| Eccomi. Oddio, mi emoziono sempre quando entro in questa ff...O______O"
Possibile che non riuscissi nemmeno a spostarmi dal letto? Continuavo a guardarmi intorno con un sorriso da ebete sulle labbra. Nemmeno esultare ero capace di fare. E dire che di motivi per essere strafelice ne avevo abbastanza. 1) Bill si fidava di me e anche di Mikela (più o meno); 2) A suo malincuore aveva accettato il fatto che sabato sarei andata alla festa del misterioso Jack Master; 3) In un certo senso, ora lo sentivo più vicino a me; 4) Bill aveva finalmente scoperto il magico mondo delle mail. Un traguardo. Dopo lo segno sul calendario; 5) Avrei passato un intero weekend insieme a lui a Berlino. E nessuno, proprio nessuno, mi avrebbe oscurato questa possibilità di essere ancora più felice. Direi che la mia vita procedeva a gonfie vele. Sentii la porta di casa aprirsi. Ripresi finalmente le facoltà mentali e motorie e mi affrettai a scendere la scale. Sul tavolo c' era uno scatolone con dei buchi. Guardai alzando il sopracciglio mia madre. L' ennesimo scatolone. Mi tormentavano l' anima oramai. - Mamma, cosa c'è lì? - dico, indicando lo scatolone. - Un regalo per te... - disse, levandosi il giaccone. In due passi fui arrivata al tavolo. Mi brillavano gli occhi. Aprii da sopra lo scatolone e un fagottino di pelo bianco se ne stava appollaiato nell' angolo. Un congilio nano. MIA MARE MI AVEVA REGALATO UN CONIGLIO NANO. - Mamma, è... Per me? - dissi, voltandomi. - Certamente! La mia amica Sara, te la ricordi? Al suo negozio hanno portato questo coniglio nano. Siccome ricordava la tua grande passione per i conigli, e dal momento che sabato prossimo è il tuo compleanno, ha pensato bene di regalartelo! - disse, sorridendo. Oh cavolo, il mio compleanno! Me ne ero completamente dimenticata. 19 anni. Il 27 Marzo avrei ufficialmente compiuto 19 anni. Ma il 27 è... E'... Sabato prossimo! - Oh. Bhè, ringrazia la Sara da parte mia. E' stato un regalo bellissimo. Ma dove lo metto? - dissi, prendendolo in braccio. Aveva le minuscole orecchie abbassate, aveva paura e lo sentivo tremare. Provai un' immensa tenerezza nell' osservarlo, nel toccarlo, nel coccolarlo. U nuovo amico era entrato a far parte della mia famiglia. - In macchina ci sono la gabbietta con la sabbia e del cibo per conigli... - disse. - Ok. Mamma, senti... Sabato prossimo. Volevo dire, il prossimo weekend Bill mi ha invitato a Berlino. E' tanto che non ci vediamo e volevamo approfittare del tempo che sta a casa anche lui per stare un po' insieme. So che magari volevi festeggiarlo con me il compleanno ma... Pensa che me ne stavo completamente dimenticando... - dissi, osservandola. - Jessica, vai pure da Bill. L' avevo previsto che saresti andata a Berlino per il prossimo weekend. Quale occasione migliore per rivedervi? - disse, estraendo dal frezer l' ennesima confezione di surgelati. - Sicura? -. - Tranquilla! Vai e divertiti! - disse, sorridendo. Mentre mia madre si affrettò a preparare la cena, uscii di casa con ancora il mio nuovo amico in braccio per prendere la gabbietta e il resto del materiale. Salii con tutto nella mia stanza. Appoggiai la gabbietta, la sabbia e il cibo per conigli per terra, e andai a sedermi sul letto. - Ehi, piccolino. Non devi avere paura. Non ti faccio male io. Che nome preferisci? Freddy o John? - dissi, accarezzando quella minuscola testolina bianca. La annusai. Sapeva di camomilla. - Ffacciamo così. Ti chiamo Freddy, ti si addice quel nome. Bhè, Freddy, benvenuto in famiglia... -.
Sabato 20 Marzo.
- Katia, mi vuoi dire che fine hai fatto? Per fortuna che saresti arrivata a prendermi in anticipo vero?! - dissi, quasi urlando. Dall' altra parte del telefono la sentii sbuffare. - Calmati, ok? Sto arrivando. E' che la macchina non partiva... -. - Perchè magari tenevi il pedale della frizione premuto... - dissi, toccandomi la fronte con una mano. - Esatamente. Come fai a saperlo? -. - Perchè capita spesso anche a me... Ora muoviti. Ti aspetto... - dissi, concludendo la telefonata. Scesi le scale con le scarpe in mano. Appena arrivai in cucina, mia amdre mi guardò dalla radice del miei capelli fino al tallone. - Ma che bella che sei vestita così... - disse, sorridendo. - Grazie. Ehm, se per qualche strana ragione dovesse chiamare Bill al mio cellulare.... digli che lo telefono io domani... - dissi, infilandomi il primo sandalo. - Non ti porti dietro il cellulare? - disse, osservandomi sbigottita. - No, anche perchè non lo sentirei se suonasse... -. - E se hai bisogno d' aiuta? -. Ecco. Ora cominciava a fare quella aprte della mamma che non ha mai fatto nemmeno nel mio epriodo di crisi adolescenziale. - Katia ha il suo cellulare, mamma. Lei non è sbadata come me... -. Sentii suonare il campanello. Mi precipitai ad aprire e feci accomodare Katia in cucina. - Mamma, lei è Katia. Katia, mia madre... - dissi, presentandole. - Oh, ciao Katia. Bhè, ora è meglio se andate o rischiate di arrivare in ritardo... - disse. Sembrava quasi non vedesse l' ora che ce ne andassimo. Magari teneva qualcuno sotto al divano e aspettava il momento giusto per farlo uscire. - Certo, allora andiamo. Ciao mamma. Non aspettarmi alzata, tengo le chiavi... - dico, salutandola con la mano. - Ok, divertitevi... - disse. Uscimmo di casa e finalmente arrivamo alla macchina. Tutto il tragitto lo passammo a parlare del più e del meno. Parlavo a raffica fino all' istante in cui non vidi la casa di Jack. La bocca mi si prosciugò e non riuscii più a parlare. Non credevo che a Monaco ci fossero delle case così grandi. Era enorme, bellissima, con il giardino tutto illuminato da lampioni. Scesi dalla macchina e dovetti appoggiarmi su di essa per non cadere. - E così questa è la casa di Jack... - riuscii finalmente a dire. - Già. Bella vero? - disse, chiudendo la macchina. Ci avviammo all' entrata. Jack ci intravise e ci fece cenno di andare da lui. - Ciao Katia, ciao Jess! Benvenute! - disse, salutandoci con un bacio sulla guancia. - Hai una casa bellissima, davvero Jack... - dissi, guardandomi intorno. - Forte, vero? Volete qualcosa da bere? - disse. - Intanto no. Mikela dov'è? - dissi, cercandola tra la folla. - Là infondo... - disse, indicandomi un punto con il dito. - Ok grazie. Ci si vede in giro... - dissi, trasciando Katia in direzione di Mikela. - Contati - disse, con un sorriso. Quel contaci mi è piaciuto gran poco, ma stare adesso ad enfatizzare su una parole è decisamente eccessivo. Appena vidi Mikela, le saltai al collo. - Finalmente ti ho trovato. lei è Kkatia. Katia, Mikela... - dissi. - Si, ci conosciamo già... - disse Mikela, con un sorriso. Si salutarono con l' ennesimo bacio sulla guancia. - Bene. Ehm, andiamo a ballare? - dissi, osservando la folla. - Si, perchè no... -. Ci immergemmo nella folla e cominciamo a ballare tutte e tre. C' era così tanta gente che non capivo più niente. poi senti delle mani muoversi lungo i miei fianchi. Mi girai. Jack. - Vieni a bere qualcosa? - mi disse urlando nell' orecchio. - Ok, va bene. Ragazze, vado a bere qualcosa. Torno subito. Mi allontanai con Jack al tavolino delle bevande. Io ordinai un campari al limone e lui un' anima nera. Uscimmo in giardino per prendere un po' d' aria. - Sono felice che tu abbia trovato il tempo di venire... - disse, spezzando il silenzio. - Già. Comunque, è davvero una bella festa. L' occasione? -. - Non c'è un' occasione speciale. Mi piace fare feste a casa mia ogni. Ogni tanto succede... - disse. Soffocai una risata, trattenendomi con una mano sulla bocca. Lui mi guardo e sorrise. Si avvicinò a me toglienodmi la mano dalla bocca. Lo fissai negli occhi. Quell' azzurro ipnotico stava divorando persino me. Si avvicnò e mi annusò la parte tra il mento e il collo. Posò le sue mani sui miei fianchi, avvicinandomi a lui. Cominciò a baciarmi il collo. No, no, ma cosa stava facendo. - Jack, ti prego. Non... -. - Tanto so di piacerti. non nascondere l' evidenza... - disse, senza fermarmi. - Jack, lasciami. Tu non mi piaci. Lasciami andare! - dissi, urlando. Riuscii a liberarmi finalmente dalla sua presa. Mi fissava. - Non è stata una buona idea venire a questa festa... - dissi, allontanandomi. Mi immersi nella folla. D' un tratto cominciai a piangere. Delle lacrime amare scesero dai miei occhi come un fiume in piena. Trovai Mikela e Katia appoggiate al muro che parlavano. - Katia, ti prego, andiamo via... - dissi, in lacrime. - Jess, che cosa è successo? - mi dissero in coro. Le guardai. - Jack... Lui... -. Non finii la frase che cominciai di nuovo a piangere. - Adesso usciamo e ci racconti cos'è successo...-.
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