PREFAZIONE
"Se potessi riscrivere la mia vita, ci metterei dentro amore. Ma non tanto, quel che basta per non soffrire.
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Avevo davanti ai miei occhi l' opportunità che sognavo da una vita intera e stavo per sprecarla in meno di un minuto. Non potevo lasciarmi andare di fronte alla sua evidente intenzione di distruggermi psicologicamente.
Non dopvevo dimostrarmi debole, ma, soprattutto, non dovevo permettergli di averla vinta anche questa volta.
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- Ma cosa stai dicendo? Non vedi che parli a vanvera? - mi urla contro, in maniera quasi disumana.
- Io non parlo a vanvera. Dico solo quello che ho visto e ti informo che non mi è piaciuto per niente - urlo a mia volta.
Entrambi stavamo urlando come degli osannati, ma che ci sentissero fuori oppure no, non importava a nessuno.
C' era una questione in sospeso e andava risolta.
- Stavamo solo parlando, diamine. Non puoi essere così cinica. Ti ho detto che non abbiamo fatto niente dopo quella conversazione. Quelle foto non significano nulla. Chi te le ha inviate, ha raggiunto il suo scopo perchè in questo momento stiamo litigando! -.
Rimango zitta e immobile di fronte a quel discorso così ingiustamente giusto.
I nostri respiri si fanno man mano sempre più regolari, finchè, esausti per la sfuriata, ci sediamo sul pavimento a gambe incrociate.
- Scusa - farfuglio.
Non mi risponde; si avvicina e mi bacia.
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Tenevo tra le braccia la minuscola creatura, frutto del mio amore e del suo.
Mi sembrava quasi impossibile, ma dai lineamenti del viso, capii che era tutto reale. Il naso era il suo, la bocca e le guance paffute erano mie, gli occhi color nocciola intenso erano tremendamente uguali ai suoi.
PROLOGO.- Illy, scendi, avanti! Dobbiamo andare - mi urla Bill, dal piano di sotto.
Infilo l' ultima maglietta dentro alla valigia e mi catapulto giù dalle scale, cercando di non inciampare in essa.
- Eccomi, sono qui! Mamma mia, non ci ho messo così tanto - borbotto, infilandomi le scarpe.
Scuote la testa, intanto, prende in mano la mia valigia.
- No, figurati, in fondo abbiamo fatto ora a mettere tutte le valigie nel bus e gli altri son già dentro. No, non ci hai messo tanto, siamo solamente gli ultimi - ridacchia, divertito. - Come sempre - aggiunge.
Ok, oggi, forse, è in vena di scherzare.
Gli do una pacca sulla nuca e mi avvio verso la porta.
Mi volto per vedere se mi seguE e noto che sta cercando qualcosa nella tasca dei suoi pantaloni.
- Ti vuoi muovere? - domando, perfida.
Si gira verso di me e sbuffa. Trova le chiavi e chiude la porta di casa.
Le porte del tourbus si aprono e noi entriamo.
- Ce ne avete messo di tempo - dice Tom, sogghignando.
- Bill non trovava le chiavi di casa - rispondo, con indifferenza.
Ma dentro di me stavo già ridendo a crepapelle.
- Non è vero! Sei tu che ci hai messo una vita e mezza a prepare una mini valigia - si difende, leggermente offeso.
- Forse, ma se non tu non avessi impiegato tutto quel termpo per cercare le chiavi, forse non... -.
- Ok, smettetela adesso. il viaggio è lungo, non voglio sorbirmi un' altra delle vostre litigate - sbuffa Gustav, mentre affonda nello schienale del sedile.
Lancio a Bill uno sguardo fulminante, poi sorrido e gli do un bacio sulla guancia.
- Cane e Gatto hanno fatto pace - si illumina Tom, facendo il finto mieloso.
- Io sono il Gatto - lo informo.
- No, ti sbagli. Io sono il gatto - sbuffa, Bill.
- No, sei tu che ti sbagli. Io non faccio la parte del cane -.
- Invece sì -.
- Invece no -.
- Scommettiamo? -.
- No -.
Gustav si tappa le orecchie con il cappuccio della felpa; Georg rotea gli occhi e Tom alza gli occhi al cielo.
- Avete finito? - ci implorano.
- Ha cominciato Tom con la storia del Gatto e del Cane - risponde Bill, piagnuccolando.
- Ma tu sei sempre il solito. Io sono il Gatto. Punto - esclamo io, facendo l' autoritaria.
Bill sbuffa di nuovo e incrocia le braccia al petto.
Gli passerà. In fondo, questa è solo una delle litigate che facciamo di solito.
Il viaggio comincia e le ore sembrano passare talmente velocemente da sembrare irreale.
Mi avvicino piano a Bill, che aveva chiuso gli occhi cercando di riposarsi.
- Bill - sussurro, piano.
- Non mi va di litigare - risponde, freddo.
- Non voglio litigare, adesso -.
- E allora cosa vuoi fare? - chiede, sorridendo.
- Tu che suggerisci? - chiedo, stando al gioco.
- Beh, un' idea ce l' avrei - risponde.
- Giochiamo a briscola? -.