"All your secrets"

« Older   Newer »
  Share  
....:GiulY:....
view post Posted on 18/2/2010, 17:20




Sono sicura che a questo pary succederà qualcosa che mi sento dentro, ma non dico perchè o pura di errare, quindi per vedere se ho pensato bene aspetterò in silenzio e immaginandomi la scena.
Quel Kaus mi sta simpatico
 
Top
Fee1702
view post Posted on 14/3/2010, 17:49




Eccomi con un nuovo capitolo ^^

4)

Anche quella volta aveva fatto attendere Klaus almeno quaranta minuti. Ormai il ragazzo c’era abituato, ma neanche quella volta le risparmiò il suo disappunto. Oltretutto ad attenderla, in auto c’era anche il suo scagnozzo, Markus. Il fatto dell’uscita a più persone era stato solo un modo per abbordare la ragazza di turno, facendola cadere nel tranello del “non è un appuntamento, casualmente anche io sarò ala festa, con amici, ci troviamo lì”.
Quegli “amici” appunto, erano Valentina e Markus. Comunque il fatto non le dispiacque, adorava le feste mondane, o forse adorava più che altro VESTIRSI per le feste mondane. Grazie alla sua bassa statura e alla magrezza, non esagerata, ma proporzionata, poteva permettersi di eccedere e ne approfittava volentieri. Quella volta, lo aveva fatto con un abito che lasciava le spalle nude, ma ricadeva morbido e casto fino a mezza coscia, ricordando più una maglia che un vestitino. Quando lo aveva visto la prima volta non le disse molto, era lì, bianco e anonimo e lo sorpassò, per poi venire illuminata e tornare indietro di qualche passo, immaginandolo già del tutto camuffato.
Infatti, quella sera, era stretto all’altezza dello sterno da una fascia nera a mò di cintura, sulla spalla Vale aveva applicato una rosa nera, di stoffa, trovata un giorno ad una bancarella, caduta da un capo ormai invendibile. Il vestito finiva sopra i leggins in pelle che si era comprata per l’occasione. Dopo due ore era riuscita a decidersi per i tronchetti neri, con il tacco alto e come collana aveva indossata con pietre vere, agata verde e onice che Luca le aveva regalato per la laurea. Ma secondo lei, il tocco di classe erano i guanti alti fino al gomito, rigorosamente di pelle nera, che riprendevano i suoi adorati pantacollant. Klaus l’aveva squadrata a lungo, era convinto che il rossetto rosso fuoco e i leggins in pelle non si addicessero ad una festa del genere, ma quegli strambi abbinamenti non facevano sembrare niente fuoriluogo. Ormai c’aveva rinunciato, quello scricciolo, ne sapeva una più del diavolo.
Il viaggio in auto non fu lungo e passò in fretta tra le battute tipicamente maschiliste di Markus e Klaus e le alzate di occhi al cielo della ragazza, intenta a stendersi il rossetto sulle labbra.
L’auto di Klaus, fu lasciata in custodia ad un tipo fuori dal locale, incaricato di parcheggiare le vetture degli invitati ed i tre entrarono. Valentina si guardò intorno e riconobbe molti volti noti, musicisti, cantanti, ragazze da urlo, uomini d’affari intenti a sorseggiare drink e parlottare come stessero complottando, solita routine, per party del genere, quella volta si trattavo del Gala che la Universal organizzava ogni anno. Agli inizi del suo incarico per “Vogue” e, soprattutto agli inizi della sua amicizia con Klaus, si era chiesta molte volte cosa ci facesse lei, in mezzo a tanto sfarzo, a tanto luccichio. Lei che si era sempre sentita una nuvola grigiastra in un cielo di stelle, lei che era sempre stata la ragazza sola, insipida, che nessuno mai notava, se non quel giovane professore che tanto l’aveva aiutata a diventare una donna. Ma quella sera, niente le sembrava non appartenerle, si era ormai convinta che non esistesse un luogo in cui non siamo adatti. Esistiamo solo noi stessi e la voglia di sentirsi tali, che ci si trovi in mezzo al lusso o alla povertà. Per questo non si guardava più intorno con aria circospetta, ma anzi, scrutava curiosa la folla, azzardava sorrisi a chi posava gli occhi su di lei, talvolta anche provocatori. Perché, a lungo andare, aveva iniziato a piacerle sentirsi osservata, iniziava a piacerle “apparire”, iniziava a piacerle essere il contrario di quello che era stata in passato.
“Vale, ti presento Nathalie.”
La voce dell’amico la riscosse dai suoi pensieri e le fece posare lo sguardo sulla biondina di fronte a lei, che la guardava con la mano tesa ed un sorriso di circostanza.
“Oh… ciao, piacere, Klaus mi ha parlato di te.”
Esordì, stringendo la mano alla sconosciuta, guardandola sottecchi dal bicchiere di spumante che Markus le aveva portato.
“Mi fa piacere e posso dire che vale la stessa cosa per me. Tu saresti l’assistente tuttofare, giusto?”
La castana sollevò un sopracciglio, notando la punta di ostilità con la quale le era stata rivolta la domanda.
“…Se è così che mi hanno presentata, sì, sono io.” Le due si guardarono negli occhi per qualche secondo, scrutandosi. I quattro, poi si sedettero ad un tavolo prenotato appositamente per loro, scambiandosi chiacchiere, per lo più disinteressate. Valentina continuava a guardarsi intorno, mentre Markus aveva attaccato bottone con una moretta piuttosto scollacciata e la bionda e Klaus flirtavano sapientemente. Durante quel tempo trascorso, venne fuori che Nathalie fosse una visagista, nello specifico, la truccatrice e consulente di moda personale di Bill Kaulitz, cantante della band più famosa della Germania. Vale un po’ si vergognava a dire in giro che di quel gruppo sapesse poco o nulla, proprio lei che lavorava per una delle riviste di moda più in voga del momento. Ma a dire il vero, la moda era sì, una grande passione della ragazza, ma non la moda lanciata da altri, ma la sua. Quella che lei stessa si costruiva e andava a scovare, ricamandoci su articoli sempre interessanti, o quantomeno, curiosi. I Tokio Hotel, invece, appartenevano, ai suoi occhi, ad un qualcosa di già scoperto e sfruttato, commercializzato e, in quanto tale, fuorimoda per lei, in contraddizione. Per questo motivo non si era mai documentata a fondo su di loro, preferendo, magari, dedicarsi a personaggi emergenti, per quanto le capitasse di scrivere qualcosa su persone fisiche, dato che ormai, si occupava quasi esclusivamente di abiti.
“Com’è lavorare per Kaulitz?” Chiese Klaus a Nathalie, curioso.
“Stressante…” Si portò una mano tra i capelli, lei, in maniera civettuola e sospirando. “…stressante e al tempo stesso, cool.” Accentuò il suo accento americanizzato, per sottolineare il fatto di essere una tipa “internazionale”.
A Vale scappò una risatina, che annegò in un sorso di ciò che aveva nel bicchiere, che in quel momento non ricordò nemmeno cosa fosse e come lo avesse.
La bionda la guardò con aria interrogativa.
“Scusami, ti stavo solo dando ragione.” Si scusò l’altra.
“In che senso?” La incitò la truccatrice.
“No, è che, voglio dire…mi rendo conto di quanto possa essere stressante svolgere un mestiere così faticoso.” Annuì, mascherando la sua ironia.
“Sì, infatti. Insomma, bisogna sempre avere nuove idee, ma al tempo stesso soddisfare i gusti della star in questione.” Smanaccò la biondina.
“Eh, capisco, poi doverlo seguire a questi Gala, viaggiare il mondo di continuo, pernottare in alberghi di lusso, a spese di altre persone, sorbirsi concerti ed esibizioni… credo proprio che in pochi ti invidino.” Rispose Valentina, cercando di essere convincente, pensando in realtà a tutti coloro che lottano per arrivare a fine mese, lavorando giorno e notte in miniere, cantieri e così via.
“Beh ovviamente sì, ci sono anche i lati positivi.” L’altra ragazza tentò di salvare la conversazione, sentendosi oltraggiata.
“Già, ma tranquilla, mi rendo conto di quanto possa essere stressante, figurati.” Dette l’ultimo sorso, alzandosi. Le era sempre piaciuto avere l’ultima parola.
“Vado a fare un giro, vogliate scusarmi.”
Nathalie la fulminò, Markus continuò la sua conversazione “accesa” con la nuova arrivata e Klaus si tranquillizzò adesso che Vale aveva finito di mettere in difficoltà la sua preda, avendo paura di farla innervosire e non poter portare a termine la “missione”.

***
Girò un po’ per il locale, osservando le persone, divertendosi ad immaginare il loro carattere e a scambiare chiacchiere con i vari sconosciuti che le rivolgevano la parola e le offrivano qualcosa da bere. Si stava divertendo abbastanza, infondo a lei bastava poco. Non amava bere più del dovuto, anche se le era capitato di prendersi qualche sbornia con Klaus ogni tanto, e non amava scatenarsi in danze in mezzo alle piste piene di gente. Voleva sempre avere tutto sotto controllo, odiava lasciarsi andare troppo, dal passato aveva imparato a non dare molto alle persone, perché c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene, come le era accaduto ormai troppe volte. Per questo motivo non si era mai innamorata davvero, o quanto meno, non aveva mai avuto rapporti completi, ma solo storie spezzate in tempo per non lasciarsi coinvolgere. Scappava, scappava non appena qualcosa iniziava a profumare d’amore, parola non presente nel vocabolario della ragazza, o forse soltanto cancellata per forza. Sua madre aveva sempre pensato che la sua esperienza a Berlino, non fosse altro che una delle solite fughe dalla possibilità di una storia con Luca e glielo aveva confidato, facendola andare su tutte le furie, etichettando da quel momento il discorso “Luca” off limits. Reazione che per sua madre, non fu altro che una conferma.
“AHIA CAZZO!” Imprecò, tornata bruscamente alla realtà dopo un fastidioso dolore al braccio.
Si scostò la pelle ed osservò il rossore causato dalla bruciatura di un mozzicone di sigaretta.
“Wow… devi aver studiato ad Oxford per ostentare tanta finezza.”
Una voce saccente le arrivò alle orecchie.
Vale alzò gli occhi, incrociando quelli scuri e penetranti del ragazzo davanti a lei. Aveva un viso pallido, lineamenti fini, tanto perfetti da sembrare disegnati. Aveva visto foto di modelli, attori, ma non aveva mai visto tanta perfezione concentrata tutta insieme. La sua bocca era contratta in una smorfia, ma le labbra sottili e perfette erano ben visibili. Gli occhi erano contornati di nero, severi, profondi, fondenti, bellissimi e quel naso pitturato la fece arrossire. Tuttavia il suo sguardo era austero, superficiale.
“Oxford o no, ho studiato abbastanza da capire che la risposta corretta sarebbe stata “scusa”.”
Lo apostrofò lei, strusciandosi la pelle nella parte colpita.
Il ragazzo inarcò il sopracciglio destro, adornato da un cerchietto di metallo e portò alle labbra la sigaretta in questione, facendo un tiro e rilasciando del fumo, che si allungò verso il viso della ragazza, facendola tossire appena.
“…Scusa.” Sibilò lui, con un sorriso tanto bello quanto falso e stronzo.
Vale rimase impietrita, stupita da tanta arroganza.
“Dico ma sei idiota?”
Il moro scosse la testa, lasciando che i suoi capelli raccolti in una cresta sparata in aria, si muovessero un po’, non degnandosi di rispondere, guardandola come una poveraccia e facendo per andarsene, destando le ire di Valentina.
“Ma tu guarda questo! Ma chi cazzo ti credi di essere per comportarti così?”
“Non scaldarti bambolina e modera i termini quando parli con me.” La perforò con lo sguardo, dall’alto della sua figura slanciata ed elegante.
“Io non modero proprio niente! Tu piuttosto vedi di scendere dal piedistallo o rischi di cadere, rovinandoti quel bel visino che ti ritrovi.” Lo fulminò, ricevendo in risposta una risata per niente divertita.
“Ehi… tu, Champagne..” Ordinò, con fare altezzoso, al cameriere passato con un vassoio vuoto, non degnando Vale di uno sguardo.
Lei lo guardò allibita, mai le era capitato di essere trattata così. Preferiva di gran lunga venir presa ad insulti, derisa come a scuola, ma non ignorata così, quello era davvero troppo.
“Io non ho proprio parole! Ho conosciuto tante persone nella mia vita, ma tu rasenti davvero il comico da tanto che sei sgradevole…” Commentò, sconcertata.
Il moro, intanto, prese tra le dita il calice di champagne per alzarlo appena verso di lei e mormorare:
“Alla salute.”
Valentina lo guardò piena di rabbia, diventando rossa in faccia e ringhiando:
“Spero che quelle bollicine ti vadano di traverso.”
Poi girò i tacchi, voltandogli le spalle, allontanandosi, ma non in tempo da non poter udire il ragazzo rispondere:
“Oxford o no, la risposta sarebbe stata “alla salute”.
Poi una risatina e, voltandosi, non lo vide più.
Non vide più il ragazzo, che riconobbe, poi, come Bill Kaulitz.
“Klaus, ce ne andiamo per favore?”
Chiese al biondo, tornata al loro tavolo e trovandolo mano nella mano con la bionda ossigenata.
“E’ successo qualcosa?” Chiese lui, notando l’espressione scazzata della ragazza e le sue mani che vagavano nella borsetta in cerca dell’accendino, con una sigaretta tra le labbra.
“No, no davvero, ma è tardi e ho bevuto un po’ troppo, non mi sento bene.”
Cazzate.
Quel tipo le aveva fatto girare la luna storta e, semplicemente, se ne voleva andare, sicura che tanto la serata del suo amico non sarebbe finita lì, ma nel suo letto e, ovviamente, in compagnia.
“Ah…ehm…ok, come vuoi, io, noi…” Balbettò lui, guardando incerto Nathalie.
“Tranquillo, vai pure, tanto ci sentiamo.”
Vale non poteva crederci, la tizia non l’avrebbe seguito, stupefacente.
“Sì sì, certo.” Digrignò lui, per nulla soddisfatto.
“E’ che magari, ti andava un passaggio…no?”
“No, fa nulla, torno con Bill tanto.”
Solo all’udire quel nome, Valentina sbuffò, impaziente di andarsene.
Klaus guardò gli occhi azzurri della bionda di fronte a lui, così decisi, risoluti, per niente intimiditi da lui, come solitamente succedeva con le ragazza con cui usciva e si torturò il labbro, pensando che quella volta, forse avrebbe voluto più di sempre concludere la serata come desiderava. Ma, ironia della sorte, fu l’unica volta che non gli andò bene.
“Bene, allora a presto Nat.” Le rispose, sporgendosi verso di lei a sfiorarle le guance con le labbra, socchiudendo gli occhi e prolungato un po’ più del dovuto quel contatto.
Lei gli sorrise di rimando, per poi fare un cenno a Valentina, che ricambiò svogliata, e se ne andò.
I due rimasti si avviarono all’auto.
La ragazza sprofondò nel sedile, fumando e tirando la cenere fuori dal finestrino di tanto in tanto.
Lui guidava, pensando a tutt’altro.
“Scusami, ti ho rovinato la serata.” Accennò lei, seria.
Klaus scrollò le spalle.
“Temo che la serata sarebbe finita così in ogni caso.”
“E’ una tosta, eh?”
“Così pare, o forse, non le piaccio abbastanza.” Ammise, sconfitto.
“Magari sei tu che sei abituato ad avere tutto e subito, per una volta pensa che qualcuno non si sta fermando al fatto che sei Klaus Woll, ricco e bello. Forse cerca di più, no? Dalle tempo.”
Lui la guardò sottecchi, un sorriso accennato sulle labbra.
“E tutta questa saggezza?”
“Osservo, penso, rifletto… tutte cose che tu non fai.” Rise, Valentina.
“Tutte cose che io chiamo “Pippe mentali”” Sghignazzò lui.
“Esattamente e che, invece, potrebbero servirti.”
Era brava a dare consigli agli amici, alle persone, ma non era mai riuscita a darli a se stessa.
“Boh, chi lo sa…comunque grazie.”
“Dovere, capo.” Ironizzò lei.
Rimasero un po’ in auto a chiacchierare, scherzando su Markus e la nuova conquista, commentando sugli invitati e la ragazza si guardò bene dal parlargli di Bill, colui che le aveva rovinato la serata. Poi si fece tardi e i due si rintanarono nelle proprie case, ognuno pensando a cose completamente differenti.



 
Top
.Jada.
view post Posted on 14/3/2010, 17:59




Io amo mio cognato.
Punto.
U_U
 
Top
Fee1702
view post Posted on 14/3/2010, 17:59




E' uno stronzo, quindi anche io U_U
 
Top
BuffyTH_89
view post Posted on 14/3/2010, 19:50




Eeeeeccolo qua finalmente, il nostro stronzetto^^ Ma quanto mi piace?!?
Te l'ho detto amo, solo lui può essere così stronzo e farmi sbavare comunque XDD E devo dire che l'hai reso assai bene, come tutta la situazione del resto^^
Nathalie è ridicola al punto giusto, e Vale che la sfotte è da amare, Klaus continua a starmi simpatico e la storia si fa sempre più intrigante. E io sono curiosa!!!
Bellissimo capitolo amore mio, lo aspettavo impaziente^^ Posta presto il prossimo eh U_U
 
Top
Fee1702
view post Posted on 14/3/2010, 20:20




aaaaaaaaaamore grazie del commento ti amo assai. Posto appena posso e appena qualcuna non mi distrae U_U.
Qualcuna a caso eh.
 
Top
....:GiulY:....
view post Posted on 14/3/2010, 20:51




AlloVa, dopo aver finito quella bit di ricerca mi decido a commentare.
Possiamo dire che per me la parte che fa ruotare la situazione nel capitolo non è il party ma bensì lo scontro (mitico) tra Vale e Bill, il modo menefreghista di lui e la rabbia di lei sono un incastro che mi piace, come il modo di vedere l' amore di Valentina che dice molto sul suo carattere
 
Top
BuffyTH_89
view post Posted on 14/3/2010, 22:35




Chi ti distrae amore mio?? Chi ti fa perdere il tuo tempo prezioso??? -.- Chi è codesta persona meritevole di ban?!? *OHU*
 
Top
Fee1702
view post Posted on 3/4/2010, 11:08




Nuovo capitolo =)

5)

“Secchia, ho capito!” Esclamò esasperato il biondo, dall’altra parte della cornetta.
“No ma guarda, proprio assurdo! Nemmeno gli avessi detto o fatto chissà cosa! Cioè mi ha bruciata lui… Io proprio non capisco e poi vedessi! Ho una bruciatura orrenda sul braccio e.. e mi fa male..”
Continuò lei, facendo un accenno di labbrino tremante.
“Oh avanti avrai giusto una sbucciatura…”
“No! Non è SOLO una sbucciatura, è LA sbucciatura! Ho la pelle sensibile, io! Fa un male boia.”
Il ragazzo si portò le mani al volto, ridacchiando.
“Eh immagino, deve essere straziante, povera piccola.”
La canzonò.
“Eh anche perché voglio dire, insomma quando una sigaretta… aspetta…Prof, mi stai prendendo per il culo?” Gli domandò sconcertata.
“Una cosa del genere…”
Rise lui.
“Fottiti!” Rispose Vale, prendendo a ridere anche lei.
“Grazie, gentile come al solito.”
“Eh te le vai a cercare, scusa.”
“Sì sì… ma quindi sei di nuovo uscita con Klaus?”
“Eh, così pare… è simpatico e almeno non rimango rintanata in casa, mi diverto.”
“Capisco…” Mugugnò.
“Qualcosa non va, prof?” Gli chiese lei, avendo notato il tono mogio della sua risposta.
“No, no, figurati… tutto ok. Adesso però sarà meglio che torni a finire di preparare il programma, altrimenti non lo finisco più.”
“Uff… va bene prof, allora ci sentiamo presto, fai il bravo.”
“Certo… ciao secchia.”
Risero appena entrambi, per poi attaccare la telefonata. La ragazza si raggomitolò sul divano, sfogliando un numero della rivista per la quale lavorava. In effetti era vero, era sempre così uguale e monotona. Sì, i pezzi erano ben scritti, le foto erano bellissime, riguardo alla moda era sempre all’avanguardia, però mancava davvero qualcosa in più. Forse sarebbe servita una rubrica sulle consulenze riguardo alla moda, o su qualcosa riguardante temi femminili. Ancora non lo sapeva, ma sì, Klaus aveva ragione, dovevano trovare qualcosa di nuovo.
Sospirò e prese a masticare qualche patatina, per poi venir distratta dal suonare del suo cellulare.
“Pronto?”
“Non mi risponde… è da ieri che la chiamo e non mi risponde, capisci?”
“Klaus?!” Chiese lei, ingoiando la patatina.
“Sì, Klaus, e lei non mi risponde.”
Vale roteò gli occhi e incrociò le gambe sul divano.
“Dai, sarà occupata, infondo è ancora mattina, magari…non so, dormirà.”
“Ma se abbiamo fatto prestissimo ieri sera?!”
“Klaus, che ne so io? Era per dire…”
“Non sei d’aiuto, non sei per niente d’aiuto!”
A Vale venne da ridere, già si immaginava il ragazzo andare su e giù per la stanza, sconvolto e isterico.
“Dai, facciamo che andiamo a prenderci un caffè, ok? Così magari ti distrai.”
“A me servirebbero tante di quelle canne… altrochè…”
“Oh signore Klaus, falla finita! Sei peggio di un melodramma.”
Rise, lei.
“Sì sì… va beh tu vestiti passo tra venti minuti e non farmi aspettare!” Le urlò.
Le ultime parole famose, dato che la aspettò eccome, anche quella volta.
“Mi spieghi quale rara patologia ti fa essere così dannatamente irrispettosa nei miei confronti?”
Esordì lui, incontrando gli occhi di Valentina, appena salita in auto.
“Traduzione?”
“Perché cazzo ci metti sempre così tanto?!”
“Senti non trovavo la sciarpa grigia…”
Il biondo si passò le mani sul viso e partì, non indagando oltre.
“Quindi, stavolta hai trovato pane per i tuoi denti o sbaglio?” Chiese lei, sorridendo sotto i baffi.
“Guarda, preferivo essere allergico al glutine.”
“La tua ironia, mi colpisce!”
“Io non capisco dove ho sbagliato!”
“Klaus, tu non hai sbagliato, stai sbagliando adesso a farti tutti questi problemi, devi assolutamente rilassarti e non forzare le cose. Purtroppo sei sempre stato abituato ad altro, ad averle sempre tutte ai tuoi piedi, subito.”
“Esatto! E mi domando perché anche stavolta non debba essere così!”
“Perché, probabilmente non saresti interessato come lo sei adesso. Fino ad ora nessuna ti ha mai stuzzicato, hai bisogno di questo, non negarlo.”
“Sì.. forse, però…”
Il biondo inchiodò di colpo e smise di parlare.
“Oh ma sei pazzo? Stavo per sbattere sul parabrezza!”
“E’ lei! Vale, è lei!”
La ragazza spostò gli occhi fuori dal finestrino per osservare la figura della bionda camminare e ridere accanto ad un ragazzo alto, moro, familiare, molto familiare, TROPPO familiare.
“Oh merda…” Drighignò la ragazza.
“Corri, dai, scendi, ora noi fingiamo di passeggiare normalmente e gli incrociamo, ok?” Le ordinò Klaus.
“No! No, scordatelo, mi dispiace, non posso… mi sono ricordata che ho da fare, scusami, davvero, non posso…” Si affrettò a dire, lei, allungando la mano verso la maniglia dello sportello.
“Vale, dai, cosa ti prende? Devi solo accompagnarmi, niente di più!”
“Vai tu, io proprio non posso.”
Il ragazzo la trattenne poi per un braccio, con forza, avvicinandola un po’ a sé, tuffando gli occhi nei suoi. Quelli di lui erano di un colore indefinito, un misto tra il verde salvia e il grigio, niente di speciale, ma belli e conosciuti. In quel momento Valentina sentì un colpo al cuore.
Quei capelli un po’ ribelli, biondi, spettinati, ma che sembravano essere curati nei minimi dettagli, in ogni sfaccettatura, quelle labbra sottili e sì, proprio quegli occhi… solo in quell’istante si era soffermata a guardarli, e solo in quell’istante capì cosa la legava a lui.
Luca.
Gli somigliava in maniera tremenda, come caratteri erano completamente diversi, ma si somigliavano e lei, solo allora se ne era accorta, o forse lo aveva già fatto quando gli aveva donato la sua amicizia incondizionata, ma solo in quel momento lo aveva capito davvero.
“Per favore… per favore, vieni con me.”

“Per favore… promettimi che tornerai da me.”
“Lo farò, stanne certo. Lo so che non resisteresti senza di me…”


Ed i ricordi presero ad annebbiarle la mente, gli occhi a farsi lucidi e lo assecondò, scendendo da quella macchina, senza più pensare ad altro.
Camminarono insieme, lui che parlava a macchinetta, nervoso, lei a testa bassa, persa nei suoi pensieri.
“Oh, Klaus! Che coincidenza.”
Valentina alzò gli occhi, notando la bionda essere sopraggiunta e aver iniziato una conversazione con l’amico, dopo averla salutata appena, con un gesto.
“Ah, che sciocca non vi ho presentati…”
Bill, lui è Klaus.
I due ragazzi si strinsero la mano, mentre il moro non degnava di attenzione il ragazzo di fronte a lui.
“…e lei è Valentina.”
“So già chi..”
Non fece in tempo a finire che sentì stringere la sua mano dalle lunghe dita affusolate del cantante, che, con uno sguardo austero, affermò:
“Piacere, Bill.”
Evidentemente, lui nemmeno si ricordava di averla vista la sera prima.
“Bene, che ne dite di prenderci un caffè tutti insieme?” Chiese il biondo, raggiante.
“Sì mi sembra un’ottima idea.” Rispose Nathalie.
Vale storse la bocca, ma non protestò, ma ci pensò Bill a interrompere l’idillio.
“Ho troppo da fare, non mi va. Andate voi.”
La bionda lo guardò un po’ scocciata, ma non battè ciglio, doveva essere abituata a comportamenti del genere.
“No va beh, dai, allora lasciamo stare.”
“No, ho detto che tu puoi andare, con me, tanto hai finito per oggi.” Il tono del ragazzo era sprezzante, distaccato completamente, freddo.
“..ok, come vuoi.” Acconsentì la truccatrice, mentre lui già si stava per allontanare.
Fu sul punto di sorpassare Valentina, quando esitò, lanciandole un’occhiata fugace.
“Vuoi fare il terzo incomodo?” Mugugnò, svogliato.
“ Anche fosse?” Gli rispose, senza però riflettere e capire che in effetti, aveva ragione lui. Per Klaus sarebbe stata un’occasione e, infatti, notò che la stava guardando implorante.
Bill scrollò le spalle e continuò a camminare, mentre lei si affrettò:
“Sì beh, ecco, allora io vado a fare quella cosa che ti avevo detto, ci vediamo a lavoro.”
“Ok, a domani allora!” Rispose lui, raggiante.
Dopo un saluto breve alla bionda, affrettò il passo, trovandosi poi ad affiancare il cantane che stava camminando con una sigaretta tra le labbra.
Vale mise le mani in tasca e camminava guardando il marciapiede sotto di lei, in silenzio, troppo silenzio per una come lei, abituata a sproloquiare come poche.
“Brutto vizio eh, quello del fumo?” Esordì.
Il moro alzò un sopracciglio e la guardò di sfuggita.
“Mi sono sempre chiesta cosa ci troviamo… voglio dire… fa male, ingiallisce i denti e l’estremità delle dita, lascia un odore nauseante ed un alito da far paura…”
“Brutto vizio quello della logorrea, eh?”
Troncò lui.
“Cosa?” Lo guardò accigliata.
“Io non sono logorroica!” Rispose, punta sul vivo.

Gli occhi del ragazzo si soffermarono per un istante sul volto imbronciato della ragazza che decise in quel momento, risultarle buffa. Era piccolina, molto più bassa di lui, magrissima, ma dall’aria vispa, la vide riaprire bocca, pronta a riattaccare qualche discorso, ma la interruppe.
“Sono arrivato.” Biascicò, aprendo lo sportello di un’audi enorme, un ultimo modello.
“Ah, ok…” La ragazza mosse un passo in avanti, non seppe neanche perché, forse perché dava per scontato il fatto che lui le avrebbe offerto un passaggio, ma se si trattava di Bill Kaulitz, per scontato, avrebbe dovuto dare poco o niente.
Il ragazzo salì in macchina, dopo aver spento a terra la sigaretta schiacciandola con il tacco dello stivale scuro e notò la vicinanza di Valentina allo sportello, rimanendone esterrefatto. Lui non era uno qualunque.
“Sono in ritardo, se anche tu hai fretta di andar via, ti chiamo il mio autista, lui non avrà problemi ad accompagnarti, io ho da fare.”
Parlò distrattamente, infilando gli occhiali da sole, posandoli sul naso perfetto, prendendo poi a trafficare con il palmare estratto dalla borsa maxi che portava con sé.
“No, non ti disturbare, io non ho alcuna fretta e posso prendere un mezzo di trasporto normale, io…”
Sottolineò l’ultima parola, marcandola bene, muovendo un passo indietro, riprendendo le distanze da quel tipo scontroso.
“Ok.” Rispose lui, togliendo di mezzo il palmare e mettendo in moto, partendo via con un rombo, senza accennare un saluto.

 
Top
BuffyTH_89
view post Posted on 3/4/2010, 11:27




Oh, sto ragazzo è sempre più simpatico eh! XDDD Eppure Bill versione stronzo pieno di sè ha un fascino assurdo, lo adoro :Q___
Bello anche questo Schwe, brava^^ Mi piacciono da matti i dialoghi, frizzanti e ironici. Klaus è divertentissimo, ma il pezzo che mi ha fatto più ghignare è stato:
CITAZIONE
“Brutto vizio eh, quello del fumo?” Esordì.
Il moro alzò un sopracciglio e la guardò di sfuggita.
“Mi sono sempre chiesta cosa ci troviamo… voglio dire… fa male, ingiallisce i denti e l’estremità delle dita, lascia un odore nauseante ed un alito da far paura…”
“Brutto vizio quello della logorrea, eh?”

Ahahahah ci stava tutto XDDDD
Bbbbbello amo, deliziaci presto col seguito, mi raccomando U_U Ti amo <3
 
Top
.Jada.
view post Posted on 3/4/2010, 11:35




CITAZIONE
“Brutto vizio eh, quello del fumo?” Esordì.
Il moro alzò un sopracciglio e la guardò di sfuggita.
“Mi sono sempre chiesta cosa ci troviamo… voglio dire… fa male, ingiallisce i denti e l’estremità delle dita, lascia un odore nauseante ed un alito da far paura…”
“Brutto vizio quello della logorrea, eh?”
Troncò lui.
“Cosa?” Lo guardò accigliata.
“Io non sono logorroica!” Rispose, punta sul vivo.

Dio santo!
Se nei prossimi capitoli Tom sarà una checca isterica giuro che questa diventerà ufficialmente la Fanfiction dell'anno!
Brava cognà è bella, bella bella, semplicemente perchè non te lo aspetti che bill sia così.. così... così stronzo :Q_
 
Top
Fee1702
view post Posted on 3/7/2010, 15:32




6)

La notte era stata agitata per Valentina, si era rigirata, si era persino alzata dal letto almeno due volte, trovare il coraggio di andare a lavoro fu un’impresa assai ardua, ma ci riuscì. Quel giorno aveva buone nuove per il suo amico/capo. Qualcosa l’aveva ispirata, in qualche modo ed era sicura che quell’intuizione sarebbe stata quella giusta.
Non si soffermò nel suo ufficio per lasciare giacca, sciarpa e cappello e accendere il pc. Spalancò direttamente la porta dell’ ufficio di Klaus, trovandolo con gli occhi sgranati e una mano sul petto, spaventato.
“Ok che siamo in confidenza, ma evita di farmi prendere infarti prossimamente!”
La ragazza non lo ascoltò nemmeno e inondò la stanza con uno dei suoi monologhi.
“Tu non puoi capire, non ho dormito! Hai presente una di quelle notti in cui ti assopisci per cinque minuti e poi ti svegli in preda al panico poco dopo, probabilmente perché hai sognato e non hai il coraggio di rimetterti giù per paura che succeda di nuovo? E cerchi di riprendere sonno, ma non ce la fai, non ci riesci!”
La ragazza gesticolava mentre il biondo tentava di capire dove volesse arrivare.
“..ecco è stata una di quelle nottate per me!”
“Uhm… bene, ma ti ricordo che io, nonostante le mie immense qualità, ancora non sono uno psicologo…” Rispose serio.
“Sì lo so… il fatto è che, questa nottata mi ha portato consiglio!”
Continuò lei, annuendo vigorosamente e posando una mano sul fianco.
“…e quindi?” Incalzò il ragazzo.
“E quindi un Photoshoot!” Tuonò Vale, soddisfatta.
“..un photoshoot?” Chiese nuovamente Klaus, ancora non capendo.
“Sì ma non un photoshoot qualunque, IL PHOTOSHOOT!” Insistette l’altra.
“Ci serve una star, una di quelle vanno forti adesso e metterla a nudo.”
“No! Senti non voglio un calendario osè!”
“Ma quale calendario osè?! A nudo, nel senso che voglio delle foto più personali, che calzino a pennello della persona in questione, esaltandone le qualità. Normalmente facciamo foto per esaltare gli abiti, trovando persone adatte ad indossarli, facendo sì che sembrino bellissimi. Stavolta, voglio che il protagonista assoluto, sia la star! Che il vestito abbellisca lui o lei e non viceversa. E poi ci serve un’intervista.”
Il biondo rifletté, pensando che effettivamente, si erano sempre concentrati solo sulla moda e sulle tendenze di facciata, senza mai andare a scovare dietro alla superficialità di tante realtà, che a volte avrebbero potuto nascondere qualcosa di vero, di interessante.
“Abbiamo sempre dato voce a lustrini e paillettes, spesso anche ai gossip, ma se stavolta andassimo a scovare qualcosa dietro…”
“Sei un genio.” La interruppe lui.
Vale sorrise soddisfatta, battendo le mani tre volte, come sempre, rendendola ancora più infantile di quello che già non sembrasse.
“Non ci resta che trovare la star in questione, allora.”
Il ragazzo ci pensò su qualche secondo, per poi illuminarsi.
“Penso di sapere chi possa fare al caso nostro. Bill Kaulitz!”
Il sangue si gelò nelle vene della ragazza, che lo guardò sconcertata.
“B..Bill Kaulitz?!”
“Certo, è perfetto, è sulla bocca di tutti, lo amano tutte e abbiamo Nat come aggancio, cosa vuoi di più?”
Vale boccheggiò, cercando di trovare un’opposizione plausibile da fare, ma non trovandone, sapendo che il cantante era, effettivamente, ciò che serviva a loro.
Quando la sera tornò a casa, si trascinò fino al divano, avrebbe dovuto prepararsi qualcosa da mangiare, ma gli occhi le si chiusero appena toccato il soffice divano.
Non si accorse delle quattro chiamate di Luca e non si accorse nemmeno del sole pallido che le accarezzò il viso, la mattina dopo, per lo meno, non fino a quando la sveglia, non trillò incessante alle sue orecchie, sorprendendola ancora vestita come la sera prima e con due occhiaie da far paura, che la fecero gridare non poco e usare strati e strati di fondotinta.
Quella giornata sarebbe stata pesante, molto pesante, continuò a pensarlo per tutto il tragitto fino all’ufficio e ne ebbe la conferma, quando si ritrovò nella auto di Klaus, direzione: casa Kaulitz.
“Sei proprio sicuro, che il nostro personaggio, debba essere lui?”
“Sì, al cento per cento. Ti fidi di me?”
Vale arricciò il naso e fece una smorfia.
“Ok, ma… almeno stavolta, fallo.”
“Sì, capo.” Sbuffò e assunse un’espressione imbronciata, stringendosi nel cappotto, abbandonata al sedile.
Il motore, si spense di fronte ad un palazzo da sogno, niente di immaginabile, puro lusso.
Era un Hotel, l’Hotel più costoso della città. La ragazza lo aveva visto solo a volte, passandovi davanti, ama aveva avuto quasi paura a sbirciarvi all’interno, da tanto metteva in soggezione.
“Bene, ci siamo, vai. Quando hai fatto, non importa che torni a lavoro, credo che ti sarai guadagnata l’intera giornata.” Sghignazzò il biondo.
Vale sbiancò e lo guardò spaventata.
“Come sarebbe a dire”vai”? Tu non vieni?”
“No, per le pubbliche relazioni, lo sai che sei tu quella adatta, è per questo che ti pago, no?”
L’ansia la afferrò e cercò di dissuaderlo ancora.
“Ma Klaus è… è una cosa importante, è un personaggio pubblico! Avanti, devi essere tu a convincerlo…” Lo supplicò.
“Vale, Nat lo ha convinto a riceverti per puro caso, nemmeno lei ci credeva, è un tipo difficile e lo sai che io commetto sempre degli errori in questi casi.”
“E cosa ti fa pensare che io riesca a farlo accettare?”
“Perché ti conosco, so che ce la farai.” La guardò serio, negli occhi, uno sguardo sincero, che riuscì a convincere Valentina, per un istante, l’istante in cui pronunciò:
“Ok”.
Poi abbassò gli occhi e sospirò, scendendo dall’auto e volendosi, comunque, guadagnare ancora di più la stima di chi riponeva così tanta fiducia in lei, ricordandosi di quanto nessuno credesse nelle sue potenzialità, in passato.
“Buona fortuna Vale, ce la farai.” Così dicendo, il ragazzo la lasciò lì, sparendo nel traffico di Berlino.
Una volta entrata nella hall dell’albergo, Vale sentì il fiato mancarle: Oro, cristalli, sfarzo, sorrisi, riverenze.
“Buongiorno signorina, desidera?” Le domandò un uomo sulla quarantina e un sorriso smagliante, impostato sul volto.
“Uhm… Kaulitz… ho un appuntamento con Bill Kaulitz.”
L’uomo sembrò rimanere impietrito, gli occhi vagamente sgranati.
“Il Signor Kaulitz? Oh… beh, la annuncio subito, allora.” Si allontanò, grattandosi leggermente la nuca e parlando per nemmeno quattro secondi al telefono.
“Può andare signorina, la faccio accompagnare subito.”
Un ragazzo più giovane le sorrise e le indicò la via dell’ascensore, nel quale entrò con lui, digitò il numero del piano della stanza del cantante, che Vale capì essere l’ultimo, dato il tempo che impiegarono per raggiungerlo.
“Arrivederci.”
Lo salutò con un cenno e si ritrovò in un atrio dai pavimenti splendenti, gli specchi di lato e un vaso di fiori freschi alla fine del corridoio. Avanzò sui tacchi alti degli stivaletti che indossava e abbozzò:
“E’ permesso?”
Non udì alcuna risposta e continuò a camminare, respirando a fondo e dicendosi che infondo, non doveva far altro che parlare con un suo quasi coetaneo, dato che, dopo essersi informata, capì che aveva solo tre anni più di lei.
Il corridoio finì in una sala enorme, troppo, per una semplice suite di un Hotel, anche se di lusso. La ragazza rimase incantata a guardare le miriadi di foto appese alle pareti. C’erano foto di luoghi futuristici, modelle e modelli impressi in acconciature e trucchi improbabili, foto di tatuaggi dalle forme sinuose, tutto un po’ inquietante, ma intrigante.
Vale si girò poco dopo e sobbalzò appena, notando l’esile figura del ragazzo moro, appoggiata alla parete, con in mano un bicchiere di champagne.
“Scusa, non, non ti avevo visto.”
L’altro annuì e bevve un sorso di ciò che aveva in mano, squadrando la ragazza dal lato del bicchiere.
Vale si morse un labbro e si guardò intorno, abbozzando, in imbarazzo.
“E’ bello qui…”
“Arriviamo al dunque.” La interrupe lui, porgendole un bicchiere, che la ragazza rifiutò.
“Sì, beh… ecco… vorrei proporti un Photoshoot e magari un’intervista per una rivista di…”
“Di questo so già tutto, ma voglio sapere che genere di photoshoot e cosa ti fa pensare che io possa essere interessato.”
Vale rimase a guardarlo interdetta, pensando che in realtà, avesse già accettato una volta che Nathalie gliene aveva parlato.
“Dal momento che mi hai fatta venire qui, pensavo che fossi interessato, altrimenti non ti saresti preso la briga di ricevermi, no?”
Il ragazzo sorrise appena, piegando le labbra di lato e posando il bicchiere sul tavolo.
“Certo, secondo te lo farei solo per fare il favore ad una persona che conosco, no?”
Valentina aprì bocca, per replicare, ma di nuovo, venne interrotta.
“No. Non è così.” Mise in chiaro, penetrandola con gli occhi.
“Ok, in questo caso, possiamo parlarne da capo, non vedo il problema.” Ostentò sicurezza, nonostante gli occhi scuri del cantante la mettessero al quanto in soggezione.
Il moro si sedette su una poltrona nera, modernissima e stilizzata.
“Bene, sono tutto orecchi.” Sorrise angelico, accavallando le gambe in un gesto elegante che portò la ragazza ad insistere con gli occhi su quelle gambe magre e lunghe.
“Allora…” Partì lei, schiarendosi la voce e passeggiando su e giù, non posando più gli occhi sul suo interlocutore, per non venire distratta.
“Non ho intenzione di importi un’altra delle solite interviste della serie “com’è cambiata la tua vita dopo il successo?” “ descrivici il tuo rapporto con tuo fratello” “vai ancora d’accordo con i membri della band” e così via… Più che altro, avevo in mente di allontanarmi dal personaggio pubblico e soffermarmi su di te, chi sei? Quali domande vorresti ricevere? Quale canzone ti rappresenta di più e perché… Cosa pensi prima di dormire, o al mattino, appena sveglio. E non dico che devi parlarmi del programma di impegni che hai in mente per la giornata, ma proprio di quale pensiero intimo hai, ovvio, senza essere troppo invadente. Non ti chiedo di dirmi quante volte fai sesso e con chi.”
Il ragazzo sollevò un sopracciglio e Vale arrossì, maledicendo la sua lingua lunga, portandosi di fretta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e riprendendo a parlare subito.
“E lo stesso, varrebbe per il servizio fotografico. Non fraintendermi, non voglio varcare il confine della tua intimità, ma voglio lasciar cadere quella maschera di cera che ogni giorno tutti possono contemplare. Io credo che ci siano delle persone, là fuori, stanche delle verità che i tabloid impongono, voglio far luce nell’ombra di cui, voi personaggi pubblici, spesso, vi fate ricoprire.”
E così l’aveva citata, aveva capito solo in quell’istante che cosa l’aveva ispirata quella notte.
Era stata quella frase e Vale si sorprese lei stessa di averla tirata fuori in quell’istante.

“Eure Wahrheit wollen wir nicht, Eure Masken, Unser Gesicht, Unsere Augen brauchen Licht. Viel mehr Licht.”

Il ragazzo la guardò, sorpreso, pensando a come quelle parole gli suonassero familiari, riconoscendole in quelle di una sua canzone e trovandosi, suo malgrado, ad annuire.
“Ti farò sapere.” Si alzò e le voltò le spalle, taciturno, spiazzato.
“Cosa… cosa vuol dire? Va bene, non va bene…?”
Gli chiese lei, ansiosa, ma fiduciosa.
“Vuol dire quello che ho detto, ti farò sapere.” Le ripeté, lui, fermatosi un secondo e poi ripartito verso l’altra stanza.
Vale non era sicura, ma qualcosa le suggerì che non ci avrebbe messo un secondo a congedarla in malo modo, se non gli fosse piaciuta l’idea. Per cui sorrise e strinse un pugno, facendosi coraggio ed uscendo da lì, sperando di non sbagliarsi.

 
Top
BuffyTH_89
view post Posted on 4/7/2010, 20:36




Riecco la nostra Vale, piccola, imbranata, geniale e adorabile (oh non ci posso fare niente se ho un debole per lei U_U).
E il nostro Bill così stronzo e DivaH da mettere in soggezione anche me quanto lei, assurdo. E intrigante da matti :Q____
Oh sì che lo vogliamo questo photoshoot, lo vogliamo eccome! E anche il nostro amato viziatello lo vuole, ossì. Vai che l'hai convinto, vai!
Bella bella, e ora si aspetta questo seguito che si prospetta succulento, poco importa se arriverà domani, tra una settimana o tra due anni xD Io aspetto curiosa come una scimmia *_*
Ti amo Liebuzza, brava wie immer <3
 
Top
Teti ~
view post Posted on 5/7/2010, 00:27




Finalmente sono riuscita a recuperare!
Certo, ancora devo recuperare altre 20 fan fic meno questa xD ma passiamo a noi. u_u
Tu sai quanto io ami Bill versione stronzo, me l'avevi preannunciato ed adesso leggendo posso affermare che è DAVVERO stronzo.
Vale invece, nonostante sia un po' impacciata è riuscita a spiazzarlo, e la cosa, promette molto bene.
Aspetto il prossimo capitolo, che spero arriverà presto. *-*
 
Top
Fee1702
view post Posted on 5/7/2010, 20:07




Ma grazie tesorine *-* sono contanta che ci sia ancora qualcuna che legge questo poema che non avrà fine XDD O meglio, chissà quando! Ho in mente varie cose per questa storia, il problema è portarle per iscritto. Vi adoro!
 
Top
55 replies since 5/2/2010, 20:43   820 views
  Share