Hamburg.

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; Lady ;
view post Posted on 11/2/2010, 22:28 by: ; Lady ;




Eccomi. Scusate il ritardo t.t

Capitolo 4.



I giorni che seguirono non furono meglio del primo, ma almeno non avevo più avuto a che fare con il signor menager-dei-miei-stivali.
Ora potevo intraprendere una conversazione con chiunque a proposito di musica, contratti discografici e una marea di altre cose che riguardano la musica. Avevo anche imparato a prendere un po' più sul serio il lavoro all' interno di un' industria come questa.
Lo schermo del mio computer si illuminò e capii che era appena arrivata una mail.
Aprii la busta che nel frattempo continuava a lampeggiare senza sosta.
Era Giulia.

Oh, immagino tu ti stia “divertendo” al lavoro. Mi sono presa l' influenza e devo stare chiusa in casa per almeno dieci giorni.
Non sai che noia, stare tutto il tempo sotto le coperte con mamma che gira per casa tutta presa dai lavori domestici.
Giuro che appena tornerai a Berlino ti farò pentire di avermi abbandonata tra le sue grinfie.
Per il resto, è tutto ok.
Te, invece? Spero bene...il fantomatico menager ha chiamato ancora?
Devo essere sincera: immaginarti al telefono con questo signore che ti da della bambina e tu che ti innervosisci...è uno spasso!
Ora devo andare.
Chiamami quando hai finito il turno.
Un bacio.
Giu.


Ragazza folle. Molto folle.
Salvo l' email con l' intenzione di risponderle durante la pausa pranzo.
Esco dall' ufficio, decisa a sgranchirmi le gambe visto che stare seduta di fronte a una scrivania per attendere un telefono che non ha la minima intenzione di squillare, non porta a nulla di buono per la mia saluta mentale.
In fondo al corridoio vedo la porta del' ufficio del grande capo aprirsi, mentre ne esce lui e un uomo, leggermente più basso.
Si salutano, proprio come vecchi amici.
- Oh, vieni, ti presento il nostro ultimo acquisto. Prima lavorava nella sede di Berlino -.
Il grande capo mi indica, posando una mano sulla spalla dell' amico.
- Lei è Chiara Mill. Lui è David Jost. Sai chi è no? -.
Oh sì, mi ha dato della bambina. Come posso scordarmi un nome come il suo?
- Certo, abbiamo parlato al telefono qualche giorno fa – dico, stringendo la mano l menager.
Lui, con un sorriso da ebete, ricambia la stretta.
- Sì, ricordo. Una ragazza molto professionale, devo dire. E' stata molto gentile – dice, guardandomi.
Se non fossero stati per i trenta centimetri di differenza, probabilmente l' avrei preso a testate.
- Bene. Io scendo un attimo, per la pausa – dico, allontanandomi appena.
- Certo, vada pure -.
Il grande capo fa cenno di consenso e poi riprende la sua chiacchierata con il menager.


**



- Chiara, posso sapere perchè non rispondi alle mie mail? -
Giulia, furiosa, si lamenta con me.
Ho dimenticato di rispondere alla sua mail due giorni fa e ora, giustamente, reclama.
- Scusami, ho avuto parecchio da fare ultimamente. Sai, il fantomatico menager è tornato all' attacco. Davanti al grande capo, tra l' altro. Sto scemo. Mi ha presa in giro. Giuro, se non fosse stato per l' altezza io... -.
- Alt! Fermati. La violenza non si usa, dovresti saperlo -.
E scoppia a ridere.
Giuro, sto tentando di capire cosa ci sia di così tanto divertente in quello che ho detto...m non trovo nulla.
- Giu, non c'è per niente da ridere. Non lo sopporto -.
- Ma non lo consoci nemmeno -.
- E non ne ho neanche l' intenzione -.
- Quanto sei scema -.
- Io non sono scema -.
Mi stava dando dell scema. E non era la prima volta.
- Sì che lo sei. E poi...mica devi sposarlo. Hai parlato con lui al telefono, per questioni di lavoro tra l' altro, soltanto una volta. E l' hai visto, per la seconda, due giorni fa e per di più in presenza del tuo capo. Non ti sbranerà, credimi -.
Non aveva tutti torti. Anzi, aveva pienamente ragione. Ma è così difficile ammettere di aver sbagliato...per chi ha un carattere orribile come il mio.
- Vuoi sentirti dire “sì, hai ragione tu!” ? Ok, hai ragione tu. Ma io l' ho sempre detto che hai sbagliato a frequentare quel corso di filosofia al quarto anno di liceo. Ricordi? Ora non saresti così saggia da superarmi – sbuffo, sistemando una ciocca di capelli che era caduta sull' occhio.
- Sei gelosa, non è così? - afferma, con tono soddisfatto.
- Scherzi? No, non sono gelosa ma certe pillole di saggezza potresti tenertele per te. Mi mandi in confusione il cervello! -.
Dopo una lunga discussione passata a litigare su chi fosse più intelligente, più filosofo, più scaltro o più buffone, chiudo la telefonata.

**



- Quindi...lei ora lavorerà come assistente del signor Jost. Non è una buona notizia per lei? -.
Il grande capo, con un gesto della mano, mi indica, con un sorriso esageratamente ampio stampato sul volto.
Oh sì, fantastica. Proprio, sì.
- Quando dovrò andare? - chiedo, cercando di mantenere un tono gentile.
- Da domani. Va allo studio, conosce meglio i ragazzi, fate conoscenza e dalla settimana prossima comincia a lavorare. Tutto chiaro? -.
- Certamente, tutto chiaro -.
Come potevo non aver capito? Mi stava mandando al patibolo; anche uno stupido se ne sarebbe accorto.
Questo significa vivere a stretto contatto (o quasi) con delle star.
Come potevo essere tranquilla?




 
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