Allora...premetto che è tutta colpa della mia Schwester Vale.
Fosse stato per me questa cosa che state per leggere sarebbe rimasta sul fondo del cassetto del mio comodino, posto decisamente più appropriato visto che l'ho scritta mesi fa alle due di notte in condizioni psicofisiche non molto incoraggianti...XD
Va beh, sotto minaccia di accoltellamento ora posto^^
Sono graditissime le critiche visto che questa cosa ne merita a bizzeffe. Possibilmente costruttive XD
Ti ho odiato per così tanto tempo.
Mi ci sono impegnata, ci credevo davvero.
Non mi andava proprio di farmi ingannare dal tuo faccino da angelo, che faceva credere a tutti che tu fossi il ragazzo perfetto o qualcosa del genere.
Solo io avevo la sfortuna di doverti sopportare circa ventiquattr’ore al giorno e sembrava fossi l’unica che davvero vedesse com’eri in realtà.
O forse gli altri ti accettavano così, senza soffrirne troppo.
Io no.
Per gran parte del periodo trascorso con te ho maledetto il destino beffardo che, per chissà quale motivo, mi aveva fatta finire lì.
A fare da balia -o quasi- alla più viziata rockstar del pianeta.
Adolescente per giunta. Non sopportavo di aver a che fare con un ragazzino.
Sì, perché tu eri solo un ragazzino ai miei occhi, niente di più, e poco importava che avessimo praticamente la stessa età.
Anzi, l’idea di farmi mettere i piedi in testa da te mi rodeva ancora di più proprio per questo motivo, e non perdevo occasione di dimostrarti che ero al tuo livello, una tua pari.
“Cane e Gatto”, così si divertivano a chiamarci. Perchè tutti sapevano bene quanto ci detestassimo, ma non hanno mai preso provvedimenti per evitare di farci stare a contatto. Ci ridevano sopra, sapendo che prima o poi il tormento dei nostri litigi sarebbe finito, e io ogni giorno mi auguravo che quel momento arrivasse presto.
Il momento in cui te ne saresti finalmente andato sparendo dalla mia vita, che sarebbe potuta tornare tranquilla e perfetta come prima che io avessi la sfortuna di incontrarti.
Come prima di quel giorno che tanto mi impegnavo a maledire.
Ripensandoci ora mi viene da sorridere...
Ricordo che avrei accettato di sopportare chiunque altro al tuo posto, persino gli altri membri della band: quel troglodita con manie di protagonismo di tuo fratello Tom, piuttosto che Georg, il ridicolo orso piastrato, o meglio ancora l’affabilissimo Gustav, che se parlava praticamente faceva piovere.
Loro mi erano completamente indifferenti, come chiunque altro.
Chiunque altro tranne te.
Che senza sforzo riuscivi a farmi perdere la posatezza che mi contraddistingue, se non il lume della ragione.
Tu che amavi punzecchiarmi ogni qualvolta potevi finchè non ci ritrovavamo a urlarci insulti in faccia come se fosse una cosa normale.
Tu che avevi sempre da criticare su quello che facevo e su come lo facevo, ma poi riferivi al manager e agli altri pezzi grossi che eri assolutamente soddisfatto del lavoro che svolgevo.
Tu che quando avevi voglia di sfogarti mi obbligavi ad ascoltare interminabili monologhi, ben consapevole di quanto la tua logorrea sfinisse la gente.
Tu che mi svegliavi nel bel mezzo della notte con le richieste più assurde solo per avere un po’ di compagnia.
Tu che avresti regalato tutte le tue borse firmate piuttosto che ammettere che la compagnia che volevi era proprio la mia.
Tu che facevi tutto ciò che era in tuo potere per complicarmi la vita, per il gusto di sentirmi dire quanto ti odiavo e ricevere le mie occhiate fulminanti.
Tu che facevi di tutto per essere al centro della mia attenzione, per poi prendermi in giro e farmi i dispetti più infantili.
Tu che se avevi un problema sapevi sempre dove trovarmi.
Tu che in fondo capivi di aver bisogno di me.
E io.
Io che ogni giorno mi ripromettevo che avrei piantato baracca e burattini e me ne sarei andata, ma alla fine non l’ho mai fatto.
Io che amavo tenerti testa e urlarti contro, fissandoti in quei tuoi occhi nocciola.
Io che a ogni tua richiesta ti mandavo a quel paese, ma poi non ti facevo mai mancare niente.
Io che a ogni concerto ti osservavo dal retropalco, deridendo le tue canzonette e la convinzione che mettevi nel cantarle, e allo stesso tempo ammirando segretamente l’energia e la passione che sprigionavi quando impugnavi il microfono.
Io che avrei preferito lavarti i calzini a vita piuttosto che essere una delle tue fans.
Io che mi preoccupavo ogni volta che eri eccessivamente gentile nei miei confronti, sentendomi di nuovo a mio agio non appena tornavi a provocarmi.
Io che qualche volta avrei voluto prenderti a schiaffi, o come minimo raparti i capelli a zero nel sonno.
Io che ogni volta che ti vedevo solare e gentile durante le interviste ti maledicevo perché con me ti comportavi nel modo opposto, senza rendermi conto che i rari sorrisi che dedicavi a me erano molto più sinceri e preziosi di tutti quelli che rivolgevi alle telecamere.
Io che in fondo facevo ruotare tutto attorno a te.
E poi, all’improvviso, il giorno che tanto agognavo è arrivato, cogliendomi stranamente impreparata.
Avevo desiderato così tanto che tu te ne andassi una volta per tutte, da non aver nemmeno pensato a come sarebbe realmente stato non averti più intorno.
Ero convinta di essere contenta della vostra partenza.
E naturalmente tutti credevano lo fossi, visto che mi stavo finalmente liberando da un peso.
Certo…non era forse così?
Ricordo quei momenti con estrema chiarezza, come se fossero appena accaduti.
Hai salutato tutti con calore e abbracci affettuosi, mentre io me ne stavo un po’ in disparte, ostentando indifferenza.
Non volevo arrivasse il mio turno. Volevo che tutto finisse in fretta. Che tu te ne andassi.
Rivolevo indietro la mia vita.
Ti sei avvicinato, fermandoti davanti a me e ci siamo guardati. Mi aspettavo qualche battuta sgradevole, una di quelle che rivolgevi sempre e solo a me.
Ma sei rimasto in silenzio.
Nel tuo sguardo c’era qualcosa di diverso, che non avevo mai visto o non avevo mai voluto vedere...
Non ci siamo abbracciati.
Un’imbarazzata stretta di mano e un timido sorriso da parte tua.
Poi, lentamente, ti sei allontanato.
L’automobile nera e lucida con i finestrini oscurati aspettava solo te con il motore già acceso.
Prima di salire hai alzato lo sguardo e i nostri occhi si sono incontrati per l’ultima volta.
La portiera si è richiusa dietro di te.
E io per un fugace momento ho avvertito dentro di me l’impulso di correre e fermare quella macchina prima che fosse troppo tardi...
Ma non mi sono mossa.
L’auto era ormai lontana.
Te ne eri andato. Per sempre.
E ora sono qui. Ho riavuto la mia tranquilla vita di prima, come volevo, e solo ora capisco com’era.
Vuota.
Più passano i giorni più mi rendo conto che mi manca qualcosa.
E non è facile ammetterlo, ma so benissimo cosa.
Mi manchi tu, Bill.
Ogni momento vissuto con te continua a tornarmi alla mente, riempiendola di ricordi.
Mi mancano i tuoi difetti e i tuoi capricci, e tutte le cose che mi facevano infuriare.
Mi mancano le tue scenate isteriche ogni volta che qualcosa non andava come volevi tu.
Mi manca il sorrisetto beffardo che mi rivolgevi ogni mattina.
Mi mancano le tue magliette sparpagliate per tutta la camera che a me toccava sempre riordinare dal macello che vi combinavi ogni volta.
Mi mancano le pizzate improvvisate a mezzanotte perché eri troppo schizzinoso per mangiare sufficientemente a cena.
Mi mancano i tuoi sproloqui senza capo ne coda a proposito di broccoli e tutte le altre verdure che ti facevano schifo, sproloqui che mi rifilavi convinto che avessero perfettamente senso.
Mi manca l’odore soffocante della tua lacca che impestava i camerini ogni volta che ti acconciavi i capelli.
Mi mancano i tuoi scherzi e le tue prese in giro, nei quali, ora lo capisco, non c’era mai stata cattiveria.
Mi mancano le confidenze che mi facevi quando eri un po’ brillo e a me toccava metterti a letto per evitare che dormissi in corridoio.
Mi mancano le tue incazzature quando ti disturbavo durante i tuoi “momenti creativi”, generalmente trovandoti intento ad appuntare parole di nuove canzoni con la matita per gli occhi su pezzi di carta igienica.
Mi mancano le tue dannate caramelle gommose che disseminavi praticamente ovunque.
Mi mancano le tue paranoie assurde prima di ogni concerto, e l’aria baldanzosa che avevi alla fine dello show come se non ti ricordassi che fino a poco prima eri lì a fartela sotto. Mi mancano i nostri litigi e i nostri insulti. Mi manca il modo con cui mi guardavi quando mi credevi distratta, pensando che non lo notassi.
Mi mancano tutte le volte che ti ho detto che ti odiavo, mentre forse avrei dovuto dirti altro...
Mi manca tutto di te, ma me ne sono accorta troppo tardi.
So già che non tornerai. Non ti rivedrò mai più.
Eppure lascio sempre acceso il cellulare, e qualche volta sono sul punto di chiamarti...
Ma non credo lo farò mai. E non lo farai nemmeno tu, lo so.
Infondo cosa dovremmo dirci ormai?
La vita va avanti, bisogna ricominciare.
Ma una piccola speranza rimarrà nel mio cuore, nonostante tutto.
Ripenso a quel periodo trascorso insieme a te e mio malgrado sorrido, con un po’ di amarezza.
Rivolevo indietro la mia vita.
Non avevo capito che la mia vita eri tu.
The End
Piano con gli insulti, vi prego XDDD