TI VOGLIO BENE MAMMA
I giorni scorrevano ed io ero sempre più felice. I momenti che passavo con Bill erano indescrivibili. Anche solo sentire la sua presenza vicina a me mi faceva sognare. Un sogno si, ciò che era nato tra noi era un sogno e destinato a rimanere tale….
Mia madre notava questo mio cambiamento. Mi curavo di più, il mio umore era perennemente allegro, l’ appetito era insolitamente pochissimo. Lei immaginava che nella mia vita fosse entrato qualcuno di speciale, ed immaginava anche chi fosse. Notò infatti, che quel mio cambiamento risaliva al primo incontro di tandem che feci con il cantante e alla festa in suo onore. Era spaventata della relazione che intrapresi con lui. Anche se non gliene avevo parlato sapeva che le mie uscite non erano sempre e solo in compagnia di Brigitte come le raccontavo. Le mentivo e la cosa mi faceva star male, ma sapevo che non lo avrebbe mai accettato. Decisi, quindi, che quello sarebbe stato il mio segreto, mio e di Bill. Solo Brigitte lo condivideva con noi. Ma con il passare del tempo le domande di mamma erano sempre più frequenti. Del resto si preoccupava per me.
“Allora, come prosegue il tandem?”
“Bene mamma” mi limitavo a rispondere. Il nostro rapporto era sempre stato amichevole, le raccontavo ogni cosa, perché sapevo di fare ciò che lei avrebbe approvato. Ma stavolta era diverso, sapevo che l’avrei delusa, sapevo che se mi avesse vista con lui non mi avrebbe riconosciuto. La sua bambina non avrebbe dovuto frequentare quel tizio arrogante che l’avrebbe portata sulla cattiva strada. Quindi il fatto che non la rendessi partecipe della mia vita ultimamente la rattristava. Vedere quella smorfia di dolore sul suo volto ogni volta che le rispondevo a monosillabi mi faceva morire.
La mattina quando dolcemente girava il cucchiaio per far sciogliere lo zucchero nella mia tazza di caffè, avvolta nella sua vestaglia di lana che tante volte avevo strinto a me, avrei avuto voglia di dirle:
“ Mamma quanto sono felice, quel ragazzo mi fa sognare”.
Invece mi limitavo a guardare i suoi occhi spenti che mi cercavano, cercavano il mio sguardo, cercavano una parola. Ma dalla mia bocca non fuoriusciva altro che non fosse un semplice:
“Buongiorno”, “Io vado”, “Buonanotte”.
Ormai le nostre conversazioni erano solo queste.
Non sapevo ancora che quel pomeriggio le cose sarebbero cambiate.
Tornai a casa per pranzo, come sempre. Ancora una volta di mattina non avevo visto Bill e comunque a scuola tentavo di evitare di farmi vedere con lui. Per le fan e per evitare il cospargersi di voci all’interno della massa. Questa storia era nostra e di nessun altro. Mai avrei voluto vedere una nostra foto su di un giornale. Per me sarebbe stato troppo.
Quel pomeriggio me ne stavo seduta sul letto ad ascoltare la voce del mio angelo cantare “ Sacred”.
“Remember
To me you'll be forever sacred
I'm dying but I know our love will live
Your hand above like a dove
Over me
Remember
To me you'll be forever sacred”“Eh si”, pensai “ comunque vada, to me you’ll be forever sacred“.
D’ un tratto sentii suonare il campanello di casa e i passi di mamma affrettarsi ad aprire la porta. Stava aspettando la nostra vicina con la quale spesso passava ore a chiacchierare. Il cigolio della porta mi fece capire che la nostra ospite era entrata, ma la voce mi era ancora più familiare ed era maschile.
“ OH MIO DIO BILL!”.
Era fatto così, senza preavviso entrava nella tua vita, nella tua mente, nel tuo cuore ed ora… NELLA TUA CASA!!!….
Corsi in salotto e notai la faccia sorpresa di mamma che lo accolse con un urlo di disapprovazione. Aveva i capelli più sparati in aria del solito. Era esageratamente truccato. L’ombretto e la matita mettevano in risalto ancora di più il suo piercing sul sopracciglio e davano un’espressione ancora più elfica del solito al suo sguardo. Portava una giacchettina di pelle nera molto attillata e jeans a vita bassa. Tra i due indumenti un lembo di pelle veniva lasciato scoperto e su di esso era ben visibile la sua stella tatuata della quale Brigy mi aveva spesso parlato. Porse la mano a mia madre e le disse semplicemente: “ Salve sono Bill”. Si avvicinò a me, mi baciò le labbra delicatamente e come se fosse a casa sua si avviò verso il divano e in maniera scomposta vi si sedette sopra.
Io e mia madre eravamo pietrificate, ci guardavamo con sguardi identici, tutte e due avremmo voluto tirar fuori un mare di parole, ma queste proprio non volevano uscire. Le nostre espressioni erano le stesse. In quel momento eravamo la stessa persona. Non credevo che avrebbe mai scoperto di noi due, tanto meno in quel modo. L’ uragano Kaulitz era riuscito a sconvolgere i miei piani di nuovo. Era entrato in casa mia e mi aveva baciata di fronte a mia madre. Ed era come se per lui fosse tutto naturale. Era abituato ad essere accolto nel migliore dei modi, con riverenze ed educazione. Del resto pagavano oro per ottenere la sua presenza, a lui tutto era dovuto.
Il silenzio e l’imbarazzo del momento furono interrotti proprio da lui che bofonchiò:
“ Mi annoiavo in Hotel così ho deciso di venire da te a fare merenda, c’è niente da mangiare?”. Cavolo Bill ma proprio oggi dovevi far vedere quanto avevi imparato l’italiano? Almeno in tedesco mia madre non avrebbe percepito quel tuo atteggiamento da bambino viziato.
“ Certo e vuole anche che glielo porti su vassoio d’argento?” rispose mamma stizzita. Lo immaginavo, ma ora avevo la prova che lo odiava e la star non faceva altro che peggiorare la situazione.
“ Magari…” Le rispose con aria di sfida e con un sorrisetto strafottente. Cavolo aveva capito la lingua, aveva capito che mia madre lo odiava e per lui era divertente. Amava essere al centro dell’ attenzione, anche se stavolta in maniera negativa. Era un esibizionista ed era talmente sicuro di se che non gli importava se qualcuno non lo ammirasse, amava così tanto se stesso che gli bastava piacersi così com’era.
“Bill smettila, già la situazione è difficile, non peggiorare le cose” mi rivolsi a lui.
“ E dai che vuoi che sia… non piaccio a tua madre, non pretendo di piacere a chiunque anche se ci vado vicino” Mi disse sorridendo. Menomale che questa patetica conversazione fu tutta in tedesco. Lo odiavo quando faceva “la diva”, ma era fatto così, lui era Bill Kaulitz sempre e comunque, ed era per questo che lo adoravo. Mia madre dopo essersi recata in cucina tornò con qualche merendina e la porse svogliatamente a quell’ ospite così sgradito e si sedette davanti a lui.
“ Volevo dirle che stasera sua figlia sarà a cena con me”.
Io ero al settimo cielo al pensiero di passare la serata con lui. Mia madre lo guardò con odio, non osava pensare all’ immagine di noi due seduti ad un tavolino insieme e magari mano nella mano. La sua bambina così ingenua e così semplice con quel ragazzaccio decisamente pessimo che per aver solo 18 anni la sapeva già lunga sulla vita… Ma poi si voltò verso di me e vide i miei occhi brillare di felicità, il mio sguardo raggiante e supplichevole. Ero felice e lei non riusciva a spiegarsi come, ma quell’essere spregevole e maleducato mi rendeva terribilmente contenta. In più sapeva che neanche lei sarebbe riuscita a fermarmi. Si morse il labbro e strinse forte un pugno, le sarebbe stato difficile pronunciare le parole che stava per dire, ma guardando gli occhi di quello straniero disse:
“ Guai a te se le fai far tardi”. Quanto le era costato fare quel gesto così semplice, ma così pesante per lei. Mi aveva dimostrato con quelle parole quanto mi amava e quanta fiducia avesse in me. In cuor suo sapeva che di me poteva fidarsi e che anche stavolta stavo facendo la cosa giusta. Io la abbracciai forte e le dissi
“ Grazie, ti voglio bene”.
Anche stavolta il mio angelo, anche se a modo suo, era riuscito a sistemare le cose. Soddisfatto mi stava sorridendo con la bocca piena di qualche schifezza che mia madre gli aveva rifilato e guardandomi affermò:
“ Bill Kaulitz ottiene sempre ciò che vuole.” E ora ne ero convinta anch’io.
Dopo aver finito di far merenda mi salutò con un abbraccio forte:
“ Fatti bella per me, tra 2 ore passo a prenderti.” Mi disse.
“ Grazie della merenda signora, ma quella cosa che ho mangiato faceva davvero schifo, arrivederci”. Sorrise a mia madre e se ne andò senza convenevoli. Ma perché doveva dire sempre ciò che pensava?
Io e mia madre non ci dicemmo niente, sapevamo ognuna ciò che pensava l’altra. Andai a prepararmi e chiamai Brigitte dalla quale mi feci consigliare sull’ abito da indossare, lei conosceva il mio guardaroba a memoria ormai.
Optammo per un qualcosa di elegante ma semplice, come piace a lui.
Avevo una camicetta bianca con una stella disegnata da piccoli strass su un lato. Mi aderiva ai fianchi e metteva in risalto ogni mia curva. Misi poi una minigonna di jeans piuttosto corta a balze. Mi aveva pregato tante volte di metterla e quella sera decisi di cedere al suo desiderio. Era la prima volta che uscivamo a cena. Ai piedi indossai un paio di ballerine bianche. Tirai poi su i capelli con un fermaglio dal quale scendevano poi fino ai fianchi, per lasciare libero il viso che truccai leggermente, con un filo di matita, di mascara e con lucidalabbra trasparente.
Mia madre entrò in camera mia, credevo volesse rimproverarmi per qualcosa, o che volesse farmi notare il comportamento che Bill aveva assunto, invece no, si avvicinò e mi fece girare di spalle.
Poi mi cinse con le braccia e posò sul mio collo una catenina che agganciò sotto i miei capelli.
“Stai diventando grande piccola mia” mi disse, “ Questa la indossai la prima volta che uscii con tuo padre. E’ una stellina il ciondolo attaccato alla catenina ed è quello che tu sei per me. Potrai cambiare, crescere, andartene o non parlarmi, ma per la tua mamma tu resterai sempre la sua piccola stellina. Ogni volta che ti senti sola guardala e capirai che io sono li con te.”
Quel ciondolo era bellissimo, era come lei, come la mia mamma. La abbracciai e piansi di gioia insieme a lei, per quel rapporto ritrovato, per il bene che le volevo e che percepivo in quel momento.
“Ora vai piccola, vai incontro al mondo e fai di testa tua. Io sarò sempre con te anche se a volte non capirò le tue scelte, ma solo perché io non avrei il coraggio di farle.”
Ci abbracciammo di nuovo ed ora ero pronta per il mio angelo, ero appoggiata anche dalla persona più importante della mia vita e niente mi avrebbe più fermato.