| ecco a voi ragazze... e Buon S. Valentino a tutte^^ baci
L’aria natalizia si faceva ormai sentire in casa Braun: in ogni parte della casa c’erano decorazioni di ogni genere, compreso un enorme albero di Natale che abbelliva il salotto, posto davanti alla finestra. Ogni anno si ripeteva lo stesso rituale, fra meno di poche ore casa Braun sarebbe stata invasa da invitati, e Maddy si sarebbe ritrovata a domare una mandria di cuginetti impazziti di tutte le età. Intanto la ragazza se ne stava sull’uscio della porta del salone con aria malinconica, osservando sua madre che con cura perfezionava ogni minimo particolare dell’albero, con luci colorate e piccole palline dai colori sgargianti. - Posso aiutarti mamma? - chiese avvicinandosi a lei con un leggero tono di timore nella voce. Dal giorno dell’incidente non c’era ancora stato modo di chiarirsi, e a Maddy sembrava che quel momento fosse quello giusto. Diana si voltò di poco incrociando lo sguardo di sua figlia, dopodichè ritornò alla sua opera. - Sta venendo bene - continuò Maddy timorosa, non perdendosi d’animo. Ma ancora una volta sua madre continuava con indifferenza ad addobbare l’albero. - Mamma almeno parlami, non si risolve niente col silenzio, me l’hai detto un sacco di volte anche tu! - sfiatò sfilandole una coccarda dalle mani e obbligandola così a voltarsi. La madre la guardò ancora, ma non proferì parola. - Mi dispiace di averti delusa – disse Maddy sinceramente costernata. E Diana pensava. Pensava che sua figlia era riuscita a deluderla ancora una volta nonostante lei riponesse molta fiducia in lei. Era sempre andata contro suo marito pur di difenderla e sentiva che non era servito a niente. - Ho sbagliato tutto, scusa. - bisbigliò la figlia con occhi visibilmente lucidi – Quel giorno è andato tutto storto – continuava a giustificarsi, mentre lei si chiudeva nel silenzio. - Maddy sai benissimo quante volte sono andata anche contro tuo padre, pur di difenderti - finalmente prese parola Diana. - Lo so mamma - la interruppe sua figlia col volto basso. - Ma evidentemente non è servito a niente, e adesso non mi resta che dargli ragione. E ora vai, devo finire l’albero, è già tardissimo -la liquidò freddamente guardando l’orologio da polso. - Mamma! – protestò la ragazza flebilmente cercando di incrociare il suo sguardo. - Ho detto vai Maddy! - le ordinò ancora. Maddy decise che per quella volta era meglio lasciare stare. Gettò comunque per terra con rabbia la coccarda che aveva ancora fra le mani, si voltò e andò via. La signora Diana vide sua figlia andare via, e dopodichè udì sbattere violentemente la porta d’ingresso, segno che sua figlia aveva lasciato casa. Le era costato tanto trattarla così, lei che era comprensiva sempre, ma aveva deciso che quella volta non lo sarebbe stata. Maddy doveva imparare la lezione, per una volta, anche se questo significava rinunciare ad avere un dialogo con lei.
****************
Maddy dopo aver lasciato con rabbia casa sua, si era rifugiata in uno dei suoi posti preferiti, un piccolo parco abbandonato ormai da anni, che si affacciava sulla strada, unico spettatore dei suoi sfoghi. Amava dondolarsi su una vecchia altalena, arrugginita col tempo. Non aveva mai visto quell’espressione di indifferenza nel viso di sua madre. Sperava che anche questa volta una parola sarebbe bastata, anche uno sguardo per far tornare tutto a posto. Ma evidentemente non sarebbe stato così semplice. - Non ci dovresti stare qui tutta sola alla vigilia di Natale! – cinguettò una voce poco conosciuta che la fece riemergere dai suoi pensieri. Maddy sobbalzò di poco sul seggiolino, voltandosi lentamente, e incrociando il viso misterioso che poi tanto misterioso non era. - Che ci fai qui? - disse bruscamente cercando di asciugarsi altre lacrime che rigavano il suo viso. - Tu che ci fai qui! – - Non sono affari che ti riguardano, mi sembra di essere stata chiara quella sera - ringhiò ancora alzando il volto verso di lui - Quindi vai via, lasciami sola! - concluse riprendendo a dondolarsi con ancora più forza, non badando a lui. Bill riuscì a spostarsi in tempo, prima che l’altalena lo prendesse in pieno viso. Aveva notato perfettamente quelle lacrime e si sentì stringere il cuore nel vederla così. Decise di non demordere prendendo posto goffamente, anche lui su un’altalena accanto alla sua. - Credi che nevicherà stanotte? - chiese alzando il suo viso verso il cielo grigio e nero - Io lo spero tanto che succeda, è bellissimo starsene la sera di natale fra le mura di casa, con tutta la tua famiglia, mentre fuori nevica - aggiunse ancora. Ma Maddy continuava a dondolarsi non badando alle sue parole. Doveva insistere. - Se non ricordo male, un anno nevicò tantissimo e io e Tom ci divertivamo a costruire degli enormi pupazzi di neve insieme a mamma e Gordon. Era il primo natale senza papà – raccontò con malinconia ricordando quell’episodio. D’improvviso sentì bloccare l’altalena accanto alla sua e dentro di se esultò. Stava attirando l’attenzione. - Non sai quanto pagherei per tornare a casa e ritrovare mia madre fra i fornelli e papà seduto sul divano con quell’orrendo cappello di Babbo Natale in testa... – lasciò la frase in sospeso e sorrise da solo, pensando che quei ricordi erano tanto rari quanto preziosi. - Ma cosa stai cercando di fare? – squittì Maddy all’improvviso – Te ne stai qui a raccontarmi la tua vita, come se non fosse successo niente! Credi davvero che sia bastato riportarmi l’auto e quell’insulso biglietto per guadagnarti il mio perdono? - domandò stizzita. - Stai fraintendendo tutto Maddy, ti ho vista qui da sola e volevo solo…- - Solo che, Bill? Non ho bisogno della tua compassione, io non ho bisogno di nessuno, tanto meno di te! - lo interruppe fissando con rabbia gli occhi del ragazzo. Una scia di vento si intromise fra loro, facendo rabbrividire entrambi. Ma continuavano a guardarsi senza proferire alcuna parola. Bill dal canto suo si sentiva un emerito idiota: voleva solo aiutarla e quello che aveva ottenuto invece era stato l’effetto contrario. Di certo non si aspettava che gli avvolgesse le braccia intorno al collo ringraziandolo per il gesto fatto, ma non si aspettava neanche quella reazione. - Come non detto, ti lascio sola se è questo che vuoi. Però prendi questa - le disse. Poi si sfilò via dal suo collo la sciarpa nera che portava, e la avvolse intorno a quello di una Maddy spiazzata che lo guardava con occhi spalancati. - Prenderai freddo così – si giustificò notando che era uscita senza giubbino. Maddy era rimasta immobile. Non aveva nemmeno cercato di bloccarlo mentre le pulsazioni del suo cuore avevano cominciato ad aumentare sentendo il suo corpo così vicino al suo. Emanava ancora quel buon profumo di quella sera, ammise a se stessa. - Buon Natale – le disse dolcemente. Le regalò uno dei suoi sorrisi più sinceri e si avviò verso la sua macchina.
Maddy sentiva i suoi passi alle sue spalle, segno che si allontanava sempre di più. Quando percepì che era lontano, si voltò lentamente verso la sua figura intenta a prendere posto nell’auto. Improvvisamente rivide in lui quel Bill seduto al bar a bere una cioccolata calda, o dal signor Carlo quella sera, il Bill dolce e buffo che l’aveva tanto colpita. Forse esisteva sul serio. O forse era un altro tentativo di rimorchiarla. Si voltò ancora mentre lui con la sua auto sfrecciava via da quel parco. Si sfilò dal collo la sua sciarpa e inconsciamente si ritrovò ad annusarla e a portarla sulla guancia, constatando quanto fosse morbida. - Avrei potuto almeno augurargli un buon Natale... –
*************
La cena con tutti i parenti era iniziata ormai da un pezzo. Tutti insieme erano seduti intorno ad un enorme tavolo intenti a gustarsi ogni prelibatezza preparata dalla signora Diana. Maddy se ne stava seduta e si fingeva interessata ad un discorso che sua zia Helena stava intraprendendo in quel momento. - Capisci tesoro, Monaco è bellissima, però Amburgo rimane sempre Amburgo – disse con aria accorata mentre Maddy si portava il cucchiaio alla bocca. Helena era la sorella minora di suo padre, aveva 23 anni si era da poco laureata in scienze della comunicazione a Monaco. Una bellissima ragazza, e nonostante non le mancassero gli ammiratori, non aveva un ragazzo ormai da due anni. Per sua scelta aveva sempre ribadito. Per Maddy era un esempio. L’adorava perché poteva parlare con lei quasi come se fosse la sorella maggiore che non aveva. Si assomigliavano molto in certi aspetti, Helena era uno spirito libero proprio come lei. - E quindi ho deciso di trasferirmi qui. - continuò raggiante sua zia - Sempre se non sono di intralcio, giusto il tempo di trovare un piccolo appartamento - aggiunse mentre Maddy la guardava con gli occhi che le brillavano. - Davvero zia? Starai qui da noi? - domandò con un sorriso luminoso. - Se tuo padre riuscirà a sopportarmi, certo - disse divertita portando lo sguardo su Franz. Maddy si voltò verso i suoi, con occhi supplichevoli: aveva proprio bisogno di qualcuno come sua zia accanto in quel momento. - Ma certo che puoi restare, prenditi tutto il tempo che vuoi - concesse infine il signor Braun. - Che bello! - affermò euforica Maddy avvolgendo il collo di sua zia, che continuava a sorridere. - E ora, mancano esattamente dieci secondi alla mezzanotte - si intromise Diana alzandosi in piedi e alzando il calice in aria. Maddy si staccò da sua zia e afferrò anche lei il calice per brindare insieme alla sua famiglia. Finalmente il rintocco della mezzanotte risuonò su un vecchio orologio a cucù e tutti insieme in coro si augurarono un buon Natale, mentre fuori aveva iniziato a nevicare. “Credi che nevicherà stanotte?” Quella voce le rimbalzò in testa così, all’improvviso, senza che lei l’avesse cercata. Intanto, mentre tutti si erano riuniti intorno all’albero a scartare ogni tipo di regalo, lei si era spostata verso la finestra, a contemplare la neve che continuava a scendere lenta. “Non sai quanto pagherei per tornare a casa e ritrovare mia madre fra i fornelli, e papà seduto sul divano con quell’orrendo cappello da Babbo Natale.” Ecco ancora la sua voce. Aveva deciso di invadere la sua mente per sempre?, si domandò voltandosi verso la sua famiglia. Erano tutti così felici... Poteva reputarsi fortunata, nonostante tutto lei aveva entrambi i genitori accanto. Si voltò ancora verso la finestra, sapendo per certo che quell’anno regali per lei non ci sarebbero stati. - Questo è per te Maddy - disse una voce roca e calda alle sue spalle, che riconobbe subito come quella di suo padre. Maddy si voltò e notò un piccolo pacco nella sua mano sinistra. - Non dovevi papà, non lo merito! - si affrettò a dirgli. - Prendilo, e buon Natale - disse Franz cercando di nascondere l’emozione, porgendo il piccolo pacco a sua figlia. Maddy rimase a fissare quel regalo, dopodiché con gli occhi lucidi decise di accettarlo. - Grazie - disse flebilmente con un mezzo sorriso.
Maddy seguì suo padre con lo sguardo e lo vide raggiungere nuovamente i suoi invitati mentre fra le sue piccole mani stringeva il suo regalo. Forse aveva fatto tutto questo per riscattarsi dallo schiaffo che le aveva dato quella sera. Maddy non lo sapeva, ma sapeva per certo che non avrebbe cambiato con nessun altro suo padre. - Non lo apri ?- sua zia si era avvicinata a lei curiosa di sapere cosa conteneva il pacco. - Certo, però vorrei aprirlo nella mia camera - - Come vuoi – - Vieni con me zia? - le domandò all’improvviso e il suo viso parve illuminarsi all’improvviso. - E me lo chiedi? Rifugiamoci nella tua stanza, prima che nonna Rose inizi i suoi racconti sulla guerra - affermò sbrigativa spingendo verso le scale Maddy. - Ma dai a me piacciono i suoi racconti - sorrise la ragazza salendo le scale. - Si quando li ascolti la prima volta, ma dopo che li senti raccontare ogni benedetto Natale, un po’ ti scocci - aggiunse sua zia ormai sull’uscio della porta. Maddy rise divertita, mentre tutte e due prendevano posto sul suo letto dopo aver chiuso la porta. - Allora che aspetti, aprilo! - insisteva Helena. Sembrava più entusiasta di Maddy. - Un attimo zia - affermò Maddy scartando lentamente il regalo. -E’ l’ultimo ipod, è proprio quello che desideravo - disse scartando definitivamente il regalo - Hai visto zia? Le mie amiche me lo invidieranno, qui ci puoi mettere di tutto, foto video musica... - esclamò tutto d’un fiato verso sua zia - Anche se non lo merito - concluse infine con aria malinconica, lasciando andare il regalo appena ricevuto sul letto. - Piccola perché dici questo? - chiese titubante. - Sono una pessima persona zia. - ammise scoraggiata - Non faccio altro che dare dispiaceri ai miei - aggiunse questa volta alzandosi dal letto. - Non dire così Maddy, a tutti capita di disobbedire ai propri genitori, io lo facevo continuamente - la rincuorò sua zia. - Ma zia, loro sono troppo buoni con me, e io anche se involontariamente riesco solo a deluderli. Mamma non mi rivolge la parola ora - - Ma capita di litigare, non sai quante volte ho litigato con tua nonna Rose, ma alla fine si ritornava a ridere e scherzare come sempre. - la informò raggiungendola - Tranquilla ok? - aggiunse ancora prendendola fra le sue braccia. - Ti voglio bene zia, grazie - sussurrò fra le sue braccia. - Anch’io ti voglio bene piccolina, e non voglio vederti triste, chiaro? Quindi ora regalami un sorriso - le ordinò scherzosamente alzandole il mento. Maddy sorrise come la zia le aveva chiesto. Le aveva fatto bene parlarle, quell’enorme macigno che si portava sulle spalle da giorni si stava pian piano sgretolando. Quel Natale avrebbe portato gioia nella sua vita ne era convinta. - Brava, e ora dimmi, chi è il proprietario di quella sciarpa? - chiese puntando il dito sulla sciarpa che aveva lasciato sul letto dopo essere rientrata in casa. La ragazza sgranò gli occhi e il suo cuore riprese di nuovo a palpitare. - Questa? Di un amico - affermò prendendola fra le mani. Aveva detto amico? - Un amico speciale - dedusse Helena sfilandogliela dalle mani. - No, semplicemente un amico - puntualizzò Maddy. La ragazza vide la zia compiere lo stesso gesto che aveva fatto lei poco prima: portarselo al naso e sentirne l’odore. - Che buon profumo che ha! - constatò entusiasta sua zia percependo il gradevole odore proveniente dalla sciarpa. - Si... - ammise strappandogliela dalle mani. - E’ carino? - iniziò Helena con occhi scintillanti. Maddy al suono di quella domanda si ritrovò davanti ai suoi occhi il suo viso e ciò che venne fuori fu solo la cruda, bruciante verità. - E’ bello da togliere il fiato – sospirò scoraggiata. Ma un secondo dopo se ne pentì - Oddio che ho detto?- squittì tappandosi la bocca e sentendo le guance avvampare. Sua zia intanto assisteva alla scena divertita - Allora ti piace?- la stuzzicò. - No zia, non volevo dire quello che ho detto! - mentì. - Certo, certo. Mia cara le tue emozioni parlano da sole, sei rossa peggio di un peperone! - - Ma non è vero! – Si mise davanti allo specchio per controllare se fosse vero e si bloccò d’improvviso. Sua zia aveva ragione, le sue guance erano rosse davvero, e i suoi occhi brillavano per l’imbarazzo. Per non parlare del suo cuore, la cui sagoma si poteva tranquillamente distinguere mentre rimbalzava nel petto. - Ma lui non mi piace, cioè è molto carino ma non deve piacermi – lo disse per convincere sua zia, ma in realtà cercò di convincere sé stessa. - E come mai? Che ha combinato? Raccontami tutto, su vieni qui! - la incitò la zia dando dei piccoli colpetti con la mano sul letto. - Non c’è molto da raccontare, si è comportato da bastardo schifoso - sintetizzò accomodandosi accanto a lei. - Ti ha preso in giro? - domandò Helena con genuina curiosità - Si – esalò Maddy, ricordando quella sera con dolore. - Voleva portarmi a letto solo per vantarsi davanti ai suoi amici e a quello stupido di suo fratello - continuò abbassando lo sguardo, il dolore e l’umiliazione che riaffioravano dentro di lei. - Gli hai dato una bella lezione? - - Si questo si, però… - non riuscì a continuare la frase. Si sedette sul materasso morbido accanto alla zia, sospirando tristemente. - Però niente. – decise sua zia convinta - Tesoro se pensi che lui sia degno del tuo perdono, concediglielo, segui sempre il cuore - le consigliò con un sorriso rassicurante. - Ma come faccio a capire che è la cosa giusta da fare? - le domandò sgranando gli occhi. - Solo col tempo potrai capire, nella vita bisogna rischiare, e questo lo sai - - Certo - emise flebilmente ed era vero. Lo sapeva fin troppo bene. Lei era nata per rischiare, ma quella volta se la sentiva di farlo? Ma soprattutto... voleva perdonarlo? - Ora ti lascio un po’ sola, così ci rifletti su - concluse Helena alzandosi dal letto. - Grazie ancora zia, sono contenta che rimarrai qui con noi - affermò Maddy con un sorriso. - Anch’io sono felice tesoro mio - disse ancora la zia prima di lasciare Maddy da sola con i suoi pensieri. Aspettò che chiudesse la porta e si alzò di scatto raggiungendo uno dei cassetti della libreria. Lo aprì e ripescò nella confusione quel piccolo biglietto che aveva accuratamente, inspiegabilmente conservato. “Credi davvero che sia bastato riportarmi l’auto e quell’insulso biglietto per guadagnarti il mio perdono?” Di sicuro non era un biglietto tanto insulso se aveva deciso di conservarlo. Lo lesse ancora una volta, prima di afferrare il suo cellulare.
*************
A pochi chilometri da Maddy anche in casa Kaulitz tutti erano intenti a festeggiare il Natale. Il salone era gremito di invitati: Bill ne conosceva solo la metà, ma Tom non ci aveva badato quando insieme a Georg aveva compilato la lista. Spostò lo sguardo un po’ in giro e vide sua madre, intenta a conversare con un amica. Quanto era bella sua madre, si ritrovò a pensare il moro, seduto comodamente su un divano con in mano un bicchiere. Tutti intorno a lui sorridevano, e lui di sicuro non faceva diversamente: continuava a rivolgere gentilmente sorrisi a tutti i suoi ospiti. Era abituato a sorridere anche se non ne aveva voglia, era una delle cose che era riuscito ad imparare durante gli anni con i Tokio hotel. Suo padre neanche quell’anno avrebbe varcato la porta di casa. Chissà dov’era, si ritrovò a pensare. L’ultima volta che aveva ricevuto una sua chiamata era stato per il suo compleanno, una breve e fredda telefonata di auguri, niente di più. Ma nonostante ciò non era l’assenza continua di suo padre che lo turbava in quel momento, bensì quel senso di vuoto che gli attanagliava lo stomaco. In realtà neanche lui riusciva a capire di cosa si trattava, ma c’era una parte dentro di sé che aveva il bisogno di essere colmata prima o poi. Sorseggiò ancora dal suo bicchiere immerso nei suoi pensieri, fino a quando sentì provenire dalla tasca del suoi jeans la suoneria del cellulare. “Accidenti, dovevo spegnerlo” pensò sfilandolo dalla tasca con fatica. Non aveva la più pallida idea di chi potesse chiamarlo a quell’ora di notte, il giorno di Natale per giunta. Forse qualche scocciatore che di lì a poco avrebbe liquidato velocemente. Quando lesse il nome in pixel si stupì: altro che scocciatore, era Maddy. Quella ragazza che qualche ora prima gli aveva ordinato di lasciarla in pace lo stava chiamando. Per dirgli cosa poi? Per rinnovare il suo invito di andare a fanculo? Tentennò prima di decidersi a rispondere, dopodiché si alzò dal divano, e facendosi strada tra i suoi ospiti si diresse al piano superiore, pigiando il tasto verde dell’ok. - Pronto? - rispose chiudendosi alle spalle la porta della sua stanza. Dall’altra parte del telefono non udì alcun suono, avanzò di qualche passo verso il letto accomodandosi sopra. - Ti disturbo? - finalmente la voce di Maddy invase le sue orecchie con tono titubante. Che faccia tosta che aveva. - Poche storie Maddy cosa vuoi? - domandò bruscamente mentre si sfilava le scarpe e incrociava le gambe sul letto. - Cos’è hai mangiato pesante Kaulitz? - lo stuzzicò lei. Si sentì ancora più nervoso, sicuramente se l’avesse avuta davanti l’avrebbe zittita a modo suo... - Non sei divertente, e poi non chiamarmi Kaulitz! - sbottò stizzito, più per il pensiero sullo zittire Maddy a modo suo, che per il soprannome. Maddy dall’altra parte del telefono ridacchiò. - E perché mai? E’ molto meglio di Bill e non corro il rischio di scomodare qualche cagnolino! - rise ancora di gusto. Bill strinse i pugni. Ma quanto era insolente. Quel modo di essere lo irritava parecchio: ma chi si credeva di essere per trattarlo così? “E’ brutto essere trattati come ragazzi normali, eh Bill? Vedi di abituartici...” ridacchiò la vocina dentro di lui. Non c’era più bisogno di farsi sottomettere da lei in quel modo, aveva pagato per quello che aveva fatto. - Si si, certo continua a prendermi in giro, intanto non hai risposto alla mia domanda - disse Bill giocherellando con la collana che aveva indossato per quella sera. Maddy all’improvviso si fece seria: aveva smesso di ridere. - Volevo… - - Volevi? - la incitò Bill cogliendo imbarazzo nella sua voce. - Volevo solo dirti che oggi sono stata un’emerita cretina, ho parlato prima di pensare, sai mi succede sempre perché non ho nessun tipo di filtro tra cervello e bocca, quindi può capitare che parli a sproposito e che tratti male la gente come è successo oggi al parco, quindi se per favore puoi sorvolarci su mi faresti un grande favore, insomma, quello che sto cercando di dirti è che mi dispiace da morire - disse tutto d’un fiato, senza nemmeno respirare tra una battuta e l’altra. Bill rimase un attimo frastornato da tutto quel torrente di parole che la ragazza gli aveva vomitato addosso. - Wow... – disse alla fine. Se lui era affetto da logorrea compulsiva, quella ragazza aveva tutte le carte in regola per raggiungere il suo livello. Si sentì un grugnito dall’auricolare del telefono. - Ma hai sentito quello che ho detto? – chiese Maddy stizzita. Improvvisamente afferrò il concetto subliminale che la ragazza voleva mandare. - Una parola su tre, ma il messaggio è chiaro: è un modo molto criptico per chiedermi scusa – rispose e gli angoli delle labbra si distesero involontariamente. Forse perché lui era pazzo, forse perché lo era di più quella ragazza, non lo sapeva. - Non credere che te lo ripeta una seconda volta! - gracidò Maddy, visibilmente imbarazzata. Bill ridacchiò: ora si divertiva. - No fammi capire, tu hai chiesto scusa a me? – la stuzzicò sorridendo. - Si anche se non te lo meriti dopo quello che mi hai fatto, ma vedi io sono diversa da te e so riconoscere quando sbaglio! – sbottò ancora. “Ma non vedi che l’imbarazzo le fa l’effetto di una colite verbale? Abbi pietà, santo cielo!” la vocina della sua coscienza, prima latente si fece risentire. - Vuoi ancora farmi sentire una merda per quella sera? Se è così può anche finire qui la conversazione, perché mi sono sentito abbastanza da schifo, e poi tu non mi hai dato nemmeno il tempo di spiegare! – ribattè riottoso. - Ma cosa vuoi spiegare? - squittì Maddy alzando il tono della voce di qualche ottava sopra. - Tutto quello che hai sentito quella sera è vero... – cominciò Bill, ma la voce prorompente della ragazza lo interruppe. - Ah almeno hai il coraggio di ammetterlo! – Bill allontanò il cellulare dall’orecchio, improvvisamente assordato. - Mi fai parlare? – disse scocciato. - E che altro mi dirai, che volevi anche girare un video e vederlo con i tuoi amici? – ribattè acida. Bill rimase disgustato, tuttavia decise di non badarci. - Dicevo, quello che hai sentito è vero, ma stanne certa non sarei mai arrivato a... cioè... - biascicò imbarazzato. - A? – lo esortò a continuare lei. - Insomma non l’avrei portata a termine quella stupida scommessa - riuscì a dire tutto d’un fiato, liberandosi da un peso che si portava dentro da quella maledetta sera. “Ma tu non eri quello logorroico?” lo stuzzicò la vocina. - Cosa?! – stridette la ragazza e Bill fu costretto di nuovo ad allontanare il cellulare dall’orecchio. - Ma cosa farnetichi Kaulitz, hai provato a baciarmi, tu quella scommessa volevi portarla avanti! – - Si ma anche tu mi hai provocato! – rispose irritato. Se la ricordava bene lui quella frase “Hai un buon profumo Bill” che gli aveva fatto svolazzare almeno un centinaio di farfalle nello stomaco. Maddy improvvisamente cominciò a ridere. - Bhe, che hai da ridere adesso? - le chiese titubante arricciando il naso. Più passava il tempo, più Maddy diventava un rebus indecifrabile. - Cioè, hai creduto davvero che ci stessi provando con te?! - domandò allora ridendo. Bill imbronciò la bocca. - Sei uno stupido! - aggiunse ancora – Ma davvero pensi che tutte le ragazze ti cadano ai piedi? – gli domandò con il riso nella voce. Lui sollevò un sopracciglio. - Non ho mai detto questo – rispose abbassando lo sguardo - E poi non sono stupido!- ribattè imbronciato. - Oh si che lo sei, e aggiungerei anche idiota! - - Ma grazie per tutti i bei complimenti, sono lusingato - disse sarcastico Bill. In fondo non gli dispiaceva sentirla ridere, nella sua mente erano ancora vivi quei freddi sguardi che gli aveva rivolto quella sera fuori dal club. - Ma prego! Di solito non sono così gentile, ma questa è un’occasione particolare – concesse Maddy ridacchiando. - Sono davvero, davvero onorato – a quel punto anche lui decise di stare allo scherzo. Sorrise, continuando quella strana situazione che si era creata. Era contento, la sentiva ridere e questo non poteva che fargli piacere. D’improvviso però sentì un sospiro da parte di Maddy segno che era ritornata seria. La imitò. - Ora devo andare, buon Natale Bill, e buona fortuna per tutto! – lo salutò come se quella telefonata sarebbe stata l’ultima. - Non è un addio vero? Perché io vorrei rivederti Maddy - ammise Bill, non senza una punta di imbarazzo portandosi una mano fra i capelli - Oh tranquilla non voglio provarci ancora, come amici, ti va?- domandò chiudendo gli occhi. Di sicura gli avrebbe fatto l’ennesima sfuriata. - D’accordo, ad una condizione però! - rispose lei, sorprendendolo. Non ci credo ha accettato, pensò. - E quale sarebbe? - si affrettò a chiedere, ignorando il presentimento di guai che sentiva in fondo allo stomaco. - Voglio guidare la tua auto! – sfiatò Maddy, solare. Bill sgranò gli occhi, facendo scomparire dal suo viso quel sorriso disteso e calmo che aveva un attimo prima. “Guai... guai guai guai guai!” ululò quella dannata presenza nel suo pensiero. - Maddy ma tu non hai ancora la patente! - le ricordò, cercando di dissuaderla. Sperò con tutto il cuore che cambiasse idea. - Ma ho il foglio rosa, quindi posso guidare con qualcuno al mio fianco! – lo informò sempre raggiante. “Mastodontici guai, ciclopici guai, altro che slogatura al polso, qui puoi rimetterci le penne!!” - Non mi sembra una buona idea Maddy, io ho da poco la patente, ma non hai imparato la lezione?! – per una volta Bill prese in considerazione i suggerimenti della sua coscienza che per quanto antipatici, erano giusti. - Adesso devo scappare, mia madre sta urlando dal piano di sotto. – lo informò all’improvviso - Ci vediamo al parco dove mi hai trovato oggi, domani mattina alle dieci ok? Wow sono agitata per la mia prima guida con una BMW – parlò Maddy senza dargli nemmeno il tempo di parlare. – Mi raccomando puntuale! - sottolineò lei, solare. - Ma… - cercò di opporsi Bill. Troppo tardi, aveva riattaccato. “E mo sei fottuto” berciò la vocina. E la cosa più triste era... che aveva ragione.
|