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Dopo 18 anni della mia vità, questa era la prima volta che vedevo un autobus così pulito. Ricordo perfettamente che, quando stavo a Berlino e prendevo l' autobus tutti i giorni per andare a scuola, non potevo nemmeno appoggiarmi al finestrino da tanto sporchi e unticci che erano. Ora era davvero un sollievo toccare questi finestrini lucidi e puliti, sedersi su questi sedile e appoggiare la testa allo schienale senza la paura di poter prendere i pidocchi o qualche altra schifezza. Davvero confortante. Ecco una cosa positiva di Monaco. - Manca ancora molto? - dico, rivolgendomi e Mikela, che nel frattempo ascoltava la sua musica all' Ipod. - No, tranquilla, cinque minuti e siamo arrivati - mi dice, togliendosi una cuffietta per sentire meglio quello che dico. - Che canzone ascolti? - dico, sporgendomi verso lo schermino. - 1000 Meere, dei Tokio Hotel. Hai presente qual è? - dice, sempre sorridendo. Se la conosco? Se non la conosco io sarebbe da suicidio. - Certo, è una tra le mie preferite... -. - Vuoi una cuffietta? -. - Magari... -. Appena metto la cuffietta al mio orecchio, la sua voce mi prende nel giro di pochi secondi, facendomi dimenticare di stare su autobus verso il peggiore incubo di tutti gli studenti di mezzo mondo. Dico mezzo, perchè a quanto pare c'è un vago 50% che pensa che la scuola sia "lo spasso più totale che esista". In questa categoria ci sono quelli che il sabato sera se ne stanno a casa a guardarsi i documentari, che si definiscono astemi per principio, che nella loro vita non hanno mai provato una canna e che non sanno cosa sia il divertimento. Con questo non intendo dire che mi faccio le canne, bevo una quantità esagerata di alcolici ecc ecc. - Siamo arrivati... - mi dice Mikela, levandomi la cuffietta dall' orecchio. Rimango leggermente frastornata, ma poi mi riprendo e la seguo verso l' uscita. La scuola che mi si presenta davanti non è molto diversa da quella che frequentavo prima. L' unica differenza era che qui c' era un parco tutto verde, enorme, con persino delle panchina. O sto sognando, o stanno preparando le scenografie per un film o semplicemente mi ritrovo in America per sbaglio. Che abbia preso l' autobus sbagliato?. Comunque sia, mi devo ricredere, mi costa tanto ammetterlo ma non posso farne a meno: Questa scuola è una cosa da urlo!. Ditemi che non l'ho detto. ... Ok, l' ho detto. - Mikela, mi indicheresti la segreteria? Perchè devo... -. - Si, il modulo. Seguimi e, mi raccomando, non fissarti intorno. Fai finta di niente, guarda dritto e cerca di non inciampare sui tuoi stessi piedi. Intesi? -. - Cristallini -. Percorriamo insieme il grande viale di ciottoli ed entriamo dalla porta a vetri, già stata aperte evidentemente da altri studenti. - Questa è la segreteria. Ti aspetto fuori o preferisci che venga dentro? Sai, ogni tanto la Sandra è strana... -. - La Sandra? - dico, alzando il sopracciglio. - Si, una delle segretarie. La chiamiamo tutti per nome. E' un po' fuori con la testa, ma se la prendi in certi momenti è simpatica. Ok, ho capito, ti accompagno... -. Mi prende per un braccio e bussa alla porta delle signora Sandra. Dopo il suo "avanti" entriamo nell' ufficio. - Salve Sandra. Lei è la nuova arrivata, Jessica Hurman. Le daresti il modulo da consegnare, quello solito che si da ai nuovi arrivati, con l' orario delle sue lezioni? -. - Certamente. Classe? - dice, rivolgendomi un sorriso. - Ehm... Sono in 5C... - dico, con un sorrisino timido. - Ecco cara, tieni. Buon anno e benvenuta alla nostra scuola... - dice, tornando a osservare alcuni moduli. - Grazie mille. Arrivederci... -. - Arrivederci ragazze... - dice. Usciamo, o meglio, Mikela esce trascinandomi per il braccio, dal momento che io sembro aver perso tutte le facoltà motorie. - Adesso succederà una cosa di questo tipo: devi entrare in classe. Mi raccomando, fai come ti ho detto. Lo dico per te... - dice, osservandomi negli occhi. - Ne parli come se stessi per entrare in una trincea... - dico, alzando gli occhi al cielo. - Ecco, ci sei andata molto vicino. Seguimi, andiamo in classe và... -. Arriviamo al secondo piano. Di fronte mi ritrovo la 5C, mentre Mikela sparisce dentro la sua. Rrespiro profondamente, prendo coraggio e busso, forse un po' troppo forte. Dopo l' ennesimo "avanti", varco la soglia della mia nuova classe. Tutti mi guardano come se provenissi da Marte. Cos'è che mi diceva Mikela? Non fissarli, non stare a guardarli. Vai dritta per la tua strada. - Ehm, buon giorno. Questo è il modulo che mi hanno detto di consegnare all' insegnante della prima ora - dico, porgendo alla professoressa il modulo. - Così tu sei la nuova arrivata. Ragazzi, lei è la signorina Jessica Hurman, sarà con noi per la seconda metà dell' ultimo anno di liceo. Puoi sederti là, accanto a Katia... - dice, indicandomi un banco vuoto in ultima fila accanto alla finestra. - Ehm, grazie... -. Faccio un passo avanti e per poco non inciampo in una cartella vicino. Sento una risatina provenire dalla bocca del proprietariod ella cartella. Mi sta già antipatico, perfetto, così ho eliminato subito uno dei ragazzi della classe. Mi siedo accanto alla presunta Katia ed estraggo il quaderno e la penna per gli appunti. - Comunque sia, Jessica giusto? Sono la professoressa Vivièn, insegno Storia... -. - An ok... - dico, quasi in un sussurro. - Bene ragazzi, tutti sappiamo che la civiltà minoicanon ha lasciato tracce scritte sulla sua storia. In compenso, molti dei dipinti... -. La professoressa Vivièn comincia a spiegare i Greci. Ho sempre odiato i Greci ma, giusto per fare una buona impressiopne già dal primo giorno, mi metto a prendere appunti, benchè la mia mente fosse altrove. Più che altrove, era rivolta a qualcuno che in questo momento se ne stava dall' altra parte della Germania, magari a divertirsi. - Subito sembra buona, ma poi durante le interrogazione diventa una piccola tigre della Malesia... - dice Katia, rivolgendomi la parola per la prima volta. - Davvero? - dico, voltandomi a guardarla, sussurrando per non farci sentire dalla professoressa. - Si, il voto più alto che ha dato è stato un 2 l' anno scorso a Marika, la ragazza in prima fila con gli occhiali blu, la vedi? -. - Si, la vedo. Bhè, quindi i 6 e i 7 volano a flotte... - dico, con un' aria preoccupata. - Proprio così. Io per fortuna riesco a mantenere la media del 3/4, però sai... Avere di più non guasterebbe... -. - In effetti. Magari un 2 o un 1 lo darà prima o poi... - dico, speranzosa. - Pochissina. Credo che i suoi 2 e 1 siano più unici che rari. Però, se ti va di puntare al 2 fallo, ma rischi davvero di strizzarti il cervelletto... -. Sorriso, ma poi decido di ascoltare almeno un quarto della lezione ed entrambe prendiamo appunti. Al suono della campanella nessuno si muove, si limitano a mettere in cartelli i libri della vecchia materia per estrarre quelli della nuova. - Ma fate sempre così al cambio dell' ora? - dico, rivolgendomi a Katia. - No, ma adesso c'è il professore di chimica. Quello è uno tosto, per quello cerchiamo di fare la meno confusiona possibile... -. - Ragionamente che non fa una piega... -. Un ragazzo biondo con gli occhi azzurri si avvicina e appoggia i gomiti sul mio bianco e mi fissa. - Ehi novellina, io sono Jeck, Jeck Master... -. - Ehm, ciao... -.
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