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;heroine;
view post Posted on 6/8/2009, 09:38




PREFAZIONE



"Se potessi riscrivere la mia vita, ci metterei dentro amore. Ma non tanto, quel che basta per non soffrire.

- - -

Avevo davanti ai miei occhi l' opportunità che sognavo da una vita intera e stavo per sprecarla in meno di un minuto. Non potevo lasciarmi andare di fronte alla sua evidente intenzione di distruggermi psicologicamente.
Non dopvevo dimostrarmi debole, ma, soprattutto, non dovevo permettergli di averla vinta anche questa volta.

- - -

- Ma cosa stai dicendo? Non vedi che parli a vanvera? - mi urla contro, in maniera quasi disumana.
- Io non parlo a vanvera. Dico solo quello che ho visto e ti informo che non mi è piaciuto per niente - urlo a mia volta.
Entrambi stavamo urlando come degli osannati, ma che ci sentissero fuori oppure no, non importava a nessuno.
C' era una questione in sospeso e andava risolta.
- Stavamo solo parlando, diamine. Non puoi essere così cinica. Ti ho detto che non abbiamo fatto niente dopo quella conversazione. Quelle foto non significano nulla. Chi te le ha inviate, ha raggiunto il suo scopo perchè in questo momento stiamo litigando! -.
Rimango zitta e immobile di fronte a quel discorso così ingiustamente giusto.
I nostri respiri si fanno man mano sempre più regolari, finchè, esausti per la sfuriata, ci sediamo sul pavimento a gambe incrociate.
- Scusa - farfuglio.
Non mi risponde; si avvicina e mi bacia.

- - -

Tenevo tra le braccia la minuscola creatura, frutto del mio amore e del suo.
Mi sembrava quasi impossibile, ma dai lineamenti del viso, capii che era tutto reale. Il naso era il suo, la bocca e le guance paffute erano mie, gli occhi color nocciola intenso erano tremendamente uguali ai suoi.




PROLOGO.

- Illy, scendi, avanti! Dobbiamo andare - mi urla Bill, dal piano di sotto.
Infilo l' ultima maglietta dentro alla valigia e mi catapulto giù dalle scale, cercando di non inciampare in essa.
- Eccomi, sono qui! Mamma mia, non ci ho messo così tanto - borbotto, infilandomi le scarpe.
Scuote la testa, intanto, prende in mano la mia valigia.
- No, figurati, in fondo abbiamo fatto ora a mettere tutte le valigie nel bus e gli altri son già dentro. No, non ci hai messo tanto, siamo solamente gli ultimi - ridacchia, divertito. - Come sempre - aggiunge.
Ok, oggi, forse, è in vena di scherzare.
Gli do una pacca sulla nuca e mi avvio verso la porta.
Mi volto per vedere se mi seguE e noto che sta cercando qualcosa nella tasca dei suoi pantaloni.
- Ti vuoi muovere? - domando, perfida.
Si gira verso di me e sbuffa. Trova le chiavi e chiude la porta di casa.
Le porte del tourbus si aprono e noi entriamo.
- Ce ne avete messo di tempo - dice Tom, sogghignando.
- Bill non trovava le chiavi di casa - rispondo, con indifferenza.
Ma dentro di me stavo già ridendo a crepapelle.
- Non è vero! Sei tu che ci hai messo una vita e mezza a prepare una mini valigia - si difende, leggermente offeso.
- Forse, ma se non tu non avessi impiegato tutto quel termpo per cercare le chiavi, forse non... -.
- Ok, smettetela adesso. il viaggio è lungo, non voglio sorbirmi un' altra delle vostre litigate - sbuffa Gustav, mentre affonda nello schienale del sedile.
Lancio a Bill uno sguardo fulminante, poi sorrido e gli do un bacio sulla guancia.
- Cane e Gatto hanno fatto pace - si illumina Tom, facendo il finto mieloso.
- Io sono il Gatto - lo informo.
- No, ti sbagli. Io sono il gatto - sbuffa, Bill.
- No, sei tu che ti sbagli. Io non faccio la parte del cane -.
- Invece sì -.
- Invece no -.
- Scommettiamo? -.
- No -.
Gustav si tappa le orecchie con il cappuccio della felpa; Georg rotea gli occhi e Tom alza gli occhi al cielo.
- Avete finito? - ci implorano.
- Ha cominciato Tom con la storia del Gatto e del Cane - risponde Bill, piagnuccolando.
- Ma tu sei sempre il solito. Io sono il Gatto. Punto - esclamo io, facendo l' autoritaria.
Bill sbuffa di nuovo e incrocia le braccia al petto.
Gli passerà. In fondo, questa è solo una delle litigate che facciamo di solito.
Il viaggio comincia e le ore sembrano passare talmente velocemente da sembrare irreale.
Mi avvicino piano a Bill, che aveva chiuso gli occhi cercando di riposarsi.
- Bill - sussurro, piano.
- Non mi va di litigare - risponde, freddo.
- Non voglio litigare, adesso -.
- E allora cosa vuoi fare? - chiede, sorridendo.
- Tu che suggerisci? - chiedo, stando al gioco.
- Beh, un' idea ce l' avrei - risponde.
- Giochiamo a briscola? -.
 
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Musa Di Tom__}
view post Posted on 6/8/2009, 11:16




Carina Sere, continua ^_^
Briscola eh? XD
 
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....:GiulY:....
view post Posted on 6/8/2009, 18:56




Carina


CITAZIONE
- E allora cosa vuoi fare? - chiede, sorridendo.
- Tu che suggerisci? - chiedo, stando al gioco.
- Beh, un' idea ce l' avrei - risponde.
- Giochiamo a briscola? -.

XD Troppo forte!
 
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;heroine;
view post Posted on 6/8/2009, 22:44




Capitolo 1.

Guardo fuori dal finestrino e vedo scorrere veloci i paesaggi davanti a me.
E' una sensazione così strana quella di essere consapevole di aver abbandonato la propria città per chissà quanto tempo.
Ma in fondo, ci sono tante cose a cui pensare e sono certa che una volta arrivata a destinazione, avrò a malapena il tempo per pensare a me stessa.
C' è un silenzio quasi tombale qui dentro e l' unico rumore sono i passi che provengono dal piano superiore.
Ma che cavolo sta combinando Gustav lassù? Vuole fare ginnastica, saltellando sul posto e sfondare il pavimento?
Scuoto la testa; quel ragazzo è un fantasma vivente ma sa farsi sentire quando e come vuole.
Bill sta guardando qualcosa al suo computer. Probabilmente rilegge testi di canzoni già scritte; come fa ogni sera prima di addormentarsi.
Tom ascolta musica nel suo Ipod mentre Georg...
Beh, che altro può fare Georg se non dormire?
Questi sedili stanno cominciando a diventare scomodi e l' idea di dormire su un autobus non mi aiuta di certo a prendere sonno.
- A che pensi? -.
La sua voce mi riporta alla realtà, facendo sbattere i miei occhi più volte.
Mi volto verso di lui con aria interrogativa.
- Come scusa? - chiedo.
- A cosa stai pensando? E' mezz'ora che fissi fuori dal finestrino e non dici una parola -.
- Nemmeno voi state parlando - ribadisco, senza guardarlo.
- Questo è vero e ti do ragione, però sei così assorta che cominciavo a preoccuparmi -.
- Preoccuparti? -.
- Fissi quei paesaggi in modo quasi assente, come se ti sentissi attratta da tutto quel verde - risponde, ridacchiando.
Sorrido appena e scuoto la testa.
- Era assorta nei miei pensieri. A dirla tutta, ai paesaggi ho pensato in un primo momento. Ma è stato un attimo -.
Bill annuisce, piano. Poi mi guarda dritto negli occhi; quando fa così è perchè è in cerca di risposte a domande che ancora deve formulare.
Come se cerasse di prepararmi psicologicamente.
- Cioè? -. Ecco la domanda numero uno. Già, la prima di una lunga traversa.
- Al fatto di lasciare la città; a come Gustav riuscisse a farsi sentire, sempre con grazia ovviamente. Al fatto che questi sedili stanno cominciando a diventare scomodi e prendere sonno diventa sempre più difficile; ma per Georg facciamo un' eccezione. Poi pensanvo al fatto che forse, e dico forse, questa vita non è così male come credevo - rispondo, tranquilla.
Annuisce di nuovo. Il suo silenzio avvolte mi innervosisce di più dei suoi mologhi.
Vorrei che spendesse qualche parola in più con me, ma a volte è come sperare di riuscire, un giorno, a volare.
- Per quanto riguarda i sedili, ti ci abituerai. ma i letti di là sono leggermente più comodi. Non sono comodi, ma lo sono più di questi -.
Scoppiamo in una risata leggera e silenziosa, come se fosse solo per me e per lui.
Chiudo gli occhi, cercando di non pensare a nulla, di escludere il mondo per un attimo soltanto.
Non avrei mai creduto di trovare la pace in questo caos.

 
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....:GiulY:....
view post Posted on 7/8/2009, 12:57




Certo che Gustav dovrebbe imparare il rispetto della quiete e Gorg è come me! (niente lo puo svegliare quando è nel mondo dei sogni)
 
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.Jada.
view post Posted on 13/9/2009, 16:31




Giuro che appena la storia va avanti ti faccio un commento decente xD
Per ora ti posso solo incitare a continuare^^
 
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;heroine;
view post Posted on 14/9/2009, 22:12




Capitolo 2.

Il viaggio è stato lungo quanto sfiancante.
Ora, a bordo di una macchina, ci stanno portando all' hotel, dove vi staremo fino a dopo pranzo.
La mia camera è comunicante a quella di Bill, ma è palese che trascorrero le tre notti nel suo letto.
E' solamente una formalità per non dare troppo nell' occhio.
Apro la mia valigia e tiro fuori tutto ciò che mi può essere utile per fare una doccia e uscirne profumata, meglio di una rosa.
L' acqua calda scorre veloce sulla mia pelle, rilassandomi.
Se avessi la capacità di dormire di un cavello, probabilmente mi sarei addormentata in piedi.
Ora sono pulita e profumata, pronta per andare in camera sua e constatare, come sempre, che io sono più veloce di lui nel prepararmi.
Busso alla porta e lui la apre.
Entrare in camera sua senza uscire dalla mia è una forza; mi viene quasi da ridere ma evito di farlo da sola e di passare per una cretina.
Si siede sul letto, con ancora l' asciugamano legato in vita.
- Illy, sono in crisi - piagnuccola.
- Come sempre - dico, prendendolo in giro.
- Seriamente. Non so cosa mettermi per fare l' intervista - sbuffa.
Ci penso un paio di minuti, poi parto spedita in direzione della sua valigia.
Ne tiro fuori un paio di jeans neri attillati; ma credo che il particolare "attillati" si possa anche trascurare visto e considerato che sono tutti attillati. Poi tiro fuori una maglietta bianca e nera con paio di bretelle.
Li appoggio sul letto e osservo fiera di me la combinazione a dir poco perfetta.
- Poi puoi mettere quegli stivali - sorrido, convinta.
Si alza in piedi e mi abbraccia, sollevandomi da terra. Wow, ora è diventato l' Incredibile Hulk e non me ne sono accorta.
- Cosa farei senza di te - dice, accarezzandomi una guancia.
Mi da un bacio veloce sulle labbra e prende in mano i vestiti.
- Mi cambio e torno subito - dice, prima di sparire dietro la porta del bagno.
Subito...sì certo, Bill, valla a contare a qualcun altro.
Farei ora a fare il giro del mondo tre volte e lui starebbe ancora cercando di capire come si infilano le bretelle.
Scuoto la testa. Ma come ho fatto ad innamorarmi di lui?
Sorprendentemente e contro ogni mia aspettativa, dopo nemmeno mezz' ora ci ritroviamo tutti, Tokio Hotel al completo e alcuni dei membri dello Staff, tra il quale faccio parte pure io, nella hall, in attesa della macchina che ci avrebbe portato allo Studio dove loro avrebbero fatto l' intervista.
Accanto a me, c'è la imponente, alta, sicura di sè e nuova guardia del corpo dei ragazzi.
Se mi volto mi sento male; non fa altro che peggiorare il mio senso di tristezza. Il mio metro e cinquantanove contro i suoi due metri non va molto lontano.
Finalmente l' auto arriva.
L' intervista è stata lunga e noiosa come sempre.
Sono le stesse domande fatte da persone diverse, ma che hanno comunque sempre la stessa risposta.
Non ha senso.
Bill: a volte siamo in tour e desideriamo con tutti noi stessi essere a casa. E' difficile tornare alla vita normale, quella che avevamo una volta, però con il tempo ci si abitua a questa situazione. Cantare e suonare in giro per il mondo è sempre stato il nostro sogno e ne accettiamo tutto quel che ne consegue.
(...)
Tom: ci sono delle volte in cui vorremmo alzare il tono di voce con certe persone. Ma poi ci rendiamo conto che è inutile, che le cose non cambierebbero.

Ascolto l' intervista a pezzi. Quando finalmente finisce, scatto a razzo fuori dall' edificio. Entro in macchina e li aspetto.
Le urla delle fans mi fanno finalmente capire che sono usciti anche loro.
Dopo poco, entrano in macchina.
Bill saluta le ultime fans, Georg si sistema gli occhiali da sole, Gustav appoggia la testa allo schienale e chiude gli occhi.
Mentre Tom...scrive al suo cellulare.
- L' hai ascoltata tutta l' intervista? -. La voce di Bill mi riporta alla realtà.
- No, mi stavo annoiando a morte - rispondo, sbuffando.
- Dopo dovresti dare un' occhiata ai programmi della settimana prossima. Mi hanno spedito varie richieste di partecipazioni a show live o a programmi televisivi. Devi vedere se possiamo oppure no. Sono sicuro che non t' annoierai per le prossime sei ore -. La vode di David Jost mi arriva alle orecchie come il suono più irritante che esista.
Stupido serpe velenoso.
- Certamente - rispondo, decisa.
Non dovevo abbassare le mie difese. Sapeva di avere il potere di sbattermi fuori dallo Staff; sapevo anche io di essere dentro grazie a Bill.
Sapevo perfettamente quanto non andassi a genio al suo menager.
- Brava, la forza di volontà va sempre bene - annuisce, soddisfatto.
Mi sfotte; è chiaro e palese che sta facendo di tutto per farmi perdere la testa.
Lui non ha ancora capito una cosa di me: se devo graffiare io graffio, se devo mordere io mordo e, se devo utilizzare modi poco carini per farmi rispettare, lo farò.
Vuole la guerra? Sta giocando col fuoco.
 
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6 replies since 6/8/2009, 09:38   106 views
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