Zoom into me

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.Jada.
view post Posted on 17/11/2009, 20:28







A tutte quelle persone che, grande o piccole che siano, trovano la forza per continuare a sognare.
A tutti i sognatori.



Aveva capito relativamente tardi quale fosse la giusta strada da percorre.
Era sempre stata una ragazza abbastanza solitaria; permetteva a pochi eletti di guardare oltre il muro che aveva costruito all’esterno del suo cuore.
Poteva sembrare acida, permalosa, scontrosa e lo era. Se proprio vogliamo essere precisi era anche lunatica e isterica; con dei perenni sbalzi d’umore.
Però sapeva essere gentile e cordiale, e nel suo lavoro ci metteva l’anima.
Disordinata nella vita, perfezionista nel lavoro, era una contraddizione vivente, glielo dicevano sempre le sue amiche.
Ma quando poi ti ritrovi a lavorare per qualcuno così bello, qualcuno in cui avevi sempre creduto, come fai a lasciare un lavoro a metà?
Aveva sempre portato a termine i lavori su pellicola, ma mai aveva concluso quelli del cuore. I sentimenti no, loro erano sempre stati sbattuti qua e la, peggio di un flipper, ma forse quella volta era destinata a coronare anche quel genere di lavoro, forse sarebbe riuscita a sistemare ogni tassello di quell’immenso puzzle.
Forse.



Capitolo 1


Si era sempre considerata una ragazza media.
Non si sentiva ne la più bella, ne la più intelligente; quando da ragazza usciva con le amiche i ragazzi, per strada, fischiavano a Klara, a Juls, ma non ad Atena, la ragazza grassottella amica di tutti.
Il punto è che lei in una taglia 40 non ci sarebbe mai entrata, e lo capì a diciassette anni, quando si rese conto di avere un’ossatura grande; fortunatamente l’altezza riusciva a nascondere un pochino quei chili di troppo...
Dopo la scuola d’arte cinematografica si era laureata in regia e grazie alle conoscenze paterne era entrata alla Universal, nel settore della produzione e della pubblicità, mentre parallelamente coltivava l’hobby per la fotografia.
Non aveva mai girato il mondo, sempre chiusa a Berlino, ma su una parete della sua stanza troneggiavano più di centocinquanta cartoline provenienti da tutto il globo; l’Italia, la Francia, e la Spagna le facevano compagnia durante le molte notti passate in bianco, a pensare, notti come quella che stava trascorrendo. Il giorno dopo avrebbe avuto un importante colloquio con il suo capo, una proposta di lavoro le aveva detto lui, entusiasta, fatto sta che Atena aveva uno strano presentimento.
Certo, l’unica cosa in cui forse brillava era proprio il suo lavoro, ma non capiva ancora il motivo di tutta quell’eccitazione da parte del suo capo.
La mattina, appena aprì gli occhi, desiderò con tutta se stessa di tornare indietro nel tempo, e come ogni mattina si maledì per non essersi addormentata prima, invece di trastullarsi in inutili pensieri; a fatica scese dal letto e le ci volle una grande forza di volontà per arrivare fino alla cucina; solo dopo che bevve una tazza di caffè ricordò il suo nome.
Come un automa prese un paio di jeans scuri dall’armadio, dopo averli indossati aprì quello che in passato doveva essere stato un ordinato cassetto ed estrasse dal mucchio una camicia a quadri verdi e neri, molto vintage.
Andò in bagno e si truccò; ogni tanto si rendeva conto che la sua abilità nel trucco era sprecata visto la sua semplicità nel vestire, ma era una cosa di cui non poteva fare a meno, adorava i suoi occhi dalla forma un po’ allungata, come una mandorla, o come quelli di un cerbiatto; forse gli occhi, assieme alle mani dalle dita lunghe, erano l’unica cosa che Atena trovava accettabile in se stessa.
Prese la 500 color petrolio e si diresse in ufficio, fermandosi durante il tragitto per bere un altro caffè; una volta arrivata alla Universal parcheggiò nel solito angoletto e si incamminò verso l’ascensore, quel mattino più affollato del solito.
L’ufficio pubblicitario si trovava al quinto piano, e molti dei suoi colleghi si chiedevano ancora cosa ci facesse lì, lei che aveva studiato regia; ogni volta Atena doveva spiegare quindi, che, in primo luogo, era diplomata in un ramo del marketing cinematografico, una cosa molto complicata, tanto che i suoi colleghi annuivano con delle facce basite.
«Atena, era ora!» Urlò Rich, il suo capo; era un uomo sulla quarantina, grassottello, ma con una faccia molto, molto simpatica.
«Ma non sono in ritardo.» Osservò la ragazza, sistemandosi il grande foulard nero che portava al collo; i foulard, un’altra sua passione.
«Tu no, ma loro sono stranamente in anticipo!» Le disse spingendola lievemente verso la porta del suo ufficio.
«Loro?» Chiese lei, «Loro chi?» Ribadì, vedendo che l’uomo non le rispondeva, ma ci pensò un'altra voce a rispondere: «Noi.»
«Oh cazzo.» Biascicò Atena, rimanendo a bocca aperta; la femminilità non era mai stata il suo forte.

_____



Se qualche anno fa gli avessero descritto la scena che si presentava ai suoi occhi, sicuramente Atena sarebbe scoppiata a ridere, eppure era li ed avrebbe lavorato con loro.
Lei avrebbe lavorato con loro.
Lei li avrebbe dovuti... aiutare?
«Fatemi capire...» Disse Atena accavallando le gambe, «Reset è stato un flop; e per tentare di tornare alla grande lancerete un greathitst che contiene i vostri grandi successi, dai Devilish a Humanoid. Ma Jost vi ha imposto l’uscita di un video a scelta, prima di annunciare l’uscita del CD.» Riassunse lei, guardando uno per uno i ragazzi.
«Esattamente.» Annuì Georg portandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
«L’unica cosa che non capisco è, per l’appunto, cosa dovrei fare io.» Disse, più a se stessa, mentre arricciava le labbra in una buffa smorfia.
«Idealizzare il video, e girarlo.» Sbuffò Tom stravaccato sulla sedia mentre la guardava con aria di sufficienza, Bill gli acciaccò il piede da sotto il tavolo, poi si girò verso Atena e sbatté le lunghe ciglia: «Ci hanno parlato delle tue doti...lavorative. Tutti ci hanno indirizzato a te. E poi, sbaglio sei una nostra fan, giusto?» Chiese alla fine, giocando con la pallina metallica che aveva sulla lingua.
«Essere una vostra fan, Bill, non implica per forza avere il ormoni in subbuglio ogni qual volta che tu giochi con i piercing.» Mise in chiaro lei, facendo sogghignare Gustav; il moro sbuffò arricciando il naso, e si sedette meglio sulla sedia.
«Comunque sia, accetto. Sarà una bella esperienza per me, ed una nota positiva sul curriculum.» Aggiunse sorridendo al quartetto, le labbra del vocalist si aprirono in un largo sorriso e fece un basso gridolino di felicità; Tom roteò gli occhi al cielo, poi dalla tasca estrasse un’elegante fiaschetta di metallo e vi si attaccò; dopo aver tracannato a lungo si guardò attorno e, sentendosi osservato esclamò: «Che c’è? Questa ha accettato di lavorare con noi...» Disse guardando la ragazza, «Evviva!» Aggiunse ancora lui, con finta gioia, «Stavo semplicemente festeggiando.» Spiegò alzandola fiaschetta in aria; Atena lo guardò di traverso, non capiva che problemi avesse, o meglio, lo sapeva bene, ma trovarselo davanti e leggere di lui e dei suoi problemi sul giornale, erano due cose differenti.
«Sì, dobbiamo festeggiare, ma non con l’alcol, no di prima mattina.» Sbuffò Bill, chissà quante volte gli aveva fatto quella predica.
«Per prima cosa: è solo un goccio; e poi, per favore, non venire a farmi la paternale.» Sbuffò a sua volta l’altro, stanco di sentire sempre le solite ramanzine.
«Sì, ma sarà il primo di una lunga serie di “gocci”.» Specificò il moro, «Devi smetterla con questa storia.» Aggiunse sospirando, esasperato.
«No Bill, la devi smettere tu di rompere i coglio...»
«Stop!» Urlò Atena, interrompendo il ragazzo, «Basta così. Le litigate, da domani, le lasciate fuori dallo studio.» Disse indicando entrambi i Kaulitz.
«Hai ragione, scusaci.» Mugugnò Bill a testa bassa.
«Sì, scusalo.» Sghignazzò Tom, il gemello lo guardò di sbieco e sospirò non capiva che tutte le urla e i pianti di Bill erano perché teneva troppo a lui, teneva a lui sopra ogni cosa ed era stanco di dovergli reggere la testa mentre lui vomitava l’anima; Bill era stanco di vedere suo fratello in quello stato, di sentire le domande della piccola Heike quando gli chiedeva cosa avesse lo zio Tom, ma allo stesso Tom sembrava non importasse nulla.
«Quindi, da oggi tu saresti il nostro... capo?» Domandò Georg, spostando lo sguardo sulla ragazza.
«Capo... mmh... diciamo dirigente.» Sorrise serafica lei, facendo sorridere anche il bassista.
Dopo essere stato in silenzio Rich proferì parola: «Bene ragazzi, vi lascio soli, così potrete conoscervi un po’ meglio.» I cinque annuirono , poi la bandi si alzò per salutare l’uomo, che, dopo ciò, sparì dietro la pesante porta in finto mogano.
«Credo che sia tu quella che dovrà parlare di se.» Disse Gustav rivolgendo un sorriso ad Atena, «Bene o male a noi ci conosci.» Aggiunse.
«Non ho mai avuto la convinzione di conoscervi...» Ammise lei, giocando con una ciocca di capelli.
«Come mai?» Le domandò Bill, incrociando le braccia al petto.
«Ho sempre pensato che al di la di ciò che si vedeva in televisione, voi foste diversi. Non ho mai creduto ai Bill e Gustav perennemente single e privi di vita sessuale.» Rise lei, «Come non ho mai creduto al Tom cuore di pietra delle interviste.»
«Ammesso e non concesso che sia vero, ci vedevi come quattro persone finte?» Le chiese il chitarrista, con una punta di acidume nella voce.
«Sì e no. Vi vedevo come dei ragazzi normali, con pregi e difetti.» Rispose lei con una scrollata di spalle.
«Stai eludendo la domanda.» Cantilenò il Kaulitz maggiore.
«Ok. Mmh... Diciamo che pensavo che le interviste mostrassero solo un certo lato del vostro carattere; che vi rappresentavano, ma non a trecento sessanta gradi.» Spiegò la ragazza, annuendo alle sue stesse parole.
«Teoria interessante.» Le sorrise Georg, «E , in parte azzeccata.»
«In parte?» Domandò lei storcendo il naso.
«Gustav era seriamente privo di vita sessuale.» Rise lui, facendo ridere anche Bill; Atena sorrise lievemente, abbassando subito lo sguardo quando si accorse che Tom la stesse insistentemente fissando.
«Teorie da fan a parte, dicci qualcosa in più su di te.» La invitò Bill, gesticolando con le mani.
«Mmh...su di me...»Mugugnò lei, «Mi sono diplomata alla scuola di Arti Cinematografiche di Berlino, nel ramo della produzione e del marketing, e poi ho preso una laura in regia.» Disse guardando un punto indefinito della stanza, «Ah, ho ventitre anni.» Aggiunse.
«Cosa?» Domandò basito il cantante.
«Venti e quanto?» Chiese Georg, strabuzzando gli occhi.
«Ventitre anni. Cinque in meno di te.» Rispose sorridendo sorniona al bassista.
«E tre meno di noi.» Sbiascicò Bill guardando di sottecchi suo fratello.
«Già laureata a ventitre anni?» S’informò Gustav, incuriosito da quella ragazzotta.
«Eh, era una laurea breve.»Sintetizzò lei con una scrollata di spalle.
Li guardò, uno per uno, quant’erano cambiati dall’ultimo live di due anni prima.
Erano più maturi.
Erano più spenti.
Gustav era rimasto sempre un solitario, recitava bene la sua parte di bravo ragazzo, non faceva mai nulla per essere scoperto e in quelle rare volte che accadeva lo scandalo passava in un batter d’occhio.
Georg era rimasta il ragazzo semplice di sempre, prossimo alle nozze con l’unica ragazza che aveva fatto breccia nel suo cuore, l’unica di cui era riuscito a fidarsi cecamente fin dall’inizio.
Quelli che la spaventavano erano i gemelli.
Dopo l’uscita di “Reset” e dopo il picco in classifica, la campana di vetro sotto la quale vivevano aveva iniziato a rompersi, pezzettino per pezzettino.
C’era stata la spaventosa magrezza di Bill e gli anti depressivi, e c’era Tom che lo incoraggiava a smettere, che lo sorreggeva; poi tutto cambiò nuovamente, la moneta di rovesciò di nuovo: diagnosticarono una malattia sanguinea a Simone e i gemelli crollarono definitivamente, ma in modo diverso.
Se per Bill fu una motivazione per tornare a stare fisicamente bene, per cercare di non essere una delusione per la madre malata, Tom cadde nel buio più nero: alcool, feste e pasticche varie.
Le sue foto apparsero sui giornali di tutto il mondo, il loft dei gemelli venne preso di mira dai fotografi e Tom entrò in un Rehab di Miami, ne uscì 3 mesi dopo, pulito da ogni pasticca; ma il vizio dell’alcool non riuscirono a toglierlo, quello no, le uniche volte in cui non beveva era in presenza della madre.
Bill aveva i capelli di una lunghezza normale, fino alle spalle e tinti li nero li teneva sempre legati in una coda bassa, i suoi occhi non erano più contornati dal nero intenso, ma solo da un leggero tratto di matita; Tom, invece, cambiò totalmente quando uscì dalla riabilitazione: sciolse le trecce, tolse il nero dai suoi capelli e li tagliò. Ora li portava di un castano chiaro, corti e spettinati; Atena si soffermò un attimo su di lui, i suoi tratti erano l’unica cosa che non era cambiata, le labbra morbide e il collo erano gli stessi di sempre, gli occhioni, seppur spenti e lontani, erano sempre profondi, capace di penetrare anche le persone più dure e di ammaliare quelle più forti.
Lo squillare del cellulare di Bill la destò dai suoi pensieri, scrollò la testa dalle immagini che vi si erano formate e sentì il moro parlare.
«No tesoro, torno presto.» Disse dolcemente, «Stai con nonna. Mi raccomando, fai la brava.» Si raccomandò, sorridendo lievemente, «Sì ok, te li saluto, a dopo.» Aggiunse prima di terminare la chiamata, poi ripose il cellulare nel taschino della giacca e alzò la testa, guardando i suoi compagni: «Vi saluta la piccola.» Disse, abbozzando un altro sorriso.
E poi c’era Heike.
La figlia avuta da una notte di follia sessuale durante la fine del suo periodo nero.
Forse anche la bimba aveva avuto qualche merito nella guarigione del moro.
Atena ricordava ancora il putiferio che scatenò la notizia.
Fan disperate si chiedevano com’era possibile che il tanto docile e casto Bill Kaulitz avesse messo incita una spogliarellista; ma il delirio vero e proprio fu quando Bill non smentì la voce, anzi la confermò, aggiungendo di volersi prender cura di madre e figlia.
Detto fatto, misero su famiglia in quattro e quattr’otto, ma dopo neanche quattro mesi di convivenza la francese tornò al suo paese, lasciando a Bill la bimba.
«Heike.» Mormorò Atena, con gli occhi lucidi; aveva sempre ammirato Bill per la sua scelta.
«Già, la peste.» Disse scherzando il moro, mentre si inumidiva le labbra con la punta della lingua.
«Ora dovrebbe avere si e no...tre anni, giusto?»
«Li compie tra due settimane.»
«Sarà bellissima...» Sospirò Atena, sorridendo al moro.
«Ovviamente sei invitata al suo compleanno.» Le disse lui, strizzandole l’occhio.
«Ne sono onorata, grazie.»
Era tutto così bello che le pareva di essere quasi in un sogno.
Tutto era come se l’era sempre immaginato, non c’erano santi davanti a lei, c’erano solo quattro ragazzi normali che avevano scoperto troppo presto un mondo fatto di soldi e falsi amici.
C’erano quattro giovani uomini che volevano tornare a sognare, come quando erano poco più che adolescenti e si facevano chiamare Devilish.
E poi c’era lei, un’anonima fan alla quale era stato affidato il compito più arduo, far risorgere quei quattro ragazzi dalle ceneri, come una fenice che torna alle origini, e si mise in testa che ce l’avrebbe fatta, per lei e per tutte le fans che ancora credevano in un sogno comune: vedere Bill, Tom, Gustav e Georg, di nuovo su un palco.

Continua...

Edited by .Jada. - 30/1/2010, 12:03
 
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Teti ~
view post Posted on 17/11/2009, 20:55




Oddio *-*
Sinceramente, non mi aspettavo postassi così presto.
Comunque, già mi piace. u_u
Atena ti somiglia molto, o mi sbaglio?
La ff è diversissima dalla precedente, ma sono sicura che anche questa sarà bellissima, me lo sento. *-*
E dopo questo commento idiota e striminzito, senza capo né coda, :-tet: mi ritiro. :ciao:
 
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Fee1702
view post Posted on 17/11/2009, 20:59




Oh *_______*
Già adoro questa storia, solo dall'inizio presumo che ci sarà da emozionarsi. Atena mi sembra di conoscerla mooooooolto bene, chissà perchè! Forse perchè somiglia ad una porchetta di mia conoscenza XD Comunque già la amo, così come il giovane ragazzo- padre.
 
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Kate ~
view post Posted on 17/11/2009, 21:10




Oddeo Jadì, che meraviglia questo primo capitolo! *_*
Atena è adorabile!!

E, ovviamente, so di essere io la donna di Giorgio U_U xD

E poi c'è la piccola... ca**o, è così strano leggere queste righe... posta presto, sono curiosa di sapere cosa succederà!
 
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.Jada.
view post Posted on 17/11/2009, 21:14




U.U

CITAZIONE
Atena ti somiglia molto, o mi sbaglio?

CITAZIONE
Atena mi sembra di conoscerla mooooooolto bene, chissà perchè!

Eh, Atena.
Sì, Atena la conoscete bene, e ha deciso di mettersi "a nudo" per voi, in questa piccola ff (saranno 10 capitoli + l'epilogo)

CITAZIONE
E, ovviamente, so di essere io la donna di Giorgio U_U

Certo patà, certo.

CITAZIONE
E poi c'è la piccola...

Di cui la prossima volta conoscerete il volto.
Cioè, Kate e Vale già la conoscono, ma gli altri no.

Grazie ragazze, vi amo *___*
 
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leni smile`
view post Posted on 17/11/2009, 21:19




Ed è arrivata a noi anche quest'altra FF.
Ed io sono così emozionata e contenta che davvero non puoi immaginare. Te l'ho già detto nemmeno un'ora fa su MSN, a me piace già. Mi piace il salto nel futuro,i Tokio grandi e i Tokio Hotel che si trovano ad affrontare problemi che li sovrastano;Heike *-* .. come ti ho già detto io amo i bambini,sopratutto quando compaiono nelle FF,figuarsi ora che è anche figlia di uno dei Kaulitz,del vergine Kaulitz (per citare l'articolo di Popcorn xD),che poi a quanto appurato nelle righe sopra scritte tanto vergine non ci è :nono: E mi hai sorpreso proprio per il fatto che Heike sia figlia sua,non nascondo che davvero avevo creduto che la bambina potesse essere di Tom.
In Atena vedo molto te e questo te l'ho pure già detto. Ti rispecchia molto Jada e so anche che questa nuova fanfic ti è molto vicina per quanto riguarda appunto la protagonista.
I problemi che, successivamente spero verrano ampliati, hanno colpito la famiglia Tokio Hotel sono cose che davvero potrebbero accadere,che mai ti aspetti ma che ti colpiscono e fanno rimanere di sasso quando capisci che una cosa è più vicina di quanto pensi. L'alone di mistero (e continuiamo con il mistero xD) con cui ci lasci nel prologo, quel "Forse" che ti fa porre domande del tipo: "Il puzzle verrà completato? I pezzi del puzzle della vita di Atena combaceranno? Quel forse alla fine diventerà qualcosa di concreto?" ,hanno naturalmente invaso la mia mente e non vedo l'ora di scoprire la loro risposta.
Non vedo l'ora di scoprire meglio Atena,di conoscerla ancora più affondo e di sognare e sperare con lei;di sapere dei nuovi Tokio Hotel e della loro possibile rinascita,insomma non vedo l'ora che continui :-tet:
Perdonami per il commento piccolo piccolo,ma siamo all'inzio, i miei commentoni ti arriveranno con il passare dei capitoli insieme a tutti i miei scleri e ai miei "Brava".
Ah,approposito Brava donna.
 
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.Jada.
view post Posted on 17/11/2009, 21:25




CITAZIONE
del vergine Kaulitz (per citare l'articolo di Popcorn xD),che poi a quanto appurato nelle righe sopra scritte tanto vergine non ci è :nono:

ahahahahahahahahahahahah
Oddio, donnina mia, io ti amo (L)

CITAZIONE
non nascondo che davvero avevo creduto che la bambina potesse essere di Tom.

Eh, te l'avevo fatto apposta (; e sono felice di esserci riuscita xD

CITAZIONE
"Il puzzle verrà completato? I pezzi del puzzle della vita di Atena combaceranno? Quel forse alla fine diventerà qualcosa di concreto?"

Lo scoprirete solo leggendooooo *canta*

Per il momento Grazie donnina mia (L)
 
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leni smile`
view post Posted on 17/11/2009, 21:28




CITAZIONE (.Jada. @ 17/11/2009, 21:25)
CITAZIONE
del vergine Kaulitz (per citare l'articolo di Popcorn xD),che poi a quanto appurato nelle righe sopra scritte tanto vergine non ci è :nono:

ahahahahahahahahahahahah
Oddio, donnina mia, io ti amo (L)

CITAZIONE
non nascondo che davvero avevo creduto che la bambina potesse essere di Tom.

Eh, te l'avevo fatto apposta (; e sono felice di esserci riuscita xD

CITAZIONE
"Il puzzle verrà completato? I pezzi del puzzle della vita di Atena combaceranno? Quel forse alla fine diventerà qualcosa di concreto?"

Lo scoprirete solo leggendooooo *canta*

Per il momento Grazie donnina mia (L)

Ma grazie a te Donna mia :-tet:
 
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....:GiulY:....
view post Posted on 17/11/2009, 22:03




Mi incuriosisce, mi piace l' idea di una pazza ventenne con cambiamenti d' umore, soprattutto la sua laurea in cinematografia e non la solita in lingue; devo dire che non mi piaccionio affatto i bambini piccoli, ma quella Heike mi piace, credo che m' innamorerò di lei quanto del padre; mi piace anche il titolo come l' hai fatto, minimal, ma allo stesso tempo raffinato.Ho e e il Tom alcolizzato chi se lo aspettava, un idea carina.
Non vedo l' ora che tu posti un altro capitolo perchè ho fetta di leggere
 
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.Jada.
view post Posted on 20/11/2009, 18:16




Grazie a tutte.
Prima di postare vorrei mostrarvi due cose:
la prima è Heike, a cui da il volto mia cugina.
La seconda è Tom, il Tom di questa FF.
Grazie ancora.


Capitolo 2



Fare la spesa era tra le cose che la rilassavano di più, pari solo al guidare.
Amava perdersi tra le corsie dei supermarket e comprare le cose più svariate, ed inutili.
Certo, doveva stare attenta a non spendere troppo, ma ogni tanto di concedeva qualche strappo alla regola.
Come quella sera: aveva comprato due scatole di cereali, ed ora se ne stava stravaccata sul divano mentre ne mangiava una manciata, direttamente dalla scatola di uno.
Adorava mangiare i cereali così, senza latte; fin da bambina, quando andava a fare la spesa con la mamma e poi tornava a casa, apriva il pacco e ne prendeva due pungi interi, ingurgitandoli velocemente per paura di essere scoperta da sua madre, e puntualmente si strozzava.
Tornò al presente, e al futuro.
Domani avrebbe iniziato a lavorare con quei quattro.
Ancora le sembrava strano pronunciare il nome della band.
Avrebbe lavorato per i Tokio Hotel.
Suonava così strano.
Lei, che in fin dei conti ci aveva sempre sperato in qualcosa del genere, ora si trovava a ridere solo al pensiero; di una cosa era certa, sarebbe stata un’esperienza unica.
Come unico è stato il modo in cui l’ha conosciuti.
E, doveva ammetterlo, pensava ancora a Tom.
Piaga della sua esistenza.
Se a tutti voleva un gran bene, per Georg qualcosa di quasi fraterno, pur non conosciendolo, provava per l’ormai l’ex rasta un misto di sentimenti al quale, a distanza di anni, ancora non sapeva dare un nome.
Odio? Forse.
Amore? Escluso, non si può amare chi non conosci. Non si può amare una persona che non sa neanche il tuo nome eppure ti fa commuovere ad ogni stronzata che dice.
Non si può amare una persona come Tom Kaulitz.
Eppure era così.
Per quanto lo negasse, per quanto si poteva incazzare, lei provava un sentimento che andava molto vicino all’amore, troppo; e lavorarci insieme non sarebbe stato d’aiuto, tutt’altro.

_____


Tutti erano in studio, tutti tranne uno.
Se c’era una cosa che Atena odiasse più di ogni altra era il ritardo.
Lei, per qualche arcano motivo, era sempre puntuale; anche quando si svegliava in ritardo.
Se Bill aveva cominciato così il primo giorno, con un appuntamento fissato per le tre del pomeriggio, alla fine di tutto la ragazza si sarebbe suicidata, ne era certa.
«Dove accidenti è tuo fratello?» Chiese a Tom, che stava impiegando il suo tempo cercando di risolvere un sudoku su un vecchio giornale.
«Non ne ho idea.» Rispose il ragazzo, «Merda. Questo coso è difficilissimo.» Sbuffò poi.
«Ce ne sono tre, e tu stai facendo quello con la difficoltà più alta, prova a fare quello più facile.» Consigliò Atena, sbuffando a sua volta; lui alzò gli occhi e la guardò di sottecchi, gli faceva venire il prurito alle mani, con quei modi del cavolo.
Chi accidenti si credeva di essere?
Cosa la rendeva diversa agli occhi di tutti?
Niente.
Lei era solo una fan, e lui era arrivato al punto di odiare quelle come lei; eppure sembrava essere l’unico.
Era l’unico a vivere in paranoia, l’unico che perdeva tranquillamente le staffe.
“Ehy ragazzi, se siamo così, è colpa loro, di quelle come lei!” Avrebbe voluto gridare, ma i suoi amici sembravano non volergli dare ascolto, suo fratello sembrava non cogliere i segnali, e lui trovava conforto solo nell’alcool.
Rum, Whisky, Vodka, Gin.
Loro si che l’ascoltavano.
In silenzio, certo.
Ma era questo quello di cui aveva bisogno. Ascoltatori silenziosi pronti a non giudicare.
«Scusate il ritardo!» Urlò Bill entrando dalla porta.
«Dove diamine ti sei cacciato?!» Sbraitò Atena, «Sei in ritardo di un’ora, Bill Kaulitz.»
«Non è colpa mia.» Si giustificò lui, poi si scansò lentamente, e da dietro la sua gamba spuntarono dei capelli biondo cenere e un paio di occhi azzurro cielo.
«Faceva troppi capricci, non la potevo lasciare con mamma.» Spiegò il moro prendendo la bambina in braccio.
«Oddio. Heike.» Sbiascicò Atena, incantata dal volto di quella bambina che la guardava di sottecchi sotto i boccoli indefiniti dei propri capelli; poi la piccola si guardò attorno e quando vide il chitarrista il suo sorriso si aprì: «Tio!» Urlò sporgendo le braccia verso il ragazzo, lui le sorrise e la prese in braccio.
«Heike, quante volte ti ho detto di non fare i capricci?!» La rimproverò lui, ma il tono della sua voce era tutt’altro che severo.
Il tono della sua voce incantò Atena.
Il tono della sua voce fece fare una piroetta alle farfalle che sentiva nello stomaco.
«Ma io volevo tare con papà.» Frignò lei, «E con te.» Aggiunse stringendo le piccole braccia al collo del ragazzo, lui rise e le riempì le guance di baci.
Era la prima volta, in due giorni, che Atena lo vedeva così spensierato, Bill le strizzò l’occhio, lui l’aveva sempre detto che sua figlia faceva miracoli.
«Amore di papà, voglio presentarti una persona.» Disse il moro, sottraendo sua figlia dalle braccia del fratello, «Lei è Atena, per un po’ di tempo lavorerà con papà e con gli zii.» Aggiunse portando la bimba ai piedi della ragazza, quest’ultima, alta quasi quanto il Kaulitz maggiore, si abbassò sulle ginocchia e accarezzò il nasino della piccolina.
«Tao.» Le disse Heike, allungando di molto le vocali.
«Ciao tesoro. Io sono Atena.» Le sorrise la ragazza, «Spero che diventeremo grandi amiche.» Aggiunse facendole l’occhiolino, e la piccola rise; poi si girò e con la sua andatura goffa andò a salutare Georg e Gustav, restando poi a giocare sulle gambe si quest’ultimo.
«Scusa Ate, non voleva stare con la nonna.» Sospirò il moro, togliendosi il cappotto.
«Tranquillo. Oggi non dobbiamo ne girare, ne scattare nessuna foto, dobbiamo solo scegliere il singolo e, volendo, iniziare a discutere del video.» Gli spiegò lei, sorridendo, poi si avvicinò al grande tavolo dov’erano seduti i ragazzi e prese posto tra Georg e Gustav, gli occhi del chitarrista puntati addosso.
«Allora uomini...» Iniziò, «Abbiamo bisogno di un singolo: proposte?» Chiese prendendo in mano una matita e aspettando che qualcuno parlasse.
Fu Georg a parlare per primo: «Che ne dite di Wir sterben niemals aus? Infondo incarna alla perfezione il messaggio che vorremmo mandare al pubblico: noi ci siamo ancora.»
«Che ne dite?» Chiese la ragazza.
«Sbaglio o sarebbe compito tuo scegliere il singolo, idealizzare il video, lo shoot promozionale eccetera?» Domandò Tom, guardandola con aria di sufficienza.
«Sì, ma sarete voi quelli che lo suoneranno davanti il pubblico, Tom.» Gli rispose lei, marcando sul suo nome.
«E quindi, Atena perché ti pagano?»
«Se vuoi, giralo tu il video. Occupati dello shoot, della promozione pubblicitaria... Invece di dire cazz...» Si bloccò guardando la bambina, «Cavolate... Usa il cervello, ammesso che tu ne abbia uno.» Aggiunse, poi fece una smorfia di disgusto e tornò a guardare gli altri tre, sorridendo, «Che ne dite dell’idea di Georg?» Domando ai ragazzi, e quel sorrisetto iniziò a far prudere le mani del Kaulitz maggiore, di nuovo.
«Mmh... Buona.» Annuì Bill, «Ma la trovo scontata.» Aggiunse, «Nel senso che... tutti si aspetterebbero una canzone simile.» Fece una pausa e si inumidì le labbra, mostrando il piercing sulla lingua, «Penso che dovremmo tornare con una canzone che ribadisca il fatto che noi per le fan ci siamo sempre. Anche dopo tutto quello che ci è successo...» Stava continuando a parlare, ma un botto secco dato sul tavolo lo interruppe, quel botto era la mano di Tom.
«Vorresti dire: quello che ci hanno fatto succedere!» Specificò il chitarrista, urlando.
«Tom, falla finita...» L’ammonì Gustav, pacato.
«No Gustav, fatela finita voi. Tutto questo finto perbenismo è patetico, e inutile. Se ora siamo qui, se ci ritroviamo a discutere per scegliere un singolo come ultimo appiglio per la nostra carriera, la colpa non è nostra, non credi?!» Chiese retoricamente, sotto gli sguardi basiti di tutti, Heike compresa.
«Ma poi, a che serve questo ritorno? Noi non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, sono loro che devono farsi un esame di coscienza, che devono riflettere su quello che ci hanno fatto...»
«Adesso basta!» Tuonò Atena, e gli sguardi basiti si spostarono su di lei, «Brutto ipocrita che noi sei altro! Non è colpa nostra se tu hai preso il vizio del’alcool. Non è colpa nostra se Bill rischiava di morire per anoressia. Nulla di quello che vi è capitato è stata colpa nostra; o per lo meno non è stata tutta nostra. Sbaglio o alla bottiglia ti ci attacchi di tua spontanea volontà!?» Gli chiese, ma non lo lasciò neanche rispondere, «Noi, quelle vere, ci siamo sempre state. Ti abbiamo difeso con la storia delle stalker, vi siamo state vicine durante la malattia di vostra mamma, durante l’aggressione di Gustav, e l’unica cosa che chiedevamo era di non fare di tutta l’erba un fascio.» Spiegò gesticolando, «Per cui, se sei venuto qui per sputare sentenze, per dare colpe... Beh, puoi tornartene da dove sei venuto. Mi sarebbe piaciuto conoscere il Tom Kaulitz che mi fece perdere la testa a diciassette anni, ma evidentemente una persona così era inesistente...» Concluse sospirando.
«Tu non sai proprio niente di me.»
«E tu non sai nulla di noi! Di quelle che si emozionavano solo al suono della voce di tuo fratello, o al battere del tamburo di Gustav... Ma tu, Dio eccelso, eri troppo occupato per preoccuparti di queste cose, no!?»
«Ma tu cosa ne sai di quello che passavo io, eh?!» Chiese lui, alzandosi e sbattendo di nuovo il pugno sul tavolo, tanto che Heike si rannicchiò al petto di Gustav.
«Nulla, infatti. Ma neanche tu sapevi quello che passavamo noi.» Rispose lei, serafica, «Ora, se hai finito, abbiamo del lavoro da fare.» Aggiunse con un sorrisetto, e fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Tom si girò di scatto e se ne andò dall’ufficio, sbattendo la porta, suo fratello era impietrito al suo posto, per due secondi non volò una mosca, poi il silenzio fu spezzato dal pianto di Heike, che si era spaventata dalle grida; Atena si sentì terribilmente in colpa per aver fatto piangere la bimba, ma non per quello che aveva detto, erano anni che doveva togliersi quel peso dallo stomaco.
«Ehi piccolina, scusa se ti ho spaventato.» Sussurrò prendendo Heike tra le braccia.
«Dov’è tio?» Chiese lei, singhiozzando, «Pecchè litigavate?» Chiese ancora.
«Perché ha la testa vuota tuo zio.» Rispose lei, «Una zucchina.» Aggiunse annuendo, la piccola sembrò rifletterci su e poi scoppiò a ridere, Atena sospirò guardando Bill, che era stato in silenzio per tutto questo tempo.
«Forse ho esagerato.» Biascicò a denti stretti, «Ho il maledetto vizio di dire sempre quello che penso.» Mugugnò, come per giustificarsi.
«Tranquilla, in fondo, hai detto una mezza verità. Quello che mi ha colpito è stata la freddezza con cui l’hai detto.»
«Bill non volevo, però è quello che pensavo. A prescindere dal fatto che io cercavo di capire i motivi di quello che vi stava accadendo, ci sentivamo da schifo, prese in giro. Poi abbiamo capito un po’ le motivazioni, ma l’amaro in bocca c’era comunque.»
«Tranquilla, ho capito.» Sorrise lui, come per rassicurarla, «Vado a cercare quella zucchina di mio fratello, torno subito.» Disse alzandosi, diede un bacio sulla fronte di Heike e uscì dalla stessa porta che aveva sbattuto Tom qualche minuto prima.
Fumava nervosamente seduto sul terrazzino, al diavolo la pioggia. Al diavolo il freddo.
Estrasse la fiaschetta dalla tasca della felpa e bevve un lungo sorso di Rum.
Al diavolo tutti.
Sentiva il sangue pulsare forte nelle vene, il battito del cuore gli rimbombava nelle orecchie e le mani gli prudevano in un modo allucinante.
Noi, quelle vere, ci siamo sempre state. Ti abbiamo difeso con la storia delle stalker...
Le parole di Atena gli frullavano in testa, ma cosa diamine ne sapeva lei di quei minuti in quella maledetta stazione di servizio?
Cosa ne sapeva lei dei conati di vomito che il ragazzo aveva ogni qualvolta che passava li davanti?
Cosa ne sapeva lei delle sedute dallo psicologo?
Niente.
Non ne sapeva niente, come del resto non lo sapeva nessuno, fuorché suo fratello; neanche Gustave e Georg erano al corrente delle sedute, in quel periodo si sentiva terribilmente male, e comunque doveva riuscire ad avere il sorriso davanti le telecamere, anche quando avrebbe voluto mandate tutto a fanculo.
E poi c’era stato il filtr con la bionda americana, Chantelle.
Iniziava a piacergli sul serio, ma ovviamente le fan delirarono e la casa discografica si vide costretta a giustificare quei baci come “trovata pubblicitaria”.
Aveva perso un’altra battaglia.
Non capivano che Tom Kaulitz aveva una voglia fottuta di innamorarsi.
No.
Tom Kaulitz, a vent’anni e passa, doveva essere ancora il Casanova che era a quindici anni, e perché?
Perché sennò loro non erano felici.
«Imbecille, entra dentro o ti prenderà un colpo.» Lo ammonì Bill, alle sue spalle.
«Voglio stare solo.» Rispose Tom, apatico.
«Sai di aver esagerato.»
«Lei no?!» Gli chiese il chitarrista, furioso.
«Sì, lei lo ha appena ammesso, e tu?»
«Io, ho il maledetto vizio di dire sempre quello che penso , lo sai.»
Bill rise sguaiatamente e suo fratello non ne capì il motivo: «Atena ha detto la stessa identica cosa, in fin dei conti, non siete così diversi...» Gli disse il moro, facendogli l’occhiolino, «Ora entra dentro.» Aggiunse prendendolo per il gomito e trascinandoselo dietro.
I gemelli rientrarono nella stanza con il tavolo ovale e Tom prese nuovamente posto davanti la ragazza, che lo guardava incantata.
Le goccioline di pioggia che gli si erano depositate nei capelli ora gli scendevano liberamente sulle punte e sul naso; il ragazzo si passò una mano sui capelli, scompigliandoli e tirando l’acqua addosso alla nipotina.
«Stai fermo, che poi si ammala!» Lo ammonì il fratello, dandogli uno schiaffo sul braccio.
«Che rompi scatole.» Sbuffò lui, poi posò il suo sguardo sugli occhi castani della ragazza, «Comunque, secondo me, potremmo uscire con Zoom.» Disse scrollando le spalle.
Atena alzò gli occhi e lo sospirò, guardò i ragazzi annuire, uno per uno, riprese la matita e scrisse il titolo della canzone sul foglio.
«Bene.» Annunciò, fece una pausa e poi, come se le si fosse accesa chissà quale lampadina, sorrise.
«Il video. Ho un idea!» Esclamò, «Allora, voi sarete in questa stanza, a suonare...» Iniziò a spiegare, gesticolando e facendo attenzione alla bimba, seduta sulle sue gambe, «E inizialmente si vedrà solo Tom, con il piano forte, poi lentamente il campo si ingrandisce e ci siete voi... Sistemeremo la canzone aggiungendo qualche nota di basso acustico e di batteria, qualcosa di leggero, come la melodia originale... Poi il campo si rimpicciolirà solo su Tom e lentamente inizieranno a scorrere immagini in bianco e nero di vecchi concerti, per poi tornare, alla fine della canzone, al presente, con voi più in forma che mai.» Fece una pausa e poi con un sospiro riprese, «Che ne pensate?» Domandò.
Era molto agitata.
Da quella folle idea sarebbe dipesa l’intera carriera dei ragazzi.
Ma quello non sarebbe stato l’ultimo video, lei se lo sentiva dentro, in ogni fibra del proprio essere.
«E’ magnifico.» Disse Bill con gli occhi lucidi.
«Questa sera stessa cercherò di aggiungere qualche arrangiamento.» Propose Georg, giocando con una ciocca di capelli.
«Non dovevi uscire con Kate?» Gli chiese Gustav, alzando un sopraciglio.
«Capirà.» Annuì lui, convinto.; aveva sempre capito e l’aveva sempre motivato ad andare avanti, per questo le aveva chiesto di diventare sua moglie, perché sapeva che lei era quella giusta.
«Domani potremmo iniziare a fare qualche scatto, poi dovremmo fare una scaletta, chiamare la troupe ed iniziare a girare...» Iniziò Atena, poi si bloccò, «Accidenti, devo chiamare Jost.» Sbuffò poi dandosi uno schiaffo sulla fronte; presa dall’eccitazione si era dimenticata di una delle persone più “importanti”.
Era sempre stata neutrale nei riguardi del manager, sapeva che fosse uno stronzo, però aveva portato i ragazzi ad alti livelli per cui non poteva odiarlo, almeno fino all’uscita di Reset fu così...
«Ci vediamo domani, quindi?» Le chiese il bassista, alzandosi, «Vorrei andare subito a casa...»
«Oh sì, certo. Domani mattina alle dieci.» Annuì la ragazza, cercando il numero del manager nell’agenda, «Portate qualche vestito a vostra scelta... Tanto saranno delle prove.» Aggiunse guardando Bill.
«Ok.» Annuirono tutti e quattro, assieme.
«Andiamo Heike.» Disse il moro, allungando le mani verso la bambina, che era rimasta in braccio ad Atena.
«No.» Mugugnò la bimba, stringendosi alla ragazza.
«Dai su, non fare i capricci.» Sospirò il padre, cercando di impostare la voce.
«Tiamo un altro po’ qui...» Annuì la piccolina, giocando con i capelli di Atena, Bill la guardò, in cerca d’aiuto.
«Ah,per me non ci sono problemi.» Scrollò le spalle lei.
«Va bene.» Sospirò Bill, accasciandosi nuovamente sulla sedia, infondo non aveva nulla da fare a casa, guardò suo fratello, speranzoso che sarebbe rimasto.
«Io...emh... Io a questo punto, andrei.» Sbiascicò il Kaulitz maggiore.
«Retta anche tu tio!» Frigno nuovamente Heike, sfarfallando gli occhi in direzione dello zio.
«Volevo andare un po’ dalla nonna.» Cercò di giustificare il ragazzo, guardando gli occhi della nipote.
«Uffa.» Sbuffò lei.
«E sia.» Sbuffò a sua volta il chitarrista, quella bambina stava iniziando ad essere un’ promblema, lo condizionava in un modo assurdo; neanche il fratello aveva tutto quel potere su di lui.
Atena di alzò e andò a poggiare la bimba sulle gambe del padre, poi prese il telefono e compose il numero di David, mentre aspettava che l’uomo rispondesse giocava con una ciocca di capelli, amava fare dei piccoli nodini e poi scioglierli subito, era un gesto rilassante.
«Pronto David? ... Ciao sono Atena. Volevo dirti che abbiamo scelto il singolo... Sì, è Zoom.» Ogni tanto arricciava le labbra in una smorfia che faceva ridere Heike, «No, ma credo che sia la canzone migliore... Ah... Ma veramente...» Iniziava a spazientirsi, fece un respiro profondo e cercò di calmarsi, «Bè, penso che la scelta tocchi a loro, l’hai detto tu... Capisco che tu sia il suo manager, ma guarda come sono finiti. Falli decidere per loro una buona volta.» Gli suggerì con una punta d’acidità, mentre guardava Tom di sottecchi, e anche il ragazzo la osservava, «Bene, domani iniziamo a fare degli scatti non ufficiali, e inizierò a chiamare la troupe... Volevamo solo che tu lo sapessi... Passa una buona serata.» Concluse, poi attaccò il telefono.
«E’ fatta. Se tutto va bene, fra tre mesi sarete di nuovo sulla piazza.» Disse sorridendo.
«Bene, ci vediamo domani.» Disse Tom alzandosi e cercando di snobbare le lamentele di Heike.
Scese nel parcheggio e salì in macchina, abbandonandosi sul sedile.
Che accidenti significavano i pensieri che aveva avuto guardando Atena al telefono?
“Nulla” Si disse.
Lei non era, e non sarebbe stata mai, il suo tipo.
Troppo goffa.
Troppo fan.
Troppo normale.
Sospirò e bevve un sorso dalla fiaschetta, poi ripartì verso il suo loft di Berlino, non vedeva l’ora di arrivarvi e di gettarsi sul letto, lo aspettavano giornate più lunghe di quella che aveva avuto.

Continua...

Edited by .Jada. - 30/1/2010, 12:04
 
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.laetitia.
view post Posted on 20/11/2009, 19:35




Questa ff è davvero bella Jada *.*
Mi è piaciuto il modo col quale hai descritto i personaggi, le loro personalità, e spero vivamente non debbano passare nulla del genere.
Quando descrivi il passato ed il presente di Tom, mi si stringe il cuore, e non è un eufemismo.
E poi, Heike *.*
Continua presto ^_-
E bel nome Atena *.*
 
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Kate ~
view post Posted on 20/11/2009, 19:46




CITAZIONE
«Non dovevi uscire con Kate?» Gli chiese Gustav, alzando un sopraciglio.
«Capirà.» Annuì lui, convinto.; aveva sempre capito e l’aveva sempre motivato ad andare avanti, per questo le aveva chiesto di diventare sua moglie, perché sapeva che lei era quella giusta.

Oh patà *________*

Ma torniamo alla FF: Bill nei panni del padre è... non so nemmeno come descriverlo! E' tanto tenero quanto strano!
Tom depresso, che tristezza... dietro a quegli occhioni grandi c'è tanta rabbia e tanta delusione...

Atena, ovviamente, è un amore! E' una ragazza proprio speciale... sai, ne conosco un'altra che le somiglia tanto xD
 
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.Jada.
view post Posted on 20/11/2009, 20:09




Amy, grazie *__*
CITAZIONE
E bel nome Atena *.*

Eh, Atena è la mia dea greca preferita... cioè, in realtà è Eris, ma mi pareva brutto dare al personaggio il nome della discordia xD



CITAZIONE (Kate ~ @ 20/11/2009, 19:46)
CITAZIONE
«Non dovevi uscire con Kate?» Gli chiese Gustav, alzando un sopraciglio.
«Capirà.» Annuì lui, convinto.; aveva sempre capito e l’aveva sempre motivato ad andare avanti, per questo le aveva chiesto di diventare sua moglie, perché sapeva che lei era quella giusta.

Oh patà *________*

Eh, e ancora che hai visto te? Niente.

Grazie ragazze :soleh:
 
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....:GiulY:....
view post Posted on 20/11/2009, 21:35




Anche questo è un bel capitolo.
CITAZIONE
«Ma poi, a che serve questo ritorno? Noi non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, sono loro che devono farsi un esame di coscienza, che devono riflettere su quello che ci hanno fatto...»
«Adesso basta!» Tuonò Atena, e gli sguardi basiti si spostarono su di lei, «Brutto ipocrita che noi sei altro! Non è colpa nostra se tu hai preso il vizio del’alcool. Non è colpa nostra se Bill rischiava di morire per anoressia. Nulla di quello che vi è capitato è stata colpa nostra; o per lo meno non è stata tutta nostra. Sbaglio o alla bottiglia ti ci attacchi di tua spontanea volontà!?» Gli chiese, ma non lo lasciò neanche rispondere, «Noi, quelle vere, ci siamo sempre state. Ti abbiamo difeso con la storia delle stalker, vi siamo state vicine durante la malattia di vostra mamma, durante l’aggressione di Gustav, e l’unica cosa che chiedevamo era di non fare di tutta l’erba un fascio.» Spiegò gesticolando, «Per cui, se sei venuto qui per sputare sentenze, per dare colpe... Beh, puoi tornartene da dove sei venuto. Mi sarebbe piaciuto conoscere il Tom Kaulitz che mi fece perdere la testa a diciassette anni, ma evidentemente una persona così era inesistente...» Concluse sospirando.

Adoro questa parte, molto significativa hai centrato quel puntino che fa sentire ogni fan di qualsiasi artista spciale.
E quel rapporto di Tom con Hekie, come la bimba ha salutato lo zio m' ha fatto tornare indietro nel tempo...
E tua cugina è un amore :soleh:
 
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Fee1702
view post Posted on 20/11/2009, 21:46




Eccomi porchè, non mi avevi detto che avevi postato! Strunz!
Il bello di questa fanfiction è che sembra tanto reale da far male. E' ovvio che non augurerei mai nulla del genere ai nostri ragazzi, ma sono situazioni, che nel peggiore dei casi, potrebbero anche avverarsi, anche se ho fiducia in loro. Come la storia di Chantelle, infondo nessuno ce lo dice che non sia andata davvero così, ad esempio.
E il discorso di Atena, mi ricorda molto noi, quello che abbiamo sempre pensato di loro, la rabbia che a volte ci scatenano. Insomma, amo questa storia, forse la migliore, per ora di quelle che tu abbia scritto.
Ti piscio, pisello e cillo, sappilo ^^
 
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350 replies since 17/11/2009, 20:28   5600 views
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