We're all alone, Sequel di "Le ali spezzate"

« Older   Newer »
  Share  
Shynee
view post Posted on 12/4/2009, 16:30 by: Shynee




Prologo




- Tra quanto tempo abbiamo il concerto? – chiese David con fare impaziente, battendo un piede sui tappetini dell’auto.
Dunja, appollaiata sul sedile di fronte a lui, si strinse nelle spalle, e lanciò un’occhiata alla ragazza sedutale accanto che appuntava qualcosa sul foglio sostenuto da una cartelletta rigida.
- Valentina? -
La ragazza smise di scrivere e sollevò la testa. – Tra esattamente due ore. Arriveremo tra mezz’ora, i ragazzi verranno sistemati nei camerini del club, poi potranno dedicarsi al soundcheck, previsto tra un’ora esatta – rispose, in perfetto tedesco. Poi ritornò a scribacchiare qualcosa su un angolo del foglio.
- Cosa scrivi? – le chiese Dunja, curiosa.
- Un appunto. Devo ricordarmi di chiedere al tecnico delle luci se ha apportato la modifica ai fari superiori che avevo chiesto per telefono –
Beh, era efficiente, meditò David, non c’era di che lamentarsi. Sempre accorta a svolgere tutto nel migliore dei modi, precisa e attenta a non creare problemi, né rappresentarne. Non si era pentito di averla assunta e di averla affidata a Dunja, e doveva ammettere che da quando c’era lei (cioè circa da un mese e mezzo) che si occupava di tutte le piccole cose, il lavoro era più semplice, specialmente per Dunja.

Flashback.

David si accomodò sulla grande poltrona di pelle dietro la scrivania, e la ragazza si sedette su una delle sedie striminzite davanti a lui.
- Dobbiamo trovare un modo per renderti utile nello staff. Un lavoro stabile, adatto a te, e che ti consenta di passare inosservata – disse. Aprì un cassetto sotto la scrivania per estrarne il fascicolo con l’elenco di tutti i dipendenti.
- Lavoro? – ripeté la ragazzina, stranita.
- Sì, lavoro. Ti aspettavi che ti avremmo mantenuta noi? Devi renderti utile se vuoi restare, altrimenti puoi anche togliere le tende – le rispose sprezzante. Quella ragazza non la poteva soffrire, a prescindere da tutto.
Lei tacque.
- Bene, cosa sai fare? – le domandò alzando un sopracciglio. – Che lingue conosci? – continuò subito dopo.
La vide mordersi appena le labbra. Chissà cosa le passava per la testa.
– L’ italiano perché è la mia lingua madre, e il tedesco perché ho vissuto in Germania a lungo. E ho due specializzazioni in inglese - rispose.
David spulciò i vari fascicoli dei dipendenti, esaminandoli per bene uno per uno. Ci doveva pur essere qualcuno a cui affibbiarla, per l’amor del cielo! Non poteva mica accollarsela lui!
Quando arrivò alla scheda di Dunja Pechner, si fermò.
- Dunque – cominciò dopo aver pensato un po’, - Ti affido il ruolo di assistente di Dunja Pechner, la donna bionda che hai visto qui fuori poco fa, prima di entrare. E’ il promoter della band, ha il compito di organizzare i concerti in luoghi idonei, assumendosi ogni onere organizzativo locale, la copertura finanziaria dei costi, gestione della vendita dei biglietti e cose così – le spiegò, guardandola negli occhi.
La ragazzina seguì tutto il suo discorso con attenzione, registrando tutte le informazioni.
- Quindi io cosa dovrei fare? -
- Tutto ciò che ti chiede. Aiutarla. E’ una persona valida, ma da sola non può gestire una mole così grande di impegni. Il tuo compito è prenderti una parte di quella mole – le spiegò guardandola.
Chissà perché, David aveva il dubbio che non ce l’avrebbe mai fatta. Sembrava una di quelle ragazzine con la puzza sotto il naso, poco schietta e con un non so che in quello sguardo indecifrabile e un po’ malinconico che la faceva sembrare una mezza rammollita.
- Adesso, mi serve una firma per convalidare la tua posizione e la tua carta d’identità –. Estrasse un contratto dal cassetto lasciato aperto e glielo mise davanti. La ragazza estrasse il suo documento e glielo porse. Lesse, poi afferrò una penna dal portapenne e firmò dove doveva. Stava già per andarsene, raccoglieva la borsa e l’appendeva alla spalla.
- Un’ultima cosa – la bloccò. Prese a giocherellare con una penna, tamburellandola sulla scrivania di legno.
- Prego –
- Voglio definire la tua posizione con Bill –. David assottigliò gli occhi, puntando le pupille sul volto di lei. - E’ solo un ragazzo, e questa volta ho deciso di accontentare uno dei suoi capricci. Ma non voglio vedere, per nessun motivo al mondo, effusioni in pubblico. Pretendo che non lo distolga dal lavoro, che non gli metta in testa idee strane, che… -
- Senta – lo interruppe lei, - Non penso che ci saranno problemi riguardo a questo. Di certo non mi darò all’amore libero in presenza di orde di fan accanite, non sono stupida –
La vide arrossire vagamente, mentre stringeva la tracolla della sua borsa.
- Allora è tutto sistemato. Puoi andare -


E aveva mantenuto la parola. Non aveva visto lei e il ragazzo sfiorarsi nemmeno una volta in quelle settimane. Dormivano in stanze d’albergo diverse, e si erano a malapena parlati, un po’ a causa del poco tempo che entrambi avevano a disposizione, un po’ perché lei si limitava a dargli informazioni riguardanti il campo prettamente lavorativo, e solo quando era in compagnia della band, senza mai abbandonare quel tono professionale e un po’ distante.
Tuttavia c’era quel modo di guardarsi… quegli occhi che quando si incrociavano si scambiavano un messaggio così esplicito che sembrava lo interpretassero urlando. Doveva tenerli sotto controllo, lei in particolar modo. Perché si era rivelata più intelligente di quanto sembrasse, ed era come una mina vagante.

***



Note: ed eccomi qui a pubblicare il sequel di quella palla di fanfic conosciuta come "Le ali spezzate" XD.
Ammetto che non mi andava molto di scriverlo, poichè quella fanfic mi ha seriamente risucchiata e avevo voglia di qualcosa di nuovo, ma avevo promesso e non potevo tirarmi indietro. Inoltre non potevo lasciare certo una cosa a metà!
Spero che mi seguirete! ^^
 
Top
29 replies since 12/4/2009, 16:30   531 views
  Share