| Si lo so è un sacco di tempo che non continuo questa FF ma ho avuto un sacco di problemi e non ho avuto la possibilità di continuarla Scusatemi Y_Y ecco il capitolo nuovo:
22° Capitolo –No!-
Rimasi a guardarla, cercando di decifrare cosa nascondesse il suo sguardo malinconico, poi ricambiai il sorriso e mi avvicinai per darle un bacio, ma lei mi fermò prendendomi la mano -Vieni, entra - Mi sussurrò trascinandomi dentro casa, poi chiuse cautamente la porta come se avesse paura di fare rumore e dopodiché mi portò in camera sua e mi fece sedere sul letto -Devo parlarti...- Mi disse chiudendo anche la porta della sua camera. Doveva parlarmi? Di cosa? L’ansia cominciò ad assalirmi, avevo paura che volesse lasciarmi, anche lei, ma rimasi calmo o almeno ci provai -Dimmi, ti ascolto- Risposi rivolgendole un piccolo sorriso, un po’ forzato. Lei si schiarì la voce, sedendosi accanto a me -Credo che tu abbia visto mia madre uscire poco fa- Iniziò mordendosi il labbro inferiore, io annuii ma la lasciai continuare. Non avevo sospettato minimamente che potesse essere sua madre, mi aveva detto che era a Varsavia e non credevo che sarebbe mai passata qui ad Amburgo. -E’ venuta perché mio padre le ha telefonato e le ha detto che ultimamente rimango fuori casa fino a tardi, che non rispetto gli orari che lui mi da e...le ha parlato anche di te...e per questo, lei oggi è venuta per portarmi via prima della fine delle vacanze- Continuò, mentre la voce le tremava. Io non sapevo come reagire, deglutii guardandola. Non volevo, non volevo assolutamente! Anche se sapevo che in termine di pochi giorni, sarebbe dovuta comunque tornare a casa sua ma, ora era troppo presto! Mi prese la mano e intrecciò le dita con le mie -Che cos’ha detto di me, tuo padre? Perché tua madre vuole portarti via?- Le chiesi, non riuscivo a capire il motivo di questa partenza anticipata, non riuscivo a capire se era per colpa mia o per colpa sua o forse non era di nessuno dei due…magari era la troppa severità dei suoi genitori -Le ha detto che sembri un tipo strano e che molto probabilmente è colpa tua se non sto rispettando le regole che mi da lui...non capisce che tu non centri nulla, non capisce che non sono più una bambina, è capace solo a rimproverarmi, ad alzare la voce e a mettermi in punizione...io non posso stare lontana da te, io non posso, non posso!- Rispose mentre una lacrima le rigava la guancia, seguita subito dopo da un’altra e da un’altra ancora finchè cominciò a piangere e a singhiozzare. Io le asciugai il viso con la mano libera e poi la strinsi a me cingendola con un braccio e dandole un bacio tra i capelli, veniva da piangere anche a me, ma lei ora aveva bisogno di essere consolata da me e io non potevo permettermi di crollare di nuovo. Rimanemmo così finchè non smise di piangere, sciolse l’abbraccio e mi guardò con quegli occhi dolci che ogni volta mi facevano sciogliere e che ora erano rossi e gonfi dal pianto. Le accarezzai una guancia e le diedi un bacio sulle labbra, lei lo accolse subito, circondandomi il collo con le braccia mentre io facevo scendere entrambe le mani lungo i suoi fianchi, mi staccai lentamente dal bacio e le sorrisi, rimanendo con la fronte contro la sua, lei ricambiò e ricominciò a baciarmi, facendo salire una mano dietro la mia nuca e affondando poi le dita tra i capelli, in quel momento la porta della sua camera si aprì senza che neanche ce ne accorgessimo -Daisy tua ma...- Disse una voce maschile che ci fece staccare immediatamente, spalancando gli occhi e girandoci verso la porta da cui spuntava, la testa grassoccia del padre di Daisy che ci guardava attonito, ma il suo sguardo ci mise poco a diventare da stupito a infuriato e spalancò la porta con una tale foga, che sbatté contro la parete facendoci sobbalzare entrambi -Tu! Vattene immediatamente da casa mia!- Tuonò rivolgendosi a me e indicandomi, si, mi faceva paura ma non avrei rinunciato a lei per niente al mondo in quel momento. La vidi alzarsi dal letto stringendo i pugni lungo i fianchi ricominciando a piangere di rabbia -Perché non te ne vai tu invece, perché non esci dalla mia vita e mi lasci in pace una volta per tutte!- Gridò rivolgendosi al padre, io la guardai spalancando gli occhi, così come l’uomo che rimase praticamente pietrificato, sembrava quasi avesse smesso di respirare, e ne fui quasi convinto se non fosse perché lo vidi abbassare lo sguardo -Vai...tua madre ti sta aspettando in macchina- Sussurrò rivolto a Daisy che intanto continuava a piangere e mi prese per un polso, facendomi alzare dal letto e trascinandomi fuori dalla camera, lasciando il padre li, immobile, appoggiato allo stipite della porta. Prese la giacca e senza infilarla, uscì fuori trascinandomi con lei e sbatté la porta di casa poi mi portò fino alla macchina della madre che, guardandomi dall’interno della macchina col finestrino abbassato, mi fulminò con lo sguardo, Daisy lo notò e sorrise amaramente guardandola -Che ti piaccia o no, io amo questo ragazzo e il fatto che tu adesso mi allontani da lui non significa che lo dimenticherò o che smetterò di amarlo, mamma!- Esclamò guardando sua madre negli occhi e scuotendomi il braccio mentre continuava a tenermi per il polso, poi per bisogno o forse per ripicca, mi lasciò il polso e mi diede un bacio sulle labbra, un bacio abbastanza violento, dato con rabbia, ma lo accolsi lo stesso -Entra in macchina!- Le ordinò la madre infuriata, aprendo lo sportello e strattonandola per la maglia, per farla staccare da me, lei sorrise di nuovo ma stavolta rivolta a me, mentre nuove lacrime scendevano lungo il suo viso e la vidi pronunciare con il labiale la frase “ti amo”, sorrisi tristemente sussurrando un “anche io” mentre lei entrava in macchina sbattendo lo sportello e allacciandosi la cintura, poi fece per sporgersi dal finestrino, ma la madre lo chiuse, precedendola, e Daisy si limitò a premere i palmi delle mani contro il vetro, guardandomi e continuando a piangere, mentre la macchina usciva dal vialetto di casa. Decisi di seguirla e lo feci, anche correndo quando la donna premette il piede sull’acceleratore per seminarmi, ma alla fine, purtroppo vinse lei e io, stremato e col fiato corto, mi sedetti sul marciapiede, mentre le macchine che passavano mi schizzavano fango addosso. Mi portai la testa tra le mani, iniziando a piangere, volevo sapere perché adesso che avevo trovato un po’ di serenità, mi era stata tolta anche questa felicità, non lo trovavo giusto.
Non so per quanto tempo rimasi seduto su quel marciapiede a disperarmi, ma sta di fatto che avevo perso la cognizione del tempo e quando tornai a prendere la macchina a casa del padre di Daisy era già buio, salii in macchina e misi in moto, affonando nel sedile, non m’importava se ero sporco da fare schifo, accesi di nuovo la radio e continuai a cambiare stazione e a sbuffare finchè non arrivai in hotel, parcheggiai e mi accorsi che c’era Tom davanti all’entrata che stava fumando, insieme ad un bodyguard e insieme a loro c’era qualcun altro, affilai lo sguardo per capire chi era ma non vedevo molto, era buio, scesi dalla macchina e mi diressi verso di loro, avvicinandomi meglio vidi che c’era Kerstin con loro! Lei appena mi vide mi corse incontro ma si fermò a pochi centimetri da me -Oh dio! Ma che cosa ti sei combinato?!- Mi chiese scrutandomi dalla testa ai piedi, si ero veramente sporco e credo che anche la mia espressione non dovesse essere proprio il massimo -Lasciamo stare non ho voglia di parlarne- Risposi un po’ scocciato, lei mi prese per mano, e raggiungemmo Tom che mi guardò stupito e anche schifato -Che cazzo ti è successo?!- Chiese strabuzzando gli occhi, io scossi la testa e aspettai che Tom finisse la sigaretta per poi entrare in hotel, quando arrivammo in camera, chiesi scusa agli altri e mi fiondai in doccia, anzi diciamo che mi ci spinse Kerstin per forza, io neanche avevo voglia di guardarmi allo specchio! Aprii l’acqua calda e scivolai lentamente contro il muro della doccia, fino a che toccai il fondo e mi portai le gambe al petto, posando la fronte sulle ginocchia, mi rialzai dopo un po’ e cominciai ad insaponarmi, poi mi sciacquai ed uscii -Posso entrare?- Sentii dall’altra parte della porta, io mi infilai di corsa l’accappatoio e andai ad aprire la porta, mi trovai davanti Kerstin, che prese a guardarmi con la bocca semiaperta, poi deglutì mordendosi il labbro -Bill...- Sussurrò tornando seria, mentre io mi spostavo una ciocca di capelli -Non ti sto riconoscendo! Questo non è il Bill che...- Cominciò ma io la interruppi bruscamente -Che hai lasciato?!- Chiesi sarcastico guardandola negli occhi, e lei non riuscì a sostenere lo sguardo e lo abbassò, io mi morsi il labbro sentendomi un po’ in colpa -Scusami- Mormorai alzandole il mento con un dito, lei mi sorrise leggermente e scrollò le spalle, poi mi posò una mano sulla guancia -Sai benissimo il motivo per cui l’ho fatto e sai anche che io...-Avvicinò il viso al mio, posando lo sguardo sulle mie labbra -Sono ancora innamorata di te- Sussurrò avvicinandosi per darmi un bacio, ma io mi ritrassi, se lo avesse fatto qualche settimana prima io non l’avrei di certo respinta, anzi! -Sai, io fino a poche ore fa avevo qualche dubbio sul fatto che ti avessi dimenticata...ma ora credo di aver capito e di essere sicuro, di non provare più niente per te- Le dissi togliendole delicatamente la mano dalla mia guancia, lei si accigliò, probabilmente non se lo aspettava. Annuì sospirando -Dovevo aspettarmelo...- Sussurrò continuando ad annuire. Io mi sentivo bene con me stesso, sapevo chi era la ragazza che amavo adesso e niente, neanche la lontananza avrebbe fatto in modo di rovinare ciò che provavamo l’uno per l’altra, cosa che invece con Kerstin era successa. -C’è un'altra ragazza vero?- Mi chiese mordendosi il labbro, io sorrisi quasi divertito -Vedi, mi sento di correggerti perché, non c’è un’ALTRA ragazza...c’è solo UNA ragazza per me adesso e non sei tu, Kerstin- Le risposi un po’ duramente e lei infatti deglutì e sorrise amaramente sussurrando un “capisco” , io le posai le mani sulle spalle -Però sento di volerti tenere come amica, perché sei stata e sei tutt’ora, importante per me- Le dissi addolcendo il tono e sorridendole per poi darle un bacio sulla fronte, lei mi abbracciò e scoppiò a piangere -Mi dispiace, io so di averti fatto del male, ma ti giuro che non volevo, io ti amo Bill, ho capito che voglio stare con te adesso- Singhiozzò, io posai il mento sulla sua spalla, accarezzandole i capelli -Adesso però è troppo tardi- Risposi scostandomi per guardarla e lei mi guardò asciugandosi gli occhi -Ora vado, ci vediamo a cena con gli altri- Mi disse dandomi un bacio sulla guancia e uscendo di fretta dalla stanza come se stesse per scoppiare di nuovo a piangere, ma non volesse farmelo vedere. Non ne so il motivo, ma mi sentivo anche un po’ in colpa per averla respinta in quel modo, solo che ero convinto di non sentire davvero più niente per lei perché... Ora per me c’era solo ed esclusivamente Daisy
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