Hamburg.

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CarinaCASTRATION.
view post Posted on 16/2/2010, 18:20




Mi piaceeeeeeee!

Secondo me, qui ci sboccia qualcosa tra Bill e Chiara. MMM XD
Ma chissàààà!

Posta presto, mi sta intrigando un mucchio.
 
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; Lady ;
view post Posted on 17/2/2010, 16:01




Capitolo 6.



- I ragazzi hanno un' intervista tra esattamente...ventidue minuti - dico, guardando l' odiosissimo orologio al posto.
- Poi? - mi chiede David, mentre ci incamminavamo lungo il corridoio per raggiungere il camerino dei Tokio Hotel.
Sposto il primo foglio e lo porto dietro al secondo.
- Dopo avranno una paura di circa mezzora. Ho fatto preparare l' auto con la sicurezza fuori da qui per quando avranno finito. Andremo in albergo, dopodiché avranno la seconda e ultima intervista della giornata -.
Entriamo nel camerino. I ragazzi si stanno preparando, anche se non riesco a capire tutta questa agitazione per una semplice intervista.
Sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Che infarto.
Lo prendo e mi allontano appena. Poi rispondo.
- Pronto? -.
- Ciao Chiara, sono Giulia -.
Tiro un sospiro di sollievo. Credevo fosse mia madre. Per la trentesima volta. E non è un modo di dire.
- Ciao Giu. Credevo fosse mia madre – sospiro, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
Ride. - Perchè? -.
- Mi ha chiamata trenta volte da questa mattina e non sto scherzando – sbuffo.
- Povera. Beh, come vanno le cose a Parigi? -.
- Procedono abbastanza bene. Faccio un lavoro fico, sai? -.
Silenzio. Ho ucciso Giulia, me lo sento.
- Fico? Tu non usi mai la parola “fico” - esclama, quasi sconvolta.
- Fico? E' fico, no? -.
Sospira. Segno di resa.
- Lasciamo perdere, ho capito. Frequenti troppa gente che frequenta troppo i Tokio Hotel -.
- Eh? -.
- Nulla. Mi hanno licenziata, sai? -.
Scoppia a ridere.
Ma è scema?
- Ti hanno licenziata e ridi? -.
- Sì, perchè mi hanno assunta ieri da un' altra parte – ride di nuovo.
Mi rilasso, dopo un breve shock.
E dove lavori, adesso? -.
- Da Dior -.
- Ah beh -.
Dopo averla saluta, ritorno ai miei polli.
Quando arriva l' intervistatrice, io esco assieme al resto dello Staff, tranne le loro guardie del corpo che rimangono dentro con loro.
Il peso del viaggio cominciava a farsi sentire solo adesso. Certo, le prime volte è fantastico. Giri, vedi tre città in sole 24 ore e di per sé la cosa è meravigliosa. Ma poi bisogna guardare il lato apposto del nastro. Non stabilisci legami da nessuna parte, non hai un posto in cui identificarti.
Ma io mi consolo spendo che la Germania mi aspetta, tra soli cinquantatré giorni ritornerò a casa. Già, Berlino o Amburgo?
Ho sempre dovuto fare la spola tra queste due città e non mi sono mai lamentata, ma mi piacerebbe stabilirmi per sempre a Berlino, anche se ad Amburgo c'è tutta la mia vita.
Sono talmente immersa nei miei pensieri, che non mi accorgo nemmeno dell' arrivo dei ragazzi.
Ridono, giusto per fare qualcosa che non fanno mai oltre a sempre.
- Bene. Ora andremo in albergo, poi avrete l' ultima intervista. Dopo potete anche andare a zoccole, non mi interessa – li informa il menager, riponendo il portatile nella valigia.
Usciamo dall' edificio. I ragazzi vengono fermati per qualche minuto dalle fans che son rimaste fuori ad aspettarli. Guardo di nuovo l' orologio.
Se entro dieci minuti non salgono nella loro auto li prendo per le orecchie e li trascino di peso. Rischiamo...o meglio, rischiano, di far saltare l' intervista. Dopodiché, David presumo mi farà decapitare.
Finalmente raggiungono la loro auto.
In albergo, ringraziando il Signore, non si fermano a firmare autografi.
Mentre attendono seduti ai divanetti della hall, mi avvicino alla reception per farmi dare le tessere magnetiche delle rispettive stanze.
Venti tessere magnetiche. Porca miseria.
Le distribuisco a tutti e mi accorgo che la mia stanza è in mezzo tra quelle dei Kaulitz.
Oh, fantastico!
Casino a destra più casino a sinistra uguale notte insonne.
- Ehi Mill, abbiamo le stanze vicine! - urla Tom, osservando il numero della mia stanza e della sua.
- Già, Kaulitz – sbuffo, riprendendomi la tessera.
La faccio passare nel dispositivo e la mia porta si apre.
Faccio per chiuderla ma sento qualcosa che la impedisce. La apro leggermente e trovo un Tom parecchio sconvolto con una mano sulla faccia.
- Stronza, m' hai quasi ucciso – brontola, allontanandosi.
Scuoto la testa, impassibile.
- Tra dieci minuti avrete un' intervista. Ti conviene cambiarti e scendere nella hall – urlo, per farmi sentire.
Si chiude nella sua stanza senza rivolgermi alcun insulto.
Mi vien da ridere.
Primo tento di distruggere la sua macchina. Ora, in modo molto diretto, ho tentato di distruggere lui.
Povero Tom Kaulitz.

**



Mi rotolo nel letto per la millesima volta. A ogni mio movimento sento il letto scricchiolare.
Tiro fuori la testa da sotto le lenzuola e guardo la sveglia che avevo messo, poco prima sdraiarmi, sul comodino. Le una e mezza.
Tra esattamente sette ore mi ritroverò su un aereo diretto in Italia e so già per certo che non avrò alcuna possibilità di riposare.
Consideriamo questa cosa su due aspetti: il primo, come diavolo si fa a dormire con la consapevolezza di essere sospesi in aria?. Secondo, come posso essere tranquilla se avrò dietro un menager nevrotico intenzionato a rovinarmi le giornate fino alla fine del tour?
E sono sicura che non c'è alcun motivo sensato per il quale lo fa; deve provarci un qualcosa di sadico nel vedermi sgambettare tutto il giorno con fogli in una mano, il cellulare nell' altra mentre vado a avanti indietro con i capelli conciati nella peggiore condizione che esista al mondo.
Probabilmente, in una qualche vita futura, una ricompensa arriverà.
Quante cose si possono fare in un albergo alle una di notte senza passare per psicopatica o sonnambula?
Probabilmente la cosa migliore è rimanere nella mia stanza, accendere la televisione beccando sicuramente, vista l' ora, un porno, e aspettare che gli occhi si chiudono. Aspettare...aspettare invano perchè i miei non si chiuderanno tanto facilmente.
Accendo la luce, guardandomi attorno.
Che cosa stupida, è ovvio che non c'è nessuno qui dentro a parte me. Forse ho qualche speranza di scovare i topi sotto il letto, ma non mi azzarderei mai, adesso, a controllare.
Mi infilo i pantaloni della tuta, una felpa leggera ed esco.
I corridoi sono illuminati da una luce bassa, in modo vedere quel che basta per non andare a sbattere contro chi, magari, viene dalla parte opposta.
Incontro Zac, in fondo al corridoio, una delle tante guardie del corpo.
- Dove deve andare a quest' ora? - mi chiede, senza fare tanti sorrisi.
- Oh, un giretto per l' albergo – rispondo, stringendomi nelle spalle.
Mi guarda, perplesso, poi torna a guardarsi in giro nella speranza di dare un senso (pure lui) al suo lavoro.
Secondo me spera di imbattersi in una qualche fan isterica o pazza per movimentare un po' la serata. Non c'è niente di meglio nel vedere una guardia del corpo immedesimarsi completamente nel suo ruolo.
Scendo al piano di sotto (senza prendere l' ascensore) e anche questo sembra deserto.
Evidentemente, l' unica cretina in questo albergo sono io.
Torno al piano di sopra, decisa a tornare in camera.
Un Tom tanto incazzato mi viene in contro, con passi da gigante.
- Dove diavolo sei stata? - domanda, senza accennare a un sorriso.
- In giro... - rispondo, vaga.
- In...giro? -. Sembra sconvolto.
- Sì, certo. Serve qualcosa? - chiedo, avviandomi verso la tua camera.
Mi guarda, come se avessi appena detto un' eresia. Ma è scemo?
Forse è sonnambulo...
Mi fermo e lo guardo.
- No, aspetta, sei sicuro di essere sveglio? -.
- Mi stai dando del sonnambulo? -.
- Non lo so, prima di dire se lo sei o non, volevo assicurarmi, tutto qui – scrollo le spalle, mentre faccio passare la tessera magnetica nel dispositivo.
- Bene, buona notte eh – dico, chiudendomi la porta alle spalle.
Scoppio a ridere, buttandomi a pancia in giù sul letto.
Tom Kaulitz è uno scemo.
Alzi la mano chi osa dire il contrario.

**



Spero vivamente che non abbiate dimenticato nulla nella vostra stanza – dico, rivolgendomi ai quattro addormentati in piedi di fronte a me.
- Perchè? - domanda Georg, visibilmente seccato.
- Perchè poi tocca a me chiamare il proprietario d' albergo, spiegare loro che non sto scherzando, che lavoro sul serio con voi e che non voglio accaparrarmi un souvenir dei Tokio Hotel per poi venderlo su e-Bay. Perchè poi sono io che devo occuparmi di tutto questo casino. Perchè poi se mi fate arrabbiare faccio arrabbiare anche a voi, che a vostra volta fate arrabbiare a me. Ti basta come spiegazione o devo proseguire? L' elenco è ancora bello lungo – sbuffo, allontanandomi.
Gli effetti di una notte passata insonne cominciano a farsi sentire e sono tutt' altro che un bello spettacolo.
Sento borbottare qualcosa alle mie spalle, ma evito di voltarmi. Perdere il lavoro adesso non mi sembra un' idea geniale.
Mi avvio senza degnare nessuno di uno sguardo verso l' auto che mi è stata assegnata.
Girare per la città di prima mattina non è un cosa favoloso, ma forse è meglio così.
All' aeroporto, sicuramente, ci saranno un sacco di fans per salutarli.
Mi vengono i brividi solo al pensiero di dover passare attraverso una folla inferocita con la certezza praticamente nulla di arrivare al check in illesa.
Fare la star è eccezionale, con l' unico inconveniente per farla bene devi mettere a rischio la tua vita.
Nessun artista ha tutto il casino che hanno dietro loro.
Già, ma gli altri non fanno parte dei Tokio Hotel.


**



L' aereo ormai si trova a quota...non voglio saperlo, rischio l' infarto.
Mi ritrovo sospesa in aria su aereo diretto a Milano.
- Se stringi ancora un po', si sbriciolerà tra le tue mani -.
Una vocina fastidiosa almeno quanto irritante mi arriva all' orecchio. Sbuffo e mi volto, senza mollare (ovviamente) la presa.
- Ti creo qualche problema? - dico, acida.
- No, nessuno – sorride, tranquillo.
Lo guardo senza capire. Prima viene a cercarmi a notte fonda in giro per l' albergo e non mi spiega il perchè, ora si preoccupa del bracciolo che sto stringendo.
Ma c'è o ci fa?
Nessuna delle due, ne sono convinta.
- E allora non rompere – sbuffo, voltandomi.
Ride, ma non ci do peso.
David, di fianco a me, sembra non essersi nemmeno accorto della mia presenza.
Sfoglia una rivista dal nome sconosciuto (a me). Guarda le figure e non sono certa che stia leggendo pure i paragrafi scritti affianco.
Come fanno ad essere tutti così tranquilli? Io sto letteralmente nel panico.
- Ma perchè Milano è così lontana? - sussurro, con una certa ansia, senza rivolgermi a qualcuno in particolare.
Guardo fuori dal finestrino, cercando di non guardare in basso.
Sento a testa girare e un senso di nausea avvolgermi. Chiudo gli occhi e mi appoggio di nuovo allo schienale della poltroncina.
- Non manca molto. Tra mezzora atterriamo -.
L' hostess si allontana. Non mi ero nemmeno accorta della sua presenza di fianco al menager. Aveva portato da un bere dell' acqua e poi è sparita.
Devo essere parecchio sconvolta per non accorgermi.
Prima di scendere dall' aereo, controllo di non aver dimenticato nulla.
Generalmente lascio sempre una traccia del mio passaggio praticamente ovunque.
Mentre i Tokio Hotel firmano, come abitudine, i soliti autografi, io rimango indietro, appiccicata a un omone che di statura fa due metri. Sono sicura che adesso nessuno mi ammazzerà.
Finalmente, dopo un' attesa snervante, saliamo in macchina, immergendoci nel caotico traffico milanese di metà mattina.
 
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gelosa94
view post Posted on 17/2/2010, 17:22




wiiiiiiiiiiii che belloooooo
molto divertente questo capitoloXD
troppo divertente quando tom le chiede dove è stata
e anche nell'aereo
ma non è che prova qualcosa per lei?
(io la vorrei con Bill XD)
(magari e lui che la fa sorvegliare dal fratello)
(la smetto con le cavolate U.U)
comunquee
CITAZIONE
Spero vivamente che non abbiate dimenticato nulla nella vostra stanza – dico, rivolgendomi ai quattro addormentati in piedi di fronte a me.
- Perchè? - domanda Georg, visibilmente seccato.
- Perchè poi tocca a me chiamare il proprietario d' albergo, spiegare loro che non sto scherzando, che lavoro sul serio con voi e che non voglio accaparrarmi un souvenir dei Tokio Hotel per poi venderlo su e-Bay. Perchè poi sono io che devo occuparmi di tutto questo casino. Perchè poi se mi fate arrabbiare faccio arrabbiare anche a voi, che a vostra volta fate arrabbiare a me. Ti basta come spiegazione o devo proseguire?

mi piace molto questa parte e troppo divertente
mi immagino George che dall'altra parte borbotta
comuuuuunque u.u posta presto
 
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CarinaCASTRATION.
view post Posted on 18/2/2010, 17:00




Ma ci è o ci fa?
Nessuna delle due, ne sono convinta.
MUAHAHAHA mi sono letteralmente spappolata dalle risate XD
Continua così, e presto dovrò andare in terapia intensiva
 
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; Lady ;
view post Posted on 22/2/2010, 18:54




Capitolo 7.



L' Italia...la mia Italia. Se non fosse per il magnifico lavoro a Berlino e Giulia ad Amburgo, pianterei radici qui, sul serio.
Finalmente mi hanno concesso tre ore libere, da sprecare come voglio e con chi voglio.
Zac, la guardia del corpo dell' altra sera, si è offerto di farmi da guida turistica, visto che ha abitato a Milano per più di cinque anni e che gli altri non hanno bisogno di lui per il resto della giornata.
- Non è che potresti togliere la targhetta che hai spillato sulla maglia? Mette una certa soggezione – dico, indicandogli la spilla sulla maglia.
Dopo essermi accertata che non indossasse nulla che potrebbe portare le menti di alcune ragazze (eccessivamente astute) a collegarlo ai Tokio Hotel, chiamo un taxi.
Per la prima volta, dopo due settimane dall' inizio del tour, riesco a girare per una città e ammirarla come io mi intendo. Visto che, di Parigi, ho visto soltanto l' albergo e l' aeroporto.
Entro ed esco dai negozi, seguita da un Zac visibilmente stanco. Povero, costretto a trasportare tutti i sacchetti con i vestiti e accessori vari. Si è offerto lui ma sono sicura che non avrebbe mai immaginato di arrivare a tanto.
Torniamo in hotel dopo neanche due ore e io mi chiudo nella mia stanza a sistemare per bene le cose nella valigia.
Nella stanza di fianco sento Tom che ride, seguito a ruota da su fratello e quello che riconosco come Georg, dalla risata quasi isterica.
Qualcuno bussa alla porta e, dopo essermi sistemata i capelli, vado ad aprire.
David, senza nemmeno salutare, entra a razzo seguito da Benjamin.
- Ciao – borbotto, chiudendo la porta.
- Hai chiamato per confermare l' impegno della settimana prossima? -.
- Certo, ho chiamato ancora ieri – affermo, sedendomi sulla sedia.
- Ben, perchè Bill non è ancora qui? - sbuffa il menager, sbuffando.
- Dovrebbe arr... -.
Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che bussano alla porta.
Ovviamente, è Bill, seguito da Tom (altro ovviamente!).
- Eccomi. Sì, confermiamo per il servizio fotografico – afferma, sorridendo.
- Ovviamente ci sarò anche io – sorride Tom, quasi orgoglioso della sua scelta.
Sì, devono aver adibito la mia stanza come sala riunione, mentre ero fuori a fare shopping.
- Chiara, io non avrò tempo di andare con loro, e deve esserci un membro dello Staff presente – afferma Ben, guardando David.
- Ma non va già Natalie, scusa? - chiedo.
- Ma lei è la truccatrice, non la mia assistente – sbuffa David, come se avessi fatto una domanda stupida.
Forse sarebbe meglio fare una modifica al mio contratto e togliere l' incarico da assistente e modificare con la voce “baby sitter”, penso, cercando di non fare facce strane.
- Eddai, sarà divertente – afferma Bill, con un sorriso.
- Sì, come l' ultima volta, immagino – sussurro, con un certa ironia.
- Esattamente -.
Evidentemente non ha colto l' ironia delle mie parole.
Sta di fatto che, divertente o no, al set fotografico dovrò andare. Che mi piaccia oppure no.
Dopo che se ne sono andati tutti quanti controllo l' orologio.
Devo chiamare Giulia.
- Pronto? -.
- Indovina? -.
- Chiaraaa. Ero qui da mezzora e mi chiedevo quando ti saresti decisa a chiamare, visto che non vuoi che sia io a chiamarti – sbuffa, anche se non è arrabbiata.
- Sono altissimi i costi, lo sai – le ricordo, con un sorriso.
- “E tu fai il lavoro più fico del mondo e ti finanzia la Universal”. Sì, me l' hai già detto – risponde, imitando la mia voce. O almeno, ci prova.
Sorrido. A volte mi mancano i momenti in cui io e lei sedevamo in salotto con i pop corn, la coca cola e qualche film divertente o romantico o di avventura.
Poi parlavamo di tutto, prendevamo in giro qualche collega e la giornata passava in fretta.
- Comunque, come vanno le cose a Berlino? - chiedo.
- Molto bene. Al negozio è tutto fantastico, le ragazze sono simpaticissime vedessi la gente che entra – risponde, euforica.
- Tesoro, lavori d Dior, chi ti aspettavi che entrasse in un negozio simile? - dico, alzando gli occhi.
Sono circondata da gente mica tanto normali. Ci farò l' abitudine e, prima o poi, perderò la normalità pure io.
- Sì, lo so, ma è tutto magnifico! Pensa, ho lo sconto dipendenti su qualsiasi capo d' abbigliamento del negozio -.
La sento ridere e automaticamente sorrido anche io.
Pazza donna.
- Io oggi ho fatto shopping per Milano – aggiungo.
- Oh, magnifico. E' bella come città? -.
- Tesoro, è stupenda. I negozi sono bellissimi, un giorno ti ci porto -.
- Non vedo l' ora. Chiara, ora devo andare, devo finire di compilare delle carte. Ah, dimenticavo, se ti serve qualche vestito di Dior dimmelo, te lo trovo fuori io e te lo compro, visto che ho lo sconto -.
Certo, grazie. Te lo dirò, ora che me l' hai ricordato. Preparati! Ciao, a domani -.
Ok, la conversazione con Giulia è terminata e ora?
Qualcuno bussa alla porta.
Di nuovo.
Se è Jost lo prendo e lo butto giù dal balcone.
Invece no.
- Ciao – mi saluta, con un sorriso.
Lo squadro dalla testa ai piedi, perplessa.
Deve essere completamente impazzito. Ne sono fermamente convinta.
Guardo fuori dalla porta per accertarmi che il corridoio si libero, dopodiché lo faccio entrare.
- In camera mi annoiavo – borbotta.
Si siede sulla sedia accanto alla scrivania. Chiaro, lui fa tutto senza chiedere il permesso a nessuno.
- E hai deciso di venire ad annoiare me – rispondo, acida.
Sorride.
- Se la vuoi mettere così...sì, sono venuto qui per annoiarti -.
- Oh, dovrei esserne felice? -.
- Un sacco di persone sarebbero felici al posto tuo -.
- Ah già, lui è la star internazionale, certo -.
Scuoto la testa e mi butto sul letto a pancia in giù.
- Caspita, non così in fretta – scoppia a ridere.
Eh?
Alzo la testa per guardarlo e mi basta vedere quella strana scintilla negli occhi per capire quella vaga perversione che il suo lato perverso tende sempre a evidenziare.
- Ma cosa hai capito? Razza di stupido. Sono stufa morta! - urlo, quasi isterica.
Non smette di ridere nemmeno quando gli lancio il cuscino addosso, colpendolo in pieno sulla faccia.
- Hai finito di ridere? - borbotto, sistemandomi a gambe incrociate sul letto.
- Ok, va bene. Ho finito – biascica, dando un colpo di tosse per evitare di ridere di nuovo.
- Bene, era ora – sbuffo.
Rimaniamo un attimo in silenzio.
Lui fissa il pavimento mentre io mi guardo i piedi.
Nulla di così divertente.
- Prima non c' eri... - dice, tutto d' un tratto.
- Ero uscita a fare shopping – sorrido, rievocando l' immagine del povero Zac.
- Divertita? -.
- Abbastanza -.
Cala di nuovo il silenzio, quel silenzio imbarazzante in cui nessuno dei due sa cosa dire.
Effettivamente non mi stupisco.
Lui si annoiava. Io mi annoiavo. Adesso ci annoiamo insieme.
Che noia.
- Kaulitz, ho pensato...guardiamo un film? -.
Mentre lo dico scoppio a ridere. E' un' idea così assurda voler vedere un film insieme a lui.
Mi guarda perplesso, con il sopracciglio alzato.
- Che film? - chiede, senza troppo entusiasmo.
- Oh, qui ce ne sono tanti. Io vado un attimo in bagno. Prendi quello che vuoi -.
Corro in bagno e mi guardo allo specchio.
Che fine ha fatto la ragazza che diceva sempre “il lavoro è solo lavoro”?
Ritorno in camera e noto che Tom si è già messo comodo sdraiato sul letto.
Mi siedo per terra poco distante dalla tv.
Sedersi sul letto è decisamente fuori discussione.
Il film, devo ammetterlo, non è per niente male.
Certo, qualche scena decisamente spaventosa mi ha costretto più volte a chiudere gli occhi, m dopotutto è un film che cattura.
Può fare schifo quanto vuoi, ma non puoi non arrivare alla fine.
- Possiamo spegnerei se fa troppo schifo per i tuoi gusti – interviene, calmo.
- No no, posso farcela – dico, facendo “sì” con la testa almeno un milione di volte.
- Non è necessario fare la coraggiosa – sbuffa, spegnendo la tv.
- Ma perchè hai spento? - borbotto, alzandomi da terra e, con passo di carica, avvicinarmi a lui. - Io volevo continuare vederlo – aggiungo, guardandolo furiosa.
- Ma se eri sconvolta! - si difende, alzando le mani. - Ok, riaccendo -.
Prende di nuovo il tasto play.
Una testa, che fino al secondo prima era attaccata al resto del corpo, schizza via finendo dall' altra parte della strada, gettandosi con tanto di rimbalzo sopr una catasta di corpi massacrati.
Questa volta, a spegnere il televisore, sono io.
- Te l' avevo detto – borbotta, scuotendo la testa.
- Come fai ad essere tu, invece, così sadico? -.
- Mi hai detto di scegliere il film che più mi piaceva, e io ho eseguito il tuo ordine. Devo continuare a fare di testa mia? Perchè se fosse così, a quest' ora, sarei di là in camera mi ad annoiarmi da solo -.
- Nessuno ti ha chiesto di venire ad annoiarti con me -.
- Questo non vuol dire nulla -.
- Oh, sì, invece. Questo vuol dire che sei molto annoiato, che stai annoiando anche me e che ci stiamo annoiando insieme. Questo vuol dire che adesso ci stiamo annoiando anche se facciamo di tutto per trovare il modo di non annoiarci. E tutto ciò non ha senso, per questo ci annoiamo -.
Mi guarda perplesso, come se non avesse capito il mio discorso.
Effettivamente, il mio discorso non ha alcun senso. E' noioso quanto questa situazione.
- Ok, dobbiamo fare qualcosa... - dico, sospirando.
- Sì -.
- Tuo fratello? -.
- Andiamo ad annoiare anche lui? - chiede, improvvisamente illuminato dalla sua idea geniale.
Ci dirigiamo quasi correndo verso la camera di Bill.
Bussiamo finché non viene ad aprire.
Ci buttiamo senza salutare dentro la stanza e sorridiamo, rivolgendoci a lui.
Ci guarda piuttosto confuso.
- Va tutto bene? - chiede.
- Certo, ci stavamo annoiando e volevamo annoiare anche te – interviene Tom, con un sorriso enorme stampato in faccia.
- Ah – riesce a dire Bill, dopo un po'.
Ci accomodiamo, senza chiedere il permesso, sul letto di Bill.
Bill ritorna al suo portatile e cala il silenzio.
Io sbuffo e mi alzo in piedi.
- Ok, così non funziona però. Bill, tu ti stai divertendo, noi ci stiamo annoiando e dovresti essere annoiato pure tu -.
Tom scoppia a ridere e Bill mi guarda, perplesso.
- Non hai da lavorare, tu? -.
- No, fino a domani no -.
Sospira e ritorna al pc.
- E se andassimo ad annoiare anche Georg e Gustav? - mi illumino, guardando Tom.
Lui annuisce e si alza, tornando accanto a me in piedi.
- Bill, andiamo ad annoiare gli altri due? - dice Tom, rivolgendosi al fratello.
- Georg è in compagnia della sua ragazza, non so se... -.
- Andiamo a salvare quella povera ragazza allora – dice Tom, tirandomi per un braccio.
Bill ci segue pregandoci di non disturbarli.
Lui non lo ascolta e nemmeno io.
Bussiamo alla camera di Georg.
Dopo un po' una ragazza bionda apre la porta e tutti e tre ci affrettiamo ad entrare.
Da quel momento, credo che Georg abbiamo decisamente cominciato ad odiarmi.
Rimaniamo per quasi due ore, a chiacchierare allegramente come se niente fosse.
- Manca solo Gustav, adesso – affermo, fissando Tom.
- Giusto Andiamo tutti da Gusti -.
Ci dirigiamo tutti e cinque verso la sua camera.
Bussiamo di nuovo. Quando Gustav apre, ci buttiamo letteralmente dentro la stanza.
- Dai, che ci fate tutti qui? - sbuffa, sistemando la borsa caduta dal tavolo a causa di uno spintone di Tom.
- Siamo venuti ad annoiarti, Gu – dico, scoppiando a ridere.
Che scemi.
- Ma io mi chiedo...che cavolo avevo in mente quel giorno che ho firmato il contratto con la Universal, me lo dite? - sbuffa, mettendosi le mani nei capelli.
Lo guardiamo tutti sorridendo, con sguardi inquietanti.
- Tu... - dice, indicando Georg. - Da te mi sarei aspettato un po' di solidarietà – urla, guardando me, Tom e Bill.
- Hanno arruolato me e lei senza farcelo esplicitamente sapere – alza le spalle, difendendosi.
Scoppiamo tutto a ridere, sotto gli sguardi accusatori di Gustav.
- Dai, adesso ci divertiamo tutti insieme – sogghigno, lanciando un' occhiata agli altri.
Annuiamo tutti insieme e, dopo un' ultimo sguardo d' intesa, ci buttiamo in massa addosso a Gustav.
Ciò che ne rimane – ammesso e non concesso che ne sia rimasto qualcosa – non ve lo so dire.
 
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gelosa94
view post Posted on 23/2/2010, 16:02




ahahahahah
troppo bello
molto divertente
e fotre la parte dello shopping
e anche quella dove Tom ve da lei perche si annoia
(non so perche ma qualcosa mi dice che Tom prova qualcosina per lei)
comunqueùcredevo che Tom avesse scelto qualche film porno
ma vabbè XD
poi,poi,poi...
povero Georg
ahahahahahahahahah
chi sà cosa voleva fare con la sua ragazza
gli hanno rovinato i progetti
ahahahah
mi immagino la sua faccia
e poi quando si buttano su di Gustav
poverino
comuuunque posta prestissimo
voglio sapere assolutamente se tom prova qualcosa per lei
ciao!ciao!
 
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CarinaCASTRATION.
view post Posted on 23/2/2010, 20:38




Muahah povero Gustavvvvvv!
Sei troppo brava, e devo dire che a leggere la tua fic non mi annoio e non annoio le persone intorno ahah
Sei un mito, continua presto!
 
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; Lady ;
view post Posted on 24/2/2010, 17:37




CITAZIONE
Sei troppo brava, e devo dire che a leggere la tua fic non mi annoio e non annoio le persone intorno ahah
Sei un mito, continua presto!

Troppo gentile. :D
Questo capitolo a me non è piaciuto particolarmente. Ci ho messo un bel po' per scriverlo o.o

CITAZIONE
voglio sapere assolutamente se tom prova qualcosa per lei

Mah xD
 
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Leni,
view post Posted on 26/2/2010, 22:00




Inizia davvero ad incuriosirmi la FF,ed i comportamenti di Tom u_u. La stavo seguendo da un pò,ed ora mi sono decisa a commentare. Spero continui presto Sere (:
 
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; Lady ;
view post Posted on 27/2/2010, 14:37




Se riesco entro stasera, ma non vi assicuro nulla :D
 
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Fee1702
view post Posted on 27/2/2010, 17:46




Sono riuscita a leggerla finalmente. Devo dire che l'ultimo capitolo è davvero spassoso. Mi piace questa FF allegra, un po' diversa dalle solite. Continua presto caVa.
 
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; Lady ;
view post Posted on 27/2/2010, 22:49




Capitolo 8.



Mi sveglio all' improvviso, con la fronte imperlata di sudore.
Mi guardo attorno. Ok, sono ancora nella mia stanza e non in una prigione umida e fredda come nel sogno.
E accanto a me non c'è alcun boia che mi minaccia con un' ascia di tagliarmi la testa se non firmo il permesso per uccidermi.
Tutto ciò ha un che di fantascientifico.
Non è colpa mia, ma di quel cretino di Tom Kaulitz e del suo film di paura.
Scommetto che se avessi sognato lui al posto mio mi sarei svegliata col sorriso.
Forse sto leggermente esagerando.
Guardo l' ora della sveglia sul comodino accanto al letto.
Le sei e venti del mattino.
Tanto vale rimanere svegli. Tra mezzora mi sarei dovuta comunque alzare dal letto, dal momento che alle otto abbiamo un aereo per Madrid.
Tutto questo viaggiare mi ha messo lo stress addosso e, secondo la bilancia, sono dimagrita tre chili negli ultimi due mesi.
Ancora venti giorni e si torna a casa, per passare le vacanze di Natale in compagnia della famiglia. Mamma e papà vengono a Berlino a vedere come mi sono sistemata, così abbiamo deciso di fare la cena della vigilia e il pranzo di Natale a casa mia.
Devo pensare a un modo per cucinare qualcosa di commestibile senza ammazzare tutta la famiglia.
Chiamerò la nonna per farmi dare qualche ricetta e, se ha l' intenzione di cucinare lei per me, non mi tirerò certamente indietro. Sarebbe da folli, nelle mie condizioni.
Dunque, mi alzo e mi dirigo in bagno.
Mi butto direttamente in doccia e faccio scorrere l' acqua bollente su di me.
Alle sette e un quarto sono già pronta per dirigermi nella hall, dove a breve mi raggiungeranno anche gli altri.
Quando esco dall' ascensore, Zac mi conduce nella sala della colazione, dove ad attendermi c'è Gustav, Georg e la ragazza (di cui non conosco il nome, non ancora), David, Natalie e un paio di guardie del corpo, tre con Zac.
- Buon giorno – li saluto.
- Buon giorno – ricambiano, con un' imitazione pessima del sorriso.
Ma non mi arrabbio, sono mezzi addormentati e, conoscendoli, non succederebbe nulla di buono se solo provassi a discutere.
- Gli altri due? - chiedo, sedendomi nel tavolo rotondo di Georg, la ragazza e Gustav.
- Dovrebbero arrivare, sai che sono sempre gli ultimi – risponde, Gustav, con un sorriso.
Deve essersi svegliato alle cinque, questa mattina. Ha un' aria troppo sveglia e allegra.
- Sì, lo so – sorrido, versandomi del succo alla pesca nel bicchiere.
Non faccio neanche in tempo ad assaggiare la brioche formato gigante alla crema, che già il cellulare comincia squillare.
- Pronto? - rispondo.
- Posso sapere perchè tutte le volte che busso alla tua porta, tu non ci sei? -.
Un Tom, sbuffando, mi sta gentilmente chiedendo dove sono.
- Non è vero, ieri c' ero quando sei arrivato – gli ricordo, ridendo.
Sbuffa. - Sì, al secondo colpo -.
- Posso sapere qual è il problema? -.
- Non tropo la mia sciarpa viola -.
Ho quasi rischiato di sputare il succo in faccia a Gustav.
- E questo dovrebbe essere un mio problema? -.
- Sì! - urla.
Questo. Ragazzo. Non. E'. Normale.
- Senti, Tom, prova a cercare nella valigia dove tieni tutte le sciarpe, oppure magari l' hai infilata, come tuo solito, nella valigia sbagliata. Diamine, possibile che riesci a perdere la roba che indossi? - sbuffo, alzando leggermente la voce.
Gustav alza il sopracciglio confuso. Faccio spallucce come a dirgli “Non è normale”.
- Senti, fino a due secondo fa l' avevo in mano, ora non c'è più! -.
Sembra quasi in preda al panico. Per una stupidissima sciarpa viola. Con tutte quelle che ha si deve per forza fissare su quella viola?
- Prova a cercare in bagno o tra le coperte del letto che magari nella confusione... -.
- ODDIO! - urla.
- Tom...? -.
Cala il silenzio. O è svenuto o ha trovato la sciarpa.
- Tom...? - lo richiamo.
Non mi risponde.
- Cavolo Tom, posso sapere dove...? -.
- L' ho trovataaaa -.
E' euforico.
- Dove l' hai trovata? -.
- Oh, nulla di che, ce l' avevo addosso -.
E chiude la telefonata.
Guardo Gustav e scoppio a ridere.
Anche gli altri, David e guardie del corpo comprese, mi fissano.
- Tom...Tom...ahahahah, sta invecchiando -.
- Perchè? - domanda Georg, divertito.
- Mi ha chiamato per sapere dove fosse la sua sciarpa viola. Hai presente quando va in crisi di panico, no? Ecco. Dopo cinque minuti mi dice che l' ha trovata e indovina dove? Ce l' aveva addosso! - e scoppio nuovamente a ridere.
Tutti i presenti scoppiano in una sonora risata insieme a me.
Dopo neanche mezzo minuto, due mani mi chiudono gli occhi da dietro.
- Tom, leva le tue manacce. Mi sono lavata la faccia venti minuti fa – sbuffo, spostando le sue mani.
Si siede accanto a me.
- Che peccato, non me le sono lavate dopo aver fatto pipì, sai? -.
Lo guardo disgustata, toccandomi la faccia a scatti.
- Dovevo pur vendicarmi in qualche maniera. Dovresti vedere la tua faccia. Mi basta così. Ah, ovviamente non è vero, me le sono lavate le mani, dopo – aggiunge, con un sorriso.
La giornata stava cominciando male, ma per fortuna era solo l' inizio.
Senza badare troppo ai discorsi delle persone che ho attorno, finisco la mia colazione.
Madrid ci aspetta.

**

L' aereo decolla, lasciandosi alle spalle l' Italia.
E' così piccola vista da quassù. Chissà a che quota siamo. Meglio non chiedere, rischierei l' infarto.
- Come passerai il Natale, allora? -.
Bill, accanto a me, sorride.
- Rimango in città, vengono i miei da Amburgo – rispondo. - Te? -.
- Tutta la famiglia si riunisce, non so se mi spiego -.
- Sì, ti spieghi alla grande -.
Guardo nuovamente fuori dal finestrino. Le nuvole, sotto di noi, mi impediscono di vedere la Terra.
Stringo più forte il bracciolo della poltroncina. Bill sogghigna.
- Hai paura? -.
- Leggermente. Non riesco a vedere terra –.
Deglutisco, cercando di non pensare al vuoto sotto ai miei piedi.
- Dopo un po' ti ci abitui, è questione di abitudine -.
- Certo, facile parlare per te... - sbuffo, guardando il soffitto.
- A me gli aerei non fanno tutta questa paura. Se il pilota non fosse competente, non lo avrebbero messo alla guida dell aereo, no? Certo, i guasti al motore possono capitare, ma non si può dare la colpa al pilota, no? Prima di partire, ho sentito dire che questo aereo aveva un guasto al motore, ma adesso sembra funzionare abbastanza bene, no? -.
Lo guardo sconvolta, cercando di ricordare al mio cervello di collegarsi ai polmoni per respirare.
Bill scoppia a ridere, divertito.
- Stavo scherzando, Chiara. Questo aereo è sano e forte, non ha avuto alcun guasto – sogghigna.
Maledette star.
- E comunque, non vedo che gusto ci trovi nel scherzare su una cosa del genere. Se faccio un infarto, sappi che farò il tuo nome. Potrei chiederti il risarcimento per danni morali – lo minaccio, puntandogli il dito contro.
- Ma dai... - sbuffa, senza perdere il sorriso.
- Non scherzo, Kaulitz. Senti come batte il cuore, zio fagiano! E' tutta colpa dei tuoi stupidissimi scherzi – dico, prendendo la sua mano.
Poso la sua mano sul mio cuore, per dimostrargli quanto esso sia vicino a scoppiare.
Sorride, di nuovo.
Ma che cavolo ha da sorridere?!
- Scusa, dai, se hai così tanta paura non lo farò più – si scusa.
- Scuse accettate -.
Tolgo la sua mano a mi appoggio completamente alla poltroncina.
Non vedo l' ora di scendere da questo coso, mettere piede sull' asfalto e poter urlare a squarciagola “Terra!”.
Mi chiedo come facciano, solo, a sopportare.
Tutto questo per me è nuovo, è una novità. Sono sempre stata abituata a spostarmi di massimo dieci chilometri per lavorare, ad Amburgo.
Ora nel giro di due mesi ho visitato tutta l' Europa.

**



Madrid. Spagna. Dove si parla lo spagnolo.
E io non parlo spagnolo.
All' aeroporto, le fans stanno aspettando che loro escano.
Mentre passo per arrivare alla macchina, mi soffermo a guardarne alcune.
Già, loro ci sperano. Sperano davvero che arrivi uno di loro a prendere, a portarle via dicendo loro che sono tutta la sua vita.
Mi viene quasi da ridere.
Prima di salire, mi volto indietro a guardare i ragazzi.
Cercando di firmare tutti i fogliettini volanti, ma non ce la faranno mai.
- Qual è il programma della giornata? - mi chiede David.
Tiro fuori dalla borsa la mia agenda.
- Dunque, adesso ci dirigiamo in hotel, così avranno il tempo di farsi una doccia o di sistemarsi. Tra un' oretta arriveranno i giornalisti. Ho fatto una selezione tra i tanti, farli entrare tutti significava arrivare in ritardo, poi, al programma televisivo. Ho pensato di spostare a dopo alcune interviste, ma tu mi hai detto che hanno altri impegni, perciò non ho fissato altro dalle quattro del pomeriggio in poi... -.
Annuisce. I ragazzi mi guardano, come se fossi seriamente malta di mente.
- Non guardatemi così, ho dovuto litigare in una lingua sconosciuta per farmi capire con alcuni giornalisti – sbuffo, chiudendo l' agenda.
- Se ci ammazzi i giornalisti siamo fottuti – interviene Gustav, seguito poi dalle risate dei suoi amici.
Simulo una risata finta a prendo in mano il cellulare.
Mando il consueto messaggino a mamma che sono sopravvissuta all' ennesimo volo ad alta quota, poi quello a Giulia per informarla che nonostante l' ansia e il panico non ho ammazzato nessuno.
E' difficile dover rendere conto di tutto quello che si fa a persone che ti dicono “se tutto va bene e non
ti fai male, avvisami”.
E scoprire quanta fiducia che ti danno non è una poesia.


**



La mia stanza d' albergo è enorme. Penso che tutto lo staff potrebbe starci comodamente.
Squilla il telefono, tanto per cambiare.
- Chiara Mill -.
- Sono Bill, come va? -.
Scoppio a ridere. L' ultima volta che l' ho visto è stato esattamente venti minuti fa.
- Esattamente come andava prima. A te? -.
- Anche a me. Ti va se ti faccio compagnia, finché non andiamo? - chiede, parlando molto (troppo) velocemente.
Ci penso un attimo.
- Ok, ti aspetto -.
Chiudo la telefonata e corro ad aprire la valigia. Devo mettermi qualcosa di decente. Questa tuta assomiglia moltissimo al mio pigiama.
Non faccio nemmeno in tempo ad arrivare alla valigia che già è arrivato.
Vado ad aprirgli e, senza degnarlo di uno sguardo, torno alla mia valigia.
- Non si saluta più? - domanda, accigliato.
- Sì, scusa. Devo assolutamente cambiarmi o la gente penserà che avete assunto una ninfomane – dico, mentre apro la valigia.
Annuisce e si siede sul letto.
Io entro in bagno e indosso un paio di jeans, una maglietta decente e una felpa che lascio aperta.
Esco dal bagno e ributto tutto dentro la valigia.
- Eccomi. Che facciamo adesso? - chiedo, guardandomi attorno.
- Potremmo parlare, no? -.
Poi hanno la faccia tosta di venirmi a dire che l' alta quota non provoca danni alla corteccia celebrale.
- Di cosa? -.
- Boh...non ti manca casa tua? -.
La domanda, così, all' improvviso, mi lascia spiazzata.
Se mi mancava? Da morire...
- Da morire, Bill. Ho sempre pensato che viaggiare fosse la cosa più bella al mondo, nonostante io non mi sia mai mossa nemmeno di dieci chilometri, fino a qualche mese fa. Ora in pochissimo tempo ho visto quasi tutta l' Europa, visitato città bellissime delle quali conoscevo solo il nome. Però a lungo andare...ci sono sere in cui seriamente prenderei il primo volo e tornerei a casa. Non a Belino ma ad Amburgo anche perchè, pensandoci un attimo, non riuscirei ad allontanarmi da Berlino per più di qualche giorno -.
- Perchè? -.
- Ad Amburgo ci sono la mia famiglia e Giulia, ma a Berlino c'è tutta la mia vita -.
Sorride, guardando fuori dalla grande vetrata.
- Ti capisco... -.
- Sì, effettivamente tu ne sai qualcosina, più di me, anche – mormoro, sorridendo più a me stessa.
Cala il silenzio.
Possibile che con un qualsiasi Kaulitz il silenzio fosse inevitabile?
Deve essere una cosa genetica; oppure il problema sono io.
- Bill, posso chiederti una cosa su tuo fratello? -.
Ci pensa, poi mi guarda, divertito.
- Se vuoi sapere cose sulla sua vita privata, sappi che... -.
- No, ma che cosa stai dicendo? Ma no, figurati. La sua vita è sua e francamente è meglio così. No, sinceramente, mi piacerebbe sapere se da piccolo ha preso a testate un muro -.
Scoppia a ridere. Ecco, lo sapevo.
No, ma dietro a questa domanda c'è una teoria del tutto fondata, eh!
Secondo la mia teoria, Tom è così deficiente perchè ha picchiato un muro dal nervoso.
- Sì, una volta. Da bambino. Ha picchiato un muro dal nervoso, prendendolo a testate -.
Rimango sconvolta di fronte a quella stessa verità.
Ma io stavo solo ipotizzando!
- Conferma la mia teoria. Perfetto, grazie -.
- Perchè volevi saperlo? -.
- Ogni tanto ha dei comportamenti strani – sussurro.
Si avvicino a mi guarda.
- Perchè sussurri? - dice, abbassando la voce come ho fatto io.
- Non lo so, perchè tu sussurri? -.
- Perchè stai sussurrando anche tu -.
- Ah, ok – sussurro, allontanandomi.
Sembriamo due cretini, ma va bene lo stesso anche così.
Prendere o lasciare.
Io lascio.
 
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Leni,
view post Posted on 28/2/2010, 11:38




Tom non mi convince molto.
Il fatto che abbia chiamato Chiara solo per una sciarpa non è tanto credibile. Secondo me voleva solo sentirla *-* O in alternativa solo disturbarla u_u Però mi ha fatto davvero ridere che poi abbia riattaccato perchè la sciarpa se l'era ritrovata al collo xD Aggiorna presto *w*
 
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; Lady ;
view post Posted on 28/2/2010, 11:52




CITAZIONE
Tom non mi convince molto.
Il fatto che abbia chiamato Chiara solo per una sciarpa non è tanto credibile. Secondo me voleva solo sentirla *-*

Pensate tutte la stessa cosa su Tom O____O"
 
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Leni,
view post Posted on 28/2/2010, 12:11




CITAZIONE (; Lady ; @ 28/2/2010, 11:52)
CITAZIONE
Tom non mi convince molto.
Il fatto che abbia chiamato Chiara solo per una sciarpa non è tanto credibile. Secondo me voleva solo sentirla *-*

Pensate tutte la stessa cosa su Tom O____O"

Eh,ma il suo comportamento nei confronti di Chiara,certi atteggiamenti,interessamenti,questo fanno percepire U_U
 
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80 replies since 16/1/2010, 22:27   699 views
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