fastidioso del solito…
Che cosa c’era di importante da raccontarsi? Qualcuno si era fatto la manicure? Qualcuno aveva la macchina nuova da sfoggiare? O semplicemente qualcuno si era spezzato un’unghia?
Ah no!!!
Ora ricordo! L’ istrice che ho menzionato prima verrà a frequentare questa scuola per un mese! O mio Dio… Herr Bill Kaulitz, cantante dei Tokio Hotel se ne rimarrà qui per studiare inglese e italiano data la mediocrità dei suoi discorsi in pubblico durante i concerti inspiegabilmente sempre sold out…Ma cercherò di non pensarci fino a quando non mi sarà più possibile. Ma in fondo manca ancora qualche settimana al fatidico giorno, anche se per le galline è come se già lui fosse qui.
Purtroppo il nostro istituto è uno dei più prestigiosi in Italia e la “venue” del concerto è poco distante da qui.
A stento raggiungo la mia classe e per mia sfortuna incrocio gli occhi di Linda che sono gli stessi che fissavano quelli del ragazzo per il quale avevo stupidamente perso la testa tempo fa, nel suo letto davanti a me e poche ore dopo che mi aveva baciata .
Mi saluta falsamente e io faccio un cenno svogliato con il capo… La sua scorta di ochette personale la circonda e tra gridolini e starnazzi continuano a parlare di lui… Di quel cantante mezz’uomo che tra poco le avrebbe fatte impazzire con un solo sguardo.
“Fai vedere questa gonna Linda, wow è spettacolare… alla fine opterai per questa per far capitolare Bill?” chiede una.
“Ehi no giù le mani, lui è mio guardate che taglio di capelli andrò a farmi a posta per lui” grida un’altra porgendo una rivista sotto gli occhi del gruppetto.
“ E tu Gin che pensi di fare per farti degnare di uno sguardo? Punterai su quel bel maglione… diciamo… ehm… vintage…”
Mi rivolse la parola La Strega Linda facendo scoppiare le altre in una risata che per poco non fece tremare le pareti. Del resto come si poteva non ridere di cotanta simpatia!
Con un sorrisetto di compassione non risposi e mi portai all’orecchio le cuffie dell’MP3 sperando di confondere con le note di qualche canzone allegra i discorsi insensati di quelle povere sciocche senza speranza.
Finalmente arrivò l’intervallo ciò vuol dire che metà mattinata era trascorsa e con l’unica persona con la quale riesco ad andare d’accordo, Brigitte, mi incamminai verso il corridoio… Scendemmo per le scale e mentre ero intenta a guardare il mio panino che già stavo divorando con gli occhi e ad ascoltare le ultime avventure della mia unica amica e del fidanzato sentii il vuoto sotto il mio piede…
Non capivo cosa stesse succedendo, ma mentre stavo realizzando di star per fare una delle più grandi figurette che potessero esistere mi accinsi a reggermi alla ringhiera, ma le mie mani erano inspiegabilmente occupate… una teneva la mia merenda e l’altra dei quaderni dei quali dovevo fare delle fotocopie. Ok non c’era niente da fare, la mia ora stava arrivando, è vero non sono mai stata integrata qua dentro, ma quella era davvero la fine. Sarai presa di mira… Già immaginavo le parole della strega: “ allora cosa si prova a tuffarsi dalle scale?” oppure: “ attenta a dove metti i piedi stavolta”.
Ormai rassegnata chiusi gli occhi e sperai almeno che il mio panino si salvasse e che il mio ampio maglione riuscisse ad attutire il colpo… la discesa rovinosa verso il suolo era iniziata quando, ad un certo, punto sentii una voce proveniente da davanti a me gridare “ ehi attenta!” e miracolosamente il mio corpo venne accolto tra le braccia di un angelo… si doveva essere un angelo per essere capitato li in quel momento!
Aprii gli occhi e mi trovai abbracciata ad un individuo esile ma alto, altissimo che non riconobbi ma che riusciva ad emergere dalla massa.. Non faceva parte di loro… Il suo corpo emanava un profumo straordinario, forte ma dolce e raffinato, un misto tra vaniglia e zucchero a velo. Ancora non avevo visto il suo volto, ma stavo continuando ad assaporare quella fragranza che ormai non avrei tolto dal mio naso per tutto il giorno. Finalmente lasciai andare la presa visto che ormai ero stata tratta in salvo da quello sconosciuto che ormai chiamerò Angelo e posai i miei occhi sul suo volto che sembrava volesse celare alla vista altrui. Portava grandi occhiali da sole che coprivano quasi tutto il suo piccolo viso e un cappellino di lana dal quale sbucavano lunghe ciocche di capelli scuri liscissimi. La sua bocca si aprì in un sorriso smagliante e pronunciò alcune parole:” tutto ok?”
“Si grazie “ risposi io… neanche il tempo di poter dire altro che già, dopo aver emesso un risolino, mi voltò le spalle ed uscì dall’edificio.
Ma chi era? Perché non lo avevo mai visto? Perché non gli avevo detto altro? Perché avevo ancora il suo profumo addosso? E soprattutto: perché diamine il tuo viso stava prendendo improvvisamente fuoco?
Ancora assorta nei miei pensieri mi sentii osservata; infatti avevo puntati di fronte a me gli occhioni verdi di Brigy che mi scosse e mi chiese come stavo. Io le dissi che andava tutto bene e se conosceva chi era il tizio apparso prima per miracolo. “non ne ho idea, non l’ho visto bene, boh forse un nuovo iscritto!” Rispose lei facendo spallucce. Con l’immagine di lui in mente mi allontanai insieme alla mia compagna verso l’ aula per le ultime tre infinite ore di lezione. Il suono incessante di quella tanto adorata campanella mi allontanò dal pensiero del mio Angelo e mi fece scattare in piedi pronta ad incamminarmi verso casa. Salutai Brigy e mi allontanai.
In quegli ultimi giorni io e lei scherzammo molto sull’episodio delle scale e fantasticammo sul come sarebbe andata se fossi caduta davvero. Brigitte è la mia migliore amica, con lei posso parlare di tutto, anche lei odia la “massa” che ci circonda a scuola. Andiamo d’accordo su tutto e abbiamo molto in comune. Tranne una cosa: i Tokio Hotel. Anche lei era stata catturata dal vortice che da quell' estate non faceva che girare per le radio, per le tv, per le strade ed usciva fuori dalle bocche di ragazzine sognanti.
Non lo avrebbe mai ammesso ma anche lei come le galline stava segnando sul diario i giorni che mancavano a quello in cui lo pseudo cantante avrebbe varcato la soglia della nostra scuola.

Edited by •Blue Nacht; - 11/11/2008, 19:22
 
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o° Vale °o
view post Posted on 19/10/2008, 21:39




Finalmente leggo la tua prima ff!!!
Mi è piaciuto questo primo capitolo!
 
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Fee1702
view post Posted on 19/10/2008, 21:45




No sul serio???? Spero che tu noti che rispetto alle altre è tremenda questa poverina...
 
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† Werewolf
view post Posted on 20/10/2008, 14:40




UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU la tua prima ff!!!!!!!!!! :wub:
Ed io sono stata la prima a commentartela nell'altro forum U.U
 
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Esty92
view post Posted on 20/10/2008, 17:27




CITAZIONE
Ragazze abbiate pietà di questa povera, vecchia Fanfiction, di un banale assurdo

Non è vero! Rileggerla dopo tanto tempo fa sempre un certo effetto. *-*
 
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Fee1702
view post Posted on 20/10/2008, 19:35




Grazie amori miei...
 
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Fee1702
view post Posted on 25/10/2008, 12:09




- L’ ARRIVO-

E qualche settimana dopo giunse il giorno. Lo spettacolo che mi si presentò davanti agli occhi era surreale…
“Non sono a scuola, sono ad un concerto!” pensai. Di fronte ai cancelli c’ erano ragazzine munite di cartelli monotematici…” bill ich liebe dich”, “bill heirate mich!” suggerivano…
Solo le transenne le separavano dal loro sogno. Mi avvicinai all’edificio e mi precipitai in aula sperando che quelle urla assordanti non fossero così potenti anche la dentro. Dalla finestra continuai a guardare lo scenario incredula… Ogni tanto partivano cori di canzoni tedesche pronunciate in malo modo…Io studiavo tedesco da 4 anni per questo un pochino me ne intendevo. Le ragazze avevano trucco pesante e ciocche di capelli colorate per imitare il loro androgino idolo. Qualcuna piangeva, qualcuna strillava più forte che poteva, qualcun’altra spingeva per voler entrare a scuola, cosa permessa ovviamente solo a noi studenti. Da lontano scorsi Linda La Strega con la sua scorta avvicinarsi all’edificio. Era considerata la ragazza più carina e più popolare del liceo. In realtà non è una bellezza rara… Ha lunghi capelli castani, occhi nocciola, non è molto alta e nemmeno molto snella…Del resto come si può praticare sport? Il sudore sciupa i capelli e la fatica è immane se si è così raffinate…
Ma era considerata una “giusta” dalla “massa” maschile e andava di moda lei quell’ anno… Quindi era agli occhi delle altre galline la persona da seguire e imitare.
Quel giorno però, sinceramente, anche se mi costava ammetterlo, era davvero carina. Portava i capelli sciolti, gli aveva lisciati e per questo sembravano ancora più lunghi, gli occhi erano contornati in maniera pesante di nero, portava una gonna corta e un paio di ballerine con un po’ di tacco, rosse come la giacca strettissima. Le amiche la guardavano, anzi no la ammiravano facendole complimenti, in realtà la stavano odiando ma questo lei non lo sapeva. Era troppo superiore per credere che qualcuno potesse odiarla sul serio. Con fare lento entrò a scuola. Sembrava che stesse sfilando su una passerella. In verità lo stava facendo, adorava sentirsi invidiata da quelle ragazzine urlanti che avrebbero voluto essere al suo posto e sentirsi gli occhi puntati addosso dalla “massa” maschile. Salutò la folla come se fosse lei la vip acclamata e chiuse dietro di se la porta del liceo.
Sospirando per la scena comica alla quale avevo appena assistito continuai a guardare fuori dalla finestra e vidi una piccola figura correre a più non posso dentro le transenne, poi dentro i cancelli e poi in un nano secondo giungere nell’aula accanto a me.
“ Gin dimmi di no!!!”.
Urlò con tutto il fiato che le era rimasto in corpo dopo la corsa la piccola Brigitte emettendo un acuto da vero soprano.
Allibita e divertita dalla faccia paonazza della mia amica le risposi:
” Ma cosa vuoi sapere? Sei impazzita o cosa?”
“Ma come cosa voglio sapere?! È arrivato? Mi sono persa il suo ingresso? Era bello? Dimmi per favore che sono arrivata in tempo!!!!!!!!!!!”.
“ Ah parli dell’istrice, si, è arrivato mi dispiace.” Risposi sghignazzando.
“Oddio, no!!! Non può essere no no no!”
Urlò Brigy diventando viola in volto.
“Dai scema sto scherzando, ancora non si è visto” le dissi ridendo.
“Sei una stupida, stavi per farmi morire…Comunque menomale sono in tempo.”
Così dicendo schiacciò il naso contro il vetro della finestra intenta a scrutare la folla.
Era proprio carina e, anche se non approvavo il fatto che anche lei, come la “massa” femminile si fosse agghindata per il cantante tedesco, dovevo ammettere che stava proprio bene vestita così.
Aveva stranamente dei jeans attillati, anzi molto attillati.
In vita aveva una cintura verde che riprendeva il colore delle sue converse e del foulard che le circondava il collo. Le avevo detto un sacco di volte di usare quel colore. Si intonava con i suoi occhi chiari. Felice che avesse seguito il mio consiglio continuai ad osservarla. Anche lei come la strega aveva lisciato i capelli corvini che adesso le arrivavano sotto le spalle. Aveva poi una maglietta nera un po’ scollata con sopra disegnata una stella, anch’essa verde. Ricordo ancora quando la comprammo. “ Gin guarda quella maglietta, devo averla, la stella mi ricorda quella che Bill ha tatuato sul ventre” mi disse. Sorridendo di quel ricordo smisi di scrutare la mia amica e come lei continuai a guardare fuori.
Dopo qualche minuto un boato… Brigitte sussultò e il pavimento iniziò a tremare per i passi affrettati delle galline capeggiate da Linda che si avvicinarono precipitosamente alla finestra, schiacciando me e la mia amica contro di essa.
Le ragazzine fuori dalle transenne iniziarono a dimenarsi, agitarsi violentemente e ad urlare di gioia. Poi scorsi un qualcosa di strano avanzare verso il liceo. “Che cos’è? Un riccio? Un cespuglio?” pensai tra me e me. “ No, è l’assurda chioma del tedesco tanto acclamato”. Adesso riuscivo a vederla per intero.

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I capelli erano sparati in aria come se avesse toccato i fili dell’alta tensione. Erano nerissimi, ma ogni tanto spuntava qualche ciocca chiara, quasi bianca. Il suo collo era circondato da catene e da un collare con raffigurato un teschio. Indossava una giacca di pelle nera con i bordi rossi, sotto intravidi la T-shirt con raffigurato di nuovo un teschio.

“ Che fantasia… “ Pensai ironicamente. Aveva dei jeans strappati di una misura più grande della sua, che non serviva però a nascondere la sua esagerata magrezza, troppa per un ragazzo così alto. Le mani erano coperte da dei guanti aperti sulle lunghe e affusolate dita. All’estremità di esse riuscii a vedere da qui la sua manicure.
Si, non sto scherzando, quel “ragazzo” aveva la french manicure!
“ Ma come può tenere le unghie così lunghe e così curate un ragazzo di 18 anni ?“ pensai a voce alta, ma nessuno mi rispose. Erano tutte ipnotizzate da quel esile individuo che sembrava uscito da un cartone animato. Lui si avvicinò alle fan con un sorriso a 36 denti e con un uniposca firmò autografi fino a che potette. Passato qualche minuto le salutò, voltò le spalle e non curante o semplicemente abituato ai pianti e alla disperazione che aveva causato con quel gesto fece ingresso nella scuola e, devo dirlo, nella mia vita per sempre.
La segretaria fece cenno di radunarci nell’atrio. Tempo poco ci ritrovammo tutti in cerchio intorno a lui. Con un accento tipicamente tedesco disse: “ Ciao a tutti, sono felice di essere qui”. “Chissà quanto tempo ha impiegato per imparare a memoria quella frase” dissi nell’orecchio di Brigitte. Non ricevendo risposta mi voltai verso di lei che non mi stava degnando di uno sguardo. Era estasiata, gli occhi le brillavano, il suo sorriso era stampato sulla sua faccia da almeno mezz’ora.
“ Quanto è dolce” affermò lei… come se fosse la risposta che mi aspettavo alla domanda che le avevo rivolto prima scherzosamente. “ Spero di poter fare amicizia e di imparare la vostra lingua” Continuò il tedesco. “ Spero possiate aiutarmi a migliorare in modo da poter comunicare con voi ancora di più nei miei concerti. Intanto Vi aspetto numerosi al prossimo..”
Certo, poteva non farsi pubblicità?
“ Ma tu comunichi già attraverso le tue canzoni Bill.. credimi!” Ammiccò Linda che non poteva perdere occasione di farsi suo quel ragazzo esagerato. Sarebbe stata la sua consacrazione. Non più invidiata da mezza città, ma da tutta Europa! Lui porse l’orecchio alla sua interprete che, svolgendo il suo meraviglioso mestiere gli tradusse le parole della gallina.
Il porcospino..ehm… scusate, Bill lanciò un’occhiata soddisfatta a Linda e disse “ vielen vielen Dank”. Lei eccitata si voltò verso le amiche che si complimentavano neanche avesse vinto un Nobel.
Dopo di che il preside iniziò il suo discorso di benvenuto dicendo quanto fosse contento che lui fosse qui, di quale onore avesse ecc..
Il succo era che Bill avrebbe frequentato lezioni private nella struttura per circa un mese. Io nel frattempo osservavo l’interprete che sussurrava la traduzione del discorso all’orecchio della celebrità… Ma per me la vip era lei, colei che avrei pagato oro per essere al suo posto. Sapere perfettamente due lingue, soprattutto tedesco, girare il mondo e aiutare due popoli a comunicare, quello era il mio sogno.
Finito il discorso Bill salutò e ognuno prese posto nella propria classe come sempre. Entrai nella mia dove dovetti sorbirmi tutti i commenti di Brigy e delle galline… Tutti gli stessi e inutili commenti:
“quanto è bello”, “ quanto è dolce”, “quanto è cucciolo”, “come lo amo”, “come l’adoro” e via dicendo.
La lezione stava scorrendo anche se forse ero la sola che si interessasse alle parole del prof che non badava al brusio delle ochette e continuava a spiegare a me la teoria di Schopenauer. Dopo una mezz’oretta decisi di concedermi una pausa e mi avviai verso il bagno. Scesi le scale e mi tornò alla mente l’episodio di qualche settimana fa mentre stavo per cadere. Quasi per magia sentii di nuovo quel profumo di vaniglia e zucchero a velo provenire dalla stanza sotto alle scale, quella dove c’era il piccolo corridoio che collegava il bagno al cortile esterno, quello in cui la “massa” si riuniva per fumarsi una sigaretta in compagnia.
Mi precipitai giù e il profumo si faceva più forte. Arrivai di sotto e non vidi nessuno. Era impossibile, lui doveva essere qui. Il suo profumo lo avrei riconosciuto tra mille. Poi scorsi del fumo provenire da un angolo, chiusi gli occhi, sospirai e sapevo già che quella scia di fumo mi avrebbe condotta da lui, dal mio angelo, da quel ragazzo al quale immaturamente avevo pensato in questi ultimi giorni. Decisi di incamminarmi ma dentro di me pensai alla faccia che avrebbe fatto lui nel vedermi conciata come ero. Per la prima volta invidiai la “massa” femminile che oggi si era agghindata x quella specie di uomo. Forse anch’io avrei dovuto farlo. Forse anch’io avrei dovuto curarmi di più per una volta, ma non per il porcospino, per il mio Angelo. Maledicendo i miei crespi ed esageratamente lunghi capelli raccolti in un ciuffo intrecciato sulla mia testa, il mio maglione lungo e i miei occhiali da vista che ultimamente dovevo mettere per riposare gli occhi, mi accinsi a scoprire chi fosse il ragazzo misterioso.
Sicura di ritrovare davanti a me quel individuo dai capelli lisci e corvini con la tuta scura e il cappellino decisi di aprire i miei occhi.
“ N o!!! ”
Anche se non avrei dovuto, emisi un grido di delusione che spaventò la persona che stava fumando di fronte a me. L’ultima persona che avrei voluto vedere: Lui! il porcospino, l’istrice, il mezzo uomo, il cartone animato era il mio angelo. Non potevo crederci, doveva esserci un errore. Lui non avrebbe avuto la forza di sostenermi esile com’è. Lui non poteva essere stato così gentile da fiondarsi verso di me per prendermi al volo. Lui non poteva emanare quel profumo così maledettamente sensuale e dolce. E qui sentii le parole di Brigitte entrare prepotentemente nelle mia mente:
”Quanto è dolce”. Che fosse davvero lui? No non poteva.
Lui mi guardò sbalordito dalla violenza con la quale avevo urlato alle sue spalle e dello sguardo enigmatico che avevo in quel momento.
“Ok so di essere divinamente bello, ma non credevo di lasciare senza fiato” disse nella sua lingua credendo di non essere compreso.
“ Ho sempre saputo che eri uno stupido e ora ne ho le prove. Non puoi essere il mio Angelo.” Risposi io con un tedesco così fluido che sorprese anche me.
“Tu mi capisci quindi?”
“ Purtroppo” risposi io.
Delusa e infastidita dalle frasi del cantante gli voltai le spalle ed entrai in bagno sbattendo la porta. Mi guardai allo specchio e mai come in quel momento mi ero odiata. Mi guardavo e ciò che vedevo non mi piaceva. Decisi di sciogliere i miei capelli biondi che ondulati arrivavano fin sotto il seno e tolsi gli occhiali lasciando liberi i miei occhi verdi. Mi guardai di nuovo ma continuai a non piacermi. Non mi piaceva il fatto di aver fantasticato su un ragazzo che non conoscevo nemmeno, come una bambina di 10 anni, rimanendo per giunta anche scottata. Mi sciacquai il viso come a voler cancellare via ogni mio pensiero e aprii di nuovo la porta per tornare in classe.
D’un tratto mi sentii stringere con forza il braccio e trasportare con violenza contro il muro. A distanza di pochi centimetri comparvero davanti a me gli occhi color caramello del tedesco che avevano un’ espressione contrariata. Mi strinse forte il braccio. Ora sapevo che la forza per sostenermi ce l’aveva davvero.
“Mi fai male, che cavolo fai?”
“Come hai osato essere così scortese con me prima?”
“Che c’è il bambino viziato non è abituato? Guarda che non fai girare la testa a chiunque Herr Kaulitz” gli risposi tentando di divincolarmi.
“ Almeno avresti potuto essere più civile”
“Non vedo il motivo…”
“Saresti apparsa più carina ai miei occhi. Ma per caso ti ho già vista?… “ Disse lui con un sorriso malizioso pieno di se più che mai e lasciando il mio braccio.
“Figuriamoci… lasciami mi stai facendo perdere tempo”
“Vai pure, ma sappi che ora che so che parli tedesco avrò bisogno di te! E ottengo sempre ciò che voglio.” Sogghignò il tedesco effeminato.
“Hai già un’interprete io non ti servo affatto.”Mi voltai e iniziai a salire le scale.
“Fossi in te userei maglie più corte, hai un bel fondoschiena.”
Arrossii e non volevo che lo vedesse, si sarebbe vantato… Quindi non risposi e facendo finta di non aver sentito tornai in classe. Ero delusa, arrabbiata e indispettita. Brigitte che mi legge come un libro aperto capì che c’ era qualcosa che non andava e mi chiese spiegazioni.
“ Oh Brigy ti ricordi dell’ angelo?”
“Certo, mi hai fatto una testa… ma che c’entra?”
“Allora ero sicura di aver sentito il suo profumo quindi….”
Le raccontai tutta la storia e lei al termine commentò:
“ Ora capisco che effetto ti faceva, cavolo è Bill Kaulitz. Solo lui sa dare certe sensazioni. Che culo che hai avuto Gin tu ci hai parlato.”
“ si e mi sono accorta che è proprio un idiota” Le risposi scocciata.
“Chi disprezza compra e ricorda che Bill Kaulitz ottiene sempre ciò che vuole.”
Questo l’aveva detto anche lui, ma io ero più forte e con me non avrebbe attaccato.
 
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† Werewolf
view post Posted on 25/10/2008, 21:29




Hai messo anche la foto questa volta *.*
 
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Fee1702
view post Posted on 25/10/2008, 21:45




Zi! Le metterò ogni volta che si deve capire l'espressione del personaggio
 
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o° Vale °o
view post Posted on 28/10/2008, 09:20




Vale... vorrei scrivere 1000 cose ma non trovo le parole...
Allora!
Intanto, è vero, il tuo stile è migliorato, ma non credere che questa ff sia scritta male, anzi!! Da come ne parlavi tu sembrava che fosse scritta davvero in modo pessimo, ma non è affatto vero!
Leggendo ho riso, mi sono emozionata, ho provato un numero spropositato di sensazioni, credimi!
Quindi... posta presto!!!!
 
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Fee1702
view post Posted on 28/10/2008, 14:40




Ma grazie... comunque mano a mano che i cpitoli passano lo stile un pochetto migliora!
 
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Fee1702
view post Posted on 30/10/2008, 21:18




CAP 3

-SHOPPING!-

La mattinata volse al termine e io e la mia amica ci salutammo e ci demmo appuntamento al pomeriggio. Saremmo andate a fare shopping. Mi aveva convinta a mettere qualcosa di nuovo nel mio armadio. Ancora non ricordo come aveva fatto.
Arrivata a casa mi sedetti a tavola con mamma e insieme guardammo il tg. Una delle ultime notizie riguardava proprio Bill Kaulitz e il suo arrivo in Italia. Non vuoi proprio lasciarmi in pace è razza di parassita?
“Ah già oggi quel personaggio strano è arrivato a scuola, com’è andata?”
“Un disastro mamma, urla, strilli, pianti, deliri… uno schifo!”
“Immagino” sorrise lei divertita.
Dopo pranzo svolsi i compiti e aspettai l’ora per incontrarmi con Brigy.
Una volta giunta, mi feci trovare in piazza grande in anticipo come sempre. Dieci minuti dopo Brigy mi salutò e insieme ci immergemmo nei negozi. Sembrava una bambina che non sa decidere quale gioco comprare… meglio rosso, nero o giallo? E questo? Corto , lungo o medio?
Arrivate quasi alla fine dell’appuntamento mi ritrovai con un paio di converse viola, l’entusiasmo della Brigy per quelle scarpe aveva contagiato anche me e una maglietta aderente e corta della stesso colore. Quest’ultimo acquisto proprio non mi convinceva, ma alla fine seguii il consiglio di un spot pubblicitario:
“ Meglio cambiare no?”.
Decidemmo di prendere un gelato prima di salutarci e ci sedemmo a gustarlo su di una panchina in mezzo alla piazza. Brigy mi parlava del suo ragazzo Francesco e io la ascoltavo, felice che per lei le cose stessero andando per il meglio. La stessa cosa non si poteva dire di me. Provavo un sentimento forte per un ragazzo che conoscevo da anni, Federico che però era fidanzato e nonostante lui provasse le stesse sensazioni per me non riuscì a dire addio a quella ragazza che gli rubò il cuore 2 anni fa e per la quale ora provava solo affetto, ma ancora troppo affetto oserei dire. Del resto non si può forzare qualcuno a fare un simile passo perciò decisi di rinunciare a lui e tirarmi fuori dai giochi anche se con grande sofferenza.


“This used to be our secret
Now I'm hiding here alone
Can't help but read our names on the wall
And wash them off the stone
We lied when we were dreaming
Our crying was just fake
I wish you could deny it
Here and today “

Scossi la testa per cacciare via quei pensieri e continuai ad ascoltare l’amica. Ad un certo punto si bloccò e il suo viso si fece pallido. La osservai e mi voltai dietro di me per vedere ciò che stava guardando.
Di fronte a me una visione:
il mio angelo, con i capelli lisci, gli occhiali da sole, il cappellino e la tuta scura, così come lo vidi la prima volta. Arrossii ma fino a quando lui non porse la mano a Brigitte per presentarsi e non mi accorsi di quella orrenda manicure.
“Ciao, Bill”
“ C-C- Ciao Brigitte”.
Tornata alla realtà, ricordandomi chi fosse veramente l’angelo, tutta la gioia svanì in un istante.
“Ciao” mi disse con un sorriso smagliante.
“Ciao” bofonchiai.
Precipitosamente e più veloce di un fulmine mi tolse il cucchiaio di mano e con un boccone divorò il gelato che ne stava sopra. Incredula spalancai gli occhi e li rivolsi a lui:
“ Non ricordo di avertelo offerto”
“ Ma io sono Bill Kaulitz e posso tutto” Affermò aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso.
“ Ma brutto……….”
Mi fermò l’ampia risata di Brigitte che mi fece ricordare la comicità del momento e contagiò anche me. Ci mettemmo a ridere tutti e tre come amici di sempre. In quel momento notai quanto quella celebrità così potente poteva essere semplice. Adesso era un diciottenne qualunque, magro e con un sorriso contagioso, di quelli che in pochi hanno. Si tolse gli occhiali e mi accorsi di quanto i suoi occhi fossero profondi e lunghi. Ora erano nudi, non avevano trucco, erano semplicemente fantastici. Erano quelli del mio angelo. Un po’ di rossore apparve sulle mie guance.
“Che stavi facendo qui in giro?” chiese Brigitte che come me studiava tedesco.
“Shopping” rispose lui “e mi chiedevo se qui ci fossero delle belle ragazze, ora ne ho la prova…”
Brigitte arrossì e i suoi occhi si fecero languidi.
“Che dolce..” gli disse.
“Eh si me lo dicono in tante” sorrise e assunse una posa da fotomodella con fianco sporgente e mano su di esso.

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Quell’ atteggiamento non lo sopportavo. Ma chi si credeva di essere? Certo… Bill Kaulitz, che domande!
Irritata da quell’ arroganza mi alzai in piedi e decisi di andare.
“ Allora Brigy andiamo?”
“Ma è appena arrivato..”
“E noi siamo qui da tre ore… poi mica è qui per noi…”
“Uff… come vuoi” mi accontentò.
“Ciao ci vediamo a scuola” dissi al tedesco senza guardarlo.
“Ve ne andate di già?”
“Non guardare me” disse Brigy
“Immaginavo fosse una tua idea… tanto evitarmi non ti servirà” si rivolse a me.
“E chi vuole evitarti, è soltanto tardi, il mondo non gira intorno a te Kaulitz, ciao ciao”
Girammo i tacchi e lo lasciammo li.
“Cavolo quanto sei stata scortese con lui” Mi rimproverò Brigitte sulla via verso casa.
“Quel ragazzo mi irrita, ancora non so il motivo, ma c’è qualcosa che non riesco a mandar giù.”
“Secondo me ti piace, ecco cosa non puoi mandar giù…è il tuo orgoglio cara mia…” mi disse facendomi l’occhiolino.
“Non dirlo neanche per scherzo…quella checca… ma hai visto che posa ha assunto? Nemmeno io potrei essere così femminile”
“Femminile? Vorrai dire sexy…terribilmente sexy” le si illuminarono gli occhi. La mia amica era senza speranza. Abbandonammo quel discorso non appena arrivammo di fronte alla porta di casa e ci salutammo.
Quella notte mi addormentai pensando alle ultime parole di Brigy:
” Ti piace, ecco cos’è che non puoi mandar giù, è il tuo orgoglio cara mia” e agli occhi senza trucco del mio angelo, non di Bill, ma del mio angelo. Affondai il viso sul cuscino e pensando a lui mi abbandonai al sonno.


 
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Fee1702
view post Posted on 11/11/2008, 20:30




-TANDEM-

La mattina dopo mi svegliai con una sensazione strana, non ero svogliata, ero allegra stranamente e avevo qualcosa che mi pesava sullo stomaco. Eppure non avevo interrogazioni, ma l’ansia era identica… Mi sedetti a tavola ma la fame proprio non c’era quindi decisi di tornare a cambiarmi. Posai lo sguardo su quella maglietta viola che il giorno prima Brigitte era riuscita a farmi acquistare e sulle converse. In men che non si dica erano già addosso a me. Ero stupita di come stessi compiendo delle azioni e provando delle sensazioni che non riuscivo a spiegarmi. E quelle non furono le uniche. Infatti mi ritrovai con l’eye liner in mano che in pochi secondi aveva tracciato una linea perfetta sulle mie palpebre. Gin che ti succede? Ti sei sempre piaciuta così come sei, semplice e naturale, che cosa sta cambiando? Poi mi accorsi di aver detto una bugia. Ieri, nel bagno per la prima volta non mi ero piaciuta, avevo sciolto i capelli e tolto gli occhiali… Ma perché lo avevo fatto?
“Per lui” mi disse una vocina nella mia testa. NO NO NO NO assolutamente no. Lo avevo fatto solo perché mi ero annoiata di vedere sempre il mio solito faccione pallido, per cambiare un pochino, perché era un periodo passeggero, ma poi sarei tornata la Ginevra di sempre. Ecco, doveva essere questa la spiegazione.
Pettinai i miei lunghi capelli, misi il solito piumino che più che altro sembrava una tuta da sci salutai mamma e nel giro di un quarto d’ora già ero davanti scuola. Anzi no, davanti a ciò che rimaneva di essa… Lo spettacolo era lo stesso di ieri mattina, con quelle grida e quelle canzoni che rimbombavano da ogni parte. Ormai ero rassegnata al fatto che sarebbe stato così per ancora un mese, fino a che il porcospino non avrebbe lasciato la mia città.
In aula stranamente non ero la prima da essere arrivata, Linda La Strega era già li ad appendere volantini. Mi avvicinai a lei e lessi ciò che stava attaccando al muro.

“ DOMANI SERA, ORE 21:00 TUTTI AL SUNRISE PER DARE IL BENVENUTO A BILL KAULITZ. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI A LINDA”.

Ecco, era già un po’ che non sfoggiava la sua popolarità e quale sarebbe stato il momento migliore se non adesso che doveva far colpo sul cantante? Poteva fargli capire chi è che comandava organizzando una delle sue solite feste in grande stile, tutte paillettes e lustrini.
Mentre leggevo ciò che c’era scritto la strega mi guardò e mi disse; “ Gin, mi stupisci.. anche tu sei capace di indossare qualcosa di quanto meno decente e di truccarti…”.
“Oh Linda, grazie, tu invece non mi stupisci affatto… dici sempre le solite cazzate…” le risposi sorridendo, imitando il suo tono di voce. Lei capì dopo qualche secondo (visto che il suo cervello aveva bisogno di un po’ di tempo per connettersi) che la stavo prendendo in giro e con una smorfia si allontanò.
Arrivò Brigy che con occhi sognanti mi supplicò di accompagnarla a quella festa, sicura che io non avrei approvato ma l’avrei accontentata. E infatti così sarebbe stato.
Il vip teutonico arrivò un po’ in ritardo come le grandi dive e dopo aver rallegrato gli animi delle fan come di consueto, entrò nel liceo.
Linda si precipitò, lo salutò e si presentò, più ammiccante che mai. Lui la osservava attentamente, sorridendole in continuazione e guardandola da capo a piedi. La ringraziò per la festa che stava organizzando in suo onore e si scambiarono i numeri di telefono. Lei vedendo le galline che spiavano la scena si avvicinò molto a lui e gli stampò un bacio sulla guancia. Poi lanciò un’occhiata verso le altre come per dire : “Ormai è mio…”.
Brigitte l’avrebbe uccisa ed io… non so… ho sempre odiato quella ragazza dal giorno in cui mi soffiò il ragazzo da sotto il naso. E pensare che diceva che ero la sua migliore amica. In realtà ero solo colei che le serviva per evitare la bocciatura. Ma ormai ci avevo fatto l’abitudine. Solo che in quel momento sentii come un vampata di odio salirmi fin sopra i capelli. Non riuscivo a capirne il motivo. Feci finta di nulla ed entrai in aula. Brigitte non faceva che parlarmi di quella festa e di che cosa avremmo dovuto indossare, io invece avevo in mente le labbra di Linda che si posavano sulla guancia di Bill e la scena di Linda distesa sul mio ex ragazzo. Ma cosa c’entra Gin? Stavolta Linda può fare ciò che vuole, perché paragoni le due scene?
La voce della segretaria interruppe il mio processo mentale chiamando il mio nome. Uscii insieme a lei e mi comunicò che avrei dovuto iniziare una nuova attività che mi avrebbe procurato crediti per la maturità. E si sa, per ottenere quel fatidico cento avrei fatto di tutto e i crediti mi servivano.
“Dovrai fare un TANDEM” mi disse.
“ Consiste in un’ora extrascolastica che dovrai passare con un madrelingua tedesco nel quale dovrete parlare alternativamente una volta solo italiano e una volta solo tedesco” mi spiegò la segretaria.
“Wow mi piace così potrò perfezionarmi”.
“ E chi sarebbe il madrelingua? Un ragazzo che fa il gemellaggio?” chiesi curiosa.
“ Ehm no Ginevra, è Bill Kaulitz, è una richiesta fatta da lui”.
“Cosa a a a a a a aa a a a ? E perché proprio io?”
“E’ stato lui a chiederlo, ha detto che per adesso ha conosciuto solo te. Tiene veramente tanto ad imparare l’italiano ma ha poco tempo. La prof di lettere gli ha suggerito questo metodo efficacissimo e lui ha chiesto di te”.
“Oh mio dio ma sarà insostenibile la situazione, voglio dire con le fan,il caos ecc..” Affermai con le mani nei capelli.
“Guarda che è un ragazzo disponibilissimo e comunque pensa ai crediti, il preside te ne assegnerà molti pur di far contento il “suo ospite”. In più ti servirà veramente tanto per il tuo tedesco.”
“Beh si, in effetti è vero…”dissi titubante.
“Dai ok è fatta, oggi alle 16 vi troverete davanti scuola e deciderete li cosa fare. Il tandem è libero potete fare ciò che volete basta che parliate tedesco e italiano una volta a turno.
“ Va bene…”. Pensierosa più che mai tornai in classe e raccontai il tutto a Brigitte.
“ Non ci credo che spettacolo! Cioè lui ha chiesto di te, ti rendi conto? Pensa quando verrà a saperlo Linda…” stasera ti chiamerò e mi racconterai tutto.
Alla fine della mattinata tornai a casa e misi al corrente mamma alla quale non piaceva l’idea che dovessi passare del tempo con quella persona strana che lei non sopportava e che considerava tutto droga e rock and roll…
“Tranquilla mamma è sempre un ragazzino di 18 anni come me..”.
“Ok ma stacci attenta”.
Andai in camera mia, cosa stavo facendo? Perché aiutavo quel ragazzo che non ho mai sopportato? E perché ultimamente non riuscivo mai a sfuggirgli?
“Perché sono Bill Kaulitz e ottengo sempre ciò che voglio”. Mi vennero in mente le sue parole.

Arrivò l’ora di andare e mi incamminai con le mie converse viola.
Erano le 16 e lui ancora non era arrivato. Mi sedetti sul muretto e misi l’Mp3 nelle orecchie. Iniziai a canticchiare qualche canzone lenta, di quelle smielate che mi aiutavano a sorpassare la tristezza per l’aver rinunciato a Federico. Iniziai a pensare a lui e sentii che una lacrima voleva disperatamente fuoriuscire. Ce la fece ed arrivò fino alle mie labbra, dopo poco fu seguita da altre. Mi mancava non sentirlo e non vederlo. Era la persona che volevo accanto a me, il mio migliore amico che mi consolava se ero triste, che mi faceva ridere, che mi accarezzava con dolcezza, che mi telefonava ogni giorno, ma che apparteneva ad un’altra e non sarebbe stato mai mio.

“We lost a dream
We never had
The world in silence
Should forever feel alone
'Cause we are gone
And we will never overcome
It's over now”

E adesso avrei voluto andare da lui, invece ero qui ad aiutare il ragazzo che odio, la checca che ultimamente era diventato peggio del prezzemolo, era dappertutto. Prima su internet, poi alla radio, poi in tv e ora nella mia vita.
Lo vidi arrivare, era vestito da Angelo per fortuna. Mi asciugai le lacrime e gli andai incontro.
“Ehi ciao, sorpresa da questa mia richiesta? Te l’ho detto che non avresti potuto evitarmi.” Mi disse in maniera arrogante.
“Senti non iniziare ad infastidirmi che ci metto un secondo ad alzare i tacchi e tornare a casa.”
“Quanto sei acida, sorridi di più alla vita, e poi il sorriso ti dona molto, ti sorridono anche gli occhi quando lo fai”.
Mi stupii di quelle parole, me lo dice sempre anche mamma.
“Ora non fare il ruffiano solo perché ti aiuto”.
“ No no è la verità” disse.
In quel momento sembrava davvero l’angelo che avevo sognato. Era lontano da quell’ animale da palcoscenico che faceva strillare milioni di ragazze con un solo sguardo.
“Dove vuoi che ci mettiamo a parlare? “ gli chiesi.
“Voglio andare sulle mura della città, abito in un Hotel al loro interno ma non ho ancora mai avuto il tempo di salirci.” Mi rispose.
“Ok andiamo”. Per adesso il mio tedesco reggeva.
Ci sedemmo su una panchina sotto ad un albero. Di fronte a noi potevamo vedere tutta la città. C’era silenzio d’intorno e non c’era un’anima, forse perché era dannatamente freddo. Ma lui sembrava in estasi. Si appoggiò alla banchina e guardava di sotto, aveva un bel sorriso stampato in viso e gli occhi gli brillavano. Sembrava un bambino che vede il mare per la prima volta.
“Qui è stupendo… che pace… siamo nel cuore della città ma c’è tranquillità, sento il rumore delle foglie degli alberi e siamo circondati dal verde, un’oasi nel deserto direi…” disse l’angelo. Si ora riconoscevo colui che avevo sognato, colui che mi aveva presa tra le braccia, colui che emanava quel profumo indescrivibile. Lasciai andare un sorriso e dissi:
“Sai io qui ci abito, per me non è così straordinario”.
“Lo so, tu potrai stupirti della mia vita, di come delle ragazzine si strappino i capelli per me, dei ritmi che sostengo durante il tour, dell’atmosfera di un concerto o dei luoghi che giriamo in solo un mese… Per te questo potrebbe sembrare straordinario, Per me è il contrario. Le uniche cose straordinarie sono quelle più semplici. Per me anche solo il silenzio è prezioso e insolito.”
Notai un velo di tristezza in lui. Davvero Bill Kaulitz aveva un cuore? Davvero era così profondo?
“Ora puoi godertelo quanto vuoi per questo mese…” Gli dissi guardandolo.
“ Si, per un mese…” C’era un po’ di delusione in quelle parole ma feci finta di niente per non aumentare la malinconia di quel momento.
“Senti Kaulitz, perché non porti sempre i capelli lisci invece di quegli aculei insopportabili?” cercai di distrarlo…
“Perché alle mie donne piaccio nell’altro modo e comunque adoro sentire gli occhi puntati su di me. Ho sempre amato essere al centro dell’attenzione.”
“Tu sei il mio opposto Kaulitz”.
“Bill… per favore chiamami solo Bill”
“Ok Bill”.Sorrisi..
I minuti passavano, era riuscito a strapparmi tante risate con quel suo fare da diva viziata che prima odiavo tanto e che adesso vedevo solo in maniera comica. Avevo scoperto che era una parte di lui, ma Bill kaulitz non era solo quello, era anche il mio angelo e un diciottenne come altri.
“Gin, sei sicura che non ci eravamo mai incontrati prima? Quando ti vidi in bagno ieri ho come avuto la sensazione che non fosse la prima volta e poi sei stata strana, hai parlato di un angelo e hai emesso quell’urlo degno di una fan” mi disse il moro.
Io sorrisi e arrossii non sapevo se dirglielo, ma le parole uscirono da sole:
“Veramente ci eravamo già incontrati si…sulle scale a scuola, stavo per cadere e …”
“E ti ho afferrata…” mi interruppe lui.
“Allora ti ricordi?”
“E come potrei scordarlo? Ahahah già immaginavo di vederti rotolare a terra, ma decisi di non essere egoista e ti presi, ma devo ammettere che se avessi saputo quanto pesavi non lo avrei fatto!” continuò a ridere.
“Che idiota” con il braccio teso per tirargli un sberla mi avvicinai, ma questo mi bloccò il braccio con forza e mi fissò dritto negli occhi. Erano così profondi, come quelli di un bambino, di un angelo. Rimanemmo immobili per qualche secondo in quella posizione fino a che non decisi di interrompere l’imbarazzo dicendo che si era fatto tardi. Lasciò andare il mio braccio e si alzò dalla panchina.
Feci lo stesso e mi accorsi che il mio cuore stavo battendo all’impazzata e che dovevo farlo smettere perché ciò che suggeriva quel battito era qualcosa che non poteva accadere. Lui è Bill Kaulitz, non uno qualsiasi.
“Ti accompagno a casa “ mi disse.
“Non fa niente..”
“Dai non fare la difficile non mi va che vai in giro da sola, si è fatto buio”.
Quanto è dolce.. pensai. NO!!!!!!!!!! non potevo averlo pensato anche io come Brigitte. Ci incamminammo e arrivati davanti alla porta di casa mi voltai per aprirla e lui mi prese le spalle e posò le sue labbra sulla mia testa. Lo guardai come a chiedere spiegazione di quel gesto e lui capendo il mio sguardo interrogatorio disse:
“ Grazie di essere così naturale”.
“Smettila o mi verrà una carie” dai Gin ma cosa hai detto, è stato solo gentile, possibile che tu riesca ad essere sempre così cinica, pensai tra me e me. ”Adesso vado Kaul..scusa.. Bill! Ci vediamo domani”.
“Dimenticavo, complimenti!” mi disse
“Per cosa?”
“Per il tuo fondoschiena,non mi sbagliavo. Quella maglietta che indossavi stamani mi ha dato ragione” sorrise e si allontanò.
Sempre il solito, che stupido… pensai teneramente.
Mamma aspettava ansiosa il mio ritorno mi interrogò su quello che avevo fatto e sorpresa dal mio buon umore smise di torturarmi di domande.
Domande che furono altrettante la sera al telefono con Brigy.
Le raccontai ogni cosa per filo e per segno e lei decise che quello doveva essere l’inizio di una storia d’amore.
Risi di ciò che aveva detto, la salutai e andai a dormire serena.
 
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† Werewolf
view post Posted on 12/11/2008, 12:11




è bellissimo rileggerla *.*
 
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Fee1702
view post Posted on 12/11/2008, 14:49




E' bellissimo che tu lo dica!
 
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88 replies since 19/10/2008, 21:38   1170 views
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