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“Sono sicuro che andrà tutto in porto, stai tranquilla!” “Lo spero prof. Sarebbe un bel colpo…” Rispose Valentina, destreggiandosi, stendendo lo smalto rosso sulle unghie e tenendo il cordless in bilico sulla sua spalla, con l’orecchio. “Ma sì, ormai ti conosco, figurati!” Sorrise, il biondo, mentre stava sdraiato sul suo letto, a braccia incrociate, immaginando il volto della ragazza, in quel momento. “Tu mi hai sempre sopravalutato…” Ridacchiò lei. “Vuoi dirmi che non ho mai avuto ragione?” La sfidò il ragazzo, divertito. “Va beh, in ogni caso, credi troppo in me. Questo è uno tosto.” “Sai che non l’ho mai visto bene?” “Beh è un tipo strano, fisicamente è uno dei ragazzi più eleganti e affascinanti che abbia mai visto.” Le scappò detto, senza curarsene, mentre a Luca si irrigidì istintivamente la mascella, così, di colpo. “Ah…” “Però è… è troppo arrogante! E’ sicuro di sé e, ok, è un pregio, ma davvero, è ingestibile, sempre con quell’alone di mistero che lo avvolge.” Gesticolò, mentre una goccia di smalto si spiaccicò sul tavolo di vetro opaco, sotto di lei. “Scheisse!” Esclamò. “E tu ne sei attratta, giusto?” Domandò lui, pur sicuro della risposta, conoscendo abbastanza bene la ragazza da capire da solo cosa e soprattutto, chi, avrebbe potuto incuriosirla. “No, in questo momento, il mio smalto rosso è stato attratto dalla superficie del tavolo di vetro.” Rispose lei, evasiva e sconsolata. “Sì, cambia discorso…” “Dai prof, mi psicanalizzerai un’altra volta.” Rise. “Come vuoi, adesso vado a farmi una doccia, ci sentiamo domani secchia.” “Ok, notte, allora e buona doccia.” Sorrisero entrambi, contemporaneamente, anche se non potevano vedersi e attaccarono. Lui non molto soddisfatto da quella chiamata, lei, rimasta con un nodo alla gola, molto simile a quello della nostalgia, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Il mattino seguente, dopo il solito cappuccino da Heinz, Valentina si recò a lavoro, salì i piani dell’edificio con l’ascensore, come sempre e aprì la porta del suo ufficio, canticchiando, le cuffie dell’mp3 nelle orecchie e si avviò verso la scrivania, rimanendo poi, impietrita, a bocca spalancata. “Davvero molto professionale.” Commentò il ragazzo seduto di fronte a lei, con una sigaretta a pendere dalle sue labbra. “Cosa… cosa ci fai qui? A quest’ora poi? Scusa, non mi aspettavo di trovare nessuno.” Commentò lei, togliendosi di fretta le cuffie e cercando di darsi un contegno. “Dovevo mettere in chiaro due cose e, ovviamente mi hanno fatto entrare, starmene di sotto, tra la gente, non è certo prudente, per me.” Esclamò il cantante, con fare austero, come sempre. “Ah, capisco…” Abbozzò Valentina, schiarendosi poi la voce e sedendosi alla sua scrivania, di fronte a lui. Lo osservò per qualche istante, notando ancora una volta, la perfezione di quel viso diafano, dai lineamenti delicati, ma allo stesso tempo, sorprendentemente marcati, da uomo. Portava un completo gessato sul grigio e blu, una sciarpa grigia attorno al collo lungo e un paio di rayban dalle lenti celesti sul capo. Era di un’eleganza inaudita. “Di cosa volevi parlarmi?” Gli chiese, poi, scuotendo appena la testa. “Dovrò scegliere io i vestiti, il team di truccatori e parrucchieri, sarà il mio personale e nessuno di superfluo dovrà essere presente mentre mi fotografano. Una volta finite le foto, sarò io a decidere quelle che usciranno nella rivista e, per l’intervista, deciderò se concederla, solo dopo aver appurato il tuo metodo di lavoro.” Ordinò, in tono calmo e pacato, le gambe accavallate e gli occhi truccati, fissi su quelli di Vale. “Facendola breve, sarebbe un “sì”?” Domandò poi, con gli occhi che brillavano. “Facendola breve, è un “vediamo come va, se no, non ci metto nulla a mandare tutto all’aria”.” Puntualizzò, mantenendo la superiorità di cui si faceva forte. “E’ comunque un momentaneo “sì”.” Insistette lei, sollevando un sopracciglio in sua direzione, sorridendo appena e alzandosi verso di lui, tendendogli la mano. “E non temere, non avrai niente di cui lamentarti. Il mio metodo di lavoro, sarà impeccabile.” Lo sfidò, con una sicurezza, che non seppe da dove aveva tirato fuori. “Di questo, torneremo a parlare più avanti.” Le strinse la mano, il cantante. “Se sarai all’ altezza, lo scoprirò presto, in molti modi.” La fissò, piegando le labbra in un sorriso furbo che fece arrossire la ragazza, incantata da quei lineamenti e da quell’arroganza, purtroppo intrigante. Le lasciò poi la mano, sfiorandole appena il dorso, in un gesto che a Vale, non parve casuale, poi si allontanò, voltandole le spalle e portandosi le mani tra i capelli, a scostare il ciuffo che gli era caduto sugli occhi, con estrema lentezza, fino a sparire dietro la porta, lasciando Valentina ad esultare per il successo ottenuto, dopo essersi ripresa dalle sensazioni che quel ragazzo, in un secondo, era riuscito a provocarle.
“Dobbiamo festeggiare!!!” L’urlo, con successiva stretta tra le braccia di Klaus, soffocò Valentina, che tossicchiò tra le sue braccia. “Senti stai calmo che quello se vuole manda in fumo tutto in due minuti!” “Oh avanti, non pensare al dopo, pensa solo al photoshoot dell’anno!” Esclamò il biondo con un sorriso da ebete stampato in faccia. “Stasera, ce ne andiamo al Palace!” “E’ sabato sera, al Palace ci sarà il mondo, me lo sento…” “E da quando è un problema?” La scrutò lui. “Non è un problema… affatto!” Rispose Vale, evasiva. “Mi stai nascondendo qualcosa? C’è qualcuno che non vuoi incontrare, per caso?” Sorrise, curioso. Valentina sbuffò, non capiva come mai chiunque era capace di leggerle le cose in faccia. “Ma no, figurati.. tzè” Scrollò le spalle. “Allora, chiamo un po’ di persone e passiamo a prenderti.” “Ci sarà anche Nat?” “Beh, me lo auguro…” Rispose lui, con uno sguardo di chi la sa lunga. “Oh beh, mi sa che se c’è qualcuno che nasconde qualcosa, quello sei tu…” “C’è poco da nascondere, prima o poi, tutte cedono.” Si pavoneggiò. Vale roteò gli occhi e si allontanò dall’ufficio di Klaus. “A Stasera!” Uscì, già pensando a cosa avrebbe indossato. I festeggiamenti, quella sera, iniziarono già nella limousine affittata da Klaus per la serata. Come sempre, aveva fatto le cose in grande e Vale in quel momento, si ritrovava seduta in mezzo a qualche sconosciuto, amico del capo a scolarsi bicchieri di champagne, alla fine non le dispiaceva affatto. Il vestito scelto per la serata fu un tubino blu elettrico, con abbinate scarpe dello stesso colore, assai alte. Si era rimirata molto allo specchio, forse più del solito, incoscientemente. Aveva lasciato i capelli giù, un po’ mossi e morbidi e non vedeva l’ora di raggiungere il locale. Infondo, quella serata se l’era meritata e decise di godersela al meglio. Una volta entrata all’interno, si beò di qualche sguardo rivolto a lei, ricambiandone alcuni di tanto in tanto, divertendosi anche a provocare, così, per gioco. Riconobbe qualche volto noto, ma ormai era assai abituata, data la cerchia di Klaus. “Ehi, chi si vede…ciao Valentina.” Nathalie le si avvicinò e le posò due baci sulle guance, come fosse una sua grande amica. Vale ne rimase un bel po’ sorpresa, ma non si creò problemi. “Oh Nathalie, ciao… come va? Sei bellissima.” Per quanto quella ragazza non le andasse a genio, non si poteva certo dire che non fosse bella, stretta in un abitino nero che emtteva in risalto il colore chiaro dei capelli. “Grazie, anche tu stai benissimo. Tutto bene, anche tu, immagino, ho saputo del successone.” Ammiccò, girando la cannuccia nel suo cocktail. “Sì, sono felice, ma è ovvio che devo ringraziare anche te, per averci messo una buona parola.” Lo sguardo della bionda, si fece un po’ più serio. “No, credimi, io gli ho solo fatto sapere di questo progetto, ma non gli ho chiesto niente, dal momento in cui lo fai, ti dice di no, giusto per il gusto di contraddirti.” Rispose amareggiata, per poi sorridere di nuovo. “Ad ogni modo, spero tutto questo andrà in porto, soprattutto per Klaus, lo vedo raggiante e mi fa piacere.” Vale rimase ancora a pensare alle parole della ragazza, pensando a cosa rendesse Bill Kaulitz così apatico. “Eh sì, è molto felice, giustamente.” Commentai, distrattamente. “Comunque, non abbassare mai la guardia, non lo dico per scoraggiarti, ma solo perché conosco Bill da molto tempo. Cambia umore da un momento all’altro, è ingestibile. Forse, nemmeno dovrei dirtelo, dato che lavoro per lui, ma se lo faccio è davvero perché non vorrei che tutto questo andasse in fumo, per la rivista di Klaus.” Vale deglutì, pensando che forse, aveva fatto male a cantare subito vittoria, ma ormai che era in ballo, avrebbe ballato e ce l’avrebbe messa tutta. “Terrò conto del tuo consiglio, grazie.” Le due si sorrisero, finché la bionda non prese posto accanto a Klaus, che le posò il braccio intorno alla vita, sorridendole. Vale decise di andare in pista da ballo, c’era una canzone che l’aveva attirata parecchio e si avviò da sola, iniziando a muoversi a ritmo di musica, lasciandosi andare, grazie anche all’aiuto dei bicchieri di poco prima. Qualcuno, nel frattempo la stava osservando, appoggiato con un gomito al bancone, mentre con l’altro portava alle labbra un bicchiere di Martini. Non ci volle molto a Vale per sentirsi osservata e posò gli occhi sui suoi, riconoscendolo, in un completo di raso nero, lucente, una catena lunga, al collo, con raffigurata una croce alla fine di essa. Gli occhi scusi impenetrabili che le accarezzavano il corpo, da lontano ed un sorriso sghembo sulle labbra. Poi una ragazza lo raggiunse, cingendogli il collo con le braccia e baciandolo con foga, mentre lui, non staccava gli occhi da Valentina, ricambiando il bacio della mora, attaccata a lui. Vale sentì le guance prenderle fuoco, trovatasi a fissarlo in quel modo, per poi voltargli le spalle e prendere di nuovo a muoversi, più velocemente, chiudendo gli occhi e tornando a prendere il controllo di se stessa. Andò avanti per qualche minuto, fino a che qualcuno non le sfiorò il braccio con un dito, in un punto preciso. “Mi domando perché spesso le persone non facciano più attenzione…” Le sussurrò Bill all’orecchio, sorridendo, riferendosi alla bruciatura che lui le aveva fatto con la sigaretta. Vale perse un battito a quel contatto e si sentì molto stupida per quello. “Già, è quello che mi domando anche io.” Gli rispose, guardandolo in viso. Lui schioccò le labbra e bevve ancora un po’ del suo drink. “…alla fine, non fa poi tanto male…” Mormorò, graffiandole appena la pelle, con le unghie lunghe, laccate di nero, provocandole un brivido che lo fece sorridere. “…Anzi…” La guardò insistentemente, avvicinandosi a lei, senza però sfiorarla, solo con gli occhi nei suoi, i respiri vicini. “Qui..quindi tu, mi avevi riconosciuta?” “Così pare.” Mormorò con voce calda. “E perché hai finto di non conoscermi?” Lui le spostò i capelli da una spalla, lasciandola scoperta e la percorse con il respiro, sfiorandole appena la pelle con il naso perfetto, ritrovandosi con le labbra al suo orecchio. “Decido io quando e se confondermi o meno con certe persone.” Rispose, impercettibilmente. Vale si scostò, nonostante il suo corpo venisse ancora percorso da brividi. “Con persone non alla tua altezza, certo.” Ribatté, contrariata. “Esattamente” Confermò lui, angelico. “Bene, allora mi allontano, non vorrei lasciarti confondere.” Disse Vale, allontanandosi, ma venne bloccata da Bill che la prese per un polso e la avvicinò di nuovo a sé, alzandole il mento verso il proprio viso. “Ricorda che di solito, certe cose, le decido io.” Poi la lasciò andare e tornò vicino al bancone, cercando tra la folla la ragazza di prima, cingendole la vita ed allontanandosi fuori con lei. Mentre Vale, ancora una volta, rimase ad osservare il ragazzo andare via, chiedendosi come poter sfuggire quel magnetismo e non trovando risposta.
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