Verschieden, Progetto fanfiction a sei mani

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Fee1702
view post Posted on 6/12/2009, 21:16 by: Fee1702




Ecco il mio cap ^^ Buona lettura!

Capitolo 4

L’espressione della bionda mutò di colpo. Non che non pensasse quelle cose, assolutamente no, ma perché aveva appena fatto una delle più grandi figure di merda di tutta la sua vita.

Ripensandoci, però, non era nemmeno quello che la turbava, ma lo sguardo di Ashley, la sua Ashley che la guardava piena di rabbia. Aveva di fronte a sé il sogno di tutta una vita per la prima e forse l’ultima volta e lei le aveva rovinato il momento.

Abbassò la testa e si morse il labbro inferiore. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essersi tappata la bocca in tempo.

Anabel e Lizie, nel frattempo, stentavano a credere a ciò a cui stavano assistendo. Migliaia di volte si erano ritrovate, insieme, avvolte in un abbraccio, mentre osservavano le stelle, a fantasticare sul loro ipotetico incontro con i propri beniamini. Elizabeth si vedeva vestita elegante, seduta ad un tavolo, a lume di candela, con lui, il suo batterista dai capelli color miele, mentre le imprigionava la mano nella sua. Anche Anabel, dal canto suo, benché fosse la più matura e razionale delle due, si era ritrovata a sognare un po’, mentre sfuggiva per qualche minuto alle preoccupazioni della sua vita reale.

Sperava in cuor suo che un giorno qualcuno avrebbe bussato alla sua porta e l’avrebbe portata via con sé, lontana da tutto. E durante quel concerto, per un istante che le sembrò eterno, due occhi color smeraldo si erano persi nell’oceano dei suoi e lei aveva pensato che, forse , a quel “qualcuno”, avrebbe dato il volto di Georg.

«Specie di ragazzo che sculetta per i palchi di mezzo mondo…»

Ci pensò la voce squillante di Bill Kaulitz a frenare i pensieri delle ragazze, mentre, distratto, si accasciava su un divanetto di fronte a loro.

«Questa dovrò appuntarmela, non l’avevo mai sentita dalla bocca di una mia fan».

Ashley ebbe un sussulto, quasi un mancamento. La sua voce, la sua incredibile voce le accarezzava l’udito e i suoi occhi erano poco distanti da lei. Fu come se la sua vita e i suoi sogni si fossero incontrati, eppure, non nel mondo migliore.

Charlize, a cose normali, avrebbe risposto al moro che se non aveva mai sentito quelle parole era perché lei non andava nemmeno vicina ad essere una loro fan e che se avesse aperto un po’ gli occhi, il signor “infilounditonellapresaperfarmilamessainpiega”, si sarebbe accorto che lei non era la prima né l’ultima a pensarla così.

Ma non lo fece, per quella sera aveva già parlato abbastanza. Si limitò a lanciargli un’occhiata di fuoco.

«E’...è finito il concerto? » Azzardò Anabel per tentare di migliorare almeno un po’ la situazione e instaurare una sorta di conversazione civile.

«Non saremmo qui, non ti pare?» Rispose acido il chitarrista dai lunghi rasta biondi, continuando a guardare torvo Charlize.

«Alla faccia della gentilezza Tom» Lo ammonì Georg.

«Gentilezza? Io entro qui e mi sento chiamare sfigato e scopettone e tu vieni a parlare a me di gentilezza?» Il biondo avrebbe continuato ancora se non fosse stato per il mansueto batterista che prese in mano le redini della situazione.

«Ok , ok, basta così, abbiamo iniziato tutti quanti con il piede sbagliato. Ricominciamo. Piacere, sono Gustav». Disse, tendendo la mano ad Anabel di fronte a lui.

«Anabel» Rispose sollevata la bruna.

Le presentazioni e i convenevoli si susseguirono, tra imbarazzo, Lizie e Ashley, le quali non riuscivano a spiccicare parola, cordialità , Anabel, Georg e Bill e grugniti, Charlie e Tom.

Parlarono del più e del meno, i ragazzi spiegarono che si erano recati da loro perché avevano assistito, divertiti, alla prima rissa tra ragazze durante un loro concerto ed erano curiosi di conoscere le artefici di tutto quel trambusto. Tra risate generali e qualche battuta poco piacevole di Tom indirizzate alla bionda e superba Charlie, i minuti passarono.

Ashley non riusciva, però, a rompere il giaccio. Scrutava Bill in ogni suo particolare, si perdeva nella perfezione dei suoi lineamenti, nella profondità dei suoi occhi e nessuno sapeva quanto lei avrebbe voluto dire in quel momento e quanto stava male per il non riuscire a farlo.

Sua sorella la osservava e riusciva a leggere nei suoi occhi la sua frustrazione.

Anche Bill sembrava essersi accorto di qualcosa, per questo lanciava alla ragazza sorrisi rassicuranti. Era ormai abituato a tentare di mettere a proprio agio le sue fan.

La minore delle sorelle Schneider pensò che avrebbe dovuto cercare almeno di rimediare a quello che aveva fatto e si fece spazio dentro di lei un’idea. Forse bizzarra, ma pur sempre un’idea.

Mentre pensava al modo di attuare il tutto, Anabel e Georg sembravano non esaurire mai argomenti di conversazioni. Le loro parole erano accompagnate da risate argentine del bassista e dai sorrisi della bruna, che non ricordava più quale fosse stata l’ultima volta che aveva parlato così tanto con un ragazzo.

Anche Lizie, aiutata dall’umiltà e dalla tranquillità di Gustav, si era dimenticata di avere di fronte a sé il batterista dei Tokio Hotel e in quel momento, chiacchierava tranquillamente con un ragazzo normalissimo, proveniente da Magdeburg.

Bill iniziò a parlare del concerto, raccogliendo le impressioni di tutti e pavoneggiandosi delle sue doti canore, scatenando l’ammirazione totale di Ashley e le alzate di occhi al cielo dell’altra sorella Schneider.

A Tom non sfuggiva niente delle reazioni della ragazza. Si trovò a scrutarla meglio, apprezzando le forme generose e il viso d’angelo di Charlie.

Un viso d’angelo che, secondo lui, non corrispondevano al suo carattere. Già se la immaginava mentre dominava, nel suo letto le sue voglie più perverse. Fu in quel momento che si ritrovò, inconsciamente a leccarsi il piercing e a guardarla in maniera più insistente.

«Ti hanno tolto l’uso della parola, rocchettaro?»

Commentò lei, irritata.

«Forse…ma non di qualcos’altro» Ammiccò il ragazzo.

«Tom! Porca miseria, frena i bollenti spiriti» Lo riprese il gemello.

Il rasta scrollò le spalle e si finse interessato alle chiacchiere che si stavano diffondendo nella stanza.

«Ashley, dannazione! Dì qualcosa…» Incoraggiò Charlize.

«Io…non…non ce la faccio» Si strinse lei nelle spalle.

La bionda alzò gli occhi al cielo e decise che in quel momento doveva dare un’altra possibilità alla sorella.

«Bene» esordì, alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta, mostrando il suo metro e settanta di indubbio fascino e destando smorfie di approvazione da parte del rasta. «Credo che si sia fatto tardi, io e mia sorella dobbiamo togliere il disturbo»

« Uh, la mammina ti aspetta? » Osservò serafico Tom Kaulitz che si beccò un’occhiataccia da tutti presenti, tranne che da Anabel e Elizabeth che sghignazzarono tra loro.

Charlize, con molta fatica non rispose a quella provocazione, lo fece per sua sorella.

« Però, per rimediare a tutto il casino che abbiamo armato, ci piacerebbe se una sera di queste vi uniste a noi per una cena nel nostro Hotel, il “Gran Palace” »

Lo disse con sicurezza, non era certo il tipo che si vergognava, al contrario di sua sorella, che al momento della richiesta rimase sbalordita e sognante.

Le altre due ragazze, invece, si incupirono. Mai, sarebbero state invitate al tavolo delle Schneider. Non che lo desiderassero particolarmente, ma se lì ci fossero stati anche loro, le cose cambiavano eccome.

« “Gran Palace”? Questo sì che è buffo… Noi alloggiamo lì per l’intero mese, per la registrazione del nuovo album e per gli ultimi concerti nelle vicinanze» Asserì, sorridendo, il bassista.

Bill sembrò apprezzare quell’offerta e Gustav lanciò un’occhiata a Lizie, sperando di ritrovarla là quella sera. Peccato che le cose non sarebbero state di certo facili. Tom sbuffò, scatenando ancora di più l’irritazione della “piccola” Schneider, che si stava trattenendo, come mai aveva fatto in vita sua.

«Mi sembra un’ottima idea».

Rispose con un sorriso a 850 denti il cantante, guadagnandosi l’approvazione di tutti gli altri membri della band, tranne uno.

Ad Ashley per poco non venne un infarto e Charlie fu felice di vederla così contenta. Riuscì,infatti, addirittura a rivolgere un sorriso a Bill. “Un passo avanti”, pensò la biondina.

Le altre due, invece, si guardarono, scambiandosi sguardi tristi e rassegnati. Cosa che non sfuggì a Georg, il quale, però non seppe darne una spiegazione.

« Perfetto, allora magari, voi due scambiatevi i numeri, così ci metteremo d’accordo».

Consigliò a Bill e Ashley, Charlize, in tono sicuro. L’altra sorella la incenerì con lo sguardo, Bill, al contrario, non ci vide nulla di male e scrisse su un biglietto di fortuna il suo numero alla ragazza.

Ashley ancora stentava a credere al tutto, quando il ragazzo le porse il pezzo di foglio. Ormai era caduta in uno stato catatonico. Bill sorrise nel vedere le sue guance diventare di un rosso acceso.

Anabel decise che forse anche per lei e Lizie era giunta l’ora di andare, il mattino seguente le avrebbe aspettate una mattinata di intenso lavoro, così si apprestarono a salutare tutti.

« E’ stato un vero piacere Bell, a presto allora…» La salutò il bassista.

“Bell”, l’aveva chiamata “Bell”, arrossì.

«Piacere mio…» Gli disse prima di voltarsi ed uscire dalla porta.

Il saluto tra Lizie e Gustav fu un po’ più imbarazzato, una semplice stretta di mano. Elizabeth aveva paura di rovinare qualcosa in quella strana, ma perfetta serata e si limitò a non andare troppo oltre con i convenevoli. Era comunque certa, che, anche se non alla cena, lo avrebbe rivisto prima o poi. Infondo il loro albergo era il loro posto di lavoro. Sorrise e, anche lei, uscì attraversando la porta, per raggiungere la sua amica.

Mentre le due Schneider, dopo aver anche loro, salutato tutti, più svogliatamente Charlie, la bionda si sentì trattenere per un braccio.

«Vedremo se sono così sfigato da farmi solo la chitarra» Le soffiò in un orecchio Tom Kaulitz.

«Vedremo se ti darò la possibilità di dimostrarlo, idiota» Ruggì la bionda, stanca delle continue allusioni del ragazzo.

Lui sorrise, già immedesimato nella sua prossima sfida, lei uscì senza voltarsi indietro.

Ashley, invece pensò ancora al tocco della mano del cantante, così delicata, così speciale e si rallegrò del fatto che quella non sarebbe stata l’ultima volta.

Quattro ragazze si divisero per la città di Berlino, ognuna per la sua strada, ognuna pensando ad un paio di occhi diversi.

Lizie e Bell, una volta a casa si raccontarono ogni minima parola ed ogni minima sensazione. Non smisero mai quella notte di parlare. C’era troppo, davvero troppo da dire.

Anabel osservava la sua piccola Elizabeth che emanava una luce diversa, principesca, mentre parlava della sua “favola”. Era incredibile come in così poco tempo quei ragazzi le avessero regalato una gioia così immensa, una sorta di piccola oasi momentanea nel loro deserto. Si addormentarono così, con un nuovo sorriso sulle labbra.



***

Era l’ennesimo vestito che provava e finalmente era riuscita a trovare quello giusto. Quella sera Ashley pensò che avrebbe dovuto essere perfetta e così, intenta a cercare la minima imperfezione si osservò attentamente allo specchio. Lo specchio che rifletteva l’immagine di una ragazza bellissima avvolta da uno stretto vestitino rosso senza spalle, sulle quali ricadevano i suoi lunghi capelli scuri.

Charlie era intenta a indossare l’ultimo paio di scarpe acquistato, firmato prada. Adesso la sua altezza sfiorava il metro e ottanta. Sorrise soddisfatta mentre si rimirava per l’ultima volta, dopo essersi stesa sulle labbra un rossetto piuttosto scuro.

Non aveva nessun interesse ad apparire particolarmente bella, proprio quella sera, ma per lei era uno stile di vita, semplicemente, DOVEVA essere bella.

«Non ce la farò» Piagnucolò Ashley, mentre prendeva la sua borsetta abbinata al vestito.

«Non riuscirò a dirgli nulla neanche stavolta».

Charlie roteò gli occhi e la affrontò.

«Oh sì che ce la farai, o ti strapperò i capelli ad uno ad uno! »

«Ma tu non capisci! Lui per me è tutto… »

«Io capisco che tu la devi smettere di lamentarti e basta, mostra le palle una buona volta! Non a tutte capita un’occasione del genere e tu invece ce l’hai. Vuoi quel coso? Allora vai e prenditelo. »

Detto questo alla sorella, la bionda si avviò fuori dalla stanza, stanca di sentire continui piagnucolii.

Ashley ci pensò su, infondo sua sorella aveva ragione. Chi altra avrebbe avuto un’occasione del genere? Nessuna, e lei voleva Bill, lo voleva con tutta se stessa. Quindi avrebbe seguito il consiglio di Charlize e se lo sarebbe preso, fosse stata anche l’ultima cosa che avrebbe fatto. Forte di questa consapevolezza seguì Charlie fuori dalla porta.

Tutto questo non aveva a che vedere con quello che stavano vivendo le altre due ragazze, che con fatica, si destreggiavano tra i tavoli della sala del ristorante dell’ Hotel.

Lizie fissava la porta impaziente di vedere sbucare prima o poi i ragazzi, quando qualcuno si scontrò con lei, rischiando di versare il vassoio.

«Ehi ragazzina, vedi di svegliarti » Le urlò un suo collega cameriere.

«E tu vedi di farti i cazzi tuoi» Rispose Anabel per lei.

«Lizie, tesoro, torna in te o stasera nessuno avrà del cibo. » Sghignazzò la mora, seguita da un sorriso di Elizabeth.

La realtà era che un po’ si vergognava di farsi vedere da Gustav mentre serviva. Lei voleva essere con lui in un ristorante, ma di certo, in un’altra situazione. Anabel non si preoccupava molto di quello, invece. Lei per prima cosa era stessa, l’uomo che l’avrebbe liberata dal suo “cenerentolismo” avrebbe dovuto prenderla così, cameriera o meno.



Quando le due Schneider fecero il loro ingresso nella hall, i ragazzi erano già lì. Grazie alla mezz’ora di ritardo voluta da Charlie per farsi desiderare, tutti avevano pensato a chi fosse il mostro che era riuscito a togliere il primato a Bill Kaulitz.

Quella volta Bill notò il sorriso più acceso di Ashley e ne fu inaspettatamente sollevato. Tutti i ragazzi avevano osservato a lungo le due sorelle, apprezzando la loro bellezza. Persino Tom dovette ammetterlo, ovviamente non ad alta voce.

Charlize invece li scrutò ad uno ad uno con sdegno. Nessuno aveva la mia idea di cosa fosse l’eleganza. Il biondino cicciotto aveva un cappellino sportivo e le scarpe da ginnastica, bocciato!

Il piastrato muscoloso gli occhiali da sole anche di sera, bocciato!

Il porcospino aveva i camperos, del tutto fuori moda, bocciato!

E il rasta…Oh il rasta era decisamente fuori luogo, si vergognò quasi di farsi vedere in sua compagnia.

«Anabel ed Elizabeth? » Chiese il bassista, dopo averle salutate.

«Oh non temere, le vedrai, loro sono già dentro» Sghignazzò Charlize.

Gustav e Georg, rassicurati, si avviarono nella sala.

La cena iniziò tra le chiacchiere di tutti, Charlie si accese in una conversazione sulla moda con Bill. Si trovavano ovviamente in disaccordo su molti punti, primo tra tutti i “camperos”, ma se non altro la discussione era stimolante.

Ashley parlava un po’ con tutti, ma senza mai togliere di dosso gli occhi dal moro, che di rimando le sorrideva apertamente.

Tom si annoiava a morte invece, decise quindi di trovare un modo per animare un po’ la serata.

«Ehi Paris Hilton, a proposito di moda, non sai che mostrare una quarta di reggiseno con una scollatura da vertigine non è elegante? » Iniziò il biondo rivolto a Charlize.

«Tu vieni di parlarmi di eleganza? Comprati qualche vestito, invece di trovarli nei cassonetti, barbone» rispose la bionda, irritata.

Bill rise di gusto come tutti e rivolse uno sguardo ad Ashley che per un attimo si perse nel nocciola dei suoi occhi. Il cantante rimase a fissarla per qualche secondo, notando forse solo allora quanto i suoi occhi fossero profondi. Lei abbassò lo sguardo, arrossendo e lui sorrise portandosi alla bocca un pezzo di pane. Quel momento, la ragazza, non lo avrebbe mai dimenticato.

Georg poi, sussultò, giurò di aver visto Anabel, ma non poteva essere lei. Aveva un grembiule ed una divisa nera e stava servendo, sorridente una pietanza ad un tavolo poco distante. Ma poi, si accorse della presenza di una ragazza dai capelli rossi e lunghi, la stessa che quella sera era con Anabel, Lizie.

Tirò una gomitata a Gustav e lo fece voltare in direzione delle due. Occhi negli occhi, quattro sguardi si incrociarono tra loro, tra lo stupore dei due musicisti, l’imbarazzo di Elizabeth e la nonchalance di Anabel.

Le Schneider non persero tempo a vantarsi del fatto che le due ragazze non fossero altro che loro inservienti. Bill era troppo occupato a raccontare ad Ashley della sua vita per prestarci attenzione e Tom pensava ad altro… qualcosa di molto, ma molto diverso.

Gustav e Georg sembrarono non preoccuparsi di quella differenza sociale, cosa che fu lampante quando i due le salutarono con la mano, destando il sorriso di Anabel. Lizie invece aveva ancora quella tristezza che la assaliva.

«Non ti preoccupare piccola, non sono stupidi» la rincuorò Bell.

Charlize non si spiegò l’interessamento palpabile di quei due verso le cameriere, ma del resto non capiva proprio niente di quei tizi.

Tom continuò per tutta la sera a provocarla, ma quella volta la bionda non rimase zitta, rispose ogni volta a tono. Tranne l’ultima volta.

«Sei tanto brava a giudicare le apparenze, vero? Perché invece non ti preoccupi di più di come sei? CI faresti più bella figura». Questa fu l’ultima accusa del chitarrista nei confronti della ragazza, dopo un battibecco degenerato.

Tutti, che fino a quel momento erano occupati in altro, chi a lanciare sguardi alle cameriere, chi in una conversazione infinita, si voltarono a fissare Tom e Charlie che si guardavano pieni di odio.

«Scusate, vado a respirare un po’ d’aria pulita, qui c’è puzza» Disse alzandosi la ragazza.

Ashley si preoccupò, ma sapeva che in quel momento, raggiungerla sarebbe stato invano.

Tom, stizzito si alzò a sua volta sbattendo a tavola il tovagliolo. Non concepiva che quella non lo guardasse con desiderio, che non accennasse a piacerle almeno un po’.

Charlize si accese una sigaretta e si lasciò avvolgere dall’aria fresca settembrina, constatando però che non faceva per niente caldo e pensò che quell’idiota non sapeva proprio nulla di lei.

«Te l’avevo detto di metterti qualcosa di più accollato» L’ammonì il rasta vedendola rabbrividire.

«Vattene, non ne hai abbastanza di me? »

«Beh in effetti… Però, sai non è più così divertente senza la mia vittima»

Charlize si lasciò scappare un leggero accenno di sorriso.

«Senti, mi sono lasciato prendere la mano, non volevo dire… cioè…quelle cose le penso, però…»

Iniziò lui, incerto.

«Stai tentando di chiedere scusa?»

«No, va beh… è che…» Il suo tentativo di risposta fu interrotto dal brontolìo di stomaco della ragazza, che, imbarazzata si portò le mani alla pancia. Il chitarrista scoppiò in una sonora risata.

«Non c’è nulla da ridere! » Replicò lei.

«Se invece di fare la schizzinosa avessi mangiato tutto, ora non brontolerebbe»

Colpita e affondata. Non le era mai piaciuto farsi vedere trangugiare ogni tipo di cibo. Preferiva sfamarsi dopo, in camera sua con una pizza o un panino.

«Senti pensavo, a me non va di tornare dentro, magari potremmo…» Esordì il biondo.

Charlize strabuzzò gli occhi nell’intuire ciò che stava passando per la testa del ragazzo. Non sapeva che per lui era un modo per approfittarsi della situazione e “vincere” il suo bottino e non un raptus di gentilezza.

«Potremmo…?» Lo incitò.

Il biondo stava per continuare, ma qualcuno decise di interrompere.

«Charlize!!!» Urlò un ragazzo biondo e alto dal finestrino della sua mercedes a due posti.

«Kevin! » Lo salutò felice la bionda. Quella prospettiva era molto più interessante rispetto ad una pizza con quel buzzurro.

«Salta su, ci facciamo un giro!»

«Arrivo…»

«Un’altra volta eh Kaulitz… Scusami con gli altri»

E lo lasciò lì a bocca asciutta. Con un calcio lanciò lontano un sasso capitatogli davanti e maledì il carattere difficile della ragazza che sentiva già sotto le sue mani.



Intanto Ashley e Bill si erano persi nei discorsi più disparati. Lui scopriva la dolcezza e la semplicità che si nascondeva sotto un costoso abito di “Valentino” e lei scopriva di non essersi mai sbagliata sul conto di quel ragazzo così magnetico che le aveva letteralmente inondato il cuore. Decisero di allontanarsi insieme quella sera per continuare il loro discorso passeggiando all’aria fresca, tra risate, sorrisi e sguardi. Il tempo si era fermato intorno a loro e il cuore di Ashley cessò di battere quando il ragazzo le spostò una ciocca di capelli dal viso, nascondendola dietro l’orecchio della ragazza.

Ma la notte arrivò anche per loro, così Ashley fu accompagnata da Bill alla sua stanza.

«Sono stato bene stasera, avevo bisogno di un po’ di tranquillità» Disse il moro giunti di fronte alla porta.

«Io, beh grazie della serata» Certo non poteva chiedergli di entrare, non così, non subito, anche se lo avrebbe fatto volentieri.

«Grazie a te Ley» E dolcemente le posò le labbra sulla fronte, gesto che fece aumentare i battiti del cuore della ragazza, che si preoccupò che li sentissero anche dal piano di sotto.

La sua serata finì così, come quella di una principessa accompagnata dal suo principe. Entrò in stanza, si tolse le scarpe e si buttò a peso morto sul letto battendo le gambe su di esso e iniziando a ridere come una scema.

Era la sua “Ley”.



Gustav e Georg erano rimasti ancora un po’ nella sala ristorante per riuscire almeno a salutare le due ragazze, ma, irritati dal malumore di Tom decisero di andare a letto.

Gustav, piuttosto stanco, si gettò dentro la doccia per rigenerarsi e mentre l’acqua scorreva sul suo corpo, si trovò a pensare allo sguardo di Lizie, l’aveva vista preoccupata, quasi triste, ma infondo non la conosceva, poteva anche sbagliarsi.

Georg, a sua volta, pensava ad Anabel, il suo viso l’aveva incantato del tutto, doveva parlare ancora con lei, avrebbe trovato il modo.

Anabel provò un po’ di tristezza, quando, tornata a servire uno degli ultimi pasti della serata non trovò più i tre ragazzi seduti. Lo stesso fu per Lizie che lanciò un’occhiata rassegnata all’amica.

Quest’ultima accarezzò la chioma rossa della più piccola e la rassicurò, ancora una volta.

«Lo rivedrai, te lo prometto!»

Come avrebbero fatto l’una senza l’altra?


 
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31 replies since 13/11/2009, 16:12   8866 views
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